Arrivammo circa due
ore dopo al locale dove c’era una fila di macchine che non finiva più.
Shannon aveva invitato Cody
e Frances al concerto. Andammo in due macchine
diverse, la mia Smart ForTwo davanti e il maggiolino
New Beetle rosso di Cody
dietro.
- Shannon, come facciamo? Abbiamo due auto e qui non c’è posto neanche per la Smart!-
- Facciamo cambio di
posto, ti porto io nel nostro parcheggio riservato-
Scendemmo dalla
macchina e ci scambiammo di sedile; prima di sedermi vidi Shannon
fare a Cody cenno di seguirla con l’auto.
- Allora, mia cara Lyddie? Che ne pensi di Cody? Ti piace ancora? O ti fa completamente rivoltare lo
stomaco?-
- Simpatica come
sempre, vero Shannon? Comunque
no… e poi sono fidanzata con Mark, il cantante della
band più esplosiva dell’università, no?-
- Dell’eternità, non
dell’università! Tu sei strana, sorella mia- così dicendo, girò
l’isolato due volte e ci ritrovammo nel retro del locale dove c’erano il camion
con gli strumenti e la macchina della band.
- Eccoci qua!- si sistemò in uno dei posti riservati allo
staff e spense l’auto. –Sei pronta a scatenarti, zuccherino?-
- Puoi dirlo forte! Let’s go,
baby!-
Scendemmo e vedemmo
uno splendore di ragazza venirci incontro con tre ragazzi da urlo. Era M.J. con Mark, Andrew e Mike.
M.J. era
vestita con la mise più sexy e provocante che avessi mai visto: mini nera,
maglietta col teschio sopra l’ombellico con scollatura da brivido, percing all’orecchio, All Stars nere e calze a rete. Andrew
aveva una cresta davvero stupenda e penso che anche Shannon
debba averla notata perché divenne d’improvviso
sconvenientemente rossa, il che stonava parecchio con i suoi capelli
blu. Mike vestiva sempre la stessa maglietta da
concerto, nera con qualche scritta.
E poi c’era lui, il più bello di tutti: Mark. Aveva una t-shirt nera con scritto sopra “LoVe Is My ReLiGiOn”
in bianco, jeans a vita estremamente bassa e un
sorriso a trentadue denti stampato sul viso. Lo vidi corrermi incontro.
- Ciao, amore!– mi
prese fra le sue braccia –Come sta il mio angelo sceso
dal cielo solo per rallegrare le mie giornate piene di oscurità?-
- Alla grande!
Piuttosto, come va la tua gola? Te la senti di cantare o preferisci annullare
tutto?- mi preoccupavo tanto perché quello era il
primo concerto dopo la faringite che aveva obbligato Mark
a non cantare per circa un mese. - Bene! Posso raggiungere anche la nota più
alta esistente sulla faccia della terra senza danneggiare le mie preziosissime
corde vocali!-
- Ehi, piccioncini, che ne dite di non fare gli asociali e unirvi a
noi?- esclamò M.J.
- Scusa, punk lady!
Come stai?- risposi allegramente.
- Io bene… ma a
giudicare da come se vestita, si direbbe che tu non sia mai
andata ad un concerto!-
- Perché,
scusa?-
- Ma
ti sei vista? Dove credi di andare vestita con gonna nera e camicetta da nonna?
Bisogna essere casual in questa situazioni! Vieni
dentro che io e Shannon ti abbiamo
portato tutto l’occorrente per far gola ad ogni singolo ragazzo che stasera
assisterà al concerto!- e così dicendo mi afferrò il braccio e prese a trascinarmi
dentro.
- Aspetta… abbiamo
ospiti!- mi sciolsi dalla sua stretta mortale e mi girai dalla parte di Cody e Frances, che fino ad allora erano stati in disparte. –Bella gente, loro sono Cody, un vecchio compagno di
scuola mio e di Shannon, e sua sorella Frances. Salutate!-
- Ciao!- risposero
loro all’unisono.
