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Autore: redstorm__    25/10/2012    5 recensioni
Avete presente quando, dopo essere arrivati sull'isola Esme, Bella chiede ad Edward "cinque minuti da umana" e si precipita in bagno? Ecco, la mia storia inizia da lì e prenderà tutta un'altra piega. Già, perchè infatti Bella in quel bagno, per uno stupido incidente domestico, ci lascia tutti i ricordi che ha di Edward e di tutto quello che è successo da quando è arrivata a Forks. Infatti, quando rinviene, la sua memoria è ferma al giorno del suo arrivo da Charlie, dove si era appena trasferita da Phoenix.
Edward, quindi, per la sua ragione è un perfetto sconosciuto. Ma, forse, non per il suo cuore dove lui ha lasciato sicuramente una traccia indelebile.
Riusciranno a superare questa difficoltà? Come affronterà Edward il fatto di dover svelare a Bella, nuovamente, la sua natura? E lei, lo accetterà ancora? Sarà ancora lui la sua scelta?
Seguitemi e potrete scoprirlo!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Buongiorno!
Mi girava in testa, già da un pò di tempo, l'idea di questa storia. Alla fine ho deciso di buttarmi e provo a scriverla, sperando di raccogliere anche qualche parere/consiglio oltre al copioso lancio di pomodori che mi aspetto! XD
Come avrete capito dall'introduzione, Bella ha perso ogni ricordo di Edward, è ferma al giorno del suo arrivo a Forks. Ma questo è quello che gli dice la sua ragione, perchè poi ci sono corde profonde dentro di lei che la rendono certa che lui sia proprio il suo grande amore.
Quello che, ovviamente, potrebbe complicare tutto sarebbe scoprire che l'oggetto del suo amore è un vampiro! Infatti, sarà anche il problema più grande per Edward, tra i tanti altri che dovrà affrontare con questa Bella che non si ricorda niente di lui!
Ma non vado oltre, altrimenti vi racconto tutta la storia! Piano, piano, si chiarirà tutto, questo è solo un prologo per introdurre la storia, quello che però posso già svelarvi è che non ci sarà nessun bebè in arrivo, non avendo mai amato molto la comparsa di Reneesme.
Se avrete domande particolari da fare, sarò più che felice di rispondere!
Buona lettura.
RS














L'ultimo ricordo certo che ho della mia vita, è quello di essere andata a letto nella mia stanza rimessa a nuovo da Charlie, la sera stessa del mio arrivo a Forks.
Sono sicura, quindi, del fatto che è stata una mia decisione quella di lasciare libera Reneè di poter seguire Phil nella sua nuova carriera sportiva, decidendo appunto di trasferirmi a vivere da mio padre.
In questo momento, dove tutto ha assunto una dimensione irreale, è molto importante per me sapere che non ho rotto i ponti con mia madre, ma che anzi mi basterebbe chiamarla per vederla accorrere subito al mio fianco.
Mi sembra, infatti, di essere tornata bambina, quando davvero bastava la sua sola presenza per farmi sentire subito meglio. Charlie del resto come capita un pò a tutti i padri divorziati, nonostante il bene che mi ha sempre dimostrato, ha potuto essere poco presente nella mia vita, diventando sempre meno un punto di riferimento certo.
Mentre i pensieri si accavallano nella mia testa, riapro piano gli occhi, e purtroppo l'ambiente intorno a me non è cambiato affatto: mi trovo sempre comodamente seduta su un ampio divano, nell'elegante salotto di una casa da sogno, da cui si gode un panorama mozzafiato.
Tra me e l'immagine da cartolina del sole che sta per eclissarsi nel mare, dando vita ad uno dei tramonti più belli che abbia mai visto, c'è però lui, mio marito.
Con lo sguardo corro subito al mio anulare sinistro, dove ritrovo quel cerchietto d'oro che tormento da quando mi sono risvegliata in una realtà peggiore di qualsiasi incubo abbia mai fatto: sono sposata.
E' indiscutibilmente così: io, Isabella Marie Swan, diciotto anni da poco compiuti, sono una giovanissima neosposa.
