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Autore: Mikuil    07/05/2007    3 recensioni
Lydia vive con spensieratezza con le due sorelle, fino a quando il passato non le si presenta davanti nei panni di un talentuoso giocatore di basket, il suo primo amore.
HIATUS. // non credo che la finirò mai.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivammo circa due ore dopo al locale dove c’era una fila di macchine che non finiva più

Arrivammo circa due ore dopo al locale dove c’era una fila di macchine che non finiva più.

Shannon aveva invitato Cody e Frances al concerto. Andammo in due macchine diverse, la mia Smart ForTwo davanti e il maggiolino New Beetle rosso di Cody dietro.

- Shannon, come facciamo? Abbiamo due auto e qui non c’è  posto neanche per la Smart!-

- Facciamo cambio di posto, ti porto io nel nostro parcheggio riservato-

Scendemmo dalla macchina e ci scambiammo di sedile; prima di sedermi vidi Shannon fare a Cody cenno di seguirla con l’auto.

- Allora, mia cara Lyddie? Che ne pensi di Cody? Ti piace ancora? O ti fa completamente rivoltare lo stomaco?-

- Simpatica come sempre, vero Shannon? Comunque no… e poi sono fidanzata con Mark, il cantante della band più esplosiva dell’università, no?-

- Dell’eternità, non dell’università! Tu sei strana, sorella mia- così dicendo, girò l’isolato due volte e ci ritrovammo nel retro del locale dove c’erano il camion con gli strumenti e la macchina della band.

- Eccoci qua!- si sistemò in uno dei posti riservati allo staff e spense l’auto. –Sei pronta a scatenarti, zuccherino?-

- Puoi dirlo forte! Let’s go, baby!-

Scendemmo e vedemmo uno splendore di ragazza venirci incontro con tre ragazzi da urlo. Era M.J. con Mark, Andrew e Mike.

M.J. era vestita con la mise più sexy e provocante che avessi mai visto: mini nera, maglietta col teschio sopra l’ombellico con scollatura da brivido, percing all’orecchio, All Stars nere e calze a rete. Andrew aveva una cresta davvero stupenda e penso che anche Shannon debba averla notata perché divenne d’improvviso sconvenientemente rossa, il che stonava parecchio con i suoi capelli blu. Mike vestiva sempre la stessa maglietta da concerto, nera con qualche scritta.

E poi c’era lui, il più bello di tutti: Mark. Aveva una t-shirt nera con scritto sopra “LoVe Is My ReLiGiOn” in bianco, jeans a vita estremamente bassa e un sorriso a trentadue denti stampato sul viso. Lo vidi corrermi incontro.

- Ciao, amore!– mi prese fra le sue braccia –Come sta il mio angelo sceso dal cielo solo per rallegrare le mie giornate piene di oscurità?-

- Alla grande! Piuttosto, come va la tua gola? Te la senti di cantare o preferisci annullare tutto?- mi preoccupavo tanto perché quello era il primo concerto dopo la faringite che aveva obbligato Mark a non cantare per circa un mese. - Bene! Posso raggiungere anche la nota più alta esistente sulla faccia della terra senza danneggiare le mie preziosissime corde vocali!-

- Ehi, piccioncini, che ne dite di non fare gli asociali e unirvi a noi?- esclamò M.J.

- Scusa, punk lady! Come stai?- risposi allegramente.

- Io bene… ma a giudicare da come se vestita, si direbbe che tu non sia mai andata ad un concerto!-

- Perché, scusa?-

- Ma ti sei vista? Dove credi di andare vestita con gonna nera e camicetta da nonna? Bisogna essere casual in questa situazioni! Vieni dentro che io e Shannon ti abbiamo portato tutto l’occorrente per far gola ad ogni singolo ragazzo che stasera assisterà al concerto!- e così dicendo mi afferrò il braccio e prese a trascinarmi dentro.

