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Autore: Lady_Lily    24/10/2012    1 recensioni
Ginevra ha 24 anni e lavora in una casa editrice, ma da grande vuole fare la fotografa!
E' una ragazza spettinata e caotica fa tutto di corsa, anche al lavoro, un giorno però trova un libro che le ricorda un episodio della sua infanzia e decide di leggerlo...
Intanto c'è Simone, un suo collega più grande di lei, che la osserva silenzioso e lei neanche se ne accorge; e per complicarle la vita arriva anche Michele, l'autore del libro che tanto l'aveva colpita!
Riuscirà Ginevra a districarsi tra i nodi dei suoi capelli e della sua vita?!
"La giornata passa lenta, il tempo sembra dilatarsi ormai però manca meno di un’ora alla libertà; mi alzo per prendere un caffè e vedo Simone con in mano qualcosa che cattura la mia attenzione; un libro, non è tanto il libro a farmi andare per terra il caffè ma la sua copertina … una distesa azzurra con una piccola barca rossa! Un disegno di un bambino che ricordava molto la mia foto, dovevo leggere quel libro."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Ginevra
 
Va bene l’ho baciato, NO, non dovevo baciarlo, lavoriamo insieme, ma che cavolo mi diceva la testa, appena vedo Amelia la strozzo, lei e le sue idee del cavolo.
Questa mattina sono pure in ritardo, ho passato la domenica dai miei a pranzo e poi il pomeriggio a vegetare nel letto a vedere film d’amore, e a pensare a come bacia bene Simone… NO cazzo, basta pensare a quel bacio.
Sto cercando in qualche assurdo modo di domare i capelli che proprio oggi non possono stare liberi e sciolti, non hanno una forma, quindi ripiego per la coda laterale, mentre mi faccio la coda mi viene alla mente il bacio rubato sul collo, quindi cambio idea e mi faccio una coda normale.                      Trucco leggero, non mi piace esagerare quando vado al lavoro, e di corsa vado ad aprire l’armadio; una serie di maglioni mi cade addosso, indice nel mio poco ordine, li butto sul letto, non ho tempo per metterli a posto ora, scelgo un cardigan a righe larghe orizzontali beige e blu, e una gonna color pesca, completo tutto con una cintura vintage in pelle intrecciata, era di mio padre, infilo un paio di parigine beige e corro fuori di casa.
Sono troppo in ritardo per prendere il treno, opto per la macchina, quindi passo a casa dei miei e suono più volte sul citofono.

- Gin sei tu a quest’ora vero -  mi risponde la voce rauca e ancora assonnata di papà

- Si papino scusa, sono in ritardo sta mattina posso… -

- Si.. ti butto giù le chiavi, passa dietro però –

- Grazie papà sei unico –

Adoravo tutto di mio padre, il carattere giocoso, l’essere sempre disponibile, l’ironia, il capire al volo i miei problemi, il modo in cui mi ha cresciuta… i ricordi si fanno prepotenti nella mia testa.
Ho alcune immagini sbiadite di quando andavo all’asilo e vedevo gli altri bambini con due genitori e per me c’era sempre e solo la mamma, sentivo che qualcosa non era giusto; poi il primo giorno di scuola delle elementari, davanti a tutti quei papà che accompagnavano insieme alle mamme i loro figli ho capito, i bambini dovevano avere due genitori non uno solo, tornata a casa ho chiesto alla mamma perché io non avevo il papà e lei mi ha detto che il mio papà non c’era perché aveva preferito far altro nella vita che occuparsi di noi; ma che  noi eravamo forti e fantastiche anche solo io e lei.
Mi sono sentita triste allora le ho sorriso le ho dato un bacio perché piangeva e non le ho più chiesto nulla perché non volevo vedere più la mamma piangere.
La fortuna però ha girato dalla nostra parte perché pochi mesi dopo mamma ha incontrato un uomo di cui si è innamorata e quest’ uomo è la persona meravigliosa che in pigiama fuori dal balcone della cucina mi sta lanciando le chiavi della macchina dentro un sacchettino.
Prendo il sacchettino da terra, perché naturalmente imbranata come sono di prenderlo al volo non se ne parla, apro il sacchetto di plastica, prendo le chiavi e insieme trovo un fogliettino.

“Cerca di svegliarti in orario alla mattina, e portati sempre dietro le altre chiavi della macchina così eviti di svegliarci! Ti vogliamo bene”
Ridacchio mente metto in moto la macchina, accendo la radio e mi avvio verso l’autostrada.
 