Nel momento stesso in cui il mio cuore prende a galoppare furiosamente, sento lo sguardo ansioso di Edward, perchè è così che si chiama il mio altrettanto giovane marito, posarsi su di me e scrutarmi attentamente, forse nella speranza che mi siano ritornati i ricordi che lo riguardano.
Vorrei disperatamente anch'io che fosse così, ma dopo l'immagine di me che mi corico a letto nella mia stanza, nella mia testa cala il buio più assoluto e rimbalzo contro un muro invalicabile.
I miei ricordi si interrompono dalla sera del mio arrivo a Forks in poi.
Tutto quello che è successo dopo e che mi ha portato ad essere qui, su di un'isola sperduta in mezzo al mare per trascorrere la mia luna di miele, l'ho appreso da Edward.
Riporto lo sguardo su di lui e, nonostante mi senta come se fossi su una giostra impazzita, non posso fare a meno di rimanere incantata davanti alla sua bellezza.
Mi appare quasi irreale, tanto è perfetto. La sua figura si staglia netta contro la luce morbida del tramonto, provocandomi un brivido lungo la schiena.
La mia mente non si ricorda di lui, ma il mio corpo sembra non essere d'accordo.
Il mio "incidente" ha cancellato Edward dalla coscienza, ma forse non da una parte più profonda dentro di me.
Un incidente stupido, ma così tipico della mia goffaggine: sono inciampata e ho battuta la testa contro il lavabo, mentre ero in bagno a rinfrescarmi dopo il lungo viaggio. Sono rimasta priva di sensi per quasi tutta la notte e quando mi sono risvegliata, la mia memoria breve è risultata danneggiata.
Infatti, per lei mi sarei dovuta trovare nel mio letto a Forks e non in un letto matrimoniale con uno sconosciuto seduto accanto che vegliava preoccupato su di me.
Dopo il panico iniziale, che mi ha portato anche a cercare di fuggire con l'unico risultato di finire lunga distesa a terra inciampando come sempre nei miei stessi piedi, ho focalizzato l'attenzione sul fatto che lo sconosciuto sembrava molto più sconvolto di me davanti a quel goffo tentativo di fuga.
E da quel momento in poi, cioè due lunghissimi giorni, è stato solo un crescendo di emozioni sempre più altalenanti: dalla disperazione di non ricordare gli ultimi mesi della mia vita, Edward compreso, all'incredulità di scoprire che mi sono innamorata così tanto di lui da aver accettato di sposarlo.
Io, Isabella Swan, paladina del "non mi sposerò mai per non ripetere l'errore dei miei genitori", non solo l'ho fatto, ma l'ho fatto in pochi mesi e a soli diciotto anni!
Sul fatto che sono davvero diventata la Signora Cullen, e che ero anche convinta di volerlo essere, non ho più dubbi: Edward mi ha mostrato quasi subito le foto del nostro matrimonio come prova tangibile del fatto che non fosse il perfetto sconosciuto che credevo, ma che fosse anzi la persona con la quale volevo assolutamente trascorrere il resto della mia vita, come recita la famosa formula "finchè morte non vi separi".
Mentre scorrevano le immagini sullo schermo del pc, mi sono dovuta arrendere all'evidenza dei fatti: in alcuni scatti avevo lo sguardo di chi è totalmente e incondizionatamente innamorato della persona che ha accanto.
E se non fosse bastato, ce n'erano alcune dove anche Reneè e Charlie mi guardavano commossi, mentre mi abbracciavano per posare insieme a loro. Gli unici due visi conosciuti tra tanti altri che non mi dicevano assolutamente nulla.
Ma il dolore alla testa torna a farsi più forte, distogliendo ogni mio pensiero da qualsiasi cosa che non sia il pulsare sordo dell'enorme bozzo che si è formato dove ho sbattuto.
- Bella, devi cercare di non forzare i ricordi. Hai sentito cosa ha detto il medico, hai bisogno di molto riposo. Anche Carlisle ci ha confermato che è così: la memoria tornerà da sola non appena starai meglio. Devi solo avere pazienza e... cercare di rimanere tranquilla.
Mentre osservo Edward parlarmi pacatamente, provo di nuovo forte la sensazione che sappia esattamente come mi sento, quasi avesse una sorta di radar sempre sintonizzato sulle mie frequenze. Oggi mi è già accaduto in diversi momenti, e sempre con la stessa intensità.
