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Autore: Buffy92    07/05/2007    1 recensioni
Debra era una comune e tranquilla quindicenne ma un terribile giorno... Ho scritto questa fanfic(la mia terza fanfic)di getto senza riflettere ascoltando il mio gruppo preferito i My chemical romance..spero vi piaccia..posto il primo capito fatemi sapere se vale la pena di continuarlo!!Kiss!!^^
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era ormai tramontato da un ora e Sabrina stava scendendo le scale che finalmente l’avrebbero portata fuori da quella casa

Titolo:I’m not okay

 

 

Il sole era tramontato da un bel pezzo e Debra stava scendendo le scale e finalmente sarebbe stata libera dalla noia di quella casa. Non aspettava altro che quella luce così calda e accecante passasse, per confondersi ora con l’oscurità della notte che la circondava e che, forse ,faceva parte di lei. Mise le mani infreddolite nelle tasche della felpetta nera e aggiustò le cuffie del piccolo lettore mp3 nelle orecchie. Subito la musica le invase quasi con prepotenza la mente. Il passo si fece accelerato quando sentì che una persona poco lontana camminava dietro di lei. Era logico che quella persona non la stava seguendo , ma sentiva comunque il bisogno di andare più veloce,quella paranoia non l’aveva mai abbandonata da quel giorno che la sua mente non era ancora riuscita a spazzare via. Sentiva l’adrenalina salire, il cuore dal battito insolitamente accelerato, le stesse sensazioni che aveva provato la sera di tanto tempo prima e che provava ormai da molto tempo ossessionata da tutto ciò che poteva ricongiungerla e quell’ “incidente”. Le vans nere e bianche scricchiolavano sotto l’asfalto umido. Si fermò per poi constatare che aveva appena passato il luogo dove era diretta.

Alzò gli occhi al cielo per poi voltarsi e notare che la persona che pensava la stesse seguendo non era altro che Davide. Sobbalzò e  spalancò gli occhi un po’ imbarazzata dal suo stupido comportamento e fece altri due passi verso il ragazzo.

-Cazzo Debra ma a che gioco stai giocando?- Esclamò l’amico ridendo verso la ragazza carezzandosi come faceva di solito la cresta nera. La ragazza adorava il sorriso di Davide. Sembrava che persino i suoi occhi così piccoli e azzurri ridessero. Debra togliendosi le cuffiette dalle orecchie per poi posare l’oggetto nelle tasche, arrossì nuovamente dandogli un pugno leggero sulla spalla, scoppiando poi a ridere anch’ella.

-No.. mi hai semplicemente spaventata.. qualche problema?-esclamò cercando di mantenere un tono duro e sicuro.

-No, io no.. del resto siamo anche arrivati e sono le 7,10.. al solito in ritardo,muoviamoci-

Disse sbrigativo, mentre aggiustando il fodero della sua chitarra alla tracolla e il nero giubbotto di pelle,citofonò al nome “Sabiri”. Subito il cancelletto automatico con un suono metallico si aprì. I due ragazzi entrarono e poco dopo,saliti i due piani a piedi varcarono la soglia della casa dell’amico.

