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Autore: Yuna_Orange    23/10/2012    4 recensioni
(Dal capitolo 13)
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - Always
 
 
 
 
 
TOP, appena sveglio, si voltò verso il futon di Nives: voleva bearsi di quell’espressione placida che aveva solo dormendo, che gli trasmetteva così tanta dolcezza da destabilizzare i suoi neuroni già ubriachi. Ma non la trovò.
Pensò che la coinquilina dovesse essersi già svegliata, quindi, raccogliendo tutte le forze che aveva in corpo, si decise ad abbandonare il tepore delle coperte.
La trovò intenta a preparare la colazione, di spalle, rivolta verso i fornelli: nell’aria si spandeva un dolce profumo di biscotti e caffè. Suo fratello non c’era, probabilmente era ancora sotto le coperte.
La TV era accesa, come tutti i giorni: di solito era sintonizzata su canali che davano TG o, comunque, dove potevano tenersi informati su ciò che accadeva nel mondo.
Invece, quella mattina, il televisore era stato sintonizzato su un canale musicale.
Lui augurò il buon giorno alla ragazza, la quale ricambiò il saluto, poi si andò a sedere e cominciò a seguire il programma.
Sentì, proprio in quel momento, la voce della presentatrice annunciare: “…e ora, ascolterete il nuovo singolo di una delle band più famose di tutta l’Asia: ecco a voi i Big Bang!!”
BIG BANG? Cosa, dove, quando…PERCHÈ?
Sentì le note di ‘Fantastic Baby’ riempire lo spazio circostante, mentre il ciuffo rosso di GD occupava lo schermo della TV.
- Uuuh! Ao-san! Ma i Big Bang non sono quel gruppo che ha cantato anche quella canzone? Aspetta, come si chiama…AH! Ecco! ‘Always’! – Chiese la coinquilina, girandosi di scatto – A te piacciono tanto, eh, Ao? – continuò, con un sorrisetto dolce come il miele.
- S-sì, sono loro…-
La reazione di Nives lo mise in allarme Dio, fa che non si interessi a noi, non ora!
Afferrò il telecomando e cambiò canale, prima che arrivasse la sua parte.
- Ma io volevo ascoltarla! –
- E a te non piaceva la musica americana? –
- Aish! Non posso ascoltare ciò che voglio? –
 
 
 
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Certo che quel cretino non capiva veramente una minchia.
Possibile che non capisse che voleva semplicemente avvicinarsi un po’ all’ ‘Ao-Planet’, del quale non conosceva che poche lande?
Più chiedeva informazioni su quel gruppo che sembrava piacergli tanto, più quest’ultimo diventava evasivo e cercava di cambiare argomento. Come se le interessasse qualcosa di quel gruppo di spocchiosi che piaceva tanto anche a Hanabi.
“Nives, ma il tuo letto è grandissimo!” Esclamò suo fratello, appena mise piede nel salotto E anche la sagacia di quest’altro cretino è  assodata.
“Ma và? È un letto matrimoniale, deficiente! E buongiorno, di mattina si saluta!”
Andrea si guardò intorno e scorse Seung-hyun. Si salutarono facendosi cenno con la mano, poi anche suo fratello s’andò a mettere sul divano. Poi li sentì parlottare in inglese.
Ma che carini che sono tutti e due!
Portò ad uno una tazza di acqua sporca e all’altro una tazza di latte, poi mise un piatto pieno di biscotti sul tavolino dirimpetto al divano, proprio sotto i musi dormienti dei due esemplari di bradipo.
Ao-san li guardò dubbioso, invece ad Andrea s’illuminò il viso.
“Hai fatto i biscotti? Ma io ti voglio benissimo!” Disse, abbracciandola.
Quando lei viveva ancora in Italia, con i suoi, ogni domenica preparava quei biscotti che piacevano tanto al suo fratellino. Non erano nulla di speciale: dei semplici biscotti con le gocce di cioccolato, semplici e veloci da fare. Eppure, quei semplici biscottini, erano capaci di rievocare ricordi dolci, legati alla sua famiglia.
Andrea ne afferrò uno e lo divorò “Quanto mi sono mancati i tuoi biscotti! La mamma non li sa fare così!”
Vide poi Ao-san guardare stranito suo fratello.
- Ao, mangiane uno: non sono avvelenati –
Quello sobbalzò e la guardò intontito.
- N-no…grazie! Sono pieno. – Disse, declinando l’offerta.
- Ma che sei pieno! Come hai fatto a riempirti con una tazza di caffè? Mangiane uno! –
Quello abbassò lo sguardo mormorando un – No, grazie, sono a posto – appena percettibile.
- E invece ora ne mangerai, altrimenti mi offendi! Li ho fatti io e voglio sapere se ti piacciono – disse, prendendo un biscotto tra due dita – quindi: mangia! –
Quello scrutò prima il suo volto, poi il biscotto. Lo guardò malissimo, come se fosse un suo acerrimo nemico. Poi sospirò e prese il frollino dalle sue mani: se lo infilò tutto in bocca e lo masticò con foga, prima di inghiottirlo.
Rimuginò per due secondi, prima di esclamare: - Seriamente li hai fatti tu? –
- Certo che sì! –
- Ma…ma sono buonissimi! Mica come quelle specie di meteoriti che sforna Dae! Questi sono squisiti! Ti prego, insegna a Dae a farli! –
Nives acconsentì alla richiesta dell’amico, ma in cuor suo continuava a ripetersi Ma chi cazzo è Dae??
 
