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Autore: pescioletta    24/10/2012    1 recensioni
Dal capitolo 1: Damon. Tanto tempo e le stesse recriminazioni: lui l'avrebbe salvata.
Non importava come, non importava il prezzo, non importava se l'avesse odiato per sempre perché aveva deciso lui al suo posto.
Si sarebbe fatto odiare da lei per l'eternità se ci fosse stato anche un unico modo.
E questo modo c'era.
IV stagione... a modo mio...
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ok scusate il ritardo ma ultimamente tra un terribile blocco da pagina bianca e l'inizio della nuova serie mi era proprio passata l'ispirazione. Parlo al passato perché fortunatamente per il momento sembra tornata. Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo e a tutti coloro che leggeranno questo!
Ci vediamo in fondo. Buona lettura!!! :)

*****
Thanks…



*****

Damon si appoggiò a un albero, guardandosi attorno.

"Credo che possiamo fermarci…" sussurrò, scostando appena la mano dal petto, laddove il paletto era entrato e, stranamente, aveva lasciato un profondo foro.

Elena scosse la testa, impaurita.

"No… non so… non credo…" balbettò

"L'hai ucciso, Elena." La contraddisse il vampiro senza mezzi termini, rimarcando quella spietata parola "E' morto. Non ci farà più alcun male."

Elena rimase in silenzio, mentre Damon si sedeva e riacquistava le forze. Dannazione, quella ferita stentava a sanarsi. Merito probabilmente della verbena che quel maniaco aveva sparso dappertutto. Si guardò di nuovo il petto, notando che stava ancora sanguinando, e rivolse la testa all'indietro. Aveva veramente creduto di morire, nella caverna. Sapeva cosa avrebbe significato far cadere il pugnale, l'aveva capito subito. In fondo, se Connor voleva far avverare la profezia, era lui quello che gli serviva morto, non Elena, non Stefan, lui. Se Damon non fosse riuscito a raccontare a nessuno ciò che aveva scoperto il suo piano avrebbe funzionato, e Damon sapeva che averlo di fronte disarmato era un'opportunità che Connor non si sarebbe lasciato scappare. Eppure, non aveva potuto… Quando l'aveva vista persa, con quella balestra puntata addosso, Damon aveva capito che sarebbe bastato un secondo per perderla per sempre. Con la speranza che la neo-vampira riuscisse comunque a scappare e a raccontare tutto a suo fratello, aveva lasciato quindi cadere la lama e nemmeno un secondo dopo, aveva sentito il legno della freccia forargli il petto.

E allora lei aveva fatto ciò che non si sarebbe mai aspettato di vederla fare… la scena che si era consumata dentro il sotterraneo era presente alla sua mente come se fosse accaduto solo qualche secondo prima. Elena che perdeva il controllo, che dilaniava la carne di quell'essere, che sopraffatta dalla furia per il gesto del cacciatore, prosciugava il suo corpo fino all'ultima goccia. E poi, finalmente, aveva sentito la sua voce che la chiamava. L'aveva chiamata anche prima, ma non era servito. Elena era accecata dalla collera, mentre ora… ora correva verso di lui e gli prestava soccorso, con gli occhi pieni di lacrime alla vista di dove quella maledetta freccia l'aveva colpito.
E allora, proprio come sul suo letto, Damon l'aveva sentita irrimediabilmente sua.

"Cosa faremo?!" La voce di Elena lo distolse dai suoi pensieri. Aveva i capelli sul volto e si torturava la manica del maglione.

La guardò preoccupato: gli era suonata lontana, quasi atona.

La giovane invece non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo e fissava un punto imprecisato tra le fronde.

"Innanzitutto, ci libereremo del corpo…" disse, come se fosse un fatto assolutamente privo d'importanza "poi andremo da Stefan e vi spiegherò le nostre prossime mosse."

A quelle parole, Elena scattò verso di lui come una molla, le lacrime ancora presenti negli occhi.

"Devi proprio essere così insensibile?!" chiese, avvicinandosi con il volto mutato "Io non volevo ucciderlo… io… mi ero fermata!" gridò.

Tremava e Damon si alzò in piedi, avvicinandosi, ma lei lo cacciò via.

"Stai lontano da me!" esclamò "Tu… tu c'eri mentre io… è stata tutta colpa tua! Perché non mi hai avvisata che eri ancora vivo? Perché non mi hai fermata? Che cosa faremo adesso? Perché non mi hai fermata…" ripetè, singhiozzando forte.

Damon accolse quel corpo tremante tra le braccia, aspettando che si calmasse. La strinse forte, bloccandole le braccia quando cercava di allontanarlo e ascoltando le sue recriminazioni senza nemmeno ribattere. Accolse le sue lacrime, i suoi pugni, le sue male parole.

E poi, quando infine tacque, le prese il volto tra le mani e le sussurrò "Grazie…"

*****

"Io vado a cercarli!"

