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Autore: LittleMilkshake    23/10/2012    6 recensioni
Tess e Niall.
Lei vuole essere come la vogliono gli altri. E gli altri, la vogliono magra.
Si fa del male, si odia.
Ma un biondino incontrato una sera nel parco, le cambierà completamente la vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La testa mi girava forte e velocemente.
Le gambe mi tremavano e il respiro era affannato.
Sentivo la gola bruciare ancora.
Quel sapore acido, per quanto tentassi di mandarlo via, non ne voleva sapere di abbandonare la mia bocca.
Che poi, dopo anni e anni, dovresti essere abituata a quel sapore in bocca.
Lo stomaco dovrebbe rifiutare automaticamente il cibo.
Ma il mio corpo è un lottatore, non si arrende.
Cerca un modo per dirmi “Stai facendo la cosa sbagliata”.
Sbagliata, dici?
È solo colpa tua se sono ridotta così.
Colpa tua se mi faccio del male quotidianamente.
Colpa tua perché non sono come vorrei essere.
Colpa tua. Ti odio.
 
 
«Tess, dove cazzo eri?» mia madre e la sua solita dolcezza.
«In giro»
«Devi preparare la cena, quando torno a casa dovrebbe essere già tutto pronto»
Sbuffai, roteando gli occhi «Avevo altre cose da fare, ma’»
«Certo, sempre io e tua sorella dobbiamo pensare a tutto» stava iniziando a strillare.
Ne avevo piene le scatole, ed ero appena tornata a casa.
«Andiamo, è pronta la cena»
«Non mangio»
«Tu signorina ora ti metti a tavola e mangi» mi prese di peso, mettendomi a sedere.
Guardavo quella tavola con disgusto.
Non volevo mangiare, sarei stata male dopo.
Abbassai lo sguardo, riuscivo a vedermi fra qualche anno.
Solo una parola mi balenava in testa.
GRASSA.
“Sarai sempre più grassa, nessuno ti vorrà. La gente ti eviterà sempre, guardandoti con disgusto. Perché tu, fai schifo”
Continuavo a sentire nella mia testa quelle parole, che avevo sentito così tante volte da essere ormai parte di me.
L’umiliazione che provai quel giorno, a scuola.
E lui, Jake.
Era bellissimo, lo ricordo come fosse ieri.
Mi piaceva da un sacco di tempo, aveva un sorriso che illuminava tutto quanto.
Ricordo ancora il giorno che mi dichiarai a lui.
La sua espressione divertita quando gli confessai tutto e quelle parole, così crudeli.
Le urlò quasi e tutta la scuola si mise a ridere di me.
Le lacrime iniziarono a scendere e corsi via da lì, per non vederli più prendermi in giro.
Quel momento non l’ho mai dimenticato, mi ha fatto troppo male.
«Tess, mangia qualcosa, su»
La voce di mia madre mi riportò alla realtà.
Scossi la testa e fissai nuovamente quella tavola.
Più vedevo il cibo, più sentivo crescere dentro di me il senso di nausea.
Dovevo uscire, andarmene di lì.
Spinsi indietro la sedia e corsi fuori di casa.
Continuai a correre fino ad arrivare al parco e lì, non mi trattenni più.
Vomitai così tanto che mi sembrò di essere stata lì per ore, piegata vicino ad una vecchia quercia incurvata.
Presi nuovamente fiato, alzando leggermente lo sguardo e fissando un punto inesistente nel suo tronco.
«Tutto bene?»
Una voce mi fece trasalire.
Mi pulii la bocca con una manica della felpa e mi voltai.
Un ragazzo biondo, con degli occhi color ghiaccio mi fissava quasi preoccupato.
«Sì, sto bene»
«Non sembrava fino a poco fa»
«Sai che chi si fa i cazzi suoi campa 100 anni? Inizia adesso»
Si avvicinò a me e lo sentii quasi ridere.
«Vieni, ti aiuto» mi porse una mano.
«Sto bene, lasciami in pace biondo» con un gesto, scansai la sua mano e mi allontanai da quell’albero.
Ci provai almeno.
Perché le mie gambe, non ne volevano sapere di collaborare e cedettero appena mossi il primo passo.
Due braccia però, mi presero prima che toccassi terra.
«Hai bisogno di aiuto, quindi zitta e tieniti a me. Ti porto su quella panchina laggiù» mi indicò con un dito.
Sbuffai e mi lasciai aiutare.
«Ok, ora puoi anche levarti dalle palle» risposi sedendomi.
«Piacere, Niall» sorrise, sedendosi accanto a me.
Sbuffai, era davvero insistente «Tess»
«Sei per caso incinta Tess?»
«Che cazzo ti sei fumato?» lo fulminai con lo sguardo.
«Allora, perché vomitavi prima?»
«Come ho già detto, non sono cazzi tuoi»
Si alzò, guardandomi sconvolto.
«Non mi dirai che vomiti di proposito?»
Capitan Ovvio è tra noi, a quanto pare.
«In che lingua te lo devo dire di non rompermi i coglioni?»
«Tess, ma è sbagliatissimo. I tuoi amici dovrebbero aiutarti. Non puoi farti del male così»
Ma da dove cazzo usciva questo?
«Non ho amici e non ho bisogno di nessuno»
«Qui ti sbagli. Adesso hai un amico. Hai me ed io ti aiuterò»
Mi sorrise e a pensarci bene, nessuno mi aveva mai sorriso prima.
Nessuno aveva mai passato del tempo con me.
Nessuno si era mai preoccupato di come mi sentissi.
Nessuno aveva mai voluto aiutarmi.
Nessuno era mai stato mio amico.
Mi alzai da quella panchina e senza degnarlo di un saluto, mi allontanai verso casa.
Anche senza voltarmi, però, sapevo che mi seguiva e che controllava che non mi accadesse niente.
 