I suoi occhi, di un colore che non saprei esattamente come definire, mi scrutano infatti attentamente come se avesse avvertito che la testa ha ripreso a farmi male.
- Credo stia finendo l'effetto dell'antidolorifico. Ma non vorrei prenderne dell'altro come mi ha prescritto il medico... mi fa sentire ancora più... confusa.
Il medico che è accorso subito per visitarmi quando ancora ero incosciente, è tornato sia ieri che oggi, per controllare il mio stato di salute. E' stato lui a fare una prima diagnosi sulla mia amnesia, definendola " una perdita della memoria breve", una conseguenza non poi così improbabile vista l'entità della contusione che mi sono procurata nella caduta.
E se inizialmente mi sono preoccupata del fatto che Edward si opponesse fermamente al suo consiglio di portarmi in ospedale, sulla terraferma, per accertamenti più approfonditi sul mio stato di salute, sono stata poi rassicurata parlando io stessa con Carlisle, cioè mio suocero, sul fatto che se ci fosse stato qualcosa di molto più grave non avrei potuto avere un quadro clinico in netto miglioramento come gli aveva riferito telefonicamente anche il collega.
Ovviamente, non ricordavo di avere un suocero plurilaureato in medicina che aveva deciso di trasferirsi nella sperduta Forks, accettando di mettere la sua grandissima esperienza a disposizione di un altrettanto sperduto ospedale.
Come non ricordo, del resto, dell'esistenza dei miei quattro cognati, ossia i fratelli adottivi di Edward, nè di mia suocera Esme.
Tutti di una strabiliante bellezza, perchè a meno che le foto non fossero ritoccate, è così che mi sono apparsi gli altri componenti della famiglia Cullen.
Ma cosa ci faccio io, in mezzo a tanta perfezione?
Ed è un pensiero fastidioso quello appena fatto, come se ci fosse qualcosa che dovrei sapere e che, invece, mi sfugge.
Non essere stupida, Bella, in questo momento tutto ti sfugge.
Riconosco l'ironia della situazione e mi ritrovo ad abbozzare l'ombra di un sorriso, che non sfugge però al radar di Edward, perchè l'effetto sul suo viso è immediato: la sua espressione si distende, facendolo apparire, se possibile, ancora più bello.
Realizzo che da quando ho posato gli occhi su di lui, dopo il mio risveglio, è la seconda volta che gli vedo quest'espressione. E' successo ieri, mentre aspettavamo che arrivasse il medico, dopo che per l'ennessima volta era squillato il suo cellulare e rispondendo mi avesse detto che era sua sorella Alice.
E' bastato qualche attimo di conversazione con lei, per vedergli comparire sulle labbra un sorriso che avrei potuto definire... felice.
A ripensarci ora, in effetti, dopo quella breve telefonata Edward mi è apparso leggermente meno ansioso in generale. Forse, tra tutti i fratelli, è quella a cui è più legato. Probabilmente, se ricordassi, potrei sapere se è davvero così.
Sentire Alice, magari, su di lui ha avuto lo stesso effetto che ha avuto su di me sentire mia madre. Non che l'abbia sentita veramente, ma quando ho preso in mano il mio cellulare e ho riletto i messaggi che mi ha mandato da che sono partita dopo il matrimonio, solo due giorni fa e non secoli come mi sembra ora, mi ha fatto sentire come se lei fosse qui accanto a me, a sostenermi in questo momento difficile.
- Bella?
Mi sono persa nuovamente nei miei pensieri, ma la voce di mio marito mi riporta a lui e alla sua espressione più distesa che in un certo senso mi rassicura.
- Posso sedermi un attimo vicino a te?
Un nuovo brivido mi attraversa all'idea di averlo vicino. A parte qualche breve contatto per aiutarmi negli spostamenti, il resto del tempo ha sempre mantenuto le distanze da me.
Questo suo comportamento, se da un lato è ben accetto dalla mia coscienza che me lo fa vedere come un estraneo, è mal digerito da quelle corde profonde dentro di me che hanno vibrato ad ogni contatto con lui.
- Bella, io non ti farei mai del male... ti prego, fidati di me.
Dio mio, ma come fa a capirmi così? Sono praticamente un libro aperto per lui!
