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Autore: Silhouette    24/10/2012    0 recensioni
Una giovane ragazza che scopre di avere qualcosa di speciale, qualcosa di magico, che giunge a Camelot per scoprire il suo destino..
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lasciatasi il regno di Edoras alle spalle, Violet iniziò a pensare a come si sarebbe presentata a corte: come una nipote di Gaius che si era recata da lui? Come parente di un suo conoscente a cui doveva un favore? Non riusciva proprio a pensarci, sperava che Gaius avrebbe avuto una soluzione al problema. Il sole stava iniziando a tramontare e si chiese come stava affrontando la sua partenza la sua famiglia: sua madre sarà stata in ansia, desiderosa solo che tornasse a casa, suo padre avrà mandato emissari in ogni angolo del regno per cercarla mentre suo fratello, beh suo fratello sarà tranquillo e rilassato come al solito, sapendo che la sua sorellina sapeva bene cosa fare e che se la sarebbe cavata ovunque. Aveva sempre avuto un ottimo rapporto con Rowan, era sempre presente quando ne aveva bisogno e lei si divertiva un mondo da bambina ad allenarsi con lui; lui era il primo in linea di successione quindi aveva molti impegni e responsabilità mentre lei era costretta a restarsene al castello “come spetta ad una donna”. Aveva sempre odiato quando glielo dicevano e suo fratello lo sapeva benissimo, per questo di nascosto si sfidavano a duello o si arrampicavano sugli alti alberi nel giardino del castello.
 
 
Il tempo passava mentre cavalcava alla volta di Ealdor, il sole stava calando verso occidente e l’aria iniziava a farsi più fresca, si strinse nel mantello per proteggersi dal vento e ascoltava il fruscio delle foglie che si muovevano nel vento del crepuscolo. Quando giunse nei pressi del villaggio rallentò l’andatura e si avviò verso una tranquilla radura distante pochi passi, aveva deciso lungo il cammino che sarebbe stato meglio per lei restare nei boschi per evitare di farsi scoprire in qualche locanda da uno degli emissari di suo padre. Non sapeva che la sua scelta strategica le era stata di grande aiuto, infatti il villaggio di Ealdor era stato preso d’assalto da dei predoni che stavano spadroneggiando sul povero villaggio.
L’oscurità era calata e la luna stava splendendo alta nel cielo, si prospettava un’altra bella giornata per Violet che, stanca del viaggio a cavallo, si preparò a dormire; i suoi sogni furono stranamente inquieti, strane creature che si aggiravano nelle sue vicinanze, un paesaggio sinistro e per nulla famigliare…si svegliò da questa specie di incubo e si ritrovò ancora nel bosco, questo la fece tranquillizzare ma quell’incubo le girava ancora in testa: nulla aveva senso, neanche l’apparizione di quel giovane che, attraverso la nebbia, stava giungendo verso di lei. Era stato tutto solo uno stranissimo sogno, o forse un incubo, non se lo sapeva proprio spiegare quindi cercò di riprendere sonno ascoltando il vento che faceva muovere le foglie, quasi cercasse di creare una melodia. I suoi sensi si stavano abbandonando al sonno e alla stanchezza che il viaggio portava con sé, i suoi pensieri si trasformavano in sogni e lasciava tutte le preoccupazioni alle sue spalle. Il cinguettio degli uccelli che saltellavano sui rami la svegliò delicatamente dal suo sonno, il sole splendeva in cielo e qualche nuvola fluttuava qua e là nell’immensità del cielo azzurro, Leaf si stava abbeverando ad un piccolo ruscello che scorreva nelle vicinanze e avvicinò il suo muso al viso di Violet quando si svegliò. Si tirò a sedere e sistemò il suo giaciglio, risciacquò il viso con l’acqua del ruscello e si fermò un istante ad osservare la sua immagine riflessa in quel tranquillo specchio d’acqua: il suo volto non mostrava molto i segni della stanchezza e i suoi occhi risplendevano ancora di quel verde delicato che aveva usato per coprire i suoi occhi naturali, quella tonalità che sembrava viola e la distingueva. Cercò nelle sacche della sella qualcosa per sistemare i capelli, sapeva di aver messo una spazzola e qualche fermaglio ma proprio non riusciva a trovarli, guardò nell’altra sacca e ciò che vide la sorprese. Si era davvero dimenticata del libro che aveva preso dalla biblioteca di suo padre, un libro antico che conteneva formule e incantesimi, non sapeva dove avesse potuto trovarlo suo padre, ma era stata una saggia scelta portarlo con sé. Trovò quello che cercava e sistemò i suoi capelli castano ramati, un colore che le era sempre piaciuto e che faceva risaltare il verde dei suoi occhi; prese dalla sacca il libro di incantesimi, poteva approfittare di un momento di pausa per imparare qualche nuovo incantesimo. Un libro di magia antico non era di certo il massimo della leggerezza per un viaggio, un grosso tomo che non sarebbe mai entrato nelle sacche della sella, per fortuna nel libro c’erano degli incantesimi che permettevano di ingrandire e rimpicciolire gli oggetti.