-Ehi c’è qualcuno?-esclamò Debra mentre abbassava la zip della felpetta,rimanendo così a maniche corte nonostante fossero già a Novembre inoltrato. Aggiustò la cinta borchiata sul pantalone nero ,mentre avanzava verso la stanza dell’amico, seguita da Davide. Conosceva ormai anche troppo bene quella casa. Spinse così la porta e si ritrovò davanti il solito casino. Il letto ancora sfatto di Samuel  non era niente in confronto alla roba per terra,a Eleonora che seduta su un puff accordava la sua chitarra, Samuel che accarezzava Dino il  gatto, e Rebecca detta “Bec” che nel frattempo provava qualcosa sulla tastiera bianca. Appena entrarono furono accolti da un battito di mani e da un paio di fischi, mentre Dino, disturbato da quel frastuono, usciva dalla stanza quasi stizzito. Samuel si alzò, esclamando ad alta voce-Va bene, stooop ora basta che alle 9 vengono i miei e se trovano sto macello mi uccidono…allora l’ultima volta dove eravamo rimasti? Mi pare che dovevamo finire 4 accordi con le chitarre.. e il pezzo di Debra andava rallentato un po’.. giusto Deb?- Il ragazzo guardò con aria interrogativa l’amica che nel frattempo si era seduta sullo sgabello davanti alla batteria nera sistemata in fondo all’ampia stanza dalle pareti blu. Quest’ultima annuì,mentre prendendo le bacchette dalla borsa, e poggiando i piedi sui due pedali dello strumento, si era già messa a suo agio ripassando a mente il groove. Le due ore successive passarono così in un euforia generale la solita che i 4 ragazzi provavano 2 volte alla settimana da quasi 3 mesi. Erano ormai quella che si diceva una band da garage solo che loro non suonavano propriamente in un garage ma nell’ampia  camera da letto dell’amico bassista ,ovviamente insonorizzata, che si era gentilmente preso il compito di fondare la sede del gruppo a casa sua per condividere quella musica che li accomunava nonostante fossero tutti così diversi. Era un bravo ragazzo Samuel e di certo gli amici non si potevano lamentare. Il suo carattere era dolce e di rado perdeva la pazienza,la sua dolcezza era percepibile già dai pochi minuti che una persona gli dedicava, nonostante il suo aspetto a volte lo facesse sembrare un “poco di buono” all’occhio dei genitori soprattutto. Sabrina lo guardò per l’ennesima volta, eppure non riusciva a trovare nulla di cattivo in lui. Capelli rasati quasi a zero castani,occhi a mandorla che gli conferivano un aria orientale questo perché il ragazzo era di origine asiatica ed erano proprio quegli occhi così grandi e carichi di tenerezza che piacevano soprattutto alle ragazze, per il resto aveva un  fisico snello spesso avvolto in larghe felpe e jeans a vita bassa.

- Debra ma che stai a fare? Ti sei imbambolata?-la squillante voce di Bec la riportò alla realtà. Era una strana ragazza Rebecca. Prendeva buoni voti a scuola, era la prima in tutto, disegnava, recitava, cantava e suonava la tastiera. Era figlia unica e aveva due genitori ricchi che le permettevano ogni genere di capriccio. Eppure,pensò Debra non avrebbe mai voluto essere come lei. Bec era troppo perfetta secondo i suoi criteri. Quei capelli biondi lisci e corti, gli occhi azzurri così limpidi, il suo metro e 50 di altezza, il viso pulito, gli abiti alla moda dai colori sgargianti, la facevano proprio sembrare un angioletto. Troppo, decisamente troppo perfetta per i suoi gusti. Era comunque la sua migliore amica, lo era sempre stata dai tempi delle elementari e non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo nonostante la diversità delle due fosse evidente.

-No, stavo solo riflettendo a dire la verità.. si è fatto tardi Bec, e mia madre da fuori di testa se faccio tardi.. sai com’è fatta.. -esclamò Debra,mangiucchiando distrattamente  le corte unghia laccate di nero,poi alzandosi e riponendo accuratamente le bacchette nella borsa guardò i quattro amici con aria semi assente, per poi aggiungere-Be.. io vado non voglio essere accusata per l’ennesima volta di essere un’irresponsabile nullafacente anche perché devo ancora completare la relazione di arte. Allora ci vediamo a scuola ragazzi.. -Disse,per poi avviarsi verso la porta con lo sguardo basso. Davide le corse dietro, dicendo poi-Ma no ti accompagno io sono due passi.. non mi va che te ne vai da sola a quest’ora dopo tutto quello che.. -si fermò di botto. Non voleva pronunciare quelle parole ancora,non voleva che la ragazza stesse male,voleva di nuovo vedere in lei quella felicità e spensieratezza che da tanto non coglieva più nei suoi occhi un tempo accesi e pieni di vita ed ora spenti come appannati da un velo di malinconia. Così al posto di finire la frase,le sorrise semplicemente. La ragazza si girò,sistemandosi la felpetta sulle spalle, mentre guardava l’amico infine aggiunse –No faccio due passi da sola.. devo schiarirmi le idee.. lascia stare davvero,non mi succederà nulla, ci vediamo domani!-Finse un sorriso mentre sbatteva la porta alle sue spalle,e velocemente percorreva le scale. Fece la strada che la conduceva a casa di corsa, e si ritrovò in 5 minuti sulla soglia. Con un sospiro esclamò-Sono a casa!-andandosi subito a chiudere nella sua camera, lontana da tutto.

 

 

 

Fine primo capitolo!!

  
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