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Autore: Francy_92    23/10/2012    13 recensioni
Gaia e Andrea sono compagni di scuola ma in classi diverse. Entrambi devono iniziare il quinto. Lei linguistico, lui scientifico. Prima che finisse l'anno prima, è stato annunciato un progetto scolastico che prevede un soggiorno di tre settimane in Inghilterra. Lui, rubacuori e bello, è conosciuto da tutti; lei, riservata e con un peso sul cuore, non conosce praticamente nessuno. Sin dal viaggio di andata cominciano a litigare, fin quando... qualcosa cambierà gli eventi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Ciao ^^''
Ehm... mi sento sempre in imbarazzo quando posto e non so perchè °_°
Anyway.... vi lascio al capitolo visto che non aspettate altro da una settimana LOL
Ok, addio!!

Let's blame it on September

-Capitolo 4-
  *Per caso qualcuno qua è geloso?*

 
Ieri sera ho faticato tanto per riuscire a riscaldarmi, ma adesso, nel dormiveglia, sento troppo caldo.
Apro gli occhi e vedo che c’è luce, ma non è l’unica cosa di cui mi accorgo.
C’è una mano sulla mia pancia.
Oh mio dio.
Non è possibile. Non può essere possibile!
Piano cerco di allontanarmi da lui, ma purtroppo si sveglia e, in un secondo, ci ritroviamo a guardarci negli occhi.
«Oh…. Ehm, scu…scusa» balbetta imbarazzato.
Scende dal letto e si strofina le braccia nude.
Per fortuna ha indossato un paio di pantaloni e una maglietta, altrimenti sarebbe stato ancora più imbarazzante.
Oh mamma… non voglio nemmeno pensarci.
«Non preoccuparti» dico io alzandomi dal letto e avvicinandomi a lui.
Andrea mi guarda un po’ confuso «Che… che stai facendo?!» chiede.
«Questo» rispondo io e mi alzo sulle punte dei piedi per baciarlo. Muovo le mie labbra su di lui e, quando penso che non voglia ricambiare il bacio, lui lo fa.
«Gaia! Stai bene?!»
Eh?! Sgrano gli occhi e mi rendo conto che stavo sognando ad occhi aperti.
Oddio.
«Che hai detto?!» chiedo.
«Stai bene?»
«Certo» rispondo voltandomi di scatto. Sto arrossendo come un pomodoro. Mio Dio che vergogna. Ho appena immaginato di baciare Andrea. Scuoto la testa e rifaccio il letto.
Non posso credere che lui abbia dormito con me. Perché poi?
Sono ancora troppo imbarazzata per chiederglielo. 
«Vado prima io in bagno»
«Si, certo» rispondo continuando a non guardarlo.
Sono soltanto le sei e mezzo del mattino e ho ancora tanto tempo prima di uscire di casa.
Sistemo il casino che ho lasciato la sera prima e, proprio mentre prendo i vestiti, entra Andrea in accappatoio.
«Il bagno è libero e i bambini stanno guardando la tv» dice lui sorridendo.
«Ok» rispondo semplicemente.
Prendo tutto e salgo in bagno.
Mentre mi lavo penso a cosa gli sia passato in mente stanotte. Perché me lo sono ritrovato nel letto stamattina?!
Cerco una spiegazione plausibile ma, l’unica cosa che mi viene in mente, è che, probabilmente, lo ha fatto solo perché ha visto che avevo freddo.
Quando scendo al piano di sotto trovo Michelle che cerca di parlare con Andrea, vestito già di tutto punto.
«Oh, meno male. Non riesco a capirla» dice lui.
Michelle si volta verso di me e mi da il buongiorno, poi mi informa che devo categoricamente fare colazione perché è da quasi due giorni che non mangio.
Quindi, adesso siamo insieme a tavola. Stiamo facendo insieme colazione, ma tra di noi regna il silenzio e l’imbarazzo.
Non mangio praticamente nulla, a differenza di Andrea che sta facendo scorta di biscotti.
«Che stai facendo?» chiedo guardandolo mentre prende biscotti di tutti i tipi.