-Engorgio- sussurrò rivolta verso il libro che riprese le sue dimensioni reali. Iniziò a sfogliarlo con calma e scelse un incantesimo su cui esercitarsi, non sapeva quale scegliere perché le sembravano tutti molto interessanti. Seduta sull’erba, sfogliava il libro che appoggiava sulle gambe incrociate cercando un incantesimo, quando il vento iniziò a soffiare tra gli alberi e le pagine iniziarono a scorrere fino a fermarsi, Violet guardò il primo incantesimo della pagina: l’incantesimo per sviluppare il fuoco. Radunò alcune foglie in un cerchio di pietre, si concentrò sulle foglie – Baerne - una piccola scintilla si sviluppò tra le foglie che iniziarono a bruciare lentamente facendo sviluppare la fiamma. Si sentiva soddisfatta della sua opera, prese un po’ d’acqua dal ruscello e spense il fuoco, non doveva assolutamente attirare l’attenzione su di sé, ripose il libro nella sacca dopo averlo rimpicciolito e si distese sull’erba osservando le nuvole che venivano trasportate dal vento. Non sapeva quando era stata l’ultima volta che si era sentita così in pace, senza nessuno che le imponesse qualcosa da fare o qualche impegno di corte, era in totale pace e regnava un silenzio che dava un senso di tranquillità alla radura. Sentiva le foglie muoversi al vento, gli uccellini che volavano nel cielo, il ruscello che scorreva placido nelle sue vicinanze, un cervo che scorrazzava nella foresta e sentì un rumore sordo in lontananza. Decise di andare a dare un’occhiata, seguendo il rumore giunse a ridosso del villaggio di Ealdor dove degli uomini si stavano allenando, molti armati di bastoni ma alcuni brandivano delle spade. Tra loro camminava un giovane dai capelli biondi che andava su e giù ripetendo – 1….2….3….4…- e gli uomini cambiavano posizione di attacco o di difesa ogni volta. Violet aveva già visto quel giovane, era Artù Pendragon, principe del regno di Camelot, si chiedeva che cosa ci facesse lì e perché stava allenando quegli uomini, era come se si stessero preparando a combattere contro qualcuno.
 
 
In quel momento sentì di dover fare qualcosa per aiutare quelle persone, tornò nella radura e cominciò ad allenarsi con il suo pugnale. Non sapeva come avrebbe fatto a combattere al loro fianco senza dare nell’occhio ma non poteva restare a guardare la gente che soffriva senza fare nulla, avrebbe cercato di dare una mano con la sua magia oltre che con il pugnale. Continuò ad allenarsi finché il sole non iniziò a calare e l’oscurità ad incalzare, ripose il pugnale nella sua fodera, dispose il suo giaciglio sull’erba, si coricò, stringendosi nelle coperte per il vento che stava iniziando a soffiare, fresco e pungente, rendendo le notti meno calde. Violet rivolse il suo sguardo verso il cielo pieno di stelle, che brillavano in una notte senza luna, si fermò a pensare a tutto ciò che stava facendo, il destino a cui stava andando incontro per trovare un senso ai suoi poteri, alla magia che si era sviluppata dentro di lei. I pensieri iniziarono ad avere meno peso, le palpebre iniziarono lentamente a chiudersi e in poco tempo Violet si addormentò senza pensieri in una notte senza luna. I pensieri l’avevano abbandonata, ma i sogni non davano segno di volerla lasciare, sperava di ritrovarsi in un campo fiorito o in un luogo pacifico invece vedeva solo buio, si ritrovava nell’oblio, quando una voce la riscosse, una voce profonda e roca che si rivolgeva a lei. – Questo è il tuo destino, sei destinata a combattere e a lottare per coloro che ami -. Cercò in tutti i modi una fonte a quella voce ma il suo sogno restava nero e oscuro, fino a quando due enormi occhi si aprirono nell’oscurità emanando un bagliore giallo, occhi che non avevano nulla di umano la stavano squadrando e lei si sentiva così piccola di fronte a quegli occhi. – Lui sarà un valido aiuto, vi sarete di sostegno e dovrete unire le vostre forze, lui sarà il tuo