-
Il
tuo nome è Raphael Golden, hai diciannove anni e il tuo
compleanno è…
-
Il
21 Novembre. L’ho memorizzato signore.
Leon,
lo scienziato, sospirò abbandonandosi su di una poltrona.
Aveva l’aria
distrutta.
-
Vuoi
dirmi cosa non va con te? Abbiamo fatto milioni di prove… E
la memorizzazione è
a posto.
Raphael
inclinò leggermente la testa come
aveva
visto fare a uno di quei buffi animali pelosi… ai cani,
ecco. Aveva appreso che
serviva per esprimere perplessità.
L’uomo
sospirò nuovamente.
-
Non
capisco quale sia il problema, signore. - In realtà lo
sapeva
perfettamente.
L’occhiata
di rimprovero, infatti, non giunse inaspettata.
-
Non
costringermi a ripeterlo. Oggi verrà Lady Katrina a
ritirarti e dovrai mostrare
di aver ricordato almeno qualcosa sui tuoi primi anni di
vita… O meglio, sui
primi anni di vita di Raphael.
Il
robot aveva capito che si stava riferendo al ragazzo di cui aveva le
sembianze.
Soffriva
di una rara malattia, l’emofilia b, e per questo era sempre
stato molto debole.
Coinvolto in un incidente stradale all’età di
diciannove anni, non c’era stato
nulla da fare per lui ed era morto dissanguato prima
dell’arrivo dei soccorsi.
Ma
questo Raphael non lo rammentava, ne era a conoscenza solo
perché glielo aveva
raccontato lo scienziato.
-
Io
ricordo… - disse lui, con lo sguardo assente. La sua memoria
interna gli
presentò qualche immagine fugace del passato.
Leon
scosse il capo.
-
Perché
non sorridi? - Una domanda senza risposta.
Raphael
rievocò il significato di quella parola… ‘Sollevare
gli angoli della bocca. Solitamente lo si fa quando si è
felici.’
Felice…
‘La felicità è
uno stato d’animo. E’
causata da un avvenimento o una cosa che provoca una sensazione
piacevole.’
Il
robot assunse un’espressione pensierosa e sollevò
lo sguardo verso lo
scienziato.
-
…Ma
io non sono felice. Perché dovrei sorridere?
-
Hai
ragione.
Il
tono era vagamente triste. Fu così che Raphael
realizzò di essere difettoso.
-
Leon,
signore, è arrivata Lady Katrina.
Rebecca,
un robot dall’aspetto di una bambina di dieci anni, sorrideva
mentre annunciava
l’entrata della ragazza. I capelli erano corti ricci e
dorati, gli occhi verdi
luccicavano… Nessuno avrebbe mai detto che non si trattava
di un essere umano.
Lo
scienziato fece in tempo a dare una carezza sui capelli di Rebecca, che
fece il
suo ingresso Katrina.
Raphael
l’aveva vista solo una volta, attraverso il vetro della
capsula di costruzione,
quindi non aveva potuto osservarla bene.
I
capelli erano più lunghi di come li ricordava; indossava un
abito lungo
impreziosito da alcune pietre. ‘Ha
diciotto anni, uno in meno di Raphael.’ Ancora non
riusciva a identificarsi
con quel ragazzo, probabilmente dipendeva dal fatto che non aveva
ricordi
sufficienti all’interno della propria scheda di memoria.
Lo
sguardo che lei gli rivolse fece palpitare il suo cuore meccanico.
‘Sensazione
piacevole…’
Doveva sorridere a
Katrina. Ma non lo fece.
-
Leonard. -
Nel pronunciare per esteso il nome dello scienziato, la giovane si
piegò in un
inchino.
-
Lady
Katrina… Vi consegno l’A.I. che mi avete richiesto.
A.I.
‘…Artificial
Intelligence. Robot con
coscienza di sé, in grado di pensare come un essere umano e
imparare dai propri
errori.’ Raphael non riuscì a ricavare
altro dalla sua banca dati.
Leon
gli fece cenno di procedere col saluto.
Il
robot fece un passo in avanti e, presa la mano di Katrina,
s’inginocchiò ai
suoi piedi per farle il baciamano.
-
Spero
di essere all’altezza delle vostre aspettative.
Con
la coda dell’occhio vide gli occhi della ragazza inumidirsi.
Lacrime…
‘[…] possono essere
dovute a felicità, ma
la maggior parte delle volte sono causate da dolore fisico o
tristezza.’
-
Spero…
Di non avervi recato dispiacere.
Katrina
sembrava incapace di parlare, si limitava a osservarlo con gli occhi
malinconici.
-
Se
dovessero esserci problemi non esitate a portarlo qui per accertamenti.
Ricordate
di collegarlo alla macchina dei sogni prima di farlo dormire. -
raccomandò lo scienziato.
La
ragazza si ricompose e annuì.
-
Certamente.
Vi ringrazio profondamente per il vostro lavoro, sono sicura che non mi
deluderà.
Raphael
si alzò e offrì il proprio braccio a Katrina:
Leon lo aveva istruito bene.
-
Grazie…
Raphael. - Era la prima volta che lei pronunciava il suo nome.
O
meglio… La prima volta che lo pronunciava per riferirsi al
robot.
Raphael
non si voltò a salutare ulteriormente lo scienziato e
Rebecca: sentiva che li
avrebbe rivisti presto.