 
 
Ed eccoli lì: tre cretini in giro per Tokyo.
Suo fratello avrebbe voluto darsi alla vita notturna, avrebbe voluto girovagare per discoteche e locali, ma, gli spiegò la sua sorellina, i ragazzi della sua età il massimo che potevano fare era andare al karaoke. Quindi, le visite notturne per la città erano state bollate come ‘impossibili’.
E quello era il motivo principale per cui adesso si ritrovava ad Ikebukuro con un fratello rumoroso e un Ao sottocopertura.
C’avrebbero perso una giornata in quel quartiere, se lo sentiva: fra negozi che avrebbero fatto sbavare qualsiasi otaku occidentale e stronzate varie sarebbe volata l’intera giornata.
Suo fratello si volatilizzò immediatamente alla ricerca di manga, armato di frasario e dizionario di giapponese.
Ecco, e la pecorella era stata portata al pascolo.
- Nives…ma noi ora che facciamo? –
- Boh. Facciamo un giro. –
E penetrarono anche loro nel paese dei balocchi degli otaku.
 
 
 
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Fu così che si ritrovò solo con Nives fra pupazzi e actionfigure dei più improbabili personaggi di anime e manga.
- Visto che siamo qui: mi aiuti a cercare un peluche Doraemon? – Chiese alla ragazza, che, aggrottando le sopracciglia, gli donò un’espressione ricca di stupore.
- Ti piace Doraemon? –
- Ma che cazz…? NO! È per Dae! Gli devo fare un regalo decente, almeno quest’anno. – Disse, guardandosi intorno alla ricerca del tanto agognato pupazzo di Doraemon.
- Certo, certo…è per Dae, come no! – gli rispose quella, sarcastica – facciamo così: io cerco di là, tu cerca qui, ok? – E così dicendo, s’allontanò.
Dieci minuti dopo la vide ritornare trionfante, con un Doraemon gigante in braccio.
- Questo è il mio regalo per Dae! – Esclamò poi.
- In che senso il tuo regalo? –
- Ma sì, mica posso andare alla festa di compleanno di qualcuno a mani vuote! Gli porto Doraemon! –
- Sei una ladra. –
- Ma l’ho trovato prima io! –
E anche i suoi buoni propositi per un regalo decente andavano a farsi benedire. Quel pupazzone era perfetto.
Tre ore dopo videro il ragazzino italiano ritornare…anzi, videro una torre di manga vagare per il negozio, e sotto questa torre trovarono ciò che restava di un adolescente.
Sentì quel povero disgraziato lagnarsi e rompere le palle alla sorella affinché comprasse tutta quella roba: evidentemente il metodo funzionò, perché quella pagò tutto.
- Sicura di voler comprare ancora il Doraemon gigante? – Le chiese, pronto a rubarglielo.
Quella esitò prima di rispondere: - Facciamo il conto a metà. Così abbiamo fatto un regalo in due, abbiamo risparmiato e lui e contento! –
- Saggia decisione. –
 
 
 
