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Autore: WakeMeUp    25/10/2012    2 recensioni
E solo adesso, rinchiuso in quella triste camera d’albergo, mentre fumava una delle sue adorate bambine che l’altro aveva sempre odiato, si rese conto di esser stato un’idiota, un codardo.
Ha lasciato senza un valido motivo la persona che l’aveva salvato; gli ha detto che rivoleva la sua vita, ma quale vita? La verità è che prima di Harry lui non aveva una vita. Si poteva chiamare vita quella: vagare da un posto ad un altro, dormire in treno, alla stazione, o quando gli andava bene qualche colpo in un lurido ospizio? No, non era vita. Ma poi era arrivato lui; quell'angelo dagli occhi verdi e i ricci castani, che aveva preso la sua vita e ne aveva fatto molto di più, dandole un senso.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un codardo; ecco cos’ero . Ero scappato mentre lui non c’era, quando non poteva parlarmi, non poteva guardarmi, perché sapevo che mi avrebbe fatto cambiare idea. Gli lasciai una lettera, consapevole che avrebbe voluto strapparla più che leggerla, e probabilmente l’avrebbe fatto.
Non avrei potuto chiedergli di capirmi, perché non mi capivo neanche io. Anzi, adesso iniziavo a capire di aver fatto una cavolata.
E’ solo che non riuscivo più ad andare avanti così; non era per niente facile avere una relazione con un Vampiro. Avevo passato tanti anni in una gabbia d’oro, quella che era la sua casa. Una casa meravigliosa, degna di un principe come lui, ma ero comunque in gabbia.
E quelle nottate che passavano in un’ora e il sorgere del sole, da nostro ottimo nemico, che non mi permetteva di amarlo anche al mattino.
Ogni notte, quando non c’era, spariva per andare a caccia; ed io ero in quella dolce gabbia che era la nostra camera da letto, guardavo fuori dalla finestra, e lui non c’era; e fuori era buio, ed io avevo bisogno di lui, ma lui non c’era.
Quante notti passate tra le lenzuola, ad aspettarlo, quando non ritornava e fuori era già buio. E poi quando sentivo quei rumori, quei passi, li ascoltavo con la massima attenzione come la più dolce delle melodie, ed ad ogni passo stavo meglio, perché era tornato da me, perché era sempre più vicino.
Quante volte ci ho pensato a fuggire via? Tutte le volte che passava qualcuno davanti casa sua, davanti casa nostra, osservavo quegli sguardi esterni che mi facevano perdere interesse verso questo noi, e mi facevano crescere quello verso la loro vita, quella degli umani, come me. E quello mi faceva paura. Temevo che un giorno potessi davvero fuggire via da lui. Avevo paura, tanta paura; paura dei miei dubbi, della mia strana voglia di allontanarmi da lui che era la cosa più bella che potessi mai avere, ed avvicinarmi troppo a quell'insano desiderio di vivere una vita normale. Paura di star bene, paura di scegliere e sbagliare.
Scoprii col tempo di non star sbagliando; avevo scelto ed avevo sbagliato.
Ero fuggito; da lui, dal quel suo amore che mi sconvolgeva e mi faceva paura, da quella sua vita da vampiro a cui tanto avevo faticato per abituarmi.
E lo ricordavo in ogni gesto più imperfetto. Ricordavo la tenerezza del suo viso, i suoi capelli e le lenzuola che gli avvolgevano e gli fasciavano il corpo rendendolo ancora più angelico, mentre con la testa sul mio petto si lasciava coccolare.
E speravo non stesse piangendo, non sopportavo le sue lacrime, non ci sarei mai riuscito; perché se lui era felice ogni suo sorriso era oro.
E ad ogni ricordo, ad ogni immagine di lui, mi sentivo sempre peggio, mi sentivo sempre più un codardo, ma adesso avevo capito.
Ripresi le mie cose e corsi via da quel posto; quell’Hotel pieno di umani, che non faceva proprio parte di me, non c’entrava niente con la mia vita, era lui la mia vita.
E adesso stavo tornando, da codardo, sapendo di non trovarlo perché erano ancora le 17:00 del pomeriggio e ci sarebbero volute almeno due ore per rivedere il suo viso angelico.

E appena misi piede in quella gabbia stupenda, mi sentii nuovamente a casa, nuovamente vivo, perché era così, ero stato uno stupido ad andarmene, ma adesso ero sicuro di quello che provavo e di quello che volevo.
Entrai nella nostra camera da letto e la trovai come sempre ordinata e pulita, impregnata del suo profumo di vaniglia che entrò nei miei polmoni e mi perforò l’anima. Non c’era soluzione, questa casa sapeva di lui, dietro ogni angolo.
Mi stesi sul letto che ci aveva ospitati e cullati in tutte le nostre notti d’amore, e fissai il soffitto in attesa; poi presi una sigaretta dal pacchetto e mi avvicinai alla finestra. Sapevo che non mi avrebbe mai perdonato di aver fumato in camera, ed io non avrei fatto niente che avesse potuto irritarlo; avevo già tanto da farmi perdonare.

