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Autore: ClaryMorgenstern    24/10/2012    4 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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If all else perished, and he remained, I should still continue to be;
And if all else remained, and he were annihilated, the universe will turn in to a mighty stranger.

E. Bronte

Capitolo XVI
Mighty stranger

 

La brezza notturna londinese scosse i capelli neri di Will, quando quello spalancò la porta e uscì all'esterno. Jem osservò la sua figura snella muoversi veloce per scappare. Perché era quello che Will faceva: Scappava. L'aveva fatto dai suoi, per chissà quale motivo. Da Tessa, appena qualche minuto prima, e adesso stava scappando da lui.

Jem strinse il braccio del suo parabatai, con forza. «Fermati.» il ragazzo non si voltò nemmeno. Jem aveva subito seguito il suo parabatai, non appena quello era sparito oltre la porta della sala da pranzo. Appena l'aveva afferrato, quello si era fermato nel bel mezzo del giardino innevato, guardando fisso davanti a sé. Se Will non voleva guardarlo, era finita. «Lasciami, James» il sentire il suo nome per intero, fece capire a Jem quanto la questione fosse seria. Ma questo lo sapeva già. L'aveva capito all'istante, cosa passava per la testa dell'amico, per qualcosa che va ben al di là del legame dei parabatai.

Il fatto che una delle ragazze del futuro avesse conosciuto un Herondale, voleva dire che Will avrebbe avuto dei figli, essendo l'unico erede maschio della famiglia. E, per quanto questo di per sé non fosse una catastrofe, Jem capiva qual'era il vero problema.

Che non li avrebbe avuti con Tessa, perché lei è una strega.

Una morsa di vergogna strinse lo stomaco di Jem. Era una persona orribile, si sentiva una persona orribile. Solo l'Angelo sapeva quanto sangue orribile e malato gli scorresse nelle vene.

Era orribile perché era contento per sé stesso, perché sapeva che Tessa non avrebbe fatto parte del futuro di Will.

Era contento della tristezza del suo amico.

Era contento perché voleva Tessa per sé, solo per sé.

«E se ti lascio che succederà? Farai qualche stupidaggine mostruosa, probabilmente suicida?»

Will tirò il braccio con forza, facendogli perdere la presa. «Non sei mio padre. Né mio fratello. Non puoi dirmi cosa fare.»

«Will.»

Entrambi i ragazzi si voltarono, all'unisono. Era un atteggiamento che avevano spesso, in battaglia. Ma lì non erano davanti a un nemico.

Ma a lei. Tessa era lì, in cima alle scale, a guardarli. Il calore negli occhi grigi di Tessa fece sgonfiare Will come un palloncino. La ragazza gli si avvicinò con lentezza, scendendo i gradini uno a uno. «Will» ripetè, lentamente, con un tono che Jem le aveva sentito usare solo un'altra volta: Quando aveva scoperto che suo fratello era un traditore.

Era dolore. Profondo e antico quanto il mondo.

Will e Tessa si guardavano, con gli occhi fissi l'uno sull'altra. Grigio e azzurro, strega e Nephilim. Forse si riduceva a qualcosa di molto più semplice: Uomo e donna.

Tessa non mi ha mai guardato così. Si ritrovò a pensare Jem, con una vena d'amarezza. E mai lo farà

Will si era fermato con solo una sua parola. Lei, l'unica donna capace di fermare William Herondale dal fare una stupidaggine, l'unica in grado di svegliarlo dalla sua profonda apatia.

L'unica che Will avesse mai amato.

Jem fece un sorriso rassegnato. Non avrebbe mai vinto, quella partita. Con ogni probabilità non era mai neanche stato in gioco. Doveva solo fare un passo indietro e uscire di scena.

Tessa fece un sorriso sottile, come di scuse. «E' ancora qui, Charlotte»

La direttrice uscì dal suo nascondiglio dietro alla porta. «L'angelo sia lodato.» disse, avvicinandosi. «Eravamo pronti per andare a cercare il tuo cadavere» questo era Jace, dietro Charlotte insieme Clarissa e Alec.

Evidentemente Will non era negli interessi particolari di Isabelle Lightwood.

Per la prima volta da quando era arrivata, Will scostò lo sguardo da Tessa e, a sorpresa di Jem, li posò su Clary.

«Dimmi chi è.»

