Aveva perduto suo
fratello. La loro fratellanza andava oltre
il legame di sangue, era una condivisione di vita. Ma una delle due
vite era
ormai svanita, e lui, smarrito, andò a cercare il fratello
là, nel luogo dove
lo aveva perso per sempre.
La scogliera si ergeva sul mare, fiera e crudele.
Fredde onde si infrangevano sulla roccia per poi perdersi
nell’infinità delle acque.
Egli osservava da lontano quella fortezza della natura,
evocando il ricordo che non aveva della perdita del giovane amico.
E poi apparve, in una terribile visione, il fratello perduto
sulla cime della nera scogliera. Il volto pallido e inespressivo, perso
nell’oblio della tristezza,
un’infelicità remota e silenziosa, cosa mai lo
aveva spinto a vedere il fondo di quel mare oscuro come unica via di
salvezza
non lo saprà mai nessuno.
Egli, impietrito, guardò il fratello lasciarsi cadere nel
vuoto. Mentre cadeva lo vide cambiare, mutare forma ad ogni metro che
il suo
corpo precipitava. Ora era un cane, ora una tigre, ora un drago. Poi,
nel
momento di un respiro, il fratello sparì nel mare, insieme
alle onde.
Egli rimase come una statua, congelato nel suo dolore, solo
e abbandonato dall’unica famiglia che aveva. Rivide davanti
agli occhi quella
scena, forse mero frutto della sua mente turbata, più e
più volte, come uno
straziante ritornello senza fine, poi il suo corpo riprese di nuovo
movimento,
e come ridestato da un sonno alzò la testa e corse per
raggiungere la cime di
quella roccia maledetta.
Scalava la pietra disperato, fino a far sanguinare le mani;
ad ogni passo che scivolava tra i sassi ne faceva due più
rapidi e decisi.
Arrivò in cima col fiato corto riprendendo nei polmoni
l’aria persa nella corsa, e infine, stremato, si
lasciò cadere sulle ginocchia,
i pugni insanguinati a terra, gli occhi che bruciavano accecati dal
vento
freddo che colpiva la cima delle rocce.
Tutto ciò che aveva visto era frutto dei suoi pensieri pieni
di dolore e collera per la perdita. Non sapeva per certo che il luogo
della
perdita del fratello fosse realmente quello, ma allora
perché si trovava là?
Cosa lo aveva spinto a raggiungere la cima della scogliera? Una qualche
forza
lo aveva portato ad arrampicarsi sulla roccia e arrivare là.
Respirò forte,
cercando di non perdersi nel dolore e lentamente
alzò la testa in direzione della sporgenza.
Quando vide a pochi metri di fronte a lui una figura. Stavolta non era
un
ombra, era reale, c’era qualcuno che si sporgeva dalle rupe.
Mentre si rialzava lentamente iniziò a riconoscere la figura
che usciva dall’ombra. Ebbe un fremito quando riconobbe da
vanti a sé la donna
che ama, sola, perduta, rassegnata a lasciarsi cadere.
Egli balzò in avanti, ma il primo passo scivolò
sulla roccia
umida facendolo cadere in avanti, ma non aveva più tempo;
sentendo il dolore
freddo sulle ferite delle mani si rialzò scivolando ancora e
si precipitò verso
di lei.
La donna, in balia del vento che le sferzava i lunghi
capelli scuri e le seccava le lacrime dagli occhi, si lasciò
cadere. Lui
allungò il braccio come se avesse dovuto afferrare tutta la
sua vita nel palmo
della mano, e in uno sforzo disperato riuscì ad afferrarle
il braccio. La tirò
a sé e la strinse contro il suo petto.
La tenne tra le braccia come la cosa più preziosa,
l’ultima
ancora di salvezza.
Che fosse stato suo fratello a condurlo là? Non sapeva a
cosa credere. Solo allora capì che stava sbagliando tutto.
Non le fece domande, non disse nulla. L’aveva lasciata sola,
quando era lui a credere di esserlo, la stava perdendo e non lo sapeva.
Ma ora
era lì.
L’aveva salvata da se stessa, o anche lui si era salvato con
lei.
Non se ne sarebbe andato mai più.