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Autore: Itsamess    26/10/2012    4 recensioni
STORIA DA REVISIONARE
New York in autunno sa essere molto fredda.
"Perchè chiudi gli occhi, ora, Rachel?
Il buio non potrà aiutarti a nasconderti dalla realtà"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Jessie St. James, Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel, Jessie/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vivere per sempre felici e contenti non è facile - o realizzabile - come possa sembrare.
Non basta l'amore.

Rachel si stupì di averlo anche solo pensato, lei che credeva che l'amore guarisse tutto, dalle vite ingarbugliate alla mononucleosi, alle punture di insetto-stecco.
L'amore era sempre stato un'idea astratta, come libertàglobalizzazione.
"Per sempre".
Per sempre fino a che non morirà uno di noi.
Per sempre fino a che uno non lascerà l'altro.
Per sempre fino a quando non ti accorgerai che non ti merito.
E' un per sempre che diventa sempre più limitato, interrotto nella sua eternità da imperfezioni umane.
Imperfezioni mie, a dirla tutta.

Jesse non sapeva cosa stesse pensando, immerso in un sogno pieno di crisantemi ed efemeridi, le due parole che aveva sussurrato a Rachel prima di addormentarsi al suo fianco.
Attraverso la finestra socchiusa, la luna illuminava debolmente il suo profilo, come se temesse di svegliarlo.
Rachel non ebbe tutti questi riguardi.
«AIUTO, UN'INVASIONE ALIENA» esclamò spaventata, tentando di sfoderare la sua miglior espressione drammatica.
«Di mercoledì?» domandò lui nel dormiveglia, senza il minimo accenno di paura.
Lui non ha mai paura, in effetti.
«No, volevo solo parlarti un attimo» ammette Rachel a bassa voce «Sì, lo so che sono le tre passate... ma ho bisogno di chiederti una cosa»
«Quello che vuoi»
«Se potessi  limitare ciò che è per sua natura illimitato, come i numeri naturali o la forma che possono assumere i fiocchi di neve, lo faresti?»
E' solo un sussurro.
E'solo una notte.
E' solo un dubbio, rimasto dentro di lei come quel seme di bella di notte che può aspettare mille anni e poi germogliare.
«E' un superpotere?»
«Non lo so! Più o meno, ma che centra? lo faresti?»
«Rachel»
«Sì»
«E' adorabile la tua capacità di girare intorno ai problemi senza affrontarli. Fammi la domanda reale, quella che è già sulle tue labbra, se solo avessi il coraggio di pronunciarla»
In effetti la domanda reale suonava più o meno come "forever's gonna star tonight era solo parte della canzone o era una vera promessa?", tuttavia Rachel non ebbe il coraggio (di porla) e mormorò «Allora è sulle mie labbra che devi venire a prenderla»
E il bacio di Jesse non fu più un sigillo di ceralacca, ma la firma in calce su un giuramento: il loro "per sempre" sarebbe stato diverso e meraviglioso, forse immeritato, probabilmente irrealizzabile, fastidiosamente romantico e salvifico.
E "salvifico" fu l'ultima parola che Rachel pensò, quella notte, addormentandosi col sorriso sulle labbra e le labbra di Jesse sul suo sorriso, felice perchè aveva ampliato il proprio dizionario e trovato la persona più dolce e perfetta - perfetta, davvero - del mondo.

«Mi passi la marmellata?»
«Sposami»
«Come prego?»
«Devi solo indossare una fede, qualcosa di vecchio, di nuovo, di blu e qualcosa di prestato ed essere mia per sempre»
«Sono già tua» cercò di convincerlo Rachel, mentre affondava il cucchiaino nella confettura di mirtilli.
«Infatti non cambierà niente, tra di noi» 
Nè i pomeriggi a Scarabeo extreme (valgono anche parole inventate, da "fonsi" a "mattellone"), nè le mattine in cui saltiamo sulla linea J dellla metropolitana e vediamo dove ci porta, nè le notti dolci e perse alla collina viola.
 «Ma potrai vantare un cognome musicale e nobile come St James»
«Dovrei cambiare cognome?»
«"Rachel St James". Molto meglio di Bacca, Rachele Bacca»
«Ti sembra un'argomentazione sufficiente a sposarti?»
«Una delle tante»
«Jesse, sto facendo colazione»
«Preferisci della marmellata a me?»
«Di mattina»
«Mentre di notte...»
Rachel aveva ormai compreso che i riferimenti di Jesse alle loro serate non erano mai casuali, ma miravano sempre a dimostrare quanto fosse fisicamente impossibile resistergli.
Sì, fisicamente era la parola esatta.
«Sono pazzo di te. Adoro la tua espressione spaventata quando sostituisci una lampadina aiutandoti con la presina, per non scottarti, adoro la tua mania di mettere il blocco alla portiera non appena sali in maccina, adoro la tua assicurazione sulla vita esageratamente alta e il numero di medicinali sparsi per casa nostra...
Ipocondria" scandì Rachel nella sua mente ovvero "erronea convinzione di essere malato"
...la tua paura degli ascensori e dei fiammiferi, il fatto che tu possa essere così vulnerabile, e che io possa esserti necessario per non farti troppo male»
Jesse era lì quando era quasi-morta sulle scale della NYADA, quasi-persa tra la 16° e Broadway, quasi-analfabeta la maggior parte dei giorni della sua vita.
«Questa non è solo una dichiarazione teatrale, ma anche, e soprattutto, una promessa. Di salvarti da ustioni di primo, secondo e terzo grado, incidenti d'auto, raffreddori e meduse»
«Forse sei meglio della mia assicurazione sulla vita...»
«Sicuramente sono più economico. E romantico, e affascinante, bellissim-»
«Come faccio a dirti di no?»
«Non puoi infatti. "Vuoi sposarmi?" era una domanda retorica»