Il giorno dopo, Nives li trascinò all’Edo Tokyo Museum, che, a giudicare dalla sua faccia, Andrea trovò pallosissimo.
Eppure era interessante: all’entrata c’era la ricostruzione del ponte Nihonbashi a grandezza naturale.
Sì, ok, neanche a TOP non poteva fregar di meno, ma a lei piaceva così tanto fare da guida turistica improvvisata che la lasciarono fare.
Poi li portò al Ghibli Museum, e lì, l’otaku che albergava nel corpicino di suo fratello si fece sentire.
Voleva salire a tutti i costi sul Catbus che era al terzo piano, nonostante potessero andarci solo i bambini fino ai 6 anni.
- Tuo fratello mi ricorda tanto un mio amico – Si lasciò sfuggire, pensando a Ri.
- Che amici idioti che hai, allora! E io che credevo che l’unico scemo fosse JiYong! –
 
 
 
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Il tempo assieme a suo fratello passava veloce.
Anche se era ormai diventato un uomo fisicamente, non poteva dirsi la stessa cosa per il suo cervello: era un bambinone troppo cresciuto, come l’Ao-san che gli stava affianco.
Andrea era sempre stato così: un uragano, un bambino curioso sempre in movimento, a volte anche difficile da controllare.
Invece Seung-hyun in quei giorni le diede l’impressione di un bambino timido, sempre appiccicato alla gonna della mamma. E le fece tenerezza vederlo così, grande e grosso com’era, sembrava quasi cercare protezione in una tappetta come lei.
Ed era questa sua tacita dolcezza che le impediva di dormire di notte: saperlo lì, nella stessa stanza, la rendeva nervosa.
Quella notte, dopo una giornata passata a girovagare fra i musei, dopo due ore passate sotto le coperte alla ricerca vana del sonno, si decise ad alzare i tacchi e andarsene da quella camera.
Appena entrata in salotto, vide suo fratello con la testa infilata nel frigo alla ricerca di dio sa quale schifezza.
“Ehy Nives, che ci fai tu sveglia a quest’ora?” Le domandò, con una busta di patatine in bocca e una coca in mano.
“Non riuscivo a dormire…” grugnì “…tu, piuttosto, non dirmi che ti sei svegliato solo per mangiare!”
Quello rise, scuotendo la testa “No, in realtà neanche io riuscivo a dormire” disse, andandosi a sedere sul divano.
Sua sorella lo raggiunse e cominciò a mangiucchiare patatine assieme a lui.
“Andrea: me lo dici perché non sei voluto andare a Parigi?” Chiese, seria.
“Ma perché volevo venire da te, è da tanto che non ci vediamo.” Le rispose, distante.
“Non dire cazzate, ti conosco, non ti saresti mai perso una gita a Parigi con gli amici!”
Quello sembrava non ascoltarla e rimase in silenzio.
“Sono tua sorella, lo sai che a me puoi dire tutto” gli disse, prendendo la sua mano fra le proprie “Allora, cosa è successo?”
“Io…io sono uno stupido” Le disse, con voce tremante, dopo un attimo di esitazione.
Questo lo so anche io!    E questo pensiero le sarebbe scappato dalle labbra, se non avesse visto una lacrima silenziosa solcare il viso di quel ragazzetto.
Mossa dalla tenerezza e anche da un po’ di dolore provato nel vederlo in quello stato, lo strinse a se, e fu allora che quello scoppiò a piangere.
“Lei…lei mi ha lasciato! Come hanno potuto!” Disse fra i singhiozzi.
“Ssssh, calmati e poi mi racconti tutto” Sussurrò, accarezzandogli la schiena.
Vedere suo fratello in quello stato le ricordò tanto se stessa appena arrivata in Giappone. E la cosa faceva male.
Quando quello si  acquietò le raccontò che da qualche mese frequentava una tizia, tale Camilla, che l’aveva lasciato per un tizio, tale Romeo, e che entrambi sarebbero andati a quella fottutissima gita, quindi lui aveva deciso di snobbare il viaggio di istruzione e di andarla a trovare, per cambiare aria.
“Quindi, praticamente, sei fuggito.” Asserì quindi sua sorella.
Dopo un attimo di silenzio, quello le rispose “Infondo non hai fatto anche tu la stessa cosa?”
Colpo basso.
“No, io sono venuta in Giappone per lavoro!”
“Sì, certo, IL LAVORO!”
“Ma sai che crescendo sei diventato stronzo?”
“Certo che lo so!” Disse, con un sorrisetto beffardo, prima di chiederle: “A proposito di stronzi, chi è quel tipo strano, il tuo ragazzo?”
MA MAGARI!   Avrebbe voluto gridarlo con tutta la sua anima, ma le uscì un “Ma in base a cosa spari certe cazzate?” che le grattò via quel senso di fastidio dovuto all’imbarazzante domanda.
“Ma dai, è sempre appiccicato a te e tu a lui, ci dormi pure assieme!”
Ti correggo: è lui che dorme, io no.  “Ma che cazzo dici, siamo solo amici.”
“Bah, sembrate fidanzati.”
“Ma chiudi quel cesso di bocca o no? NON stiamo assieme!”
“Ok, ok, non ti scaldare, ho detto solo che lo SEMBRATE!”
“E che palle che sei. Basta, vai a dormire, che è tardi e domani dobbiamo andare al santuario!”
 