«Prendo delle cose per dopo»
«Ma non hai già mangiato abbastanza?!»
«Non sono per me» risponde incrociando i miei occhi. «Non hai mangiato nulla e non so a cosa sia dovuto, quindi metti questi nella borsa e mangiali quando vuoi» spiega e sorride di nuovo.
Perché è così gentile stamattina?!
Ecco questo sarà il secondo quesito che dovrò porgli.
«Facciamo tardi» dico distogliendo lo sguardo da lui e alzandomi da tavola.
Metto le tazze e le posate sporche nella lavastoviglie e vado in camera per prendere la giacca e la borsa.
«Tieni» dice ancora Andrea comparendo all’improvviso con in mano un sacchettino pieno di biscotti.
Li prendo e li metto in borsa. Salutiamo tutti e usciamo. Oggi non piove, per fortuna, anche perché ho dimenticato di nuovo l’ombrello.
Per un po’ camminiamo in silenzio, almeno fino a quando non arriviamo alla fermata dell’autobus.
«Uhm… per quanto, per quanto riguarda stamattina…» dice imbarazzato.
«Non preoccuparti» rispondo io seria.
Mi sento come se i ruoli si fossero invertiti. Ieri era lui che mi teneva il broncio e che mi ignorava mentre adesso il suo atteggiamento è diventato il mio ma, a differenza sua, io non riesco ad ignorarlo, e mi odio per questo.
Anche quando saliamo sull’autobus non diciamo nulla, anche se io vorrei fargli quelle domande. Sto per voltarmi per parlargli, quando salgono Luigi ed Elena.
«Ciao ragazzi» esclama lei. Sembra un’altro.
«Ehi» rispondo io sorridendo.
«Ciao Gi» lo saluta Andrea, baciando poi Elena sulle guance.
Quel gesto mi fa ricordare quello che ho immaginato questa mattina in camera. Mi volto verso il finestrino e scuoto la testa. Non voglio più pensarci.
«Stasera c’è una festa in centro» dice Luigi ad Andrea.
«Ah si?!»
«Si, un locale che ha aperto da poco. Me ne parlava il figlio della mamma inglese. Ha vent’anni e stasera ci va. Tu che fai?!» chiede ad Andrea.
«Ti va di andarci?»
Mi volto verso di lui e lo guardo «Dici a me?» chiedo scettica. Andrea si guarda in giro e annuisce sorridendo.
«Non credo, ma tu vai. Ti do la chiave così non dovrò aspettarti»
«Dai, ci divertiremo»
«Non ne dubito»
«Dai Gaia. Potremmo fare amicizia» dice stavolta Elena.
«E ti serve una discoteca per fare amicizia?»
«No, e ti chiedo scusa per quelle cose che ho fatto e detto, ma stasera potremmo divertirci sul serio» tutti e tre mi guardano con le sopracciglia alzate e speranzosi di una risposta affermativa.
Mi volto verso il finestrino, sospiro e annuisco «Va bene»
«SI!!» esclama Andrea circondandomi le spalle con un braccio e stringendomi a lui.
Eh no! Per oggi ne ho già avuto abbastanza delle sue mani.
Mi allontano in fretta, infastidita; lui se ne accorge perché non mi tormenta più fin quando non arriviamo a scuola.
È lì che trovo il coraggio di parlargli. «Andrea?» lo chiamo mentre si allontana con Elena e Luigi.
Si volta e mi aspetta. «Dimmi» dice.
«Posso parlarti un attimo?»
«Se è per quello che è successo stamattina, mi dispiace. Non mi sarei dovuto intrufolare nel tuo letto, ma non smettevi di tremare e ho pensato di riscaldarti. Non è stata una buona idea, lo so»
Ah, ecco… le mie supposizioni erano corrette. Ma adesso pensa che non sia stata una buona idea «Non ho più avuto freddo, quindi…» mi guardo intorno imbarazzata «Beh, grazie»
«Di nulla» risponde lui sorridendo.
«Perché tutta questa premura?»
«Te l’ho già spiegato»
«No invece»
Adesso è lui che si guarda intorno e sbuffa «Mi è stato detto di sorvegliarti»
Sgrano gli occhi «E da chi?»
