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Autore: CarrieGallagher    25/10/2012    3 recensioni
Tutto sembrava perfetto, in quegli anni, se non per un piccolo dettaglio, e Dean glie ne aveva parlato di recente. Erano chiusi nel salone del loro appartamento, a fumare qualche sigaretta, quando Dean lo disse senza pensarci troppo –Io viaggio nel tempo- aveva detto, -un giorno mi vedrai, e l’altro giorno sparirò.-
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata per caso. E' un compito che andava fatto per antologia, e quando si tratta di scrivere, io, mi sfrego sempre le mani con entusiasmo. Ma le idee non venivano, (il professore ci aveva dato degli ingredienti: una lettera sigillata, una stanza vuota ed un ombra che si allontana lentamente..) e non riuscivo a collegare le idee. Poi però l'idea è scattata e sapete come finiscono queste cose, sono stata mezz'ora a ticchettare sulla tastiera ed eccolo qua :)  Per favore, non prendetelo e fatelo passare per vostro, perchè non vi porta proprio da nessuna parte. Il rispetto è fondamentale.

Okay dopo avervi rimbambito con inutili sottigliezze, vi auguro una buona lettura, e non dimenticatevi di lasciare una piccola recensione che riesce sempre a rallgrearmi la giornata :) 




                                                                                                                                   L’uomo che viaggiava nel tempo
 
 
 
 
 