A casa di Elena, Stefan era tutto fuorchè calmo. Suo fratello e la donna della sua vita erano rimasti alla caverna e ora in lui combattevano due istinti opposti: l'uno che gli diceva di andare a prenderla, l'altro che lo obbligava a restare lì e a dare ascolto al fratello.

In fondo, anche se sbagliava spesso i modi, Damon aveva quasi sempre ragione.

Ma adesso che tutti erano a casa sani e salvi poteva andare a controllare, vero?!

Stava per afferrare la maniglia della porta, intenzionato ad uscire, quando la porta si aprì da sola e Tyler lo salutò con un sorriso.

"Connnor è temporaneamente fuori gioco" Disse, spiazzando Stefan "Ma credo che noi due dovremmo fare due chiacchiere…"

*****

"Tieni… bevi ti farà star meglio…"

Bonnie riaprì gli occhi lentamente, guardando il volto di Caroline.

"E'… è…" sussurrò, non riuscendo ad articolare la frase.

"E' caffè" rispose Caroline allungando la tazza "Stefan ti ha dato il suo sangue prima e ora ti faccio da guardia del corpo per le prossime ore…"

Bonnie si guardò intorno spaesata. La testa le scoppiava e le gambe le facevano un male incredibile. Non riusciva a tenere nemmeno gli occhi aperti ma una cosa l'aveva sentita bene.

"Perché?" chiese quindi, cercando di mettersi seduta.

Caroline abbassò le testa.

"Connor ci ha rapite… ti ha preso molto sangue e lo stesso ha fatto con me, anche se non ne so il motivo, ma io sono un vampiro, quindi mi basta mangiare per riprendermi da una cosa del genere…"

"Già…" disse Bonnie riuscendo finalmente ad alzarsi ed afferrando la tazza di caffè fumante "Connor… il nuovo cacciatore di vampiri arrivato in città. Ricordo che ne stavo giusto parlando con lo sceriffo… scusa… con tua madre prima che qualcuno mi desse una bella botta in testa…"

Caroline si fece più vicina, stringendo le labbra.

"Lo so…" disse indicando il letto accanto a quello di Bonnie "Stefan ha curato anche lei… ma non capisco perché abbia voluto tirarla in mezzo… voglio dire, lei è soltanto un'umana…"

*****

"Dobbiamo parlare…"

Il tono di Klaus era più quello di una minaccia che quello di una chiacchierata tra amici.

"Io e te non dobbiamo parlare proprio di niente!" esclamò infatti Stefan colto sul vivo.

"Ah no?" chiese Klaus, falsamente stupito "credevo t'interessasse che la tua attuale ragazza non morisse… cioè, sai quello che intendo…"

"Che diavolo sei venuto a fare qui?!" chiese Stafan in un ringhio

"Voglio solo parlare con la tua strega" rispose Klaus senza badarvi

"Lei è fuori dai giochi adesso!"

"Già…" disse il vampiro abbassando lo sguardo "ma non credo che nemmeno lei voglia vedere la sua amica e tutti noi morire e purtroppo, non abbiamo molto tempo perciò, perché non mi lasci fare due chiacchiere innocenti con Bonnie e non vai a recuperare tuo fratello così quando torni facciamo una bella riunioncina di famiglia mmh?"

Gli occhi di Stefan bruciavano, se avesse potuto l'avrebbe incenerito volentieri con lo sguardo.

"Ah… e già che ci sei…" continuò Klaus, già diretto al piano di sopra dove aveva visto il vampiro rivolgere lo sguardo "porta qui anche la tua nuova vampira, sempre che tuo fratello l'abbia lasciata ancora presentabile…"

*****

Elena spalancò gli occhi, interdetta.

Gli aveva gridato di tutto, gli aveva recriminato qualunque cosa, si era sfogata con lui per colpe che non erano neanche lontanamente sue e lo aveva preso a calci, pugni, e male parole. Gli aveva inzuppato la maglietta di lacrime e lo aveva di nuovo accusato di essere la causa della sua folle azione e dei sentimenti che provava e lui, per tutta risposta, lui le diceva… grazie…?

Si staccò di mala voglia da quelle braccia accoglienti e lo guardò fisso negli occhi.

Damon stava in silenzio, fissandola a sua volta.

"Mi hai salvato la vita…" disse dopo un poco, vedendo che lei se ne stava immobile senza riuscire a parlare "avevi deciso di lasciarlo andare, ma quando sono stato in pericolo hai deciso di fare l'unica cosa che poteva salvarmi e per questo ti ringrazio" sussurrò, accarezzandole una lunga ciocca di capelli

"Quello che ho fatto… è sbagliato…" si disse ad alta voce insicura, continuando a fissarlo negli occhi. Damon sorrise. Era sempre così con Elena, i loro confronti, i loro scontri, le loro unioni… erano come imprigionate in una sottilissima campana di cristallo. Una bolla di sapone. Un universo parallelo in cui il tempo si fermava e loro due erano le uniche cose importanti. Ma come tutte le cose eccessivamente delicate, bastava un nulla per spezzarle, eppure erano così… perfette… , "No…" le disse continuando a fissarla "se credi che ne sia valsa la pena."
Elena distolse lo sguardo.
"Ehi…" la richiamò lui "guardami… Quell'uomo stava per uccidere tutti i tuoi amici, compreso Stefan. Se tu non lo avessi fermato, ora noi staremmo scappando e nessuno sarebbe più al sicuro e stiamo parlando della tua famiglia, del tuo paese…."