- Salve…- bisbigliò Frances, a cui mancava la voce probabilmente per l’emozione
di essere davanti ai N.C. - Buonasera a tutti…- aggiunse Cody,
che non sembrava essere a suo agio.
- Beh, adesso
possiamo entrare, no?- domandò Shannon e poi
rivolgendosi a Frances –Senti, ho portato qualcosa in
più da vestire, vuoi cambiarti anche tu?-
- Certo!- rispose
con entusiasmo la ragazza, avvicinandosi alla mia gemella e iniziando con lei
una fitta conversazione riguardo a cosa si sarebbe messa.
Si formarono dei
gruppetti e, visto che Mark stava discutendo con Andrew gli ultimi dettagli del gran finale, mi avvicinai a Cody che chiudeva la
fila in solitario.
- Allora, tutto
bene?- chiesi.
- Sì, almeno credo…
sono un po’ preoccupato per Fran, però…-
- Non ti
preoccupare, Shannon è fatta così e lo sai anche tu.
È una tipa trasgressiva, sempre in cerca di divertimento, che in realtà
corrisponde ad un sacco di guai, ma sa quando è meglio smetterla. Se non fosse
così, non sarebbe la manager degli N.C.-
- Se
lo dici tu, mi fido…-
- Che cosa comprende
la scaletta della serata?-
- Beh… Musica. Cibo.
Cocktail. Abbiamo scelto una barista che li sa fare tutti. E
se non ti piacciono i cocktail, birra a volontà. Ti ispira?-
- Un po’ di sano
divertimento, insomma.-
- Esatto…- e così
dicendo entrammo nel locale.
Era un posto
fantastico. Aveva forma ottagonale, con tutti i lati contornati da dei
divanetti, i muri erano alternati, un lato colorato di un viola tendente al
lilla e l’altro viola. In mezzo alla sala un bancone
anch’esso a otto lati, tavoli, sedie, sgabelli avevano
tutti la stessa forma e lo stesso colore, da cui derivava il nome del locale “Purple Octagons”.
- Allora ragazzi che
volete bere prima del grande evento?- chiese la cameriera riservata al
backstage.
- Un Pink Lady, per me- ordinò Mary Jane.
- Due, grazie- corresse Shannon.
- Per me un po’ di
vodka…- chiese Andrew.
- Non andarci ancora
pesante, Andy. Prima suoni e poi bevi,
se proprio vuoi farlo.- lo riprese Shan.
- Va beh, allora un Cosmopolitan…- Alla fine di tutti gli strani ragionamenti e
gli innumerevoli cambi di idee, il foglio delle
ordinazioni risultava dire:
1 Pink Lady per
1
1 Cosmopolitan per Mary Jane
2 Margarita per Mark e Mike
2 Martini per Cody
e Lydia
1 Cool Collins per Frances
- Sei sicura che sia
analcolico?- chiese Cody a M.J.
riguardo all’ordinazione della ragazza per Frances.
- Tranquillo, Cody. Sai quante volte mi è
toccato berlo alla sua età perché non potevo prendermi una bel Manhattan…- rispose M.J. –Allora,
signore, vi volete cambiare?-
- Voi cominciate ad andare, io devo sistemare una cosetta riguardo
alla saletta privata dopo l’esibizione con il responsabile del locale!-
dichiarò Shannon.
Mary Jane ci condusse al camerino riservato ai Noisy Children. Aprì la porta,
fece entrare prima me e Frances, solcò l’uscio anche
lei, richiuse la porta e vi si appoggiò contro.
Il camerino era di
grandezza media, naturalmente ottagonale e viola, con specchio e davanzale su
tre lati. Un posto tranquillo e insonorizzato per facilitare la concentrazione
agli artisti.
- Siete pronte a
collezionare numeri stasera?- sorrise.
- Ho capito bene?
Collezionare numeri?- chiese disorientata Fran.
- Sì, tesoro.
Collezionare numeri. Numeri di telefono di ragazzi che ti
sbaveranno dietro quando ti vedranno ballare a ritmo di musica. Hai
capito?- ammiccò.
