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Autore: GreenCat    23/10/2012    1 recensioni
In quegli occhi riflessi allo specchio, Gabriel, ogni mattina vedeva solo il vuoto. Piccole sfumature di una vita che con lui era stata sempre un po' troppo crudele. Un riccio ribelle copriva in parte l'occhio sinistro; troppo pigro per alzare la mano e spostarlo dietro. Voleva progettare un grattacielo, imparare il lappone e suonare una chitarra acustica.
Sogni di un bambino contenuti in un ragazzo dal sorriso beffardo. Lo dipingeva ogni mattino, il sorriso. Lo decideva all'occorrenza. Ma, improvvisamente, prima dell'inizio dell'estate, il sorriso lo sentì esplodere sul viso.
Il quattro giugno, lui nacque per la seconda volta.
Il quattro giugno Gabriel incontrò il suo sole. Incontrò lui.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Gabriel aveva due nomi. Il primo lo nascondeva. 'Nonno, mi compili il modulo per la gita? É sul tavolo vicino i tuoi occhiali.' 'Ah ecco dov'erano!' - Gabriel rideva - 'Nonno...Puoi mettere solo Gabriel per favore?' 'Ma se hai due nomi, perché usarne solo uno?' 'É da vecchi e poco usato! E poi tu non ti fai chiamare Rinaldo Stefano Giovanni!". Il nonno non replicò, presa la penna e con la mano tremante firmò il permesso. A Gabriel piaceva il suo nome, tutto, soprattutto quando la nonna, con quel suo strano accento spagnolo, lo riprendeva. Adorava anche quando la mamma, dal Canada, lo chiamava la sera tardi e prima di riagganciare, lo chiamava solo con il suo primo nome. Erano settimane che non la sentiva più. Sapeva di aver avuto una sorellina, ma di questa, non aveva visto nient'altro che qualche foto inviata per posta prioritaria. Ma il piccolo Gabriel, aveva un segreto con i nonni, persino con se stesso. Lui quel primo nome non lo voleva sentire permun motivo ben preciso: li ricordava il padre. Un padre poco presente, totalmente assente dalla vita di quel bambino con le mano sporche di tempera verde. Ma Gabriel non lo ammetteva, nascondeva quel nome e con lui anche tutta la sua storia. Non dava peso più a nulla, neanche alle parole con il quale lo aveva lasciato. Lui nascose tutta la sua tristezza sotto le pennellate veloci di disegni fatti insieme al nonno. Si, la sua passione era il disegno. L'arte che a sette anni si conosce solo dai disegni veloci. No, lui non era come quei bambini che si accontentano di disegnare un fiore sotto un cielo, lui, a poco più di sette anni sognava di essere Giotto, Michelangelo e il suo preferito Antonio Canova. Amava quelle linee pulite, il perfetto bianco e la staticità delle opere scolpite dal Veneziano. Più disegnava e più sul suo volto potevi intravedere un sorriso. 'Nonno, ti va di disegnare?' - 'Nonno, non credi che quel pino assomigli troppo ad un lupo? - 'Nonno, nonno, nonno!' Viveva in quel suo mondo perfetto che si era creato. Lo circondavano mura di cartone, il sorriso del nonno e quell'odore di thè caldo al limone che accompagnava le sue mattine invernali. La pittura insieme al nonno, le lezioni di spagnolo e di cucina con la nonna. I giochi di fantasia fatti in sella ad una bici, solo. Si era creato il suo perfetto equilibrio, ma questo fu messo in pericolo quando conobbe Andrea. Due anni più grande e occhi da farli invidia. 'Nonna, i suoi occhi sono grandi e verdi e ...' - 'Signorino, respira! Com'é andato il concorso?' - 'Bene bene, sono arrivato terzo...Oh nò, io ti stavo parlando d'altro! - Hai capito di chi é figlio? Sai il barbiere, quello prima della piazza della chiesa?' La nonna quasi più non lo seguiva. Ormai Gabriel parlava a ruota libera. 'Nonna! Mi ascolti!' Da quel giorno, quei due ragazzini, divennero migliori amici.
  
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