Passavano le ore ma lui non tornava ed era già tardi e fuori era buio. Io aspettavo, lo avrei fatto all’infinito pur di riaverlo, pur di riguardare quei suoi occhi per cui ormai potevo solo stare male.
E all’improvviso ancora quei passi, ancora quella soave melodia, e come sempre, ad ogni passo stavo meglio.
D’improvviso la porta si spalancò e la sua figura angelica si mostrò in tutta la sua bellezza, nonostante i suoi occhi fossero ormai quasi neri. Da quanto tempo non mangiava?
Lui era lì immobile, si limitava a fissarmi con uno sguardo che valeva più di mille parole, ma che non conteneva odio, ed io mi chiedevo come potesse essere possibile.

-Harry…- iniziai, mentre lui continuava a restare fermo immobile sulla porta. Il suo viso era magro, era più pallido del solito e i suoi occhi facevano paura.
-Da quanto tempo è che non mangi?- chiesi, guardandolo negli occhi. Lui non mi rispose, ma mi stupì ancora una volta; si avvicinò a me, mi cinse la vita con le braccia e prese a lasciarmi dei dolci baci sul collo che mi avevano sempre fatto impazzire. Io, impotente, mi lasciavo cullare dalle sue braccia e dalla sensazione del suo corpo addosso, e le sue labbra fredde sulla mia pelle, appena diventata bollente.
-Da quando sei andato via.- affermò, prima di lasciarmi un ultimo bacio sulla parte più sensibile del collo. Stavo per ribattere quando un urlo uscì spontaneo dalle mie labbra nel sentire i suoi canini perforarmi la pelle. Io ero lì, non mi sarei ribellato, quella era la sua rivincita. Sapevo che non mi avrebbe ucciso, che non mi avrebbe fatto del male, mi amava troppo per farlo, e questo mi faceva stare ancora peggio mentre sentivo bruciore ovunque. Lui continuava a nutrirsi ed io ero felice perché per la prima volta nell’ultima settimana stavo facendo qualcosa che lo faceva star bene.
Improvvisamente lui si staccò ed iniziò a passare la lingua sui due piccoli fori sul mio collo, lasciandoci in fine un bacio.
Io, ormai senza forze, mi appoggiai con le braccia sulle sue spalle cercando di mantenermi a quella che era la mia unica ancora, così com’era successo con la mia vita. Io ero debole, e precipitavo ma poi arrivò lui e mi riportò a galla.
-Fai proprio schifo…- mi sussurrò all’orecchio mentre io sorridevo, ancora senza forze, all’udire della sua voce nuovamente dolce, bassa e sensuale.
-Mi dispiace, troverai pasti migliori di me.- risposi, continuando a mantenermi su di lui, che a quel punto mi prese in braccio e mi portò sul letto. Mi adagiò sul materasso delicatamente, e poi fece per staccarsi, ma io strinsi maggiormente le mie braccia attorno al suo collo, e me lo strinsi addosso. Lui d’altro canto non protestò.
-Non parlavo del tuo sapore, quello è ottimo,- iniziò mentre si leccava le labbra, ancora un po’ sporche del mio sangue. Quel pensiero mi fece rabbrividire, mentre chiusi gli occhi e mi rilassai. Sentirlo nuovamente addosso era una sensazione paradisiaca.
-Parlavo del fatto che sei andato via, senza parlarmi, sei scappato prendendo la via più facile.- concluse, restandomi ancora addosso, senza accennare ad allontanarsi. Avrebbe potuto farlo tranquillamente, lui era forte ed io mai stato così debole, eppure non lo fece.
-Lo so, Harry, scusami. Credevo di volermi riprendere la mia vita, perché passare intere giornate senza di te mi faceva male, passavo più tempo da solo che con te, e credevo che scappando, dimenticando avrei trovato un modo per riprendermi la mia vita. Poi ho capito che io non avevo una vita, la mia vita sei solo tu. Sei tutto ciò che ho e che voglio da questa vita, ma l’ho capito solo andandomene, quindi sono contento di averlo fatto. Ma adesso ti prego, perdonami.- dissi, accarezzandogli la schiena e quei ricci che Dio solo sa quanto mi erano mancati. Lui alzò di poco la testa e poi il busto facendo leva sulle braccia, per arrivare al mio viso e lasciarmi un piccolo morso sulla guancia.
-Lo sai che non bastano queste belle parole per farti perdonare, vero?- mi sussurrò all’orecchio con voce maliziosa. Ed io ero felice, quello significava che mi aveva già perdonato, il che mi sembrò assurdo ma sapevo che l’aveva fatto perché mi amava troppo, molto più di quanto meritassi.
Saranno state le sue credenze nell’amore eterno, l’amore profondo, e tutte quelle cose della sua epoca. Io invece, lo amavo ma non glie l’avevo mai detto perché non ero mai stato convinto di quel sentimento, non credevo nell’amore eterno e quelle altre cose come lui, ma adesso lo sapevo, mi erano bastati tre giorni lontano da lui per capirlo.
-Ti amo!- fu la mia risposta. Sentivo di doverglielo dire, era quello il momento giusto. Lui sorrise e si sporse verso di me, fino a far sfiorare le sue labbra con le mie, ma senza farle toccare. Feci per sporgermi verso di lui ed azzerare la distanza poggiando le mie labbra sulle sue, ma lui in risposta indietreggiò.
Era la mia punizione, lo sapevo. Ad Harry piacevano quel tipo di ‘punizioni’ ed io avrei dovuto patire.
Mugugnai infastidito mentre lui sorrideva.
-Non mi basta neanche un ‘Ti amo’ per perdonarti.- disse, sorridendo beffardo. Io sbuffai e poi risposi.
-Sentiamo, cosa dovrei fare?- chiesi retorico.
-Mh, io un’idea l’avrei…- mi disse maliziosamente, mentre portava una sua mano sotto la mia maglietta, accarezzandomi gli addominali. Rabbrividii a quel contatto e sorrisi. Avevo già capito; quella sera, per la prima volta, voleva comandare lui. Ed io l’avrei lasciato fare; sapevo che avrebbe fatto male, ma non m’importava, avrei fatto qualsiasi cosa per riaverlo. Lo guardai negli occhi ed annuii come a dargli il consenso. Vidi un grande sorriso aprirsi sul suo volto e sorrisi a mia volta, portandogli le mani dietro al collo attirandolo a me per assaggiare nuovamente le sue labbra dopo quello che era stato un tempo infinito.
Fu un bacio inizialmente lento e dolce, che voleva cancellare il dolore che avevamo provato entrambi stando lontani, ma poi alla sua seconda richiesta schiusi le labbra e permisi alla sua lingua di trovare la mia che iniziò ad esplorare tutta la sua bocca come fosse la prima volta.
In poco tempo ci ritrovammo entrambi nudi ancora coinvolti in uno dei nostri baci che avrebbero dovuto dichiarare illegali.
E fu così che per la prima volta lui mi fece suo. Adesso eravamo una vera coppia, eravamo insieme, eravamo una sola cosa in tutti i sensi. Faceva male, molto male, ma per lui avrei sopportato qualunque cosa, per lui avrei fatto qualunque cosa, per lui sarei stato qualunque cosa, perché lui per me era tutto.