«Non posso dirtelo, però è per questo motivo che hai quei biscotti nella borsa. Non puoi continuare a non mangiare»
«Tutto questo è molto strano» mormoro riprendendo a camminare.
Sento Andrea ridere e dopo qualche secondo mi raggiunge aprendomi la porta che introduce nel giardino della scuola. «Grazie» mormoro imbarazzata.
Le cose stanno decisamente prendendo una piega diversa.
Andrea che dice di dovermi sorvegliare, Luigi ed Elena che chiedono anche a me di andare a quella festa; l’astio che nutrivano tutti nei miei confronti dov’è finito?!
Una giornata di pioggia ha cancellato tutto?!
Bello si, ma perché?! Che cos’è cambiato?
Forse sono sempre stata io a vedere l’astio nei loro comportamenti. Alla fine mi sarebbe bastato dire più volte di si e fare meno l’antipatica e forse tutti mi avrebbero apprezzata prima.
«Come mai tutta sola?» chiede qualcuno. È una voce maschile, ma non è Andrea.
Mi volto, un ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri mi sta guardando.
«Sto aspettando l’inizio delle lezioni» rispondo.
«Posso sedermi?» chiede.
Annuisco e lui si siede accanto a me. «Sono Max, piacere»
«Uhm… Gaia. Piacere mio»
«Sei con il gruppo italiano, vero?»
«Si, ma anche tu mi sembri italiano»
«Si, è vero» risponde lui ridendo «Questo è il mio primo giorno qui»
«Capisco»
«Da quanto tempo siete qui?»
«Cinque giorni»
«E’ bella la città?»
«Devo essere sincera: non ho ancora avuto il tempo di vederla. Sono stata in centro il primo giorno, ma non ci sono più ritornata»
«Magari qualche pomeriggio, dopo scuola, possiamo fare un giro insieme»
Sorrido imbarazzata e annuisco «Volentieri» rispondo alla fine.
«Bene»
«Gaia!!» 
Qualcuno mi chiama e mi volto a vedere chi è.
Luigi?!
«Ehm…scusa Max, ma devo andare»
«Certo. Ci vediamo a pranzo»
Annuisco di nuovo e vado verso Luigi. Come mai mi ha chiamata?!
«Che c’è?!» chiedo.
«Le lezioni stanno per cominciare. Andiamo»
Aggrotto la fronte e mi chiedo perché me lo abbia ricordato.
 
La prima lezione passa abbastanza tranquillamente. L’insegnante ci fa parlare in inglese, ovviamente, ci lascia degli esercizi da fare sia in classe che a casa.
Durante la prima pausa scendo in aula computer ma è completamente piena; quindi esco e decido di mangiare qualcosa.
Di solito qui fuori, non c’è quasi nessuno, così posso starmene da sola in santa pace. Mi siedo sul muretto e tiro fuori i biscotti di Andrea.
Sorrido al ricordo di lui che, stamattina, li prendeva e li nascondeva nel sacchettino.
«Non capisco ancora perché ti ostini a stare da sola»
Di nuovo lui. Mi volto e sorrido.
«Ciao Max» lo saluto.
«Ciao Gaia» risponde lui saltando sul muretto. «Com’è andata la tua prima lezione?»
«Dovrei essere io a farti questa domanda»
«E’ vero» dice lui ridendo «Comunque, è andata bene. La tua?»
«Anche… abbiamo già i compiti per casa» dico scherzando.
«Per noi è ancora un po’ presto»
Ridiamo e restiamo per qualche secondo in silenzio.
«Hai già conosciuto i ragazzi del mio gruppo?» chiedo.
«Si, alcuni. Tipi simpatici»
«Già» rispondo lasciandomi sfuggire una risata.
«Ti ho vista entrare con quell’Andrea»
«Vi siete già presentati?» chiedo curiosa.
Max scoppia a ridere e annuisce «Si, in un certo senso»
Credo di avere un punto interrogativo sopra la testa.
«E’ il tuo ragazzo?» chiede serio e io scoppio a ridere.