 

Maledetta Isabelle e la sua linguaccia.

Clary si morse il labbro inferiore. Guardava Will, in mezzo al giardino innevato in pieno Dicembre, con dolore vero e palpabile nei begl'occhi azzurri. Erano molto simili a quelli di Alec, pensò Clary, che erano di appena qualche tono più chiari.

Resse lo sguardo del ragazzo. «Sei davvero sicuro di volerlo sapere?»

Lo sguardo di Will perse un po' di quella fredda sicurezza che li animava. Ma quel che disse, fu un secco «Si»

Clary guardò Jace. Lui assunse un'espressione disgustata, per poi sospirare con teatralità. Si lasciò cadere sui gradini che portavano all'entrata dell'istituto. La tettoia li copriva quel tanto che bastava per non farci cadere sopra la neve, ma non per lasciarli asciutti, inumidendo così i pantaloni scuri che Jace indossava. «I Lightwood sono i miei genitori adottivi.» disse, alzando lo sguardo su Will. «I miei genitori biologici si chiamavano Celine e Stephen Herondale.»

L'unica traccia di colore che il viso di Will aveva mantenuto scomparve completamente. Il suo sguardo scivolò da Jace a Tessa, e poi fu lui a scivolare. Clary lo vide nei suoi occhi, quella piccola traccia di umanità che a poco a poco scivolava via dal suo sguardo. Era vitreo e piatto quando si voltò e, senza voltarsi indietro, cominciò a correre verso la notte londinese.

Clary sospirò. «Farà qualcosa di molto stupido, vero?»

Tessa si girò verso di lei. «Come fai a dirlo?» la sua voce era cattiva, ma Clary sospettò che fosse la preoccupazione. «Non lo conosci nemmeno.»

La Nephilim le si avvicinò, posandole una mano sul braccio, per tranquillizzarla. «Conosco gli Herondale» disse. «So che sono potenzialmente autodistruttivi e idioti quando succede qualcosa di brutto.» e stalker psicopatici, amanti passionali e uomini meravigliosi.

Lo sguardo di Clary si pose su Jace, ancora seduto sui gradini a guardarla. Pensò a quella volta in cui, dopo che Maryse l'aveva cacciato di casa, era andato all'Hunter's moon a bere whisky dorato come i suoi capelli ed attaccare briga con dei lupi mannari. Ricordava lo sguardo disperato che aveva visto nei suoi occhi color caramello quando era arrivata nell'ufficio di Freaky Pete.

E seppe dov'era andato Will.

Scattò all'improvviso e si volse verso Jem. «Un bar, frequentato da nascosti.»

Lui sbattè le palpebre, sorpreso. «Come?»

Clary alzò le braccia al cielo, eccitatissima per quell'illuminazione. «Scommetto la mia collezione di fumetti che Will è andato in un bar frequentato da nascosti!»

Jem la guardò a lungo, meditabondo. «È più che probabile.»

La ragazza si avvicinò a Jem e volse lo sguardo verso Tessa. «Dobbiamo andare a cercarlo»

«Non vedo il perché.» Charlotte strinse le braccia al petto. Indossava solo una vestaglia leggera sopra un vestito, doveva gelare. «Will sparisce spesso, e torna sempre a casa.»

Jem pose una mano sul braccio di Charlotte. «Credo abbia ragione. Stavolta è diverso, Charlotte.» si girò verso Clary. «La Devil Tavern, il Blue dragon e il Mermaid. Potrebbe essere uno qualunque di questi tre.»

Charlotte sospirò, posandosi teatralmente la fronte sulla mano. «Va bene. Dividiamoci, allora.» I suoi grandi occhi marroni si posarono su ognuno di loro, lentamente. «Io ed Henry andremo al Mermaid.» il marito annuì, silenziosamente.

«Tessa verrà con me.»

A sorpresa di tutti, non fu Jem a dire quelle parole, ma Jace, che intanto si era avvicinato alla ragazza. Jem li osservò per qualche secondo, la preoccupazione nei begl'occhi d'argento, ma dovette concordare che quella era l'idea migliore. Doveva esserci almeno una persona che Will conoscesse bene. Se fossero andati solo Jace e Clary, probabilmente avrebbero solo peggiorato le cose.

