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Autore: stargirl_w    23/10/2012    1 recensioni
Un ragazzo.
Una ragazza.
Una finastra da cui vedersi.
Un nuovo inizio per entrambi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una scintilla nel ghiaccio
     


    Capitolo 4



    Quella domenica mattina mi svegliai presto e armata di buone intenzioni mi misi a fare i compiti. Infondo la domenica mattina era sempre dedicata ai compiti e per mia fortuna quella ne avevo pochi. Dopo aver finito di leggere svogliatamente quel casino che mi piaceva chiamare appunti di filosofia mi misi i vestiti e uscii di casa.
    Senza fare colazione.
    Me ne accorsi solo quando un’ora dopo essere uscita, la mia pancia iniziò a brontolare. Dopo essermi ricordata di aver saltato la colazione mi tuffai in un bar dove presi un cappuccino con il cacao sopra e un muffin al cioccolato. Mentre guardavo distrattamente le persone nel locale immaginandomi che cosa facessero nella loro vita, fui interrotta dalla suoneria di un cellulare, più precisamente il mio telefono. Udendo la canzone “Hey There Delilah” feci un balzo sulla sedia e dopo un secondo di troppo risposi al telefono.

    “Di quanto arrivi in ritardo?” era Fede, il mio migliore amico. Gli dovevo tutto nella mia vita. Ci eravamo conosciuti all’asilo e per un colpo di fulmine non ci siamo più separati. Eravamo totalmente in sintonia tanto che chi non ci conosceva pensava che stessimo insieme, ma noi avevamo un legame più forte di una semplice cotta passeggera. Se qualcuno mi avesse chiesto come mi sarei immaginata dopo vent’anni, gli avrei risposto a prendermi in giro con Fede.
    “Io non sono mai in ritardo, sono i vostri orologi a essere in anticipo!” risposi piccata. Sapeva che non sarei mai arrivata in orario. Probabilmente quello era il mio difetto più grande oltre al riuscire incredibilmente bene a mettere confusione nella mia testa e soprattutto nella mia vita.
    “Senti cerca di arrivare prima che puoi, c’è uno nuovo su cui vorrei un parere. A dopo cara” disse chiudendo la conversazione.
    Così cercai di finire più in fretta possibile la mia colazione che poteva essere definita pranzo se avessi aspettato un’altra ora - era mezzogiorno – e mi fiondai in mezzo alla strada alla rincorsa del tram che dovevo prendere, il quale si trovava troppo vicino alla fermata. Con un veloce scatto riuscii per un pelo a salire sul tram e, una volta seduta, ricominciai a respirare come tutti i comuni mortali che non hanno corso.
    Siccome mi trovavo davvero vicina, per le dodici e un quarto arrivai in palestra.
    “Ciao Buddy” salutai così il simpatico uomo dall’aria cicciottella che si trovava all’entrata.
    Era una palestra per pugili. In particolare per uomini. Avevo iniziato a fare boxe tre anni prima, alla giovane età di tredici anni, ovvero in terza media. Un anno dopo la mia iscrizione era entrato in palestra anche Fede. Era stato difficile per me all’inizio, ero l’unica ragazza e per di più anche piccola e senza il supporto dei miei genitori. Loro, quando avevano saputo della mia decisione, si erano preoccupati per il mio naso e che potessi intimidire le persone una volta saputo che facevo boxe. Appena arrivata in palestra, nessuno mi aveva preso sul serio, mi svevano reputato troppo debole per uno sport così violento. Pensavano avrei mollato alla seconda lezione. Quello che non sapevano però era che il mio orgoglio vinceva troppo spesso su di me, quindi non mi arresi, arrivai molti giorni a scuola con un occhio nero o i muscoli di tutto il corpo a pezzi, ma dopo sei mesi riuscii a farmi accettare. Solo dopo diciotto mesi riuscii a ottenere rispetto, grazie alla mia capacità di inquadrare i pugili con grandissima velocità. Siccome la palestra organizzava dei match con pugili chi più chi meno esperti, spesso mi chiedevano consigli che risultavano il 99% delle volte giusti.  I match erano fatti di domenica sera, ma i pugili passavano tutta la giornata in palestra. Io non ne perdevo mai uno e frequentemente la domenica pomeriggio ero in palestra per dare supporto, ormai erano diventati la mia famiglia.