«No» dico ridendo ancora. «Non è il mio ragazzo»
«Bene» risponde lui guardandomi troppo negli occhi.
Anche distogliendo lo sguardo da lui mi mette a disagio, quindi decido di andarmene.
«Le lezioni stanno per cominciare» dico scendendo dal muretto.
«Ti accompagno»
«Devo parlare con una mia compagna. Divertiti questo pomeriggio»
«Grazie» risponde e, dopo aver annuito, mi volto e quasi correndo entro a scuola.
«Ehi, ma dov’eri?» mi chiede Elena afferrandomi per un braccio.
«Ero fuori, perché?»
«Ti cercava Andrea»
«Ah, beh che voleva?»
«Non lo so, ma era turbato»
«Mi dispiace. Ci vediamo dopo»
Elena mi saluta e io salgo in classe.
Che diavolo ha Andrea per essere turbato?!
Smetto di pensarci durante la lezione successiva, quella più noiosa e difficile di tutte, ma quando esco dall’aula per pranzare, vengo rapita.
Si, proprio rapita.
«Ma che fai?» chiedo capendo che si tratta di Andrea.
«Hai fatto nuove amicizie oggi?»
«E se anche fosse?»
«Nemmeno lo conosci»
«Appunto. Faccio amicizia»
Andrea mi guarda furioso e stinge le mani sulle mie braccia. «Ahi, mi fai male» dico cercando di liberarmi.
«Non parlare con quel tipo»
«Ma chi sei tu per dirmi quello che devo o non devo fare?»
Non risponde, ma stringe ancora e poi mi lascia andare.
E questo?!
Che cos’è successo?!
Sono talmente stordita che salgo in aula e aspetto che la pausa pranzo finisca.
Perché mi ha detto quelle cose?!
Una parte di me direbbe che lui è geloso, e l’altra che, probabilmente, si tratta ancora di quella storia della sorveglianza. Ma chi glielo ha chiesto?! Mia madre?! Impossibile. Serena?! Ma anche no! Nemmeno si conoscono. Gli altri miei amici lo hanno sempre odiato. E l’ultima persona che si preoccuperebbe per me… beh, lei non conta!
In conclusione, ho l’impressione che entrambe le parti abbiano ragione, però poi mi chiedo perché dovrebbe essere geloso di me.
Non gliene è mai importato nulla di me e adesso arriva e fa il principe azzurro.
Fottiti, Andrea!!
 
«Gaia, ti va di venire a fare un giro?» chiede Alessia mentre raccolgo le mie cose.
«Io?»
Alessia ride «Vedi qualcun’altra che si chiama Gaia?» dice gentilmente.
Sorrido imbarazzata e annuisco «Grazie» rispondo e la seguo, poi ricordo che devo avvisare Andrea.
Odio dovergli dire sempre tutto, ma purtroppo devo, perché… viviamo insieme.
Pff…
«Aspetta…» dico fermando Alessia.
«Che c’è?»
«Devo avvisare Andrea»
«Lui è già uscito e insieme a Luigi e Giorgio, sta andando anche lui in centro. Ha detto che ci vediamo là»
«Ah, o-ok» rispondo. Non me lo aspettavo.
Torniamo al punto di partenza?! Di nuovo?!
«Gaia, andiamo!» urla Alessia.
Correndo la raggiungo. Per un pelo non perdiamo l’autobus e, quando arriviamo in centro, ci dirigiamo verso i negozi.
«Vi va di fare un po’ di shopping?» chiede Elena.
«Io dovrei comprare qualcosa per stasera in effetti»
«Non ti sei portata niente di elegante?» chiede scioccata Alessia.
«Beh, non che avessi in mente di fare chissà che quando ho preparato la valigia» mi difendo.
«Vieni Gaia. Andiamo a comprare qualcosa»
Il loro tono di voce e il conseguente ghigno mi preoccupa un po’, ma decido di lasciarmi andare, magari servirà per stringere amicizia con Elena ed Alessia.
Entriamo in un paio di negozi, ma non c’è nulla che attira me e le ragazze, quindi direi che questi giretti sono piuttosto veloci. .
