CAPITOLO 7
-Qua devi tenerti bassa.
-E invece ti dico che posso alzare il
tono.
-Non ci riesci.
-Sì che ci riesco!
Alan e Ingrid che litigavano sugli spartiti
erano uno spettacolo. Juan e Ramon si divertivano un mondo a
guardarli.
-Ok. Se la metti così io non canto- la ragazza
incrociò le braccia sul petto imbronciata.
-Ma come 'non canto'?
-Se non so come la devo fare non riesco a
cantarla.
-Certo che sei impossibile...
-Ah, io sono quella impossibile? Va bene, allora
vatti a mettere vicino a mio fratello che qua non ti voglio.
Il tono era autoritario, ma la faccia lasciava
intendere che stava scherzando.
-Ah sì? Ok, ti lascio col tuo ragazzo
visto che ci tieni tanto.
Mentre Alan fintamente imbronciato
'attraversava' lo stretto corridoio dell'autobus per spodestare Juan, Ingrid gli
fece la linguaccia, al che i due spettatori risero.
-Certo che tua sorella ha un caratterino...-
disse Pascal a Ramon.
-Tutta colpa di Diaz!- rispose lui alzando il
tono di voce per farsi sentire dall'interessato, che rispose
sarcastico:
-Ehi, gentile da parte tua.
-Begli amici che ti sei fatto- sentenziò
Ingrid con una faccia falsamente seria -dove te li sei andati a trovare? Li hai
vinti alla pesca della fiera?
-Ehi tu, vacci piano, chiaro? Sennò poi ti
faccio vedere io...- minaccio scherzosamente Victorino col dito puntato alla
sorella, il quale rispose con un'altra linguaccia.
Deciso di comune accordo che l'ora degli scherzi
era passata, optarono per un po' di riposo.
Erano sull'autobus delle 22 per Buenos Aires. La
mattina presto sarebbero arrivati a casa del cugino di Alan che li aveva
invitati per una settimana al mare.
Ramon si era addormentato per ultimo. Poco prima
infatti era occupato a guardare Ingrid e Juan, la prima appoggiata al petto del
secondo, sereni e rilassati.
Era preoccupato. Fino ad allora era andato tutto
bene, ma non si sentiva ancora sicuro. Eppure aveva lo strano impulso di dar
loro fiducia. Di solito il suo istinto risultava infallibile. Di solito.
Scesi alla fermata e presi i bagagli,
s'incamminarono verso la casa del cugino di Alan.
Passarono per una strada abbastanza trafficata,
in cui passeggiavano molti giovani. Al passaggio di Ingrid qualche ragazzo si
voltò, probabilmente più interessati alla sua scollatura o al suo sedere che al
suo viso, e ciò rendeva Juan non poco nervoso. Rischiò di scoppiare quando uno
sui vent'anni accerchiato da qualche amico si voltò verso di lei
dicendole:
-Ehi, carina, certo che sei messa bene. Vieni a
farti un giro con me?
Dopo averlo fulminato con lo sguardo, Diaz aveva
preso Ingrid per mano e l'aveva trascinata via, mentre Alan tratteneva Ramon che
sembrava voler pestare l'intraprendente ragazzo.
Arrivarono a destinazione. Era una spaziosa
villa con un bel giardino che li fece rimanere a bocca aperta. Cesar andò
incontro al cugino Pascal salutando con una certa altezzosità priva però di
presunzione.
-Oggi devo stare fuori tutto il giorno, ma
stasera io e Ester avevamo intenzione di portarvi fuori a cena. Ci sono
problemi?
-No, va benissimo. Passeremo il tempo a giocare
a calcio.
-Perfetto, usate il campo dietro la casa quanto
volete.
Ramon e Juan erano sbalorditi: aveva addirittura
un campo da calcio!
Furono accompagnati tutti alle loro camere:
Pascal e Diaz avrebbero dormito in una stanza, fratello e sorella invece in
un'altra.
Cesar uscì e i ragazzi passarono la giornata
come programmato. Ingrid ne approfittò per esercitarsi con delle nuove canzoni
che Nelly le aveva spedito.
Quando la sera incombeva decisero di andare a
prepararsi.
Le note riempivano la stanza. Cesar ascoltava la
melodia che stava suonando a occhi chiusi, per poterla assorbire completamente.
Appena terminò il pezzo, sentì qualcuno battere
le mani. Guardò verso le scale e vide Ingrid che applaudiva
sorridente.
-Sei bravissimo.
-Grazie. Come siamo eleganti- rispose lui
rimirandola.
La ragazza indossava una gonna lunga sul
rossiccio, una maglietta nera, degli stivali alti e un foulard scuro al
collo.
-Una volta tanto è il caso che mi vesto
bene.
-Stai benissimo. Gli altri tre?
-Ancora di sopra. E si dice che sono le donne le
ritardatarie.