- Figo! Mi piace l’idea…- sentenziò
lei.
- Beh, allora
cominciamo.-
Dalla borsa
appoggiata su uno sgabello tirò fuori diverse gonne di svariati colori, jeans
di tutte le lunghezze, maglie a maniche lunghe, t-shirt di tutti i colori
immaginabili, top allucinanti, canottiere scollatissime
e ancora cinture, calze e orecchini. In più in una borsetta un po’ più piccola
c’erano anche due o tre paia di scarpe, o meglio di tacchi a spillo.
- Perchè hai portato tutta questa roba? Ma soprattutto, come hai fatto a far stare tutto dentro una borsa così piccola?-
chiesi sbalordita.
- Trucchi del mestiere,
sorellina.- rispose, facendo l’occhiolino a Frances.
Alla fine, dopo
abbinamenti vari, avevamo deciso come vestirci; il problema era come rimettere
tutti i vestiti nella borsa.
- Lasciate
fare a me, voi truccatevi. Ci sono due trousse, matite, mascara,
rossetti, lucidalabbra di tutti i colori e i tipi sul tavolo.- ci indicò M.J.
- Wow! È
incredibile! Ma tutte le volte che i N.C. fanno un concerto voi fate così?-
chiese curiosa Frances, frugando per trovare un matita del colore della sua t-shirt.
- No, non sempre. Capita poche volte che ci dobbiamo cambiare al locale; di
solito arriviamo già pronte- risposi porgendole la matita.
- Pronte per
scatenarci!- con uno sforzo sovrumano Mary Jane
riemerse da sotto la catasta di vestiti e mi rivolse uno
sorriso complice.
Ritornando dai
ragazzi, incontrammo Shannon che con passo
saltellante si dirigeva verso il camerino.
- Allora la
saletta?- chiese Mary J.
- “Saremo felici di
ospitare i famosissimi Noisy Children
e i loro accompagnatori nella nostra saletta privata insonorizzata, dotata di
cameriere privato e impianto Hi-Fi.” Ditemi che sono
un genio nel mio lavoro? – rispose Shannon,
scimmiottando a meraviglia il direttore del Purple Octagon. –Va beh, andate a divertirvi, io arrivo fra poco…-
e così dicendo se ne andò.
Il concerto fu
fantastico. Tutte le persone nel locale cantavano a squarciagola le canzoni dei
N.C., le teste andavano a
tempo con il pulsare degli amplificatori e alla fine tutti urlarono la loro
approvazione cantando l’ultimo singolo a cappella.
Dopo ci rifuggiamo
tutti nella nostra saletta dove potemmo scatenarci in tutti i modi possibili e
immaginabili. Andrew beveva
che sembrava una spugna e a fine serata era
completamente ubriaco. Per fortuna ad un certo punto Mike
lo staccò dalla bottiglia di whisky a cui si era attaccato.
Mark, con mio dispiacere, se ne
andò via presto perché il giorno seguente aveva un importante
appuntamento di cui non volle parlarmi.
- Non è ancora una
cosa concreta, perciò preferisco non parlarne per scaramanzia- si giustificò.
Alle quattro, il
proprietario del locale ci sbatté fuori dal night
club, il più gentilmente possibile.
- Lydia, posso
chiederti un favore? Mi impresti la Smart?- mi spiegò Shannon appena fummo fuori dall’Octagon.
- Mike è andato via con la macchina del gruppo, M.J. può portare a casa solo Mike,
perché ha la macchina piena di tele e poi Andrew è
fradicio perciò mi voglio assicurare che torni a casa sano
e salvo e quindi lo volevo accompagnare con la tua…-
- Shannon se tu prendi la mia, e sottolineo
mia, auto, come cavolo faccio io a tornare a casa? Perché
se ti ricordi la Smart ForTwo ha solo due posti! – le
sbraitai in faccia.