«Ehi, venite qui» esclama Elena. Siamo dentro l’ennesimo negozio di abbigliamento.
Io e Alessia ci guardiamo e, alzando le spalle, raggiungiamo Elena.
«Vi piace questo?» chiede quest’ultima.
«Carino» risponde Alessia.
«No. Non metterei mai una cosa del genere»
«Eh dai. Devi scoprirle un po’ quelle gambe, no?»
«No»
«Gaia!»
«No» ripeto.
«Ok, intanto provatelo» Elena mi lancia il vestito e io, a malincuore, vado a provarlo.
«Sto per uscire» annuncio sperando che non mi abbiano abbandonata lì.
«Dai, siamo curiose» esclama Alessia e un po’ mi rilasso. Non mi hanno lasciata da sola.
Quando apro la tenda del camerino mi fissano per qualche secondo e poi sorridono, dopodiché Alessia si congratula con Elena per la scelta fatta.
«Tieni, prova queste adesso» dice Alessia passandomi un paio di decolleté rosa antico.
Tolgo le calze e indosso le scarpe che mi regalano qualche centimetro. Beh, forse più di qualche centimetro. Queste scarpe saranno alte almeno quindici centimetri, però mi piacciono.
«Stai bene» dicono.
«Grazie»
«Allora, li prendi?»
Mi guardo allo specchio e inclino la testa a destra e a sinistra. Sto bene, quindi si, li prendo.
«Si» rispondo sorridendo.
Mi guardo un’ultima volta e rientro nel camerino per cambiarmi.
Quando esco, trovo Elena e Alessia insieme a Luigi e… Andrea.
Elena sta troppo vicina ad Andrea, mentre Alessia parla tranquillamente con Luigi. Senza dire una parola mi avvicino alla cassa e pago ma, quando mi volto per raggiungerli, Andrea sta baciando Elena; provo qualcosa che non ho mai provato prima.
Gelosia.
Perché sono gelosa?!
Perché di lui poi?!
Mi volto per uscire, perché non voglio continuare a vedere quella scena.
Io non c’entro niente con loro! Perché, allora, ho creduto che io, Elena ed Alessia potessimo diventare amiche?!
Forse perché stamattina Andrea è stato gentile con me? perché mi ha dato quei biscotti e perché ha voluto che andassi con loro alla festa?.
La festa… che idiota sono stata ad accettare.
Tutto è stato pianificato per continuare a prendermi in giro. Loro si divertono a farlo e io ci sono cascata in pieno.
«Ehi, Gaia!!» mi volto, Alessia corre verso di me; gli altri sono ancora ancora dentro il negozio «Vai via?» chiede sorridendo.
«Si, grazie per la compagnia» rispondo sorridendo a mia volta.
«Aspetta! Andrea deve venire con te!»
«No, si sta divertendo. Digli che ci vediamo direttamente a casa. Ciao Alessia»
«Stasera non vieni?»
«Non lo so»
Lei mi sorride e mi fa ciao con la mano.
Mi sento una scema.
Torno alla fermata degli autobus, mi rendo conto di non voler ritornare a casa.
Scorgo il parco della città e attraverso la strada. Sorrido quando vedo quanto verde c’è. E quanti fiori.
Sorrido ancora e scendole scale.
Stranamente c’è il sole, anche se la temperatura non supera i venticinque gradi.
Scelgo un posticino sull’erba, appoggio le buste e mi tolgo la giacca. Lego i capelli con un elastico e mi sdraio. Il calore del sole riesce a penetrare attraverso la mia maglietta, riscaldandomi dentro.
Che sensazione stupenda.
La tranquillità finisce perché sento il cellulare squillare. Mi alzo sui gomiti e lo cerco nella borsa.
«Pronto?» rispondo ritornando nella posizione precedente.
«Ehi, straniera!»
«Ciao Sere»
«Ciao» risponde lei allegra. 
«Come stai?»
«Incasinata con il lavoro, ma non mi lamento. Ho il mio amore che mi coccola a fine giornata»
Mi fa sorridere il tono che usa «Hai ragione»
«Come te la passi?» chiede.
