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Autore: SimonePaparazzo    25/10/2012    1 recensioni
200 anni sono passati dalla nascita di New Panem. La pace dilaga lì dove sofferenza e dolore erano il pasto giornaliero. L'essere umano, però, sente inesorabilmente il bisogno di tutto ciò, e torna ad acclamare a gran voce gli Hunger Games. Ma chi vorrebbe mettere a rischio la vita dei propri figli?
La soluzione al problema la troverà uno giovane scienziato, il cui nome è già sulla bocca di tutti. Backin Black.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Bianco.

 

Una nube nera e densa come la pece le attanagliava la mente, un turbinio infinito le rendeva impossibile formulare un qualsiasi pensiero di senso compiuto. Fitte di dolore erano l'unica percezione che aveva del suo corpo. Soltanto poco alla volta riuscì a sentire qualcosa: un tessuto ruvido sulla pelle, un odore acre le fece riaffiorare il ricordo di una passeggiata con la famiglia in una cantina dove producevano vino, e una luce intensa e persistente che si insinuava anche al di sotto delle palpebre. Non senza un grande sforzo, le aprì, ma prima di potersi guardare attorno dovette ripetere l'operazione più volte. La stanza cominciò a prendere forma, così come gli oggetti circostanti. Il bianco dominava incontrastato. Pareti, soffitto, il mobilio e le lenzuola, tutto tinto di un candore innaturale.
<< Come ti senti? >> Una voce estranea, ma zuccherata e fluida, le accarezzò l'orecchio. Guardò la ragazza in viso, reso lattiginoso per via dei riflessi di quell'ambiente. Dallo sguardo intuì la sua preoccupazione, che andava però scemando.
<< Io... credo di stare bene, sono solo indolenzita per via della.... >> Si alzò di scatto, turbata dal pensiero che l'aveva raggiunta “La battaglia!”. << Cosa è successo? È finita la guerra? >>
L'altra sorrise incerta, gli pose le mani sulle spalle e la costrinse a stendersi di nuovo << Va tutto bene, non preoccuparti. Ora devi pensare solo a riposarti, i prossimi giorni saranno molto difficili per te. >>
Fece per replicare, ma si sentì catturare da una stanchezza pesante e forzata, che la costrinse a chiudere gli occhi. Solo allora, prima di sprofondare in un limbo indefinito tra sonno e veglia, si accorse del sottile tubicino che le bucava il braccio.


Coldrain si portò alle labbra un boccone di spezzatino. Assaporò con gusto la dolcezza e la tenerezza della carne mentre gli si scioglieva in bocca. Deglutì e bevve un sorso del rosato scelto per quella pietanza, adorava quel vino frutto di un'ottima annata. Intento com'era a godersi la cena, non si accorse della domanda fattagli dall'altro commensale, Black.
<< Presidente, le avevo chiesto, tra quanto tempo aveva intenzione di iniziare i giochi? >>
<< Mi scusi, ero sovrappensiero. Il cuoco ha superato se stesso con questa portata. Ritornando alla vostra domanda, dipende da quanto devo ancora aspettare prima di avere tutti i concorrenti. >>
<< Se è solo questo l'intoppo non ha di cui preoccuparsi. L'ultima partecipante è stata prelevata alcune ore fa. Deve ancora rimettersi del tutto, ma credo sarà pronta entro due giorni. >>
<< Sono contento di sentirvelo dire. Se così stanno le cose provvederò affinché l'arena e le prime interviste siano pronte al più presto.>> Coldrain si alzò, facendo capire di aver finito. << Vi ringrazio per avermi onorato della vostra presenza. >> Detto ciò, se ne andò senza aspettare la risposta dello scienziato.

 

"L'aria spirava in turbinii perpetui, sollevando il polline dagli alberi e formando così nubi dalla forma sempre diversa. Gea sollevò il viso, facendo ballare i lunghi capelli castani al vento. L'erba umida le bagnava i vestiti, ma non le importava, era contenta di quel momento di serenità durante la continua fuga. In quel paradiso terrestre avvertiva una moltitudine di cuori battere in sincronia con il suo, uccelli, formiche, api, il suo cavallo, all'unisono gli chiedevano di fermare quella guerra."

 

Fu strappata dal suo sogno in modo spiacevole. Quando di svegliò non si sentì riposata, come se non avesse affatto dormito. La camera era la stessa, ma la luce era smorzata e non più intensa come prima. Affianco al suo letto c'era un uomo intento ad estrarle il tubicino dal braccio. La guardò con un sorrisetto compiaciuto stampato in volto. << Sono felice di vedere che sia andato tutto bene. >>
Si ritrasse subito da quel contatto sgradevole e si mise a sedere, coprendosi con le lenzuola. Il sangue gli arrivò alla testa per lo scatto improvviso, offuscandole la vista per alcuni secondi.
<> Pronunciò quelle parole in modo incerto, dando alla frase un tono simile a quello di una supplica.
<< Non hai di che preoccuparti. Tutto quello che ricordi è una mera illusione, sei solo un'immagine, un manichino che imita la vera Dea Animale. Abbiamo utilizzato una parte del tuo DNA per ricrearti ai giorni nostri.>> Sembrava quasi divertito. Gea si alzò in piedi sul letto, afferrando per il collo l'uomo. Nel movimento lasciò cadere le lenzuola, mostrando un fisico dalle curve ancora acerbe.
Piantò lo sguardo nel suo e sollevò il labbro superiore, quasi a volergli ringhiare contro. << Non ho capito cosa sia questo DNA, ma ciò che hai detto non mi piace affatto.>> Da una porta scorrevole entrarono due soldati vestiti anch'essi di bianco. “Tanto per cambiare” pensò la ragazza. L'allontanarono di forza dallo scienziato, bloccandola.
Backin si sistemò il colletto del camice e tossì per schiarirsi la voce. << Questa vitalità è un ottimo segno, il Presidente ne sarà felice. Avrai le tue risposte a tempo debito, anche se non ti serviranno a molto.>>
Uscì lasciandola sola con i due a fargli da guardia.

 

Gea distese le pieghe del pigiama che gli avevano portato. Se ne stava con le gambe incrociate ai bordi del letto, con la schiena appoggiata al muro. Respirò a fondo. Distese la mente, abbracciando a lungo i pensieri di ogni essere vivente incontrasse lungo percorso. Cercava il suo cavallo, Xylot, aveva bisogno di lui in quel momento. Ma non lo trovò. Cercò di reprimere l'ansia, ormai sempre più presente, comprimendola con la sua consueta calma che sembrava però averla abbandonata. La cosa che più la preoccupava era non aver trovato la mente di nessuna persona amica, solo sconosciuti. Questo le fece temere di essere stata catturata dal nemico, la certezza però non c'era ancora.Le guardie continuavano a fissarla imperterriti, ma non costituivano un pericolo per lei. Era sicura che sarebbe riuscita ad eliminarli senza problemi. D'un tratto, un varco si aprì nella parete. Vi entrò un uomo molto alto e totalmente calvo, vestito in modo esageratamente elegante.
La salutò con un gesto della mano ed esordì dicendo. << Piacere di conoscerla, signorina Gea. Io sono Martin, qui per servirla.>>

  
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