 
 
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Tre giorni.
Tre fottutissimi giorni passati in parchi enormi per raggiungere santuari immersi nel verde.
E prima il santuario Sensoji, poi il Meiji, poi il castello di Edo.
TOP ne era uscito esausto.
Quelle gite erano sfiancanti, ma i bento preparati dalle manine di Nives e i suoi sorrisi sparsi nel verde delle foglioline novelle ripagavano tutta la fatica delle traversate fatte per arrivare in quei posti.
E poi arrivò il giorno della partenza.
In casa c’era un macello: tutto un parapiglia di souvenir e effetti personali di quel ragazzino sparsi per casa.
Tutto quel caos gli ricordò il momento in cui facevano le valige prima di un tour.
E fra un po’ sarebbe anche ritornato in Corea…
Arrivati all’aeroporto, TOP s’aspettava che Nives piangesse, che mostrasse il suo dispiacere per l’inesorabile ritorno di suo fratello in Italia, e invece nulla: quei due si scambiarono solo qualche frase, poi si abbracciarono.
Ma la malinconia che c’è in una semplice partenza non deve per forza essere manifesta con le lacrime, e questo Seung-hyun lo capì proprio da quell’abbraccio: puro, carico d’affetto, ma ricco di una mestizia e di una tristezza infiniti.
Suo fratello aveva gli occhi lucidi quando gli si inchinò davanti per salutarlo, prima di posare brevemente le labbra sulla fronte della sorella.
Si salutarono così, un saluto muto, carico d’affetto.
- In aereo piangerà – Affermò Nives, che fino a quel momento era stata emotivamente stabile. Ma, posando lo sguardo su lei, che era intenta a seguire i passi di quel ragazzetto che si allontanava, TOP vide il suo corpicino tremare.
- Lo so – Le disse, circondando le sue spalle con il suo braccio.
Quella sospirò: - Mi mancherà…- e la sua voce si ruppe. Non voleva piangere, si stava trattenendo.
Seung-hyun lo capì, ma non giudicò il suo comportamento come puerile: lui capiva il suo dolore, capiva come si stava sentendo, perché anche lui aveva lasciato i suoi amici in quel modo, per motivi che in quel momento, dopo tempo, giudicò stupidi, guardandoli come il capriccio di un idol che ha tutto e quindi vuole anche la tranquillità.
Le cinse la vita e le spalle, stringendola a se in un abbraccio che voleva essere di conforto per lei, che in quel momento stava soffrendo.
Quella capì le sue intenzioni e legò le sue spalle al suo corpicino, affondando la testa nel suo petto. Sentì la sua schiena sussultare per qualche secondo, poi la testa della ragazza si alzò verso la sua: - Grazie – mormorò, sorridendogli, grata.
- Ehi, non essere così triste, ci sono io qui! – Le disse, avvicinando il suo volto a quello di Nives.
- Fai impressione così però…- disse – Mi sembra di parlare ad un maniaco sessuale! –
Eccola, era tornata la Nives di sempre.
 