«Mah, ho visto giorni migliori» rispondo alzando le spalle.
«Ancora per Ferrari?» chiede e sono quasi sicura che ha aggrottato la fronte.
«Si» rispondo controvoglia.
«Che ha fatto stavolta?»
Ora che qualcuno me lo chiede non saprei cosa rispondere esattamente. Insomma, in fin dei conti non ha fatto davvero niente, a parte stringermi le braccia fino a farmi male e dirmi di non vedere più un ragazzo che avevo appena conosciuto «Niente»
«Come niente?!» chiede confusa la mia amica e anche un po’ scocciata.
Si aspettava lo scoop.
Sorrido e porto un braccio dietro la testa. «E’ stato carino ieri sera quando sono tornata a casa fradicia come un pulcino»
«Cosa hai combinato?!»
Serena non sa niente, quindi, dopo un lungo respiro per raccogliere le idee, comincio a raccontare tutto alla mia amica «Ieri dopo la scuola gli ho chiesto se potevamo parlare, volevo chiedergli scusa per come mi ero comportata quella mattina, ma lui mi ha aggredita e lasciata sotto la pioggia. Poi è andato con i suoi amici e io sono rimasta lì come una scema a metabolizzare tutto. Mi ha scioccata. Sapevo che mi odiava, anzi che mi odia, ma non pensavo così tanto. Volevo rilassarmi e non pensare a nulla andando in un supermercato, ma quello più vicino a dove ero io era chiuso, così sono andata a casa. Quando sono arrivata ero bagnata fradicia e, dopo aver fatto una doccia bollente, Andrea mi ha preparato una cioccolata calda e questa mattina me lo sono ritrovato a letto con me»
«Un momento, cosa?!?!?!» urla la mia amica. Sono costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio. Stava per privarmi dell’udito, accidenti.
«Non urlare e comunque hai capito benissimo»
«Accidenti Bianchi! Sei lì da meno di una settimana e già ti porti a letto un ragazzo, anzi, IL ragazzo»
«Non mi sono portata a letto proprio nessuno» mi difendo mettendomi a sedere. «E’ stato lui a mettersi a letto con me»
«E perché mai?!» chiede ridendo. Adesso mi sta prendendo in giro.
«Beh, mi ha detto che lo ha fatto perché avevo freddo e voleva riscaldarmi»
«Ma è proprio un tenerone»
«Si, proprio tanto» ripeto alzando gli occhi al cielo. «Mr Tenerone ha anche rubato dei biscotti da casa per farmeli mangiare quando non mi sarei sentita più a disagio con lui»
«Ripeto la storia del tenerone» dice ridendo «Perché eri a disagio con lui?» chiede.
Ops, questa parte non gliel’ho raccontata. «Ehm… Sere, lo sai il perché» rispondo imbarazzata. Per fortuna lei non è qui.
«No, non lo so. Che hai combinato, Gaia?!»
Resto qualche secondo in silenzio, nella remota speranza che lei se ne dimentichi «Sto ancora aspettando» dice.
Sbuffo e confesso «Ho immaginato di baciarlo. IO!! Dopo che si è alzato dal letto mi ha chiesto scusa e io gli ho detto di non preoccuparsi; prima di rispondergli però ho immaginato di baciarlo. Per fortuna mi sono ripresa subito»
Sento la mia amica scoppiare a ridere e dall’intensità delle sue risate ne deduco che si sta tenendo la pancia. «Divertente» mormoro stendendomi di nuovo sulla schiena.
«Ok, scusa…» dice ridendo ancora, ma smette subito dopo.
«Grazie. Comunque, dicevo… è stato molto carino con me. Ha voluto che andassi ad una festa insieme a lui e ai suoi amici»
«Ma è fantastico»
«Già…»
«Gaia, tu sei cotta di quello lì. Sei cotta di Andrea Ferrari e non negarlo»
«Non azzardarti a dire più una cosa del genere. Io non sono cotta di lui»
«Si invece e credo che anche lui qualcosa per te la provi»
«Si Serena, odio. Lui mi odia. È l’unico sentimento che ci lega»
«Tu sai che la differenza tra amore e odio è poca»
«E tu sai che la differenza tra un asino con le ali e la mia cotta per lui è pochissima, davvero minima?!»