-Grazie..- mi sussurrò lui, lasciandomi un bacio sul petto, e stringendosi ancor di più a me. Io intanto continuavo ad accarezzargli la schiena, beandomi delle sue attenzioni.
-E di cosa?- chiesi incredulo. Io ero andato via, l’avevo abbandonato senza dargli un motivo valido, io ero fuggito lasciandolo da solo, e lui mi ringraziava? Non l’avrei mai capito.
-Per prima. So quanto ti sia costato sia dirmi ‘Ti amo’ sia permettermi di essere attivo, l’ho apprezzato molto e sappi che sei perdonato.- disse, con voce da bambino innocente; quella voce la faceva solo quando diceva qualcosa di terribilmente dolce ed infetti non poteva essere più adatta in quel momento.
Sorrisi e scossi la testa, mentre lui mi accarezzava la pancia con le dita disegnandoci cerchi invisibili.
-Sei assurdo, dopo tutto quello che ho fatto mi stai ringraziando per aver fatto neanche una minima parte di quello che avrei dovuto fare per farmi perdonare. Sei stato troppo buono con me, davvero!- affermai ridacchiando, coinvolgendo anche il piccolo riccio.
-Lo so, il fatto è che ti amo troppo per non perdonarti.- disse lasciandomi un altro bacio, questa volta sulla pancia, all’altezza dell’ombelico. Io in risposta portai il braccio che avevo dietro la sua schiena ad afferrargli la vita e me lo tirai ancor di più contro, stringendolo forte. Gli lasciai un bacio nei ricci per poi poggiare la testa sul cuscino, chiusi gli occhi e mi rilassai.
Adesso ero davvero felice, anche se sapevo che l’indomani non sarebbe stato lì a darmi il buongiorno, anche se sapevo di dover passare un’ennesima giornata da solo, non m’importava perché quando arrivava quel momento, la sera, quando lui tornava, stavo talmente bene che quelle ore senza di lui sembravano passar più velocemente ed anche meno pesantemente. In quel momento avevo paura del sole, perché me l’avrebbe portato via, ed avevo paura di star bene, perché si sa, quando si sta troppo bene, inevitabilmente dopo si sta male, ed io non volevo più stare male, volevo solo vivere, viverlo.
Mi ero riempito di varie paure negli ultimi tre giorni, e quello non era da me; ma adesso non m’importava. Adesso ciò che mi faceva stare bene era lui.
-E fuori è buio, ma ci sei tu amore, e fuori è buio..- canticchiai, accarezzandogli i capelli sforzandomi di essere il più dolce e delicato possibile. Poi chiusi gli occhi e mi abbandonai a Morfeo, ero troppo stanco anche per continuare a pensare, nonostante desiderassi che quella notte durasse per sempre per poter stare sempre con lui.
La mattina dopo mi svegliai e, come mi aspettavo, non lo trovai al mio fianco bensì vi trovai la colazione, con una rosa sul vassoio ed un bigliettino. Harry a volte riusciva ad essere talmente romantico e sdolcinato da far star male, soprattutto per uno come me che non ero per questo genere di romanticherie, ma ci avevo fatto l’abitudine. Mi avvicinai al vassoio e presi il biglietto: ‘Buon appetito, amore mio. A stasera. Ti amo.’ Recitava il bigliettino. Sorrisi e sussurrai come se lui potesse sentirmi. ‘Ti amo anch’io, piccolo.’ Perché sì, adesso potevo dirlo, ne ero certo, quello che provavo era amore, e glie l’avevo anche detto.
Ma una cosa era certa: se io al mattino mi sarei risvegliato senza averlo accanto, lui non sarebbe mai più tornato a casa trovandola vuota. Sarei rimasto lì, ad aspettarlo, per sempre perché lui era l’unica cosa di cui avevo bisogno e perché sapevo quanto facesse male la mancanza di un sorriso che quanto ci allontanavamo spariva dal suo viso e faceva paura, perché sì, avevo paura di farlo soffrire. E mi ero ripromesso che non l’avrei mai più fatto.
Trascorsi quella giornata disegnando e sistemando la camera; toccava a me, ovviamente, e conoscendo la sua mania per l’ordine non mi andava di deluderlo.
E ancora una volta, quando mancava un’ora da quando sarebbe tornato, mi misi alla finestra, fumai un paio di sigarette, in attesa del momento in cui sarebbe tornato.
E ancora una volta quando sentii quei passi, ad ogni passo stavo meglio fino a quando lui arrivò da me, ed ancora una volta non persi tempo, stringendolo tra le mie braccia come sempre avevo fatto, e sempre avrei continuato a fare.
Perché? Perché l’amavo, adesso ne ero certo.