Quindi, mezz'ora dopo, Jem e Clary si ritrovarono su una carrozza che si dirigeva verso il Blue Dragon. Clary osservò Jace porgere una mano a Tessa nell'aiutarla a salire sulla carrozza, poi la piccola porta chiudersi e li vide sparire nel buio della notte londinese.

Jem, stranamente, era silenzioso. Clary aveva avuto modo, in tutto quel tempo, di imparare a conoscerlo. Jem era senza ombra di dubbio una splendida persona. Lo Yang complementare allo Yin che era Will. Era gentile, dolce, premuroso, generoso anche verso coloro che conosceva appena. Ed era innamorato di Tessa.

Quella consapevolezza le sciolse il cuore. Perché Clary sapeva, e Tessa sapevano e forse, in cuor suo, anche Jem sapeva che la ragazza non avrebbe ricambiato il suo amore con la stessa intensità. Sorrise con premura al ragazzo. «E' al sicuro» gli disse. Jem voltò di scatto la testa verso di lei. «Jace è un ottimo cacciatore. Tessa è in buone mani»

Il ragazzo le sorrise. «Non credi di essere di parte?»

«Se ti raccontassi ciò che Jace è in grado di fare, non mi crederesti.» scostò le tendine. Dell'istituto ormai se ne vedevano soltanto le guglie, mentre la carrozza svoltava verso Fleet street. «è davvero incredibile»

Jem la guardò con una domanda nello sguardo, il mento poggiato sul bastone di giada. «Vuoi chiedermi qualcosa, vero?» gli chiese lei.

Lui sorrise. «Scusa per l'invadenza»

Clary scrollò le spalle. «Spara.»

«Come è successo che un' artista, una dolce ragazza come te si sia innamorata di..» sembrarono mancargli le parole. Alzò un braccio e fece un gesto vago con la mano «Beh, di un Herondale» le sorrise, come di scuse.

Clary si ritrovò a pensare alla risposta. «Non è che io abbia avuto scelta.» cominciò. «La mia è una storia complicata, Jem. Non sapevo di essere una Shadowhunters fino a sette mesi prima di finire in questo secolo. Ad un certo punto mi sono ritrovata con mia madre in coma, mio padre che mi voleva morta e senza un posto dove andare. Jace mi ha salvata, mi ha portato all'istituto e mi ha aiutato a scoprire chi fossi. e, a mano a mano che conoscevo me stessa, scoprivo anche lui. Dovresti saperlo: C'è molto di più di un cinico idiota sotto la corazza con cui gli Herondale si rivestono.»

Jem sospirò. «Ci vuole fatica per scoprirlo, però.»

La ragazza sorrise. «Non ho mai detto che fosse facile.»

Un vago sorriso balenò nelle labbra del ragazzo. «Tocca a te.»

Clary ci pensò su a lungo e, quando fece per parlare, la carrozza si arrestò di colpo. Fuori dal finestrino Clary vide una logora strada londinese, bagnata di pioggia mista a cenere e polvere. Nel palazzo di fronte si accalcavano ogni genere di nascosti pronti a entrare in una minuscola porta di quella che poteva anche sembrare una farmacia, prima che l'incantesimo le scivolasse di dosso, rivelando una grossa porta di legno tarlato, sopra la quale era inciso a fuoco nel legno un dragone, raffigurato con le piccole zampe anteriori poggiate sulla parte superiore della porta e uno sguardo truce nei pallidi occhi gialli. «Siamo arrivati.» disse.

 

«E' davvero qui che si è rintanato quell'idiota?»

Tessa si spostò nel sedile, per poter raggiungere il finestrino e guardare anche lei fuori, verso la strada londinese in cui avevano appena svoltato. «è.. pittoresco.»

«No. È una bettola.»

«Si, assolutamente.»

Jace fece un lungo sospiro. «Dannazione. A William e alla mia testardissima ragazza.»

Tessa si chiuse in un silenzio piatto, mordendosi le labbra. Jace lo conosceva bene, quel silenzio. Lei non aspettava che una scintilla, quindi lui gliela diede. «Chiedimelo.»

Lei sbattè piano le palpebre, finta ingenua. «Cosa?»

«Qualunque cosa ti stia passando per la testa.»

La ragazza si stava martoriando il polsino del vestito, decisamente nervosa. Jace notò che da quando erano saliti sulla piccola carrozza nera Tessa non lo aveva mai guardato negli occhi. «Tu e Clarissa.. state per sposarvi?»