 
                 
 
 
 
Il 6 Aprile.
TOP si svegliò alle 8:00 del mattino, come ormai accadeva tutti i giorni.
Ma non accadeva tutti i giorni di ritrovarsi una Nives vestita normalmente e non come una casalinga in crisi.
Quel giorno i pantaloni deformi della tuta cedettero il posto ad un più guardabile jeans e le maglie troppo larghe per quella figura minuta abbandonarono il suo busto per far spazio ad una T-shirt della giusta taglia.
- Vai a metterti qualcosa di decente, che andiamo al parco di Ueno, e sbrigati, che altrimenti si fregano i posti migliori! – Gli disse, senza dargli il tempo di chiedere il perché di quel cambio di look.
- Perché andiamo all’Ueno? – Chiese, intontito dalla richiesta della coinquilina.
- C’è l’Hanami! I ciliegi in fiore! Sbrigati!! –
 
 
 
Ed eccolo lì, nuovamente conciato come un maniaco, ficcato i una metro.
- Certo che sei proprio una palla! – Gli sputò contro Nives, infuriata – Perlomeno oggi potevi risparmiarti questo cazzo di travestimento!! –
TOP non le rispose: sapeva che ogni scusa era inutile.
- Fammi contenta e levati almeno gli occhiali! – Disse.
- Quando scenderemo dalla metro – Decise di accontentarla, alla fine erano solo gli occhiali, mica doveva togliersi il cappello e mettere in bella vista i suoi capelli azzurrognoli!
Arrivarono in poco tempo al parco, dove vennero accolti dalla Primavera in tutto il suo splendore.
I ciliegi in fiore erano uno spettacolo stupendo, e un dolce profumo si spandeva nell’aere mattutino.
Ma uno spettacolo stupendo era anche l’espressione di Nives in quel momento.
Era estasiata: gli occhi sgranati, avidi di quel paesaggio tipicamente orientale e primaverile, la testa leggermente all’insù, le labbra arricciate in un sorriso e un lieve rossore sulle guance, che ricordava proprio i fiori di ciliegio.
Si andarono a sedere sotto uno di quegli alberi maestosi, sul manto d’erba che ricopriva il suolo.
E stettero lì fino alle 4 del pomeriggio, parlando del più e del meno, godendosi quell’atmosfera onirica, passeggiando nel parco.
- Sai che quando ero piccola pensavo che l’erba fosse la pelliccia della terra? –
- Non ci credo, non potevi essere così fantasiosa! – Disse, ridendo, TOP.
- Ma dai, è carino pensarla così! –
Discorsi leggeri, futili, che si perdevano nell’aere bruno del pomeriggio.
Discorsi di una semplicità unica: non avrebbe mai potuto chiacchierare con la Bom di cose di così poco conto senza finire col parlare dell’ultimo vestito che ha comprato.
E parlare con così tanta leggerezza con lei rendeva, di conseguenza, leggero anche il suo animo e la sua mente, facendogli dimenticare d’essere famoso, facendogli prendere quel po’ di coraggio che bastava per fargli togliere la mascherina.
E quando, tornato a casa, si rese conto di non averla più sulla bocca, si stupì della facilità con la quale era passato inosservato ai più.
Quel giorno scoperse anche che l’Hanami era la festa preferita da Nives, e che, anche da sola, c’andava ogni anno.
- Da quest’anno, ti prometto che non ci andrai mai più da sola –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   ~ The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o   ~
Sono in ritardo °u° scusatemi T_T ma la scuola succhia via la maggior parte del mio tempo e gli idol pensano ad accaparrarsi ciò che ne resta ç3ç
Che dire? Un capitolo più o meno inutile, ma che m’andava di scrivere, quindi l’ho fatto (?) perché voglio annegare per l’ultima volta nel fluff  *ci credono tutti che è l’ultima volta LOL* COME NO!
Tanto tutti sappiamo nel prossimo capitolo cosa succede *ciò che da mesi (?) sto cercando di perfezionare e che alla fine verrà una mer…EEHM…una schifezza :°D*
Ah e sappiate che mi sono documentata sui luoghi eccetera eccetera (?), anche per questo ho perso tanto tempo LOL sì, neanche io sapevo esistesse il Catbus a grandezza naturale di Totoro ò.ò *mi fingerò una bambina di 6 anni (?)*
Ringrazio, come al solito, dando un bacio in fronte (?) a tutte quelle brave persone che hanno la pazienza di recensire questa roba e di leggerla/ metterla da qualche parte (?) :D
Con questo, io vi saluto e me ne vado a dormire *sì, perché è mezza notte meno dieci e devo andare a scuola domani (??)* ---> ma il senso di questa frase? :°D
Vabeh, basta dire scemenze! Alla prossima gente! *da baci in fronte*
Yuna.
   
 
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