Fanfic su artisti musicali > Simple Plan
Segui la storia  |       
Autore: LA dreamer    26/10/2012    0 recensioni
Chiusi,per l’ennesima volta,gli occhi e mi abbandonai del tutto a pensieri lontani. Lo feci. Non avrei dovuto,ma lo feci.Ripensai a tutto di lei,ai suoi occhi,alla sua pelle che tante volte avevo potuto toccare,ma senza scoprirne ogni singolo vertice,senza andare oltre ad un abbraccio amico.Perché niente poteva tornare a quei giorni?Perché se n’era andata?
Lei era la mia Dea.
Lei era la musa ispiratrice della mia musica.
Lei era la mia perfezione li dove pensavo di sbagliare.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ok forse nessuno si ricorderà di questa storia, ma ho ritrovato il seguito e ho deciso di postarlo. Io ci provo.

-NO-mi alzai di colpo completamente sudato,e nel momento preciso che aprì gli occhi,urlai quel “NO” così forte da sentire un dolore acuto alla gola,quasi come se qualcuno mi stesse strofinando una spatola contro le pareti del muscolo. Portai le gambe al petto stringendole forte e dondolandomi su me stesso tentai in tutti i modi di non pensare all’ennesimo incubo che mi perseguitava ormai da anni,nemmeno da mesi,ma da lunghissimi anni. Asciugai il sudore delle fronte con un lembo delle lenzuola prima di alzarmi e catapultarmi,nel vero senso della parola,sotto il getto caldo della doccia.
Faceva quasi male l’acqua che scivolava sulla mia pelle liscia e vellutata,e la mia mano appoggiata al vetro della doccia,lasciava la grande impronta contornata dalla condensa che appannava il vetro.
Tenevo la testa bassa,con lo sguardo rivolto verso il pavimento della doccia,vedevo le gocce cadere dalla mia faccia e scontrarsi contro la superficie bianca e calda,s’infrangevano violente e poi scomparivano col resto dell’acqua,anche loro mi stavano abbandonando,ma solo dopo capì che i miei occhi bruciavano non per l’acqua,ma per quelle gocce salate che scendevano da essi,e li,sotto quella doccia,piansi ancora una volta,forse la millesima,ma non mi importava tanto nessuno poteva vedermi,nessuno se non il suo ricordo serio in volto e preoccupato.
Mi sedetti per terra portando le gambe al petto,lasciando l’acqua accesa e calda scivolare sulla mia pelle,e sentì come se le sue mani stessero cingendo le mie spalle,sentì di nuovo quel calore di vita e di felicità invadermi il corpo nel momento esatto che diedi il permesso a me stesso di pensare a tutto ciò che le apparteneva.
Sentì di nuovo il suo respiro sul mio collo,la sua risata spensierata e il calore del suo corpo sul mio. Nessuna aveva mai avuto lo stesso potere su di me,come lei lo sapeva esercitare su di me.
Alla fine di ogni mia storia,non soffrivo mai quanto stavo soffrendo in questi anni,eppure lei era venuta prima di tutte,eppure lei riusciva a ferirmi anche adesso che non c’era più.
Uscì dalla doccia più veloce che potevo,mi asciugai la faccia e prendendo in mano il cellulare composi un numero che ormai conoscevo quanto le mie tasche.
-A che ora stasera?-chiesi infilandomi i jeans neri.
-Vieni?
-Si dimmi a che ora.
-Alle 9 davanti al posto. Sei il migliore lo sai?
-Diciamo che me lo immagino a dopo.-Infilai il telefono in tasca e mettendomi la prima maglietta che trovai sparsa per la stanza,la indossai uscendo ancora di casa,ma stavolta con un sorriso in più. Se dovevo soffrire era meglio farlo in grande stile,abbandonandomi a qualsiasi provocazione e trasgressione esistente al mondo,liberarmi completamente la mente da tutto e gettarmi come un peso morto nel vuoto in qualcosa di irreparabile.
Posai la scatoletta arancione,che portavo sempre in giacca,sul ripiano del mobiletto del bagno. Non ne avevo bisogno,o perlomeno non quel giorno,avrei vissuto la giornata in piena tranquillità aspettando le 9 di stasera,camminando come sempre per la città e fermandomi a salutare qualche amico di vecchia data,oltre che la mia famiglia,evitando,tentando in tutti i modi di non pensare che in tasca la mia rovina stesse solo aspettando di essere stappata e brindata come ad una festa.
Per un giorno cercai in tutti i modi di prendere una pausa dalla mia voragine interna,dai sensi di colpa inspiegati,dalla depressione,dal triste canto della sua voce.
E ci riuscì abbastanza bene.
Andai a trovare mia madre che,come sempre,mi disse che mi trovava un po’ sciupato e stanco,ma che fu felice di trascorrere qualche ora in mia compagnia,e per me fu lo stesso.
Vidi mia sorella e il suo fidanzato per pranzo,con cui mi feci delle grandissime risate,anche se ogni tanto il ricordo della sua squillava nella mia mente come un campanellino,come se volesse avvertirmi di non dimenticarmi del tutto di lei,ma come avrei potuto?mi sarei sentito solo meschino!
Incontrai per strada un vecchio amico della band,con cui scambiai qualche chiacchiera giusto per passare il tempo e alle 7 puntuali di sera chiusi la porta di casa,stavolta in maniera meno brusca,stavolta con un senso di leggerezza che mi invadeva il corpo.
Mi preparai col sorriso sulle labbra,come se lei fosse li a guardarmi,come facevo tanti anni fa prima di uno show. I miei pantaloni stretti e neri,le mie superga bianche tutte macchiate,ma sempre con il loro bell’effetto,la camicia rossa con la cravatta bianca.
Mi truccai leggermente con la matita nera e rimisi i piercings al loro posto,dov’erano sempre stati,perché erano li che dovevano stare.
Pronto aspettai le 8.45 senza batter ciglio,semplicemente seduto sul divano di casa mia,davanti all’enorme vetrata che mi dava la possibilità di vedere tutta Montreal splendere sotto la luce della sera,una birra in mano e sorriso idiota sul volto.
-David tu se diventi famoso è ok,ma che poi farai la rock star con una casa enorme e da figo,allora te lo scordi che ti vengo a trovare.-ecco per cosa ridevo,ecco cosa mi faceva ridere,non solo la sua voce,ma quelle parole e scoppiai a ridere nel vero senso della parola,perché immaginavo la sua faccia buffa e i suoi capelli sbarazzini volare sulle sue spalle,col vento,sfiorarle le guance,e stranamente sopportavo tutto questo,non sentivo alcuna traccia di dolore,se non soffocata dal mio sorriso.
Stavo bene. Ma quanto sarebbe durato questo senso di felicità?quanto sarei andato avanti senza dover ricorrere al peggio?Speravo di riuscire almeno a superare la serata senza dovermi nascondere in bagno e reprimere la mia rabbia.
<< Dave siamo qui davanti ti aspettiamo per entrare…Pierre >>.
Mi alzai dal divano,posando la birra sul tavolino della sala,infilai la giacca e chiudendomi la porta alle spalle andai incontro alla mia serata piena di tutto e vuota di niente.

Ho deciso di mettere tutti i vari capitoletti uno dietro l'altro così almeno la chiudo e posso dire di averne una completa.

LA dreamer xxx
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Simple Plan / Vai alla pagina dell'autore: LA dreamer