La bocca di Jace si fece d'improvviso secca, così come il cuore cominciò a battergli all'impazzata, neanche avesse di nuovo davanti Abbadon. «Noi..» si schiarì la voce. «No, non stiamo per sposarci.»

Tessa arrossì di colpo. «L'anello, che porta al collo.» cominciò a dire. «Quando me l'ha dato mi sono trasformata in un uomo. E l'uomo ti ha riconosciuto, sconvolto. Pensavo di essere te. »

Jace stette in silenzio, a lungo. Chiuse gli occhi per qualche secondo, sentendo sulle spalle la pressione del braccio di suo padre, come se lui fosse ancora lì con lui. Come se tutte le bugie e gli anni passati non fossero mai esistiti. Provò ad immaginare un mondo dove Jace e Valentine fossero davvero padre e figlio. Dove sarebbero potuti essere felici veramente.

Ma per quanto bello potesse essere, quel sogno continuava a scivolargli dalle mani come acqua. Non c'era lei, in quella fantasia. E Jace avrebbe potuto immaginare paradisi terrestri e realtà magnifiche, ma se Clary non ne faceva parte sarebbero stati tutti un' immensa cosa estranea. «Se ti dicessi che io e Clary avevamo lo stesso padre, cosa diresti?»

Come era ovvio, Tessa sgranò gli occhi inorridita. «Tu e Clary siete fratelli?»

Jace le sorrise. «La regina della corte Seelie sostiene che tutti gli Shadowhunters siano fratelli, perché discendono tutti da Raziel.» disse. «Ma se intendi che abbiamo gli stessi genitori, Non è così.» E anche se non fosse stato così, non gli sarebbe importato. Quando aveva scoperto che non erano davvero imparentati, era stato felice, ovviamente. Ma se non fosse successo, se fossero stati fratelli davvero, e lei avesse voluto stare con lui in ogni caso, Jace avrebbe mandato al diavolo il Conclave e tutti quelli che si sarebbero opposti. Non avrebbe permesso che un po' di DNA gli impedisse di stare con la donna che amava.

Bloccò la ragazza, che stava per ribattere, con un gesto della mano. «Il padre biologico di Clary mi ha cresciuto per dieci anni. Il mio padre biologico è Stephen Herondale. Sfortunatamente, aggiungerei, perché questo significa che sono imparentato con quell'idiota del tuo amico.»

Lo sguardo di Tessa si perse nella Londra sporca e fumosa fuori dal finestrino. «Già, è vero.»

«Ti piace proprio quel cretino, eh?»

Tessa arrossì fino alle punte dei capelli e scosse con forza le mani, sembrando ancora più rossa. «No, no!» disse, a voce un po' troppo alta. «Non è così, davvero.. Non so cosa te l'abbia fatto pensare..»

Jace sbuffò. «Ma fammi il favore. Lo so di essere oltremodo attraente, non sono mica stupido.»

La ragazza sospirò. «E non dimenticare modesto» si guardò le mani, così strette tra loro che le nocche erano sbiancate. «Lui non mi vuole.» mormorò, piano, come una confessione.

Jace dubitava fortemente che fosse vero ma, da come gli occhi di Tessa si inumidirono, spostandosi a guardare di nuovo fuori, il ragazzo capì che non si trattava soltanto di un sospetto.

Si sporse un po' dal sedile e le strinse la mano con un gesto imbarazzato, distogliendo lo sguardo. «Allora è un idiota.»

Lei si girò verso di lui, guardandolo negli occhi per la prima volta e facendo un sorriso mezzo tirato. «Grazie.» Era carina, Tessa. Aveva un bel viso, dolce. Delle labbra piene e guance rosee. Gli occhi erano simili a quelli di Valentine: Grigio chiaro, con screziature azzurre.

Ma, nonostante ciò, non la trovava bella. Era da un bel po' ormai che non trovava una ragazza bella. Le vedeva carine, sapeva, obbiettivamente, quanto fossero attraenti Aline, Isabelle o la regina delle Fate. Ma nessuna di loro destava minimamente l'interesse di Jace.

Perché loro non erano Clary.

E seppe che anche per Will era lo stesso. Non voleva davvero Clary, nè Isabelle.

Perché loro non erano Tessa.

  
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