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Autore: WakeMeUp    25/10/2012    2 recensioni
“Per sempre?” chiese, conoscendo già la risposta. Il suo miglior amico le mancava tantissimo e questo la faceva star male, ma poi quelle poche e semplici parole che riuscivano a scambiarsi ogni tanto la rendevano talmente felice, da fargli dimenticare la sua assenza.
“Per sempre.” Due semplici parole che le fecero battere più forte il cuore.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Quando parliamo di tumori, pensiamo sempre a qualcosa di lontano, qualcosa che ci circonda ma non ci tocca. Per me non è così.

Ancora una volta si trovava lì, davanti ad un computer a cercare di sfogarsi e di trovare altra forza dalle sue parole, dai ricordi di quegli avvenimenti che l’avevano resa tanto fragile durante, ma tre volte più forte alla fine.
Raccontò brevemente la sua vita non permettendo alle lacrime di rigarle il volto, non quella volta. Ripercorse tutti quei momenti attraverso i ricordi, lasciando che le sue mani sfogassero sulla tastiera; scelse parole semplici e coincise, non si perse in giochi di parole, e concluse facendo un tributo a chi si può dire le avesse salvato la vita, semplicemente essendo.

‘Due giorni fa mi sono sentita male. Sono svenuta. . . due volte. In palestra, dopo aver fatto gli esercizi. Ero digiuna. 
Sì, sono stata stupida, ma non credevo di sentirmi male.’

Ed era vero, era stata una stupida a non mangiare, ma era altrettanto vero che non pensava minimante che sarebbe successo quello che successe.

Fatto sta che sono svenuta e mentre stavo per cadere ho provato una sensazione di sollievo, un sollievo terribile. Ero convinta di morire, e ne ero felice.’

Risentì quella sensazione nel petto che in quel momento la fece stare bene; era quasi un sollievo, un modo per smettere di soffrire, una via d’uscita dai mille dolori che la vita ti causa. Ma ripensandoci adesso, quella sensazione la faceva stare male. Era sbagliato scappare, non doveva farlo, la morte non avrebbe vinto, aveva solo 18 anni e tanto ancora da vivere.

‘Ma poi mi sono ricordata che mentre ero incosciente a terra, ho pensato a Louis. 
Sì, Louis Tomlinson, l'unica persona che avrei voluto vedere prima di morire. 
Perché sì, io ero convinta di morire. 
E allora ho pensato che non è giusto desiderare la morte, non alla mia età, non a diciotto anni.’


Il ricordo di lei a terra, con il volto coperto di sangue e l’unico pensiero rivolto a quel ragazzo, le riaffiorò nella mente e la fece sorridere. Sì, sorridere perché quel ragazzo era stato ancora una volta il suo Superman. Erano amici da quando erano piccoli e più volte Louis era riuscito, anche attraverso semplici gesti, a salvarla in tutti i sensi possibili. Un sorriso spontaneo le nacque sul volto quando si ricordò di quella volta, quando a 11 anni lei aveva da poco perso la vista, e Louis la salvò mentre lei scivolava, impedendole di cadere e battere la testa.

**
Camminava verso la sua camera con il suo migliore amico a seguito, quando il suo piede inciampò in qualcosa facendola scivolare; l’impatto con il pavimento non arrivò, bensì due braccia sottili la sostennero e la tirarono su.
-Grazie Lou,- disse timidamente, lasciando che le sue gote si colorassero di rosso per l’imbarazzo.
-Ehi, io sono Superman, questo è il mio lavoro!- rispose il bambino sorridendo con lei.
**

Quel piccolo Louis di soli 12 anni non aveva idea di star dicendo una delle cose più vere che avesse mai detto in vita sua. Sorrise ancora una volta; pensare a Louis le faceva quell’effetto: sorriso perenne.
Poi si concentrò ancora sulle sue parole e concluse quello che stava scrivendo.