- Beh, potresti
tornare con Cody. Lui è d’accordo, glielo ho chiesto
prima.-
- Cosa
hai fatto?! Sei incredibile… potevi chiedermi almeno se ero d’accordo con tutta questa storia prima di mettere in
pratica il tuo piano, ti pare?-
- Perché
avrei dovuto chiederti se eri d’accordo? Cos’è ti vergogni
di tornare con Cody?- insinuò.
- Ma
no cosa dici! E solo che ho paura per la mia macchina…-
- Certo! Comunque, visto che non ti disturba tornare con Cody, dammi le chiavi della macchina così porto a casa Andy.-
- Stai attenta alla
fiancata quando la metti in garage, mi raccomando!- dissi, tirando fuori le
chiavi dell’auto.
- Sta’
tranquilla, sono capace a parcheggiare!- rispose, strappandomele dalla
mano. -Ci vediamo domani quando mi sveglio, o meglio oggi quando mi sveglio.-
Così dicendo si diresse verso l’auto dove M.J. e Mike la aspettavano
sorreggendo una spugna di nome Andrew.
- Che
fai, vieni?-
Mi girai e lo trovai a qualche passo da me con quel sorriso di cui mi ero
innamorata undici anni fa. Devo dire che non è cambiato per niente. Sì, è più
grande e più responsabile, ma è rimasto atletico, simpatico, dolce e anche
bello come quando eravamo a scuola.
Mi venne in mente
una volta che eravamo rimasti da soli in classe alla fine delle lezioni, dopo
che tutti se ne erano andati. Mi sorrise, si avvicinò, mi abbracciò da dietro,
mi scostò i capelli e mi sussurrò all’orecchio: -Cosa fai sabato sera?-
- Perché?-
fu la mia febbrile risposta.
-
Perché…- e si allontanò per guardarmi in faccia -…ti ho preparato una sorpresa.-
- Davvero?-
- Davvero.-
- Beh, non faccio
niente…-
-
Allora, preparati a rimanere di stucco, quando vedrai cosa ti ho organizzato…-
Quel sabato sera mi
porto al cinema e dopo mi portò a fare una passeggiata
al chiaro di luna su una sporgenza da dove si vedeva tutta la città.
- Ti è piaciuta la
serata?- mi chiese mentre guardavamo le luci spegnersi una dopo l’altra.
- No…-
- Cosa?-
- Sto scherzando…-
risi e iniziai a correre.
Lui mi vide e iniziò
a inseguirmi, ridendo a sua volta.
Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e mi baciò
teneramente sulle labbra. Delicatamente mi fece scendere e quando appoggiai i
piedi a terra, mi sollevai sulle punte per arrivare alle sue labbra.
Quando le serata finì, sotto casa mia ci stavamo per salutare. Era
tardi, probabilmente mia madre era seduta sul divano, con l’orologio in mano e
le orecchie che le fumavano, ma non mi importava;
volevo stare con lui più tempo possibile.
- Ci dobbiamo
salutare…- mi disse lui.
- Non voglio – risposi.
- Non fare la
bambina…- mi ammonì, stranamente, lui. - … ti faccio uno squillo quando sono
arrivato a casa così mi chiami…- mi sembrava strano!
- Ma
i tuoi? Scusa, ma non si svegliano se squilla il telefono?- domandai
io.
- I miei non ci
sono… Mio padre doveva andare a Barcellona per lavoro
e mia madre ha sempre voluto visitare la Spagna…. Così stanno fuori due
settimane.-
- Wow…. –
- Va’, che tua madre
ti aspetta…- mi baciò sulle labbra -…e mentre vai in camera tua…- altro bacetto -…ricordati di prendere il telefono.-
- Ok… Ci sentiamo più tardi…- e lo baciai per l’ultima volta
quel giorno.
- Vai…-
Quella notte non
dormii. Chiusi la telefonata la mattina, quando sentii i passi di mio padre in
corridoio. Quello stesso pomeriggio ci rivedemmo. Non mi stancavo mai di lui.
E ora eccolo dopo undici anni che mi
riaccompagnava a casa, nella sua auto, con la sorella che dormiva sul sedile
posteriore e io che lo guardavo dal sedile del passeggero.