«Quindi ammetti di essere cotta di lui»
«Non ammetto proprio niente, ho soltanto detto che non esiste nessun tipo di cotta»
«Ne riparleremo tra qualche giorno…»
Alzo di nuovo gli occhi al cielo e proseguo con il mio racconto «Vuoi sapere cos’è successo o no?»
«E’ successo qualcos’altro?»
«Ho conosciuto un ragazzo»
«Gaia, wow!! Fai stragi di cuori»
«No, niente stragi. Abbiamo parlato qualche minuto prima dell’inizio delle lezioni e durante la pausa. Niente di che»
«Mi dici com’è?!»
«Biondo, occhi azzurri, carino, ma non mi attira»
«Certo… tu sei attratta dai biondi, occhi verdi…»
«Smettila, non sono attratta proprio da nessuno»
«Dai ammettilo che ti piace»
«Non ho mai detto il contrario, ma non sono attratta da lui se è questo che intendi»
«Si, va bene. Che cos’è successo con questo tipo?»
«Si chiama Max e non è successo niente. Dopo averci parlato l’ultima volta Andrea mi ha detto che non avrei dovuto parlare più con lui. Chissà cosa gli sarà preso»
«Ma tu sei proprio scema, tesoro mio»
«Scusa?!»
«Rifletti… lui fa il carino con te la sera prima, dorme con te, ti riscalda e ruba i biscotti, poi quando vede che tu sei interessata ad un altro, lui ti dice di non parlargli più. È cotto anche lui»
«Ma non dire stupidaggini. Se fosse stato cotto di me, la sua lingua non sarebbe finita in fondo alla gola di Elena»
«Elena?!»
«Si, li ho visti qualche minuto fa»
«Cavolo… magari vuole provocarti»
«E’ da quando ci conosciamo che non fa altro che provocarmi»
«Questo è vero. Beh, l’unica cosa che ti resta da fare è andare a quella festa e vedere come si comporta, magari invita anche il tuo Max»
«Non è il mio Max»
«Deve esserlo, almeno per stasera, e vestiti strafiga. Spero tu abbia messo in valigia quelle cose che ti avevo detto di metterci»
«Ehm… certo» esclamo trattenendo le risate e guardando le buste accanto a me.
«Mi stai mentendo»
«Non è vero» rispondo scoppiando a ridere.
«Si, invece» dice ridendo anche lei.
Ridiamo come due idiote e, quando riusciamo a riprenderci, la informo dei miei nuovi acquisti.
«Adesso vado. Vuoi che ti saluti tua madre?  Vado da lei stasera»
«Certo, grazie»
«Ci sentiamo domani per il tuo compleanno»
Sorrido e annuisco «Va bene. A domani»
Riattacchiamo e mi sdraio di nuovo sull’erba.
Ripenso a quello che mi ha detto Serena. Andrea non può avere una cotta per me. È matematicamente impossibile.
E io, non ho assolutamente nessuna cotta per lui.
Però, seripenso ai suoi comportamenti di ieri sera e di questa mattina magari una piccola speranza c’è. Abbiamo passato la notte scorsa insieme. 
Non ne sapevo assolutamente niente ed ero anche troppo stanca per svegliarmi e rendermene conto, ma è stato dolce lo stesso.
Non si è approfittato di me.
Un momento… se dico di non avere una cotta per lui, perché continuo a pensare a tutto questo con il sorriso sulle labbra e con gli occhi a forma di cuoricino?!
“Perché sei un’idiota!” mi rimprovera la coscienza.
Sono un’idiota con la I enorme.
Mi alzo di scatto e recupero le mie cose. Non voglio pensare che esiste la possibilità che io mi sia invaghita di lui. No, assolutamente no!
Io lo odio. IO. LO. ODIO.
Mi dirigo nuovamente alla fermata degli autobus e attendo il mio che, per fortuna, arriva subito.