destino- non riusciva a capire a chi si riferisse fino a che, girandosi, non vide un giovane in mezzo al buio, non ne era sicura ma le sembrava lo stesso dell’altro sogno ma non riusciva a scorgere nei suoi lineamenti un viso familiare. Il giovane restò visibile per pochi istanti per poi sparire nell’oscurità, come fecero gli occhi, lasciandola nell’oblio a pensare al suo destino, non sapeva cosa avrebbe portato tutto ciò, ma sapeva che doveva andare avanti nel suo viaggio senza timori, il suo destino le si sarebbe rivelato in un modo o nell’altro. Si svegliò in una mattina fresca, con il cielo un po’ nuvoloso, si avvicinò all’acqua del ruscello per risciacquarsi la faccia e rimase a fissare il suo riflesso, pensando al sogno della scorsa notte, quegli occhi gialli le fecero raggelare il sangue nelle vene, anche se non avevano uno scopo intimidatorio lei si sentiva intimorita da quegli enormi occhi che la fissavano nell’ombra. Non aveva tempo per perdersi in certi pensieri; doveva prepararsi alla battaglia.
Sistemò il suo giaciglio e mise il pugnale in vita, s’incamminò verso Ealdor cercando di passare inosservata tra le fronde; nelle vicinanze del villaggio notò che non c’era nessuno che si aggirava, tutti si erano nascosti, pronti ad attaccare all’arrivo dei loro oppressori. Un silenzio regnava sulla vallata, si sentiva solo il vento scuotere le fronde degli alberi, un rumore di zoccoli che calpestavano il terreno iniziò a farsi sentire in lontananza e apparvero all’orizzonte uomini a cavallo, con intenzioni ben poco amichevoli. Arrivarono fino al centro del villaggio e si misero a cercare gli abitanti, Violet osservava i loro movimenti e la sua attenzione venne attirata da un gruppo di uomini nascosti, tra cui il principe Artù e un altro giovane che ricambiò il suo sguardo. I briganti si stavano innervosendo nel cercare gli abitanti e furono colti alla sprovvista quando trovarono la loro via bloccata da una rete, i cavalli si imbizzarrirono, i briganti cercarono di andare dalla parte opposta e solo allora vide una giovane donna che, litigando con le pietre focaie, cercava di accendere un fuoco per bloccare la via di fuga ai briganti. Non ci pensò troppo e, data una rapida occhiata in giro, si concentrò – Baerne -, la striscia di terra prese subito fuoco e i briganti vennero intrappolati; il giovane stava guardando incredulo: gli occhi della giovane si erano illuminati di una luce che lui conosceva bene, una luce magica, aveva trovato qualcuno che era come lui. Non poteva perdersi in chiacchiere; la battaglia era iniziata. Violet sfoderò il suo pugnale e si unì alla battaglia, riuscì ad infliggere un paio di colpi ai briganti, ma sembravano spuntare come funghi, erano in soprannumero. Gli abitanti fecero del loro meglio, si rese conto che anche le donne stavano combattendo per il loro villaggio, per la loro libertà; i colpi vibravano nell’aria, corpi giacevano senza vita sul terreno, ma i briganti non sembravano voler darla vinta agli abitanti. Violet stava pensando a cosa poter fare, che magia sarebbe stata d’aiuto in quel frangente, sapeva bene però che usare la magia in quel frangente sarebbe stato pericoloso visto che Artù era figlio di quel re che aveva bandito la magia. Non dovette attendere tanto, sentì qualcosa nell’aria, qualcosa di magico, si girò e vide il giovane che aveva visto prima: un giovane alto, dalla carnagione pallida con capelli neri e occhi profondi. In quegli occhi profondi qualcosa si accese e alle sue orecchie giunse una frase – Cumen theoden -, sentì il vento che soffiava, si stupì lei stessa che quel giovane era un mago e non si sentiva più sola, un piccolo vortice iniziò a formarsi davanti al giovane, in poco tempo diventò sempre più grande e costrinse i briganti a fuggire dal villaggio. La battaglia era vinta, il villaggio era libero e lei aveva trovato un possibile alleato.