POV Simone
 
Sono già nel mio ufficio, di lei nessuna traccia, non l’ho ancora vista girare per il piano cercando indirizzari passati o quant’altro, non so come prenderla oggi, ovviamente vorrei andare a pranzo con lei ma sta cosa del portarmela a letto sta diventando più lunga del previsto e sono troppo orgoglioso per pregare una ragazzina, quando Veronica, la ragazza della reception è da un mese che mi mangia con gli occhi e si mette magliette scollate che lasciano poco all’immaginazione.
Ho bisogno di gratificazioni, mi alzo e raggiungo il banco all’ingresso, lo faccio senza pensarci troppo, diciamo che non sto ragionando con la testa

-  Ciao Veronica, sei particolarmente bella oggi, posso chiederti un favore-   si illumina appena mi vede, si morde le labbra sensuale e mi offre uno dei sorrisi migliori, cavolo dovrebbe essere sempre così

-Puoi chiamarmi il Dottor Nardoni è dirgli che quando vuole posso andare nel suo ufficio-   potevo benissimo farlo io, ho un telefono nel mio ufficio, è solo una scusa per stuzzicarla e lei che non è stupida ha capito benissimo, infatti appoggia la sua mano curatissima sulla mia e carezzandola lievemente e mi sorride

-Certo Simone posso fare altro per te-   sento un pizzico di malizia nella sua voce mi abbasso verso il suo viso e con le labbra mi avvicino al suo orecchio

- Puoi venire nel mio ufficio a dirmi cosa decide il Capo dopo che lo chiami-   mi scosto e la guardo negli occhi, è eccitata perché la sua mano che non si è mai staccata dalla mia ora si intreccia alle mie dita.

Le faccio l’occhiolino e torno nel mio ufficio chiudo la porta, mi siedo sul bordo della scrivania e l’aspetto.
Non si fa aspettare tanto, sento bussare dopo una decina di minuti

- Entra pure –  dico sicuro, Veronica entra con un sorriso furbo di chi sa cosa sta per accadere

- Il dottor Nardoni ha detto che ora ha una riunione, può raggiungerlo fra un ora nel suo ufficio-

- Grazie Veronica-  dico avvicinandomi a lei e accarezzandole una guancia

-Simone volevo dirti che non sono la tua segretaria –  mi fa l’occhiolino

-Scusami Veronica non volevo! Posso farmi perdonare? –

- Assolutamente si! –

In un attimo la sua bocca è  sulla mia vorace, affamata, sensuale; le lingue si muovevano rincorrendosi incessantemente, gli sfioro il fianco e sentendo le cuciture della sua camicetta tra le mie dita, la seta morbida scivola sotto le mie dita, mentre con destrezza infilo la mano sotto il tessuto.                     Le accarezzo la schiena e avvertendo il calore del suo corpo contro il mio palmo.
Era eccitante sentire le nostre labbra giocare, era fantastico sentire le nostre lingue sfiorarsi avidamente  mentre dall'altra parte della stanza una decina di persone stavano lavorando senza minimamente pensare cosa stava succedendo qui dentro; era dannatamente perfetto.
Le afferro la nuca e la bacio con ancora più traporto, mentre lei con le sue abili mani armeggiava con i bottoni della camicia.                                    Avevo voglia, la liberai dalla stretta in modo da farle sbottare la camicia, intanto  i miei occhi indugiarono sulla scollatura, le avrei strappato la maglietta, probabilmente dopo avrebbe fatto fatica a tornare alla sua postazione con la parte sopra strappata; risi al pensiero mentre lei aveva cominciato a baciarmi il petto.
La volevo prendere ora, non ce la facevo più, la spinsi, con forza, verso il muro tra la porta dell’entrata del mio ufficio e il divano in pelle nera.
Non avevo più la camicia e mi affrettai a togliere anche la sua, eravamo pelle contro pelle, addosso a lei, sentivo il suo corpo che fremeva, mi baciò di nuovo con  desiderio, segno che anche lei voleva quello che volevo io; allora fui più deciso e con una mano sollevai la gonna toccandole la pelle nuda.

- E se entra qualcuno! –  mi sussurra mentre mi sta tormentando l’orecchio con un misto di esaltazione e paura.

- Non preoccuparti.-  dico allungando la mano e girando la chiave e chiudendoci dentro il mio ufficio

- Ora non può entrare nessuno-

Ricominciai a baciarla.

Toc toc, il rumore così vicino ci costrinse a fermarci

-Simone ci sei?-

La voce sottile di Ginevra riportò un po’ di sangue al cervello, feci cenno a Veronica di rimanere in silenzio

-Sono al telefono e sono molto impegnato, torna più tardi-

Sentimmo i passi allontanarsi dalla porta, era andata via.
Veronica mi guardò trattenendo le risate, si spostò i lunghi capelli neri dal volto ancora arrossato dall’eccitazione di prima, mentre si sistemava  la camicia sbottonata, quando arrivò all'ultimo bottone mi diede un bacio sulle labbra, sfiorando volutamente la mia erezione con la mano.