‘Io lo devo vedere, lo voglio vedere e lo vedrò. E se questo significa dover convivere con un fagiolo in testa, un occhio storto e un'autostima che non c'è più. Beh, per Louis William Tomlinson ne vale la pena. ‘

Scrisse quelle ultime parole ed inviò il Tweet. Oltre ad essere un suo sfogo quello, era un suo modo per far capire alle persone che bisogna essere forti, sempre. Qualunque cosa accada, non bisogna mai arrendersi e se essi avessero avuto, come lei, un Superman pronto ad aiutarti, ancor di più valeva la pena combattere.
Si ridestò dai suoi pensieri ed andò a sedersi sul letto, prese il cellulare ed inviò un semplice messaggio al suo Superman.
“Grazie!” digitò, inviò e si stese sul letto in attesa della risposta che arrivò dopo pochi minuti.
“Per cosa?” recitava il messaggio.
“Per essere il mio Superman.” Questa volta la risposta arrivò dopo qualche minuto in più, ma lei non si stupì, dopotutto lui era Louis Tomlinson, la sua vita non gli concedeva pause.
“Ehi, è il mio lavoro ricordi?” sorrise, mentre il ricordo di un Louis di 12 anni con la maglietta di Superman indosso che l’aiutava ad alzarsi, riaffiorava nella sua mente.
“Per sempre?” chiese, conoscendo già la risposta. Il suo miglior amico le mancava tantissimo e questo la faceva star male, ma poi quelle poche e semplici parole che riuscivano a scambiarsi ogni tanto la rendevano talmente felice, da fargli dimenticare la sua assenza.
“Per sempre.” Due semplici parole che le fecero battere più forte il cuore.
Non rispose, si erano detti tutto. Non servivano altre parole, il loro per sempre bastava perché era vero, forse anche di più dei continui ‘Ti voglio bene’ che si dicono agli amici.
Louis era sincero, lei sapeva che lui, nonostante fosse lontano, sarebbe stato il suo Superman per sempre, perché l’ultima volta, non era servita la sua presenza, era bastato il suo essere.
Desiderava tanto rivederlo, e l’avrebbe fatto. Voleva riguardare quel sorriso da vicino, voleva potersi buttare tra le sue braccia, adesso leggermente più muscolose, dove tante volte si era rifugiata.
Voleva che il suo vecchio amico tornasse ad essere una costante nella sua vita. Voleva sussurrargli quel ‘per sempre’ nell’orecchio, abbracciarlo e lasciargli un bacio sulla guancia morbida che era stata attraversata dalle lacrime ogni qual volta succedesse alla sua. Voleva semplicemente indietro il suo migliore amico, ma per il momento le bastava sapere che lui c’era. Anche se non fisicamente, lui sarebbe sempre stato lì con lei, inconsapevolmente; con il cuore.
Louis Tomlinson era il suo Superman, e lo sarebbe stato per sempre, motivo per cui lei avrebbe continuato a lottare.


 
Ehii, I’m back.
Oggi  sono qui per proporvi questa OS che mi è venuta dopo aver letto questo Twitlonger (http://www.twitlonger.com/show/jopdjk leggetelo, è importante e davvero bello, può servire anche a voi.) che mi ha fatto riflettere e mi ha fatto capire quanto a volte un idolo può essere un aiuto fondamentale, e quanto una ragazza possa essere forte, nonostante la vita le metta davanti continuamente ostacoli.
Ovviamente, vorrei dedicare questa OS a lei, sperando che le sia piaciuta e che non abbia trovato il mio gesto impertinente. Le parti in corsivo sono parti del suo TL che ci terrei leggeste.
E' molto breve, forse la cosa più breve che io abbia mai scritto, ma spero vi sia piaciuta.
Non ho altro da dire, semplicemente a te ragazza, sei forte, non smettere mai di lottare!
A presto (o forse no),
-WakeMeUp

Ps: Spero la gif ti abbia lasciato un sorriso. C: 
   
 
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