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Autore: Sayumi    07/05/2007    4 recensioni
Lei è fredda come il ghiaccio, intoccabile, impossibile non notarla per la sua freddezza, ma forse lui, ragazzo normale, ma allo stesso tempo diverso dagli altri, riuscirà a sciogliere tutto quel ghiaccio... Lo scoprirete solo leggendo :P
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miss Iceberg

Come promesso ci ritroviamo qui dopo una sola settimana… che posso dirvi, la fine si avvicina… questo è il penultimo capitolo T_T

Già mi dispero! La fic, così come “Sei la mia droga” mi mancheranno… così come mancano già di loro le idee per storie nuove… ma prima o poi qualcosa riuscirò a scavare da quella mente bacata! Farò fare al criceto che fa funzionare la ruota nella mia testa gli straordinari…. Sperando che il tempo a mia disposizione mi conceda un attimo per fermarmi a scrivere!

Rispondo qui velocissimamente ad una persona che ha commentato solo lo scorso capitolo… riguardo al carattere di Marco, beh ho voluto farlo di proposito così, ma se devo dire il perché non saprei cosa rispondere, le mie storie (a volte questo è anche un lato negativo della cosa) le scrivo di getto, come mi vengono, senza stare troppo a pensare… cerco di sforzarmi di scrivere come l’ispirazione vuole… e riguardo alla domanda sulla scuola, frequentano un corso post diploma a metà tra l’università e il lavoro U_U nell’indirizzo di restauro… (o almeno l’idea originale era quella…)

Ora scappo velocemente… (sono stanchissima :P)

Alla prossima U_U

By Sayu

Miss Iceberg

Capitolo 6

La prima volta…

Non appena Marco sparì dietro l'aula della presidenza scorsi dietro l'angolo la figura di Micael che si avvicinava.

-Avevi detto che non stavi con lui!- la sua voce era alta, e mi guardai in giro sperando che dalle classi non arrivasse nessun professore. Sospirai e mi avviai all'aula di decorazione. Lui mi seguì come speravo. -Rispondi! Stronza!- mi prese per i capelli costringendomi a girarmi.

-Non ti permettere di usare quel tono con me!- sibilai gelida, fulminandolo con lo sguardo. Mi lasciò andare di scatto ma restò comunque ostile. -Non sono affari che ti riguardano!- sibilai infine, tornandomene nell'aula.

La porta poco dopo si riaprì e Micael entrò furente strillando a squarciagola: -SEI SOLO UNA TROIA!-

Tutti si voltarono a guardarci, era caduto nella trappola come mi aspettavo. Subito la voce della prof risuonò minacciosa. -Micael! Nota sul registro e immediatamente dal preside!-

Mi voltai e sorrisi, era stato incastrato, mi pentii quasi di non averlo usato per liberarmi di Mara e Ilenia, uno così sarebbe stato a dir poco perfetto per loro.

Per tutto il resto della lezione il ronzio del pettegolezzo risuonò nell'aula, specialmente quando Marco rientrò in classe e si spostò a lavorare al mio fianco.

Il giorno dopo nella scuola tutti sapevano della scenata di Micael, ma potevano solo ipotizzarne il motivo.

Stavo tranquillamente seduta sotto l'ombrellone durante il pomeriggio, lavorando su una tavola di disegno geometrico, che dovevo ripassare a china e colorare per il giorno dopo, quando sulla sedia di fianco si sedette Marco, con dietro anche la sua di tavola.

-Mia maestra del disegno geometrico, mi aiuteresti a capire una cosetta?- sogghignò lui scoccandomi un bacio sulla guancia.

-Fa vedere...-

Dopo due ore passate a lavorare, a lavoro ultimato, ci dedicammo ad un rinfrescante the ghiacciato.

-Ti hanno braccato anche a te oggi?- chiese lui, aspirando dalla sua cannuccia rossa, giocando con i cubetti di ghiaccio dentro al bicchiere.

-Scherzi? Hanno troppa paura di venire a chiedermi le cose... a meno che non siano inerenti alle lezioni...- sogghignai diveritia. Il mio titolo di Miss Ghiacciolo aveva i suoi vantaggi.

-Mi continuano a chiedere se stiamo assieme...- disse lui cauto... capii in quel momento dove voleva andare a parare.

-E tu cosa gli hai risposto?- sollevai un sopracciglio, aspettando.