L'aereoporto era immenso e bianco, ed era pieno di valigie, addii e sciarpe blu.
Come quella di Finn, disordinatamente avvolta intorno al suo collo.
Stretta.
Troppo stretta.
Tanto da soffocarci dentro.
«Aspetta, ti do una mano» mormorò Rachel, cercando di liberarlo dall'intrico di lana.
«No, ce la faccio da solo»
«Lo so»
«Non si direbbe»
«Volevo solo che il nostro ultimo contatto fosse simile ad un abbraccio»
Finn Hudson, Hudson come "Hudson River Line", pessimo ballerino e pessimo guidatore, desiderava la stessa cosa, così lasciò le le mani di Rachel lo accarezzassero per l'ultima volta, prima di dirle addio.

Di vecchio c'era il ciondolo con la stellina da cui non si separava mai, di nuovo un segno rosso sul collo che Jesse le aveva lasciato la sera prima, di blu le occhiaie malamente nascoste dal correttore, di prestato un cercapersone infilato nella scarpa.
«Mi piace quest'effetto azzurrognolo sotto agli occhi, come te lo sei fatto?»
«Te lo devo ricordare, St James?»
Si erano sposati a Las Vegas dopo una notte passata a sabotare insegne al neon, perchè solo loro due potessero brillare.
Loro due e le fedi ammaccate acquistate all'ultimo minuto al banco dei pegni.
Al loro interno c'erano ancora incise iniziali di sconosciuti, tali F e Q e Rosie e Matt.
«Non pensi che dovremmo farle togliere?» considerò Rachel a bassa voce «Non mi va che il nome di un'altra sia a contatto con la tua pelle. Solo il mio»
Vedendo il ragazzo scuotere la testa sussurrando «è sempre amore», aveva preso la matita per gli occhi e aveva scritto il proprio nome su tutto il braccio di Jesse.
Polso, ulna, gomito, spalla, clavicola.
«Sono griffato Rachel Berry, ora?» scherzò lui, cercando i suoi grandi occhi scuri.
«Spiritoso!» lei gli tirò una cuscinata, la prima in realtà, di una battaglia che forse sarebbe durata fino al mattino successivo «Un giorno il mio autografo varrà milioni!»
«Quindi mi devo ritenere fortunato? Ho... sì, qualche migliardo di dollari tatuato sull'epidermide...»
«Epidermide?»
«Rachel»
«Rachel, questa non era difficile»
«Non credo proprio che esista, è una parola bruttissima»
«Viene dal greco»
«Ecco perchè è bruttissima»
«Anche "Rachel" viene dal greco... rakè, rakès, significa "compra-un-dizionario"»
«Ah, è così?» escalma Rachel spazientita, allontanandosi da lui.
«Dove vai?»
«A fare qualcosa di trasgressivo e ribelle»

«Non mi serve un anello per ricordare chi ho sposato» mormorò Quinn facendo scorrere il pollice lungo la base dell'anulare.
Poteva ancora percepire il solco impresso nella sua carne dalla fede.
«Nemmeno a me» sussurrò Finn.

«Non lo farai»
Domenica sera, appartamento 4a.
Due ragazzi apparentemente normali, seduti al tavolo della cucina.
In mezzo a loro, un bicchiere di latte.
«Oh, sì» sussurra Rachel «Prova a fermarmi»
Cantare in greco antico non è mai stato così facile.
E il fatto che ogni singola parola sia inventata è assolutamente irrilevante.



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E' così strano concludere una storia con la parola "irrilevante", anyway, così è.
Note non ce ne sono, ma le chiarificazioni le trovo utili e soprattutto maliz-, volevo dire interessanti.
Non vi chiederò perchè secondo voi Rachel ha le occhiaie (c'è una bellissima ff a riguardo, "cinquanta sfumature di jesse st james") nè il segno rosso sul collo, perchè è le domande retoriche vengono bene solo a jesse.
Una precisazione necessaria riguardo alla Fuinn: non che sia una delle mie coppie preferite, ma non potevo sopportare di lasciare Finn da solo, lost in america. e così immaginiate che a las vegas faccia il crupier e abbia sposato quinn perchè è dolce e bella. Punto.
E una curiosità per chi naturalmente sta scrivendo la mia biografia non autorizzata: Ho veramente giocato a scarabeo extreme, ho scritto "fonsi" e "bibuscar" ma ho perso comunque. In effetti in questa versione non vince nessuno, credo.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito o letto la storia, senza farmi notare gli OOC e ignorando il topos dei mirtilli e dello scarabeo, le più grandi invenzioni dell'umanità.
Tanto amore to everybody.
mess

  
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