Cesar rise.
-Ester non è ancora arrivata?
-La passiamo a prendere. Credo che ti troverà
simpatica e poi lei adora le cantanti.
-Non mi posso definire una cantante, non ancora,
diversamente da te che puoi essere chiamato ballerino. Alan mi ha detto che sei
bravissimo
-Adoro ballare, soprattutto il tango con Ester.
E' come essere in un'altra dimensione, dove si racconta solo la storia di voi
due. E' fantastico- il ragazzo sorrideva radiosamente parlando della sua
fidanzata.
-So cosa intendi.
-Tu hai mai ballato con Juan?
Ingrid per un attimo fu presa alla
sprovvista.
-S-sì. Ma ancora non stavamo
insieme.
-E' da poco che siete una coppia.
-Sì.
-Sembra comunque che vi vogliate un gran bene.
E' bello vedere che è così.
Lei rispose con un sorriso.
Intanto finalmente i ritardatari arrivavano.
Juan rimase per un attimo incantato dalla sua ragazza, poi la raggiunse insieme
agli altri.
Il ristorante dove Cesar li aveva portati era a
dir poco di lusso. Una fantastica orchestra suonava sul un piano rialzato
davanti a una frazione di pavimento libera usata come pista da
ballo.
Ester all'apparenza sembrava una ricca snob, ma
invece era una simpatica e modesta ragazza disponibilissima coi ragazzi ed
estremamente intenerita de Ingrid e Juan.
-...formate proprio una bella coppia. Chissà
come vi siete messi insieme.
Purtroppo era un tantino pettegola.
-Ester, lasciali in pace, li metti in
imabarazzo- la ammonì sorridendo Cesar.
-Ok, ok, come vuoi. Vorrà dire che ne parleremo
io e Ingrid in privato- ammiccò lei alla giovane.
-Ehi- intervenne Alan con l'orecchio teso
-questa musica la conosco.
-Sì, anch'io...- Ingrid si voltò verso i
musicisti -questa è la Cumparsita.
-Ti intendi di tango?- chiese
Ester.
-Non molto, ma questa la adoro.
-Dai, Cesar, fateci vedere come ballate-
risprese Pascal.
-No, no, non è il caso.
-Avanti.
-Per favore.
Dopo un po' cedettero. Scesero in pista e
cominciarono a ballare.
Ingrid li fissava incantata. Erano bravissimi.
Avevano un'intesa straordinaria...beh, d'altronde, essendo
finanzati.
Chissà se anche lei e Juan un giorno... scosse
leggermente la testa. Non doveva intristirsi, non in
quell'occasione.
Si sentì pizzicare la guancia. Si voltò e vide
suo fratello.
-Ehi, tutto ok?
Lei si limitò ad annuire con un
sorriso. Perché preoccuparsi? Ora come ora doveva solo
pensare a divertirsi.
Ritornarono alla villa abbastanza tardi e tutti
sembravano leggermente stanchi.
-Vieni un momento?- chiese Juan a Ingrid, mentre
Alan e Ramon entravano nelle rispettive camere.
-Dove andate?- chiese il fratello.
-Te la rubo per qualche minuto, te la riporto
subito- lo rassicurò l'amico trascinando per mano la ragazza.
La condusse un attimo sulla stanza la cui
portafinestra dava sul giardino.
-Beh, che c'è?
-No, niente di particolare. E' che non siamo
stati un attimo da soli oggi.
-Mmm- Ingrid si avvicinò e gli prese le mani
-non è che per quello che è successo stamattina...
-Cosa?
-Quando quel ragazzo mi ha parlato.
-Cosa? Io non sono geloso.
-Sì, va bene, ma comunque ti ha dato
fastidio.
Juan non rispose, ma seguitò a
guardarla.
-O no?- continuò lei.
-E' che...- sospirò distogliendo lo sguardo -tu
sei così carina che potresti avere qualunque ragazzo tu voglia e io ancora devo
capire perchè ti sei messa con me...
-A-a-a- lo ammonì mettendogli un dito sulle
labbra -non cominciare con la vecchia solfa 'non posso credere che una come lei
stia con uno come me'. Io non sono niente di speciale.
-Scherzi?
-Credimi, c'è di meglio. Ma non mi piace che tu
la pensi così: è come se credessi che possa andare con un altro tranquillamente
e quando voglio.
-Ma dai, lo sai che non è così. Io mi fido di
te.
-Sul serio?
-Certo. E' degli altri che non mi
fido.
Ingrid gli diece un leggero pugno sulla spalla,
che lui prontamente bloccò, per poi avvicinarla e abbracciarla.
-Ti ho già baciata oggi?- le sussurrò
all'orecchio.
-Sì, ma mi sacrifico volentieri.
Sorridendo, Juan sciolse l'abbracciò e la baciò
dolcemente. Poi, abbracciati, salirono in camera.
continua...