E' innamorato di te, ecco come fa.
Ha colto subito la mia incertezza, forse però attribuendogli un significato leggermente diverso: non ho paura che mi possa fare del male, in qualche modo sento di potermi fidare di lui. Quello che mi spaventa è lo sconvolgimento che provo all'idea che mi venga vicino.
Bella, anche tu sei innamorata di lui. Non te lo ricordi, ma è così.
Respiro profondamente, cercando di non agitarmi più del dovuto, dal momento che non fa altro che accrescere il dolore alla testa.
- Credo di saperlo, Edward. E mi dispiace di non ricordarmi che sicuramente è così, dal momento che noi... che noi ci...
Amiamo.
E' questa la parola che non riesco a dire. Proprio non riesco a capire come abbia fatto ad innamorarsi di me un ragazzo come Edward Cullen. Gentile, bello, ricco, intelligente... ogni momento che passa mi appare sempre più perfetto, ma anche irreale.
Posso capire, invece, come ho fatto io ad innamorarmi di lui.
- Bella, vengo accanto a te, okay?
Mi sento quasi sull'orlo delle lacrime davanti alla dimostrazione di quanto si stia preoccupando solo di me, e poco di come debba sentirsi lui davanti ad una moglie che lo ha cancellato completamente dalla sua vita nel giro di pochi attimi.
- Ti prego, non piangere.
Si è avvicinato lentamente, ma adesso è seduto accanto a me e con una mano mi sta sfiorando delicatamente i capelli, in una carezza che vuole essere rassicurante.
- Sono così... confusa... e spaventata... e angosciata...
Sollevo lo sguardo, perdendomi immediatamente nei suoi occhi. Non ricordare che cosa avrò provato la prima volta che li ho incontrati, con il loro colore così particolare, mi fa sprofondare in un'angoscia ancora più profonda.
Io voglio ricordarmi di lui e del nostro amore.
E succede proprio in questo momento, il braccio di Edward si posa sulle mie spalle, stringendole delicatamente, ma facendomi comunque avvertire la solidità della sua presenza.
- Devi solo stare tranquilla. Tutto tornerà a posto. Solo... devi promettermi che ti fiderai di me, sempre, come ci siamo promessi il giorno del nostro matrimonio.
Avverto che anche in lui si devono agitare le mie stesse emozioni, solo che sinora è stato più bravo di me nel contenerle. Mi viene istintivo cercare di avvicinarmi di più, ricercando in questo contatto quella sicurezza che vorrei possedere attraverso i mancati ricordi di noi due insieme, anche della promessa di cui mi ha appena parlato.
Ma lo sento irrigidirsi, evitando così che il nostro contatto diventi più ravvicinato. 
- Non c'è niente che desidero più del volerti stringere a me, Bella. Ma in questo momento, credimi, è meglio per entrambi se procediamo a piccoli passi. Non dobbiamo forzare le cose tra di noi, potrebbe... potrebbe avere degli effetti... negativi.
L'incertezza con cui ha pronunciato le ultime parole mi ha indotto a scrutarlo meglio, permettendomi di cogliere un'emozione profonda nel suo sguardo. Qualcosa che mi ha fatto reagire d'istinto, andando a ricercare la sua mano con la mia, per poter intrecciare le mie dita alle sue.
Senza riuscirci, perchè lui è stato più veloce di me nell'allontanarsi da me.
- Non mi ricordo niente di te, eppure... c'è qualcosa dentro di me che mi spinge verso di te. Il tuo gesto... il non voler stringermi la mano... ecco... mi ha fatto sentire come se mi mancasse l'aria all'idea che tu non voglia essere toccato da me.
Non sono riuscita a trattenermi dal dirglielo. Perchè è vero, ogni momento che passa, sento di dovermi avvicinare sempre di più a lui per stare bene.
E' come se qualcosa dentro di me sapesse che è sempre stato così e che lo sarà per sempre.
Lo vedo ravviarsi i capelli, quasi a disagio davanti alla mia dichiarazione. Questo mi spaventa più di ogni altra cosa che sia successa sinora. E mi fa capire che c'è qualcosa di sospeso tra noi.
- Forse dovremmo tornare a casa, a Forks. Rivedere Charlie magari...