 
La mattina dopo mi svegliai e mi buttai giù dal letto con una voglia di vita pari a quella di un bradipo morente.
Mi vestii velocemente e uscii di casa.
«Buongiorno Tess»
Ma era un vizio? Niall se ne stava sorridente, davanti al piccolo cancello di legno di casa mia.
«Come diavolo fai a sapere dove abito?»
«Siamo amici, è normale che lo sappia. Ora vieni con me?»
«Dove?»
«Andiamo a fare colazione»
«Io non faccio colazione, biondo»
Mi guardò quasi triste, si avvicinò e prendendomi per un braccio, mi trascinò con sé al cafè all’angolo della strada.
«Ti ho già detto che non mangio io»
Prese due brioches e senza ascoltarmi, mi trascinò fino al tavolo in fondo alla sala.
Me ne porse una «Dai, assaggiala»
«Ti ho detto di no»
«Guarda che è buonissima»
«Niall, non mangio. Ficcatelo in testa»
Sorrise e si avvicinò a me «Facciamo così, ne mangiamo un pezzetto per uno»
Staccò un pezzetto di brioche e me la avvicinò «Non so perché tu ti rifiuti di mangiare, ma una cosa è certa. Voglio aiutarti a smettere»
«Perché?»
Mi guardò quasi confuso, come per dire “Non è evidente?”
«Siamo amici» mi sorrise di nuovo.
«Mi conosci da appena un giorno»
«E cosa c’è di strano?»
«Nessuno vuole essere mio amico»
«E perché?»
Abbassai lo sguardo, non volevo affrontare di nuovo quell’argomento.
Mi alzai spingendo indietro la sedia.
Classico, scappavo sempre quando era il momento di affrontare le cose così come erano.
Uscii da quel bar e mi sedetti fuori, fissando il vuoto.
«Tess, ti va di raccontarmi tutto?» Niall si sedette accanto a me.
Scossi la testa, rannicchiando le ginocchia al petto «Fa troppo male»
«Allora lo affronteremo, insieme»
Alzai la testa, gli occhi che ormai si stavano riempiendo di lacrime.
Lui mi guardava e sorrideva, stringendomi la mano.
Mi lasciai andare ad un pianto senza eguali e appena mi calmai, gli raccontai tutto.
Niall non si mosse, mi ascoltò attentamente senza dire niente.
Stette lì, con gli occhi fissi su di me e continuando a stringere la mia mano.
Quando finii di raccontare, si limitò ad abbracciarmi forte.
E per la prima volta, mi sentii bene.
«Tess, posso dirti una cosa?» mi disse appena ci staccammo.
Annuii, asciugandomi le lacrime con la manica.
«Non hai bisogno di fare male a te stessa per provare agli altri che sei come ti vogliono. Non devi odiarti, non ne hai motivo. Sei bellissima così come sei.
Fregatene di cosa pensano loro, sono solo dei coglioni.
Sai cosa vedo io? Vedo una ragazza splendida, tenera, sicuramente simpatica quando non è acida. Vedo la ragazza di cui voglio essere amico»
Sorrisi e lo strinsi a mia volta «Grazie Niall»
 
 
Forse era tutto qui.
Forse quello di cui avevo bisogno era solo che qualcuno mi ascoltasse.
Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino.
Di qualcuno che mi fosse amico.
Di qualcuno che mi guardasse e vedesse come ero davvero.
Di qualcuno che non mi etichettasse come “grassa”, “brutta” o “anoressica”.
Avevo bisogno di qualcuno che mi togliesse quelle etichette.
Di qualcuno che mi mettesse davanti a uno specchio e mi dicesse “Ti vedi? Sei bellissima così come sei”.
Forse, avevo solo bisogno di Niall.
Del mio primo, vero amico.

  
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