- Aspetta… abbiamo ospiti!- mi sciolsi dalla sua stretta mortale e mi girai dalla parte di Cody e Frances, che fino ad allora erano stati in disparte. –Bella gente, loro sono Cody, un vecchio compagno di scuola mio e di Shannon, e sua sorella Frances. Salutate!-

- Ciao!- risposero loro all’unisono.

- Salve…- bisbigliò Frances, a cui mancava la voce probabilmente per l’emozione di essere davanti ai N.C. - Buonasera a tutti…- aggiunse Cody, che non sembrava essere a suo agio.

- Beh, adesso possiamo entrare, no?- domandò Shannon e poi rivolgendosi a Frances –Senti, ho portato qualcosa in più da vestire, vuoi cambiarti anche tu?-

- Certo!- rispose con entusiasmo la ragazza, avvicinandosi alla mia gemella e iniziando con lei una fitta conversazione riguardo a cosa si sarebbe messa.

Si formarono dei gruppetti e, visto che Mark stava discutendo con Andrew gli ultimi dettagli del gran finale, mi avvicinai a Cody che chiudeva la fila in solitario.

- Allora, tutto bene?- chiesi.

- Sì, almeno credo… sono un po’ preoccupato per Fran, però…-

- Non ti preoccupare, Shannon è fatta così e lo sai anche tu. È una tipa trasgressiva, sempre in cerca di divertimento, che in realtà corrisponde ad un sacco di guai, ma sa quando è meglio smetterla. Se non fosse così, non sarebbe la manager degli N.C.-

- Se lo dici tu, mi fido…-

- Che cosa comprende la scaletta della serata?-

- Beh… Musica. Cibo. Cocktail. Abbiamo scelto una barista che li sa fare tutti. E se non ti piacciono i cocktail, birra a volontà. Ti ispira?-

- Un po’ di sano divertimento, insomma.-

- Esatto…- e così dicendo entrammo nel locale.

Era un posto fantastico. Aveva forma ottagonale, con tutti i lati contornati da dei divanetti, i muri erano alternati, un lato colorato di un viola tendente al lilla e l’altro viola. In mezzo alla sala un bancone anch’esso a otto lati, tavoli, sedie, sgabelli avevano tutti la stessa forma e lo stesso colore, da cui derivava il nome del locale “Purple Octagons”.

- Allora ragazzi che volete bere prima del grande evento?- chiese la cameriera riservata al backstage.

- Un Pink Lady, per me- ordinò Mary Jane.

- Due, grazie- corresse Shannon.

- Per me un po’ di vodka…- chiese Andrew.

- Non andarci ancora pesante, Andy. Prima suoni e poi bevi, se proprio vuoi farlo.- lo riprese Shan.

- Va beh, allora un Cosmopolitan…- Alla fine di tutti gli strani ragionamenti e gli innumerevoli cambi di idee, il foglio delle ordinazioni risultava dire:



1 Pink Lady per Shannon

1 Cuba Libre per Andrew

1 Cosmopolitan per Mary Jane

2 Margarita per Mark e Mike

2 Martini per Cody e Lydia

1 Cool Collins per Frances



- Sei sicura che sia analcolico?- chiese Cody a M.J. riguardo all’ordinazione della ragazza per Frances.

- Tranquillo, Cody. Sai quante volte mi è toccato berlo alla sua età perché non potevo prendermi una bel Manhattan…- rispose M.J. –Allora, signore, vi volete cambiare?-

- Voi cominciate ad andare, io devo sistemare una cosetta riguardo alla saletta privata dopo l’esibizione con il responsabile del locale!- dichiarò Shannon.

Mary Jane ci condusse al camerino riservato ai Noisy Children. Aprì la porta, fece entrare prima me e Frances, solcò l’uscio anche lei, richiuse la porta e vi si appoggiò contro.

Il camerino era di grandezza media, naturalmente ottagonale e viola, con specchio e davanzale su tre lati. Un posto tranquillo e insonorizzato per facilitare la concentrazione agli artisti.

- Siete pronte a collezionare numeri stasera?- sorrise.

- Ho capito bene? Collezionare numeri?- chiese disorientata Fran.