Il tragitto fino a casa dura, come sempre, quasi un quarto d’ora e mi ritrovo a farlo di nuovo da sola.
Se le cose fossero andate diversamente, forse,  poteva esserci Andrea qui accanto a me.
Penso di nuovo a lui?!
Oh mio dio, basta!!
Schiaccio il pulsante per la fermata e, quando l'autobus si ferma, saluto l’autista e scendo.
Qui ci sono parecchi supermercati e, visto che sono aperti, decido di fare un po’ di carica di buon umore.
Entro nel primo e comincio ad ispezionare il reparto caramelle. Le guardo bene e attentamente, leggendo il prezzo di ogni prodotto.
Mi piace fare la spesa, perché mi rilassa e mi sa di famiglia. Sa di organizzazione e mi piace.
Compro un paio di pacchi di caramelle, biscotti, una confezione di pancake, wafer e un barattolo di nutella. Pago ed esco con le mie buste.
Guardo gli autobus accostarsi alle fermate e mi rendo conto di non aver voglia di prenderne un altro per tornare a casa. Non è nemmeno tanto lontano, quindi proseguo a piedi fino a casa, almeno non penso ad Andrea e ho l'opportunità di guardarmi intorno.
«Gaia?!»
Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Scappo da lui, ma me lo ritrovo a pochi metri di distanza.
«Ciao» rispondo sorridendo.
«Ciao. Come mai sei da sola?»
Alzo un sopracciglio per la cosa stupida che ha detto «Scusa» aggiunge. Alzo gli occhi al cielo e riprendo a camminare. Guardo la strada e attraverso.
«Come mai sei a piedi?! Non ti ho vista sull’autobus»
«Non c’ero infatti»
«Sei tornata a piedi?!» chiede sorpreso.
«Si, mi piace camminare» E poi dovevo cercare di toglierti dalla mia mente, penso.
«Vuoi una mano?!» chiede.
«No, grazie. Faccio da sola»
«Ok»
Mentre percorriamo la discesa che ci porta a casa restiamo in silenzio. Credo che ci sia anche dell’imbarazzo. Anzi, c’è dell’imbarazzo.
«Senti… dobbiamo chiarire una cosa» dice all’ improvviso.
«Si? Cosa?!» chiedo facendo finta di non capire a cosa si stia riferendo.
«A quello che è successo oggi a scuola. Scusa, non avrei dovuto trattarti in quel modo. Mi dispiace»
«Non preoccuparti» rispondo appoggiando le buste per terra, in cerca della chiave.
«Siamo a posto, quindi?»
Lo guardo per qualche secondo negli occhi. Verde contro verde. E se quello che ha detto Serena fosse vero?!
Interrompo il contatto visivo e apro la porta «Si, siamo a posto» rispondo annuendo.
Lui sorride e mi aiuta a portare i sacchetti in camera.
«Cosa hai comprato?» chiede, come se non lo sapesse già.
«Qualcosa per stasera, ma non credo che verrò»
«Come no?!»
«Non lo so ancora» rispondo svuotando i sacchetti.
«E come mai?»
Come mai?!
Non lo so come mai, o forse lo so, ma non posso dirglielo.
«Ti farò sapere dopo»
«Va bene» risponde lui sorridendo. Guarda la busta con la spesa e mi fissa ridendo. «Che hai comprato?»
«Avevo fame di cose dolci» rispondo alzando le spalle.
«Vedi che così ingrassi, eh» dice scherzosamente.
«Mi va bene» rispondo voltandomi e sistemando le caramelle e i biscotti dentro un cassetto. Lui resta in silenzio.
In teoria vorrei anche andare con lui. È la consapevolezza che lo vedrò ficcare la lingua in gola ad Elena che non mi va giù.
Sono le sei del pomeriggio e dovrei essere pronta per le otto, ma non so decidere.
Andare o non andare?!


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Soooo.... che ne dite del capitolo?!
Ogni volta che arrivo a questo punto ho sempre paura di chiedere cosa ne pensate.
Spero che vi sia piaciuto ^_^
E Max? Che ne pensate?! xD
Vi lascio. A martedì prossimo :* :*
Francy

   
 
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