E' balzato in piedi con uno scatto talmente improvviso che quasi non me ne sono resa conto. E mentre mi fissa come se avessi detto l'unica cosa che mai avrei dovuto dire, capisco che è davvero così.
Se cerco di non farmi prendere di nuovo dal panico, perchè qualcosa dentro di me dice che mi posso fidare di lui, cercare di metterlo in pratica non è facile.
- No! Tornare a Forks non è possibile, non subito!
Non credo sia passato nemmeno un attimo, prima che capisca di avermi realmente spaventato questa volta.
- Perdonami, Bella. Ti chiedo di fidarti di me e poi mi comporto come un pazzo.
Mi fissa, amore e tormento che si alternano nella sua espressione.
- E' solo che...
La suoneria del mio cellulare lo interrompe. Mi fissa ancora per un attimo, poi si sposta per recuperare il telefono e portarmelo. Nell'afferrarlo le nostre dita si sfiorano appena, ma non ho modo di vedere la sua reazione, perchè sto già rispondendo a mio padre.
- Ciao, Charlie, come stai?
Male, ovviamente. Da quando è stato informato su cosa mi è successo, ho dovuto farlo desistere dal partire per raggiungermi già almeno una decina di volte. E se per lui è impossibile credere che io non ricordi nulla dopo il mio arrivo a Forks, per me è ancora più impossibile credere quanto il legame tra di noi si sia rinsaldato nei mesi che non ricordo.
L'ho intuito sin dalla prima telefonata che si è svolta tra di noi dopo la mia perdita di memoria. Introdotta da Edward, che lo ha tranquillizzato prima sul fatto che non ero in pericolo di vita nonostante gli effetti della caduta fossero stati così rovinosi, quando ho sentito la sua voce mi è sembrata quasi incrinata dal pianto.
Me lo sarei aspettato da Reneè, ma non da Charlie. Lui è sempre stato quello di poche parole, mentre al telefono mi stava sommergendo di domande, in cerca di rassicurazioni che non ero proprio in grado di fornirgli.
Ma mi sono sforzata di farlo, intuendo che attraverso lui potevo arrivare ad avere rassicurazioni anch'io sul fatto che le cose tra me ed Edward, fossero proprio come me le aveva raccontate.
Rimanere al telefono con lui per più di tre ore, credo sia stato un evento unico. Penso di avergli detto più cose in quella telefonata che non in tutta la mia vita.
Preoccupato per la mia salute, ma anche per la situazione che mi ritrovavo a dover affrontare, più volte mi ha detto che sarebbe volato qui mollando tutto e tutti nel giro di un secondo.
Però, precedentemente mi aveva già detto che si fidava di Edward, nonostante alcune divergenze che pare abbiano avuto prima che ci sposassimo, quindi mi sono sentita abbastanza sicura nel rispondergli che per il momento non ce n'era bisogno.
Il medico si era sbilanciato nel dire che, riassorbita la botta, probabilmente la memoria sarebbe tornata poco dopo. Anche Carlisle aveva ottimisticamente parlato di "giorni", quindi potevo anche cercare di sostenere la situazione assurda tra me ed Edward, senza coinvolgere più di tanto i miei genitori.
Già, perchè informare Reneè sarebbe stato ancora più drammatico che non doverlo dire a Charlie. Nonostante il mio bisogno di lei, c'era una parte di me che continuava a pensare che ero io a dover preoccuparmi di lei, tenendola all'oscuro.
La voce un pò preoccupata di mio padre, però, mi riporta al presente e alle domande che mi rivolge a raffica: mi sento bene? Sono riuscita a riposare? Il medico mi ha visitato di nuovo? Ci sono novità? Ricordo qualcosa? Edward si comporta bene? E' premuroso? Mi sta vicino?
Su quest'ultima domanda, ho un attimo di incertezza nel rispondere e contemporaneamente sollevo lo sguardo su di lui. E' di nuovo in piedi, lontano da me, ma mi fissa con quello sguardo che mi fa sentire il peso della mia amnesia: mi ama, senza ombra di dubbio, e sta soffrendo anche più di me.
Allora perchè, prima, non ha voluto che lo toccassi?