- Sì, tesoro. Collezionare numeri. Numeri di telefono di ragazzi che ti sbaveranno dietro quando ti vedranno ballare a ritmo di musica. Hai capito?- ammiccò.

- Figo! Mi piace l’idea…- sentenziò lei.

- Beh, allora cominciamo.-

Dalla borsa appoggiata su uno sgabello tirò fuori diverse gonne di svariati colori, jeans di tutte le lunghezze, maglie a maniche lunghe, t-shirt di tutti i colori immaginabili, top allucinanti, canottiere scollatissime e ancora cinture, calze e orecchini. In più in una borsetta un po’ più piccola c’erano anche due o tre paia di scarpe, o meglio di tacchi a spillo.

- Perchè hai portato tutta questa roba? Ma soprattutto, come hai fatto a far stare tutto dentro una borsa così piccola?- chiesi sbalordita.

- Trucchi del mestiere, sorellina.- rispose, facendo l’occhiolino a Frances.

Alla fine, dopo abbinamenti vari, avevamo deciso come vestirci; il problema era come rimettere tutti i vestiti nella borsa.

- Lasciate fare a me, voi truccatevi. Ci sono due trousse, matite, mascara, rossetti, lucidalabbra di tutti i colori e i tipi sul tavolo.- ci indicò M.J.

- Wow! È incredibile! Ma tutte le volte che i N.C. fanno un concerto voi fate così?- chiese curiosa Frances, frugando per trovare un matita del colore della sua t-shirt.

- No, non sempre. Capita poche volte che ci dobbiamo cambiare al locale; di solito arriviamo già pronte- risposi porgendole la matita.

- Pronte per scatenarci!- con uno sforzo sovrumano Mary Jane riemerse da sotto la catasta di vestiti e mi rivolse uno sorriso complice.

Ritornando dai ragazzi, incontrammo Shannon che con passo saltellante si dirigeva verso il camerino.

- Allora la saletta?- chiese Mary J.

- “Saremo felici di ospitare i famosissimi Noisy Children e i loro accompagnatori nella nostra saletta privata insonorizzata, dotata di cameriere privato e impianto Hi-Fi.” Ditemi che sono un genio nel mio lavoro? – rispose Shannon, scimmiottando a meraviglia il direttore del Purple Octagon. –Va beh, andate a divertirvi, io arrivo fra poco…- e così dicendo se ne andò.

 

Il concerto fu fantastico. Tutte le persone nel locale cantavano a squarciagola le canzoni dei N.C., le teste andavano a tempo con il pulsare degli amplificatori e alla fine tutti urlarono la loro approvazione cantando l’ultimo singolo a cappella.

Dopo ci rifuggiamo tutti nella nostra saletta dove potemmo scatenarci in tutti i modi possibili e immaginabili. Andrew beveva che sembrava una spugna e a fine serata era completamente ubriaco. Per fortuna ad un certo punto Mike lo staccò dalla bottiglia di whisky a cui si era attaccato.

Mark, con mio dispiacere, se ne andò via presto perché il giorno seguente aveva un importante appuntamento di cui non volle parlarmi.

- Non è ancora una cosa concreta, perciò preferisco non parlarne per scaramanzia- si giustificò.

Alle quattro, il proprietario del locale ci sbatté fuori dal night club, il più gentilmente possibile.

- Lydia, posso chiederti un favore? Mi impresti la Smart?- mi spiegò Shannon appena fummo fuori dall’Octagon. - Mike è andato via con la macchina del gruppo, M.J. può portare a casa solo Mike, perché ha la macchina piena di tele e poi Andrew è fradicio perciò mi voglio assicurare che torni a casa sano e salvo e quindi lo volevo accompagnare con la tua…-

- Shannon se tu prendi la mia, e sottolineo mia, auto, come cavolo faccio io a tornare a casa? Perché se ti ricordi la Smart ForTwo ha solo due posti! – le sbraitai in faccia.

