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Autore: V@le    06/05/2007    1 recensioni
E se Ramon Victorino fosse un campione di calcio argentino e migliore amico di Juan Diaz? E se avesse una sorella per cui Juan ha una particolare attenzione? Leggete e scoprite... N.d.A. Il titolo è tratto da un verso della canzone "Hermanita" degli Aventura ULTIMO CAPITOLO
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ayer...


CAPITOLO 7
 
 
-Qua devi tenerti bassa.
-E invece ti dico che posso alzare il tono.
-Non ci riesci.
-Sì che ci riesco!
Alan e Ingrid che litigavano sugli spartiti erano uno spettacolo. Juan e Ramon si divertivano un mondo a guardarli.
-Ok. Se la metti così io non canto- la ragazza incrociò le braccia sul petto imbronciata.
-Ma come 'non canto'?
-Se non so come la devo fare non riesco a cantarla.
-Certo che sei impossibile...
-Ah, io sono quella impossibile? Va bene, allora vatti a mettere vicino a mio fratello che qua non ti voglio.
Il tono era autoritario, ma la faccia lasciava intendere che stava scherzando.
-Ah sì? Ok, ti lascio col tuo ragazzo visto che ci tieni tanto.
Mentre Alan fintamente imbronciato 'attraversava' lo stretto corridoio dell'autobus per spodestare Juan, Ingrid gli fece la linguaccia, al che i due spettatori risero.
-Certo che tua sorella ha un caratterino...- disse Pascal a Ramon.
-Tutta colpa di Diaz!- rispose lui alzando il tono di voce per farsi sentire dall'interessato, che rispose sarcastico:
-Ehi, gentile da parte tua.
-Begli amici che ti sei fatto- sentenziò Ingrid con una faccia falsamente seria -dove te li sei andati a trovare? Li hai vinti alla pesca della fiera?
-Ehi tu, vacci piano, chiaro? Sennò poi ti faccio vedere io...- minaccio scherzosamente Victorino col dito puntato alla sorella, il quale rispose con un'altra linguaccia.
Deciso di comune accordo che l'ora degli scherzi era passata, optarono per un po' di riposo.
Erano sull'autobus delle 22 per Buenos Aires. La mattina presto sarebbero arrivati a casa del cugino di Alan che li aveva invitati per una settimana al mare.
Ramon si era addormentato per ultimo. Poco prima infatti era occupato a guardare Ingrid e Juan, la prima appoggiata al petto del secondo, sereni e rilassati.
Era preoccupato. Fino ad allora era andato tutto bene, ma non si sentiva ancora sicuro. Eppure aveva lo strano impulso di dar loro fiducia. Di solito il suo istinto risultava infallibile. Di solito.
 
Scesi alla fermata e presi i bagagli, s'incamminarono verso la casa del cugino di Alan.
Passarono per una strada abbastanza trafficata, in cui passeggiavano molti giovani. Al passaggio di Ingrid qualche ragazzo si voltò, probabilmente più interessati alla sua scollatura o al suo sedere che al suo viso, e ciò rendeva Juan non poco nervoso. Rischiò di scoppiare quando uno sui vent'anni accerchiato da qualche amico si voltò verso di lei dicendole:
-Ehi, carina, certo che sei messa bene. Vieni a farti un giro con me?
Dopo averlo fulminato con lo sguardo, Diaz aveva preso Ingrid per mano e l'aveva trascinata via, mentre Alan tratteneva Ramon che sembrava voler pestare l'intraprendente ragazzo.
Arrivarono a destinazione. Era una spaziosa villa con un bel giardino che li fece rimanere a bocca aperta. Cesar andò incontro al cugino Pascal salutando con una certa altezzosità priva però di presunzione.
-Oggi devo stare fuori tutto il giorno, ma stasera io e Ester avevamo intenzione di portarvi fuori a cena. Ci sono problemi?
-No, va benissimo. Passeremo il tempo a giocare a calcio.
-Perfetto, usate il campo dietro la casa quanto volete.
Ramon e Juan erano sbalorditi: aveva addirittura un campo da calcio!
Furono accompagnati tutti alle loro camere: Pascal e Diaz avrebbero dormito in una stanza, fratello e sorella invece in un'altra.
Cesar uscì e i ragazzi passarono la giornata come programmato. Ingrid ne approfittò per esercitarsi con delle nuove canzoni che Nelly le aveva spedito.
Quando la sera incombeva decisero di andare a prepararsi.
 