Charlie mi incalza, ora, perchè ha sentito il mio tentennamento. Mi affretto a rassicurarlo sul fatto che Edward stia provvedendo in ogni modo al mio benessere sia fisico che morale.
Inevitabilmente sento un certo rossore salirmi al viso, perchè c'è tutta una serie di interrogativi che ancora non ho avuto il coraggio di esplorare sino in fondo nemmeno con me stessa: i rapporti con lui... fino a che punto saremo arrivati?
Ero certa della mia verginità sino al giorno del mio arrivo a Forks.
Il rossore ha raggiunto livelli pericolosi, lo sento, e vorrei potermi sottrarre allo sguardo di mio marito, che sembra sapere che direzione hanno preso i miei pensieri.
Lui sa sicuramente come stanno le cose tra di noi, e se devo giudicare da come si è comportato sinora, mi sembra di trovare conferma al disagio che ho provato poco prima, quando si è sottratto al mio tocco: tra di noi, c'è qualcosa che forse non va come dovrebbe andare.
La domanda più grande, che adesso inizia a tormentarmi è: perchè?
Se ci amiamo così tanto, se siamo in luna di miele, come può esserci del disagio tra di noi?
Da quando mi sono risvegliata, tutto mi ha portato a credere che fosse reale il grande amore che ci lega: i suoi racconti, le foto del nostro matrimonio, le conferme avute da Charlie, dallo stesso Carlisle nell'unica occasione che l'ho sentito, tutto mi spinge in quella direzione.
Poi ci sono le sensazioni che provo fisicamente, quelle che sembrano sfuggire alla ragione annullata dall'amnesia, e che mi spingono fortemente verso di lui.
E' già molto difficile affrontare questa situazione, ma lo diventerebbe ancora di più se perdessi quella fiducia che sinora pensavo di poter riporre in Edward.
Con la scusa di volermi riposare, rassicuro un'ultima volta Charlie e poi mi congedo da lui. Non appena la linea si chiude, inspiro profondamente e poi affronto mio marito.
- Edward, mi chiedi di fidarmi di te. Ma se iniziavo a credere di poterlo fare, ora non ne sono più così sicura. O mi dici tutta la verità su come stanno realmente le cose tra di noi, oppure richiamo Charlie e gli chiedo di venirmi a prendere.
Non mi ricorderò degli ultimi mesi, ma ricordo di essere sempre stata capace, in passato, di prendere delle decisioni irremovibili se ne ero davvera convinta.
Se mi sono sposata con Edward è perchè sicuramente lo volevo, quindi può darsi che qualcosa non funzionasse nel nostro rapporto, ma evidentemente ero certa che si potesse risolvere.
Mi fissa, immobile.
- Ci amiamo, Bella, ma a volte per noi stare insieme è stato... o meglio, lo è ancora... complicato.
- Se ti ho sposato lo stesso, evidentemente lo avevo accettato.
Non un muscolo sembra muoversi in lui, mentre io mi sento come una foglia agitata dal vento.
- No, non lo avevi accettato.
- Non ti avrei sposato, allora.
- Non è che ti abbia lasciato molta scelta, in realtà, su questo punto. Era importante, per me, sposarti.
Dopo questa sua ultima affermazione, il cuore inizia a battermi come un tamburo impazzito. Mi sembra di impazzire, perchè tutto dentro di me urla che io conosco la verità che Edward non mi vuole dire, ma non posso comunque ricordarla. 
Se lo amo, se mi ama, cosa può esserci di così complicato tra di noi?
- Edward, ti prego, dimmi la verità. Se l'ho accettata una volta, posso farlo ancora.
Rompe l'immobilità passandosi una mano tra i capelli, un gesto che mi appare familiare perchè probabilmente glielo avrò visto fare molte volte.
- Ti chiedo un pò di tempo, Bella. Se entro un paio di giorni non ricorderai ancora nulla di noi, allora...
Un lampo di incertezza, o è paura, gli attraverso lo sguardo.
- ... allora ti dirò tutto su di noi. Ma sino a quel momento, sono io che ti prego di avere fiducia in me. Ti amo, Bella, e non farei mai nulla che possa metterti in difficoltà.
L'istinto mi dice che è vero, la ragione vorrebbe che fossi più cauta.
- Va bene, mi fiderò di te, Edward.









  
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