-Bhe mi pare ovvio...- disse lui con tono angelico e ammiccando.

Lo fissai spalancando gli occhi. -Cosa-hai-risposto?- scandii le varie parole.

-Ehm....- stava temporeggiando. Mi sollevai in piedi e lo fissai incrociando le braccia. -Più o meno...-

-Più o meno, cosa?- chiesi a denti stretti.

-Gli ho detto questo... "Più o meno"- lui si grattò la nuca, socchiudendo un occhio aspettandosi un ceffone.

-Che razza di risposta sarebbe?- lo guardai esterrefatta.

-Non lo so, ma dovremmo decidere cosa rispondere forse...-

Lo fissai per qualche istante, in fin dei conti non potevo scappare per tutta la vita. In quei due giorni in cui ci eravamo riavvicinati avevo capito quanto mi era mancato nelle settimane di lontananza. Mi sentii arrossire un poco ma non riuscivo a trovare le parole giuste per rispondere.

Lui aspettò per qualche istante, poi lo vidi alzarsi e accarezzarmi la guancia. Sciolsi le braccia che mi ricaddero lungo i fianchi, quindi lui mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentii il suo respiro sfiorarmi la pelle della guancia e poi le labbra. Stavamo per baciarci quando due strilli da oche in calore ci spinsero a voltarci.

-Ciao Marco!- urlarono in coro Mara e Ilenia, sorpassandomi e trascinandolo via da sotto i miei occhi. Lui mi fissò preoccupato, quasi come un pese braccato da due gatte affamate.

Respirai... una volta... due... tre... contai fino a dieci e poi mi voltai verso di loro.

-Ragazze!- strillai, sovrastando le loro urla da gatte in calore. -Giù le mani!- aggiunsi con un sorriso.

-Cosa? Mica è tuo!-gracchiò Mara guardandomi con aria di superiorità.

-E' proprio qui che ti sbagli...- mi avvicinai a loro, posando gentilmente una mano sulle loro spalle e scostandole da lui, che mi guardò con un misto di gratitudine e di divertimento. Le spinsi via e posai le mani sulle spalle di Marco, mi alzai in punta di piedi e lo baciai come non avevo mai fatto prima d'ora in vita mia.

In un certo senso mi sentii come se stessi marcando il mio territorio, ma ben presto ignorai quei pensieri, persa nel bacio.

Mi ero quasi dimenticata dell'esistenza delle due, che strillavano indignate, era come essere sospesi in un'altra dimensione parallela, in cui esistevamo solo io e lui.

Quando mi staccai, lessi nei suoi occhi una luce strana. Sorrisi, vergognandomi e allo stesso tempo restando piacevolmente soddisfatta di quello che avevo combinato. Abbassai un istante lo sguardo per poi rialzarlo ancora una volta.

-Certo che sei proprio una stronza quando fai così!- sibilò a voce bassa Mara, guardandomi malissimo.

-E per quale motivo scusa? Chi primo arriva primo alloggia no? Non lo dici sempre?- gli feci il verso voltandomi verso di lei.

-E' così che mi tratti? Prima esci con me e poi vai con lei?- strillò indignata la mora, sbattendo i piedi per terra.

A quella frase qualcosa mi fece rovesciare lo stomaco. Lo guardai, non capendo a cosa si riferisse. Lui si staccò e questo mi colpì quasi come una freccia al cuore.

-Hai frainteso...- iniziò lui guardando Mara negli occhi.

Mi sentii umiliata in quel momento. Restai immobile a fissarlo, dimenticando completamente l'esistenza di quelle due, volevo solo spiegazioni.

-Emma, anche tu... non è come pensi lasciami spiegare....- si voltò verso di me, ma non riuscii a restare come mi chiedeva, mi diressi verso la mia stanza, sbattendo la porta alle mie spalle, girando la chiave nella toppa.

-Emma, ti prego, non è come pensi... io non... è stata lei a pedinarmi fino a casa! Emma, avanti ascoltami! Lo sai che non me ne frega nulla di quelle due!-

Cercai di respirare, mentre nella mia testa sentivo solo le frigne di Mara che faceva finta di piangere e le parole di Marco che venivano intervallate dalle botte che dava sulla porta.

-Emma! Aprimi!- continuava a ripetere, mentre le due dietro di lui dicevano scemenze su scemenze.