 
 
Il giovane si accorse del suo sguardo e le rivolse un sorriso complice, come a condividere il suo stesso pensiero. Fu riportata alla realtà da Artù che chiese spiegazioni al giovane per il tornado che aveva salvato il villaggio, il giovane stava per parlare quando il capo dei briganti, ormai stremato al suolo, inveì contro Artù. Il giovane principe gli ridiede le spalle incautamente e Violet vide una freccia indirizzarsi verso Artù, la punta fendette l’aria e centrò il bersaglio che non corrispose con l’obbiettivo del brigante. Tra Artù e la freccia si contrappose un giovane ragazzo, capì dallo sguardo del giovane mago che quel fatto era un duro colpo; il giovane stava ormai morendo e confessò di essere stato lui a fare quella magia, era lui il mago. Violet sentì delle lacrime rigargli le guance, non conosceva quel giovane morente, ma sapeva che il suo gesto era servito a salvare l’amico, n’era particolarmente commossa, ma non poteva restare troppo nel villaggio, a malincuore si diresse verso il bosco, si girò quando era ormai fuori dalla loro vista per osservare ancora il volto del mago, non voleva scordarsi il suo possibile alleato in quel mondo privo di magia; si diresse verso la radura con un alone di tristezza negli occhi, aveva solo voglia di superare quella giornata. Il giovane mago si apprestò a prestare un minimo di soccorso al suo amico ormai morente, ma con gli occhi cercò la giovane che come lui aveva qualcosa di speciale, i suoi occhi vagarono molto prima di vedere la sua figura sparire tra i boschi e si ripromise di cercarla a tutti i costi. In quel momento aveva, però, altro a cui pensare, il suo amico d’infanzia stava per morire e l’aveva fatto solo per salvarlo, stava cercando di trattenere le lacrime ma sentì qualche goccia che scivolava lungo le sue guance. Il suo amico cercava di consolarlo e non pensare alla sua fine imminente ma alla fine il suo volto si fece cupo e la paura iniziò a prendere possesso di lui, il giovane mago vide il suo amico spirare di fronte a lui e le lacrime percorsero il suo viso. Sfogò tutta la sua tristezza e preparò il corpo per la pira funebre, con un volto cupo e il corpo dell’amico in braccio, il giovane mago si avviò verso la catasta di legno che era già stata preparata nel mezzo del prato. Tutti gli abitanti del villaggio erano disposti davanti alla pira, depose il corpo e accese la pira con la torcia che Artù gli aveva passato; guardò il fuoco divampare e avvolgere il suo amico e ripercorse nella sua memoria tutti i bei momenti che avevano passato da piccoli: gli scherzi che facevano al vecchio contadino scorbutico e i loro giochi tra i boschi. Venne riportato alla realtà da Artù
- Era un tuo amico – gli disse con tono cupo
- È un mio amico – rispose il giovane mago con gli occhi fissi sulle fiamme che divampavano
Rimase ad osservare le fiamme ancora per un po’ e poi decise di mettersi a cercare la giovane che aveva il suo stesso dono, diretto verso il folto del bosco girovagò in cerca di qualche traccia che lo avrebbe portato da lei.
Violet si era ritirata nella radura e stava sfogliando il libro di magia con un’aria cupa; nonostante il villaggio fosse salvo, il sacrificio di quel giovane la rattristava. Era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta che un giovane era giunto nella radura, il giovane mago era finalmente riuscito a ritrovarla. Il giovane diede un leggero colpo di tosse che fece trasalire Violet
- Chi sei tu? - chiese stupita Violet
- Il mio nome è Merlino e ti stavo cercando – gli rispose con calma il giovane mago
- Perché mi cercavi? –
- So che cosa sei –
- Cosa sarei secondo te..- Violet si alzò da terra e fissò negli occhi il giovane Merlino
- Tu sei un mago come lo sono io – Merlino pronunciò la frase tutta d’un fiato e cercò una qualche risposta negli occhi della giovane
- Io sono Violet e sono una maga come te –
I loro occhi si accesero; finalmente non si sentivano più soli.
 
 
 
Note: Questo capitolo l’ho pubblicato dopo un secolo ma tra compiti e verifiche avevo giusto un po’ da studiare e poco tempo. Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia e tutti quelli che la seguono. Spero vi sia piaciuto questo capitolo e che lasciate qualche recensione =)
  
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