 
Il pomeriggio stava sfumando in un delizioso grigio quando Ada guardò fuori dalla finestra del suo ufficio. Un lieve sorriso si disegnò sul suo volto, serena com’era. Doveva essere eccitata, arrampicarsi suoi muri, ridere alla faccia di chi non ci credeva, invece lei stava semplicemente seduta e guardava fuori dalla finestra, con il mento poggiato sulla mano che era a sua volta poggiata sul tavolo, con il sorriso sulle labbra ed il cuore leggero. 
Non sempre ti succede di realizzare qualcosa; soprattutto quando quel qualcosa è semplicemente il sogno della tua vita. Non che quello che aveva fatto potesse cambiare qualcosa nel mondo. In ogni caso era stata brava, e quando riusciva bene in qualcosa lei era felice.
Per esser più chiari, quella stessa mattina Ada aveva tenuto la conferenza della sua vita. Era rimasta sveglia la notte, non aveva mangiato, né mai acceso la tv, tanto che per poco non pensava di esser stata catapultata fuori dal globo. Non era uscita per intere settimane, ed il suo cervello sembrava solo appesantito dai mille pensieri. Tutto questo, solo per poter lavorare ad il suo importantissimo progetto, quello che avrebbe dovuto presentare dinnanzi a più di 50 mila persone. Nessuna aveva mai creduto in lei, o meglio, nessuno aveva il motivo per farlo. Era una giovane impiegata di appena ventiquattro anni, non aveva mai fatto nulla di speciale nella vita e se ne stava zitta zitta nel suo angolo senza disturbare troppo, nonostante fosse molto estroversa. In ogni caso nessuno pensava che un tipo poco importante come lei potesse riuscire a tenere testa a più di cinquanta noiosi giudici e più di 50 mila giudicatori. Il suo intento non era quello di modificare il pensiero altrui, ma quello di presentare il suo, in modo da far comprendere ciò che era giusto secondo lei.
Nessuno al mondo è mai riuscito a mantenere costante un pensiero nel mondo, dato che è bello perché è vario. Eppure lei c’aveva provato e adesso, che aveva pranzato e se n’era tornata nel suo ufficio dopo un paio di pacche sulla spalla, era finalmente felice.
Pochi minuti dopo bussò qualcuno alla porta: credeva di aver raggiunto l’apice dell’impossibile. Il suo cuore mancò di un battito e si affrettò ad esclamare: -è aperto!-.
La porta si aprì e Dean si presentò con un saltello allegro.
-Ci conosciamo?-, scherzò lei, rimanendo seduta.
Dean fece una piroletta e si sedette accanto a lei.
-Mi dicono che qui si trova una delle più brave attiviste di sempre.-
-Quanto sei esagerato!-, lo rimproverò lei dandogli uno scappellotto, e lui si limitò a sorridere.
Non solo Ada era riuscita a raggiungere almeno uno dei suoi sogni, ma aveva accanto a sé un uomo che amava davvero, e che, per quanto potesse la gente non crederci, l’amava a sua volta.
Era tutto cominciato per sbaglio, molto tempo prima. Erano i tempi degli ormoni a mille, quando nessun ragazzo nella media riusciva a trattenersi. Un paio di amici in comune, e anche loro si incontrarono. Da subito nacque una sorta di rivalità: Ada era intellettuale e centrata sui libri, Dean era capo della squadra di hockey e odiava studiare. Ma per quanto ci fossero elementi contrastanti, erano di più quelli che li accomunavano.
Eppure quando i due si incontravano per i corridoi della scuola, cercavano di infastidirsi l’un l’altro, un po’ per divertimento un po’ perché erano giovani. Chi l’avrebbe mai più rivisto/a? ,pensavano entrambi.
Ed invece casualmente, ad un appuntamento di studio di gruppo (qualcuno aveva convinto Dean con un ricatto) si presentarono solo loro e rimasero soli per parecchio. Da lì nacque qualcosa di diverso, ma molto forte allo stesso tempo.
Finirono gli anni del college, e i due erano inevitabilmente diventati amici. Di lì vennero gli anni alla ricerca del lavoro, e –in assenza di soldi pronti- decisero che valeva la pena di dividere un appartamento in due, spartendosi le spese.
Continuavano a non guardarsi per più di qualche secondo negli occhi, sempre per quella rivalità adolescenziale, eppure una sera lo fecero e tutto cambiò. Qualcosa scattò e i due non poterono più trattenersi. Dopo si sorrisero, e decisero che era la cosa più giusta da fare. Da lì in poi rimasero ore a guardarsi negli occhi.
Tutto sembrava perfetto, in quegli anni, se non per un piccolo dettaglio, e Dean glie ne aveva parlato di recente. Erano chiusi nel salone del loro appartamento, a fumare qualche sigaretta, quando Dean lo disse senza pensarci troppo –Io viaggio nel tempo- aveva detto, -un giorno mi vedrai, e l’altro giorno sparirò.-
Ada pensò che fosse il fumo ad offuscargli il nume della ragione, così sorrise e continuò ad ascoltare la musica con l’mp3.
Quando però ritornarono sull’argomento, molto tempo dopo, Ada sembrava più preoccupata.
-Non ti prendo in giro-, insisteva Dean, -non lo farei  mai con te.-
-E come funziona?-, chiedeva Ada, -te ne vai così, all’improvviso?-
-E’ una cosa che non so controllare-.
-E perché sei ancora qui?-.
Lui sospirava e scuoteva la testa.
-Non lo so. E speravo durasse molto di meno, in modo da non dovermi innamorare di te.-
Ada a quelle parole si sciolse e lo abbracciò. Lo amava troppo per non credergli.
Sta di fatto che non ne parlarono per molto tempo, dato che il pericolo sembrava passato, e Ada era arrivata a pensare che Dean  l’avesse detto solo per rendere più divertente la loro relazione.
-Come lo capirò?-, le chiese allora Ada, un giorno, di punto in bianco.
-Capire cosa?-
-Che sei partito nel tempo.-
Dean tamburellò sul mento.
-Ti scriverò una lettera-.
-Una lettera? Hai detto che non sai quando capita..-
-La scriverò prima, e la terrò pronta nel cassetto. In caso debba sparire, basta che tu vada nello scantinato.-, disse e poi fece un salto, spaventando Ada, -anzi no, la nasconderò! Basterà che tu vada nello scantinato e la trovi.-
Ma Ada preferiva non pensarci. E soprattutto se ne erano entrambi dimenticati quel giorno che aveva tenuto la conferenza, quando Ada pensava di aver raggiunto il massimo della gioia.
Tornarono a casa dopo esser andati in uno dei ristoranti più o meno lussuosi della città e si rintanarono sul divano a vedersi un film.
-Non dovresti festeggiare con i tuoi colleghi?-
Ada rise. –colleghi? L’unica cosa che mi ha aiutato è stata la mia santa pazienza. E i soldi.-
Rimasero a parlare per molto, quella sera, e Dean lamentava spesso uno strano dolore al petto.
-Sei talmente felice per me..?-, partì Ada, e lui le diede uno spintone, -Figurati-.
Ma tutto era troppo bello per continuare ad essere tale.
Poi Dean, senza nessuna spiegazione logica –se ce ne potevano essere al riguardo-, decise di scendere per strada a prendere una boccata d’aria. Ada non se la sentiva, e rimase sotto le coperte a risposarsi.
Ma quando si svegliò tastò il vuoto accanto a sé sul divano e poi guardò l’ora: le undici e quaranta.
Pensò che Dean fosse andato in camera da letto, ma non ce n’era traccia. Controllò al bagno, nella cucina e sul terrazzo: Ada cominciava a preoccuparsi; rimaneva un solo posto.
Scese le scale col cuore a mille e spalancò la porta dello scantinato.
Quella sera era talmente buia che non si vedeva nulla: neanche lei riusciva a focalizzare le sue mani. Ma lo spiraglio di luce che filtrava dalla finestra atterrò proprio sul pavimento, dove una lettera ben sigillata giaceva inerme.
Ada ebbe un sussulto. No, non poteva essere, no. Infondo Dean poteva esser andato da qualche amico, o al bar, o forse si era addormentato da qualche parte.
Scosse la testa più volte, e poi cercò di riprendersi. Si allontanò lentamente e guardò fuori dalla finestra. Forse il momento era arrivato. Forse, ora che aveva tutto e molto di più, Dean poteva andare.
Forse il suo scopo nella vita, era quello di render felici le persone per poi lasciarle andare. Ecco perché viaggiava nel tempo senza controllare.
Ada cercò di trattenere le lacrime: piangere era quanto di più inutile. Fece qualche passo indietro, lasciando la lettera per terra proprio come voleva che rimanesse: sigillata.




Cucù! 
spero vivamente l'abbiate apprezzato, perchè è uno dei pochi racconti che mi piace! 
Aurevoir!

 
 
  
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