Mi decisi ad aprire la porta e lui subito entrò richiudendo a chiave. -Lasciami spiegare, non è come pensi...-

Guardai il pavimento, stringendomi nelle spalle, aspettando.

-Mi hanno pedinato fino a casa l'altro giorno... e settimana scorsa quella mora si è presentata alla porta di casa mia saltandomi addosso... ti posso giurare che non è successo niente, l'ho rispedita a casa e basta... - mi guardava con occhi supplichevoli e si era persino inginocchiato.

Sciolsi le braccia e lo guardai, sospirai. Poi mi abbassai e lo abbracciai senza dire niente.

-Tu sei solo mio...- gli sussurrai all'orecchio.

-E tu sei mia...- sorrise e mi strinse tra le sue braccia.

Dall'altra parte della porta era caduto il silenzio, evidentemente le due oche se ne erano andate.

Ci alzammo da terra e lo trascinai con me sul mio letto. Spinta da un'audacia che nemmeno sapevo di avere lo baciai, più e più volte, sulle labbra, sul collo, sulla fronte.

Sentivo le sue mani percorrermi lungo i fianchi, sul fondoschiena e poi risalire a sfiorarmi il seno.

Mordicchiai il labbro inferiore, mentre sentivo le sue dita scostare la stoffa e risalire fino al gancio del reggiseno, per poi slacciarlo.

Staccatosi da me prese a baciarmi il collo e scendere lentamente, abbassando le spalline del top, fino a scoprire ciò che poco prima era celato dalla stoffa azzurra e dal pizzo. Scese ancora fino ad arrivare al seno, toccandolo, baciandolo.

Mi abbandonai a quei tocchi per diversi attimi che parvero durare troppo poco.

-Vuoi andare oltre?- mi chiese tra un bacio e l'altro.

A quella domanda mi sentii raggelare. Il mio corpo voleva solo invitarlo, mentre la mia testa era paralizzata dalla paura. Non sapevo come rispondere.

-Non sentirti obbligata...- sussurrò ancora, fermandosi ad aspettare la mia risposta.

Lo guardai per qualche istante, poi cercando di aggrapparmi a quel poco di coraggio che mi restava annuii con il capo e ripresi a baciarlo.

In tutta risposta mi aiutò a spogliarmi e poi io feci altrettanto con lui. Mi fece sdraiare sotto di lui e lo sentii guardarmi in ogni più piccolo dettaglio.

-Ti prego no!- avvampai vergognandomi a morte, poi lui sorrise e riprese a baciarmi prima lentamente, poi con più passione.

Mi abbandonai a quei momenti, prima con paura, poi guidata da lui, tra un bacio ed un sorriso al termine del pomeriggio di settembre.

Per l'ora di cena ci decidemmo a vestirci, e nel silenzio quasi imbarazzante che si era creato fu lui il primo a parlare.

-Sai... dovremmo rivedere il tuo soprannome, Miss Ghiacciolo non ti si addice per niente!- sogghignò lui.

In tutta risposta gli tirai una cuscinata in piena faccia. -Non è divertente!- sibilai. -Prova a dirlo in giro e ti strangolo con queste mani!-

Lui scoppiò a ridere mentre si infilava la maglietta. -Va bene... ci tengo a vivere...-

-Bene...- mormorai dopo un po', risistemando le lenzuola del letto.

Da quel giorno in poi, la mia vita con Marco fu molto più semplice. Nella scuola non abbiamo mai dichiarato apertamente che stavamo assieme, penso semplicemente che l'abbiano capito da soli. In quanto a Mara e Ilenia non si fecero più vive, se non per mandarmi diversi insulti, tutti rigorosamente via sms, non avrebbero mai avuto il coraggio di dire quelle cose apertamente.

Io continuai tranquillamente il corso di restauro.

Mi stavo recando in università, per le materie teoriche, quando in stazione una figura attirò la mia attenzione.

Era un ragazzo di poco più alto di me, e portava i capelli lunghi e lisci. Marco in quel momento era rimasto indietro per via di un libro, e mi trovavo sola, con poco distante Micael che mi guardava male, non aveva preso affatto bene la punizione del preside.

Mi avvicinai alla figura e lo chiamai, mentre restava voltato. -Luca?- chiesi educata.

Lui si voltò, avevo visto bene. Sorrisi pacata a quello che un tempo fu il mio migliore amico.

  
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