    Quella domenica sera avrebbe combattuto Fede contro qualcuno mai sentito prima ed era notevolmente nervoso – era la sua prima volta- perciò io, da brava amica quale ero, gli avevo promesso che sarei arrivata da lui prima di pranzo. E così feci. Appena lo vidi corsi ad abbracciarlo, era visibilmente teso come mai prima d’ora e i suoi amici non sapevano più cosa fare.
    Dopo un lungo abbraccio mi fece gli occhioni dolci e mi disse: “Lui si sta allenando nella sala 3, puoi vederlo e darmi un tuo parere?”
    Feci un si con il capo e mi diressi verso la sala 3, la porta era aperta e lui era di spalle. Stava facendo boxe a vuoto, era davvero bravo e veloce. Era alto, con braccia molto muscolose, anzi in realtà era tutto muscoloso, ma non in modo fastidioso, ti dava l’impressione di un ragazzo che con un abbraccio riuscisse a proteggerti,  insomma tutto il suo fisico era perfetto. Ed era anche biondo e, come tutti sapevano, io avevo un grande passione per i biondi; peccato che non riuscissi a vedergli la faccia. Scossi la testa quando mi accorsi di essermi incantata a guardare la sua agilità nel muoversi e nel portare i colpi.
    Tornai dal mio amico facendo una faccia più incoraggiante possibile; il suo avversario era bravo, ma non teneva la guardia alta ed era veloce ma non quanto Fede. Ero abbastanza convita che il mio amico avrebbe vinto. Dopo avergli detto ciò che pensavo, gli sorrisi e lo obbligai a uscire dalla palestra. Verso le 4 di pomeriggio ci trovavamo in un parco ed io avevo una faccia molto soddisfatta: Fede era tranquillo e avevo un enorme gelato al caffè in mano. Assistemmo da lontano allo spettacolo di un pagliaccio, poi tornammo in palestra dove il mio allenatore mi fermò a parlare. Lanciai uno sguardo preoccupato al mio amico che con un cenno della testa mi fece capire di stare tranquilla e che ci saremmo visti prima che salisse sul ring.
    L’incontro era alle 9 e in quel momento erano le 7 quindi decisi di tornare a casa. Avevo comprato un libro di Charles Dickens in inglese – senza sapere esattamente di cosa parlasse- e volevo assolutamente leggerlo ma dopo qualche pagina mi addormentai. Fortunatamente avevo messo la sveglia per le 8:15 quindi appena svegliata, balzai fuori dal letto e, infilata la giacca nera di pelle che mi conferiva un’aria da dura, specie quando indossavo anche i miei leggings strappati e una canottiera più lunga del normale dei Nirvana e gli stivali neri anch’essi con le borchie, presi la borsa e il casco e scesi nel garage. Lì infilai le chiavi nella moto da cross che i miei genitori mi avevano regalato per il mio sedicesimo compleanno e andai in palestra. Alle 8:45 finalmente riuscii a trovare Fede, che sembrava scomparso dalla palestra e, dopo avergli assicurato che sarei stata in prima fila e sarei andata a trovarlo a ogni ripresa, presi posto.
    Il match cominciò in ritardo, la sala era piena; Fede salì per primo e come ogni volta precedente in cui era salito su quel ring per fare scontri scherzosi con qualcuno della palestra, fece un giro del ring con le braccia alzate e, arrivato nel suo angolo, mi lanciò un bacio. Il suo avversario salì con le spalle rivolte verso di me, poi si girò.
    Lì vidi i suoi occhi e il mio cuore si fermò.
    Erano i suoi occhi di ghiaccio.
 
 

 
 
Salve a tutti; scusate il disastroso ritardo ma questo capitolo lo avevo scritto solo sul mio cellulare, il quale si è rotto e dopo aver aspettato di riaverlo, il centro assistenza mi aveva cancellato tutto quello che c’era dentro. Così ho dovuto riscrivere il capitolo – è venuto davvero diverso da quello che c’era sul mio cellulare- e ora l’ho pubblicato. Ho finalmente dato una vera direzione alla storia, spero vi piaccia.
Un saluto,
Stargirl

  
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