Le note riempivano la stanza. Cesar ascoltava la melodia che stava suonando a occhi chiusi, per poterla assorbire completamente.
Appena terminò il pezzo, sentì qualcuno battere le mani. Guardò verso le scale e vide Ingrid che applaudiva sorridente.
-Sei bravissimo.
-Grazie. Come siamo eleganti- rispose lui rimirandola.
La ragazza indossava una gonna lunga sul rossiccio, una maglietta nera, degli stivali alti e un foulard scuro al collo.
-Una volta tanto è il caso che mi vesto bene.
-Stai benissimo. Gli altri tre?
-Ancora di sopra. E si dice che sono le donne le ritardatarie.
Cesar rise.
-Ester non è ancora arrivata?
-La passiamo a prendere. Credo che ti troverà simpatica e poi lei adora le cantanti.
-Non mi posso definire una cantante, non ancora, diversamente da te che puoi essere chiamato ballerino. Alan mi ha detto che sei bravissimo
-Adoro ballare, soprattutto il tango con Ester. E' come essere in un'altra dimensione, dove si racconta solo la storia di voi due. E' fantastico- il ragazzo sorrideva radiosamente parlando della sua fidanzata.
-So cosa intendi.
-Tu hai mai ballato con Juan?
Ingrid per un attimo fu presa alla sprovvista.
-S-sì. Ma ancora non stavamo insieme.
-E' da poco che siete una coppia.
-Sì.
-Sembra comunque che vi vogliate un gran bene. E' bello vedere che è così.
Lei rispose con un sorriso.
Intanto finalmente i ritardatari arrivavano. Juan rimase per un attimo incantato dalla sua ragazza, poi la raggiunse insieme agli altri.
 
Il ristorante dove Cesar li aveva portati era a dir poco di lusso. Una fantastica orchestra suonava sul un piano rialzato davanti a una frazione di pavimento libera usata come pista da ballo.
Ester all'apparenza sembrava una ricca snob, ma invece era una simpatica e modesta ragazza disponibilissima coi ragazzi ed estremamente intenerita de Ingrid e Juan.
-...formate proprio una bella coppia. Chissà come vi siete messi insieme.
Purtroppo era un tantino pettegola.
-Ester, lasciali in pace, li metti in imabarazzo- la ammonì sorridendo Cesar.
-Ok, ok, come vuoi. Vorrà dire che ne parleremo io e Ingrid in privato- ammiccò lei alla giovane.
-Ehi- intervenne Alan con l'orecchio teso -questa musica la conosco.
-Sì, anch'io...- Ingrid si voltò verso i musicisti -questa è la Cumparsita.
-Ti intendi di tango?- chiese Ester.
-Non molto, ma questa la adoro.
-Dai, Cesar, fateci vedere come ballate- risprese Pascal.
-No, no, non è il caso.
-Avanti.
-Per favore.
Dopo un po' cedettero. Scesero in pista e cominciarono a ballare.
Ingrid li fissava incantata. Erano bravissimi. Avevano un'intesa straordinaria...beh, d'altronde, essendo finanzati.
Chissà se anche lei e Juan un giorno... scosse leggermente la testa. Non doveva intristirsi, non in quell'occasione.
Si sentì pizzicare la guancia. Si voltò e vide suo fratello.
-Ehi, tutto ok?
Lei si limitò ad annuire con un sorriso. Perché preoccuparsi? Ora come ora doveva solo pensare a divertirsi.
 
Ritornarono alla villa abbastanza tardi e tutti sembravano leggermente stanchi.
-Vieni un momento?- chiese Juan a Ingrid, mentre Alan e Ramon entravano nelle rispettive camere.
-Dove andate?- chiese il fratello.
-Te la rubo per qualche minuto, te la riporto subito- lo rassicurò l'amico trascinando per mano la ragazza.
La condusse un attimo sulla stanza la cui portafinestra dava sul giardino.
-Beh, che c'è?
-No, niente di particolare. E' che non siamo stati un attimo da soli oggi.
-Mmm- Ingrid si avvicinò e gli prese le mani -non è che per quello che è successo stamattina...
-Cosa?
-Quando quel ragazzo mi ha parlato.
-Cosa? Io non sono geloso.
-Sì, va bene, ma comunque ti ha dato fastidio.
Juan non rispose, ma seguitò a guardarla.
-O no?- continuò lei.
-E' che...- sospirò distogliendo lo sguardo -tu sei così carina che potresti avere qualunque ragazzo tu voglia e io ancora devo capire perchè ti sei messa con me...
-A-a-a- lo ammonì mettendogli un dito sulle labbra -non cominciare con la vecchia solfa 'non posso credere che una come lei stia con uno come me'. Io non sono niente di speciale.
-Scherzi?
-Credimi, c'è di meglio. Ma non mi piace che tu la pensi così: è come se credessi che possa andare con un altro tranquillamente e quando voglio.
-Ma dai, lo sai che non è così. Io mi fido di te.
-Sul serio?
-Certo. E' degli altri che non mi fido.
Ingrid gli diece un leggero pugno sulla spalla, che lui prontamente bloccò, per poi avvicinarla e abbracciarla.
-Ti ho già baciata oggi?- le sussurrò all'orecchio.
-Sì, ma mi sacrifico volentieri.
Sorridendo, Juan sciolse l'abbracciò e la baciò dolcemente. Poi, abbracciati, salirono in camera.
 
 
continua...
  
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