- E’ meglio che vada o si chiederanno che fine ho fatto, e non voglio assolutamente perdere il posto per venire a letto con te, anche se immagino che probabilmente ne varrebbe la pena! –

Prima di uscire dall’ufficio si tolse le mutandine, visibilmente bagnate

- Tienile come ricordo, e cercami se vogliamo continuare da dove abbiamo interrotto-

-Devi uscire ora  –  aggiunsi controvoglia

Aprendo la porta mi infilai le mutande della mia nuova amica nella tasca dei pantaloni e le sfiorai la guancia per salutarla.

 
POV Ginevra
 
Si è arrabbiato, lo sapevo che non avrebbe capito, del resto non è più un ragazzo che prende con leggerezza le cose no?
Quanti anni avrà?
34 ? 36?
Va beh forse era veramente al telefono. Poco importa vorrà dire che pranzerò da sola, magari vado a prendermi il sushi d’asporto!

Avevo troppi pensieri per la testa, il week end mi aveva pure fatto dimenticare il libro, già il libro e lo scrittore del libro, sorrido di nuovo pensando a quanto era bella quella foto e non mi accorgo neanche di essermi appena scontrata con qualcosa o meglio qualcuno di particolarmente alto e massiccio.

- Scusi sono fra le nuvole –  dico alzando gli occhi verso l’ostacolo che ho appena travolto

- E come si sta? –

- Dove scusi ? –  alzo finalmente gli occhi per vedere con chi sto parlando e rimango a bocca aperta, scioccata da quanto sia ancora più bello dal vivo

- Tra le nuvole! –  mi risponde ridendo

Aveva gli occhi chiari, avevo indovinato, erano di uno strano colore fra il verde e l’azzurro, erano ipnotici, come ipnotico era il suo sorriso, accattivante, intrigante e decisamente seducente

- Tra le nuvole si sta in silenzio vedo? –

- Ha gli occhi chiari –  dico imbambolata e presumibilmente con la bocca aperta ancora dallo stupore di trovarmi l’autore del libro che avevo preso venerdì proprio davanti a me

- Si è tu hai gli occhi grigi credo- continua a ridere scuotendo la testa, bene Gin lo fai ridere, o forse sta ridendo di te, ecco la seconda ipotesi non va assolutamente ben vero?
Devo correre ai ripari prima che pensi che io sia una ritardata.

- Scusami è che ho il tuo libro , posso darti del tu? –

- Assolutamente si! –

- Dicevo lavoro qui, e ho il tuo libro, l’ho preso per darci un’occhiata – e per avvalorare il mia posizione tiro fuori dalla borsa il libro, che è rimasto lì da venerdì, grazie a Dio in questo caso il mio disordine è utile!                                                                                                                                                      Annuisce incuriosito e si porta una mano al mento, forse per prendersi gioco di me, poco importa così è ancora più affascinante.

-Ecco e ti ho riconosciuto dalla foto in quarta di copertina, che è in bianco e nero, ma questo tu lo sai perché probabilmente l’hai scelta tu; ecco e quando l’ho vista ho pensato che probabilmente avresti avuto gli occhi chiari e si hai gli occhi chiari –  Perfetto abbiamo cominciato a straparlare, sempre meglio.

- Bene e ti piace?-

Se mi piace che hai gli occhi chiari?  Decisamente si! Hai degli occhi incredibilmente sexy

- Si si hai degli occhi bellissimi –  sto ridendo dall’imbarazzo e sono diventata rossa

-Grazie anche i tuoi sono bellissimi ma io intendevo se ti piace il libro! –

Oh_Mio_Dio_ che figura di merda, mi metto le mani nei capelli, poi mi ricordo che lui è davanti a me e mi ricompongo anche se ormai c’è poco da ricomporre

-Scusami, scusami non avevo capito, si mi è piaciuto, cioè non l’ho letto ancora tutto ma quello che ho letto mi è piaciuto –

-Bene fammi sapere quando lo hai finito cosa ne pensi … - lunga pausa

-Ginevra –

- Ginevra, ecco come ti chiami! Io ora devo andare ho una riunione per la fiera del libro-

-Certo – non so cosa dire sono di nuovo persa a fissare i suoi occhi

-Tieni c’è il mio numero aspetto la tua recensione-  tira fuori dal portafoglio in pelle rossa il suo biglietto da visita e me lo da

-  Assolutamente – Oh_MIo_Dio_Oh_Mio_Dio_ mi da il suo numero

Lo vedo andare verso il corridoio stringendo tra le mani il suo biglietto da visita con il numero di telefono e sono decisamente fra le nuvole ora!
 
  
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