- Beh, potresti tornare con Cody. Lui è d’accordo, glielo ho chiesto prima.-

- Cosa hai fatto?! Sei incredibile… potevi chiedermi almeno se ero d’accordo con tutta questa storia prima di mettere in pratica il tuo piano, ti pare?-

- Perché avrei dovuto chiederti se eri d’accordo? Cos’è ti vergogni di tornare con Cody?- insinuò.

- Ma no cosa dici! E solo che ho paura per la mia macchina…-

- Certo! Comunque, visto che non ti disturba tornare con Cody, dammi le chiavi della macchina così porto a casa Andy.-

- Stai attenta alla fiancata quando la metti in garage, mi raccomando!- dissi, tirando fuori le chiavi dell’auto.

- Sta’ tranquilla, sono capace a parcheggiare!- rispose, strappandomele dalla mano. -Ci vediamo domani quando mi sveglio, o meglio oggi quando mi sveglio.- Così dicendo si diresse verso l’auto dove M.J. e Mike la aspettavano sorreggendo una spugna di nome Andrew.

- Che fai, vieni?-

Mi girai e lo trovai a qualche passo da me con quel sorriso di cui mi ero innamorata undici anni fa. Devo dire che non è cambiato per niente. Sì, è più grande e più responsabile, ma è rimasto atletico, simpatico, dolce e anche bello come quando eravamo a scuola.

Mi venne in mente una volta che eravamo rimasti da soli in classe alla fine delle lezioni, dopo che tutti se ne erano andati. Mi sorrise, si avvicinò, mi abbracciò da dietro, mi scostò i capelli e mi sussurrò all’orecchio: -Cosa fai sabato sera?-

- Perché?- fu la mia febbrile risposta.

- Perché…- e si allontanò per guardarmi in faccia -…ti ho preparato una sorpresa.-

- Davvero?-

- Davvero.-

- Beh, non faccio niente…-

- Allora, preparati a rimanere di stucco, quando vedrai cosa ti ho organizzato…-

Quel sabato sera mi porto al cinema e dopo mi portò a fare una passeggiata al chiaro di luna su una sporgenza da dove si vedeva tutta la città.

- Ti è piaciuta la serata?- mi chiese mentre guardavamo le luci spegnersi una dopo l’altra.

- No…-

- Cosa?-

- Sto scherzando…- risi e iniziai a correre.

Lui mi vide e iniziò a inseguirmi, ridendo a sua volta.

Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e mi baciò teneramente sulle labbra. Delicatamente mi fece scendere e quando appoggiai i piedi a terra, mi sollevai sulle punte per arrivare alle sue labbra.

Quando le serata finì, sotto casa mia ci stavamo per salutare. Era tardi, probabilmente mia madre era seduta sul divano, con l’orologio in mano e le orecchie che le fumavano, ma non mi importava; volevo stare con lui più tempo possibile.

- Ci dobbiamo salutare…- mi disse lui.

- Non voglio – risposi.

- Non fare la bambina…- mi ammonì, stranamente, lui. - … ti faccio uno squillo quando sono arrivato a casa così mi chiami…- mi sembrava strano!

- Ma i tuoi? Scusa, ma non si svegliano se squilla il telefono?- domandai io.

- I miei non ci sono… Mio padre doveva andare a Barcellona per lavoro e mia madre ha sempre voluto visitare la Spagna…. Così stanno fuori due settimane.-

- Wow…. –

- Va’, che tua madre ti aspetta…- mi baciò sulle labbra -…e mentre vai in camera tua…- altro bacetto -…ricordati di prendere il telefono.-

- Ok… Ci sentiamo più tardi…- e lo baciai per l’ultima volta quel giorno.

- Vai…-

Quella notte non dormii. Chiusi la telefonata la mattina, quando sentii i passi di mio padre in corridoio. Quello stesso pomeriggio ci rivedemmo. Non mi stancavo mai di lui.

E ora eccolo dopo undici anni che mi riaccompagnava a casa, nella sua auto, con la sorella che dormiva sul sedile posteriore e io che lo guardavo dal sedile del passeggero.

 

  
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