"Adesso capisco…" disse Elena, interrompendolo. Uno sguardo diverso ora. Il momento magico si era spezzato, eppure la sua voce era la stessa, solo lo sguardo era diverso. Sicuro, non più spaventato, consapevole.

Damon si rabbuiò. Che cosa voleva dire? Stava per tirare di nuovo in ballo Stefan e i sentimenti che provava per lui nella sua storia tutta cuori e unicorni? O forse aveva forse preso un'altra delle sue decisione altruistiche?Un'altra di quelle idee che, chissà perché, avevano quasi sempre come conseguenza il loro provvisorio allontanamento… perché lui non l'avrebbe lasciata. Mai.

Che cosa capiva?

"Ti ho sempre dato contro… ma hai sempre avuto ragione tu…" disse lei d'un fiato, spiazzandolo.

Ok, ora Damon stava seriamente valutando l'ipotesi che il sangue di Connor fosse drogato.

La fissò spaesato ed Elena approfondì l'argomento.

"Ho sempre pensato in termini di giusto e sbagliato. Non mi sono mai soffermata su cosa fosse necessario…" Damon inclinò un poco la testa… ora aveva capito dove voleva andare a parare…

"Io non faccio il bene, Elena…" disse, in un sussurro, ricordando le stesse parole, in un altro tempo.
"Sì, ma alla fine della giornata, spesso sei tu quello che dobbiamo ringraziare per essere ancora tutti interi…"

Damon scosse la testa, accarezzandole una guancia, ma Elena non sembrava intenzionata a smettere.

"Io e Stefan abbiamo parlato a lungo su come dovrei nutrirmi adesso che sono un vampiro" disse, prendendogli una mano "ma nessuna delle sue soluzioni hanno funzionato e sai perché? Perché negano quello che sono diventata. Stiamo cercando delle false soluzioni a un vero problema, Damon… e ala fine, la cosa che mi ha salvato dal non dissanguare Bonnie è stata proprio la tua 'lezione'…"

Damon sorrise.

"Piacere di essere stato utile…" sussurrò, con un sorriso storto

"Insegnami"

La domanda di Elena arrivò immediata, decisa e sicura come solo la domanda o meglio l'ordine di una Petrova poteva essere. Elena non conosceva affatto i suoi poteri, si ritrovò a pensare Damon, e non stava pensando a quelli vampirici. Quella richiesta, così sincera, così aperta, era quanto di più bello potesse chiedergli.

Ma prima c'era una questione da chiarire:

"E come pensi di fare con Stefan?" chiese

Non aveva rifiutato, era già un inizio. Per la prima volta, Elena si trovava meglio a parlare con lui che non con suo fratello. La bocca era piegata in un sorriso aperto e anche le mani indugiavano nelle sue, come se non vi fosse stato altro posto migliore di quello dove stare.

"Dovrà accettarlo" disse risoluta e Damon sentì il cuore balzargli nel petto. Nessuna promessa l'avrebbe più tenuto lontano da Mystic Falls… nessuna scelta. Ora era tutto di nuovo in gioco, poteva sentirlo… "e poi dovremo parlare con Bonnie, per capire come mettere fine a questa storia della discendenza…"

"Per questo hai ragione, ci serve Bonnie, ma io ho già la risposta che cerchiamo…" disse Damon, con un'inconfondibile luce negli occhi "dobbiamo solo sperare che la streghetta abbia ereditato un po' di magia potente dai suoi antenati… ma ancora non capisco una cosa: se sai che potrai ritornare umana, allora come mai vuoi imparare ad essere un vampiro?" chiese

Elena rimase un solo secondo a pensare, mentre a Damon passavano nella mente almeno dieci scenari, uno peggiore dell'altro, con cui poteva rispondergli.

"Devo essere pronta" disse infine, lasciando che una lacrima le rotolasse giù per la guancia "Il ragazzo di Lexi aveva ragione: non si può amare in eterno, a meno di non vivere in eterno…"

Dietro le fronde di un salice, Stefan strinse le labbra.

I giochi non erano finiti… non ancora.

*****

NdA: ok, come vi è sembrato? In questo capitolo ho trascurato un po' gli altri personaggi a favore di Damon ed Elena ma era importante che si parlassero e poi gli altri torneranno presto. In fondo, abbiamo lasciato Stefan dietro un albero, Connor con Bill e (cosa più allarmante) Klaus con Caroline e Bonnie ;P
Ringrazio pubblicamente chiuque voglia lasciare un commento e chiunque legge/leggerà questa storia!!!
Alla prossima!!! :)

  
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