 
 
Salve gente, sono nuovamente qui oggi.
Due volte in una giornata non mi era mai successo, ma ho dovuto.
Questa OS è venuta in mente ieri alle quattro di notte, mentre ricordavo di aver ascoltato ‘E fuori è buio’ di Tiziano Ferro la mattina. E’ una Zarry perché doveva esserlo, perché io ci vedo solo loro due alle prese con i vampiri, non chiedetemi perché.
Che dire? Zayn è insicuro ed ha paura di tutto l’amore che Hazza prova nei suoi confronti e di quella vita in cui è stato inevitabilmente coinvolto anche non avendo scelto di farlo, per questo scappa.
Non riesce più a seguire la routine di un Vampiro, e vuole provare a tornare a vivere, come tutti gli umani.
E lo fa, scappa, ma gli bastano tre giorni (in realtà anche meno) per capire che lui non aveva nessuna vita a cui ritornare, perché la sua vita era iniziata proprio quando Hazza era entrato nella sua vita.
E quei tre giorni gli bastano anche per capire che non deve aver paura dei sentimenti del riccio, ma soprattutto gli chiariscono i suoi sentimenti: lui ama Harry.
Il loro amore non avrà mai pace perché sono figli di mondi diversi, ma loro continueranno a portarlo avanti perché solo insieme hanno un senso, da soli non sono niente. E nonostante faccia male stare insieme solo la notte, nonostante faccia male dover stare divisi per la maggior parte della giornata, Zayn avrebbe sempre aspettato Harry.
Che altro dire? Spero davvero che vi sia piaciuta.
A presto (o forse no),
-WakeMeUp Xx

Ps: Questa è per te babe, sai già che sono qui per qualsiasi cosa. Spero ti sia piaciuta. Lots of love. <3
   
 
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