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Autore: Hearting    26/10/2012    1 recensioni
La terra si mosse, e le orbite vuote tornarono a fissare il cielo.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La terra si mosse, e le orbite vuote tornarono a fissare il cielo.
Ci fu un momento – talmente fugace che quasi non se ne accorse – dove la sua coscienza regnò sovrana: un lampo di immagini, ricordi di anni passati ormai dimenticati, caduti nell'oblio.

Ma tutto sparì – naturalmente – quando il necromante prese il controllo sulle truppe che aveva rianimato.
Che, in vita, appartenessero all'esercito avversario poco importava: dopo essere stati colti dalla morte, diventavano parte dell'esercito del Rosso.

 

Fu così che lo scheletro di Loran, giovane di un piccolo paese, tornò ad una non-vita.
Fu una cosa eccezionale da vedere: le ossa del corpo si ricomposero, riformando le parti marcite; si disposero, si incastrarono e l'ombra di un corpo si stagliò sul terreno, mentre il soldato si alzava in piedi, mettendosi in fila con i compagni rinati, camminando in mezzo ad un mare di scheletrici corpi bianchi.

Ora, come si sa e si dice in giro, da cosa nasce cosa: il problema è che, da una cosa morta, può nascere solo altra morte.

E i fatti parlavano chiaro: i Viventi stavano perdendo la guerra, e, i territori, insieme a chi li popolava, morivano uno dietro l'altro.

Loran non si chiedeva se ciò fosse giusto o sbagliato: la negromanzia era un'arte particolare, che aveva come scopo, oltre allo sfruttare i morti, quello di sottometterne completamente le menti, per far si che essi si potessero sfruttare senza problemi di sorta.


Ma la coscienza c'era, anche se sopita; e, se si trovava uno stimolo abbastanza forte, poteva essere risvegliata.

Anche se non vorrei cadere sul banale, si sa che l'amore è una delle forze più grandi (e pericolose) di queste terre e di quelle di un qualunque mondo.

Era già successo che, alcuni soldati del Rosso, nel vedere persone che erano state importanti durante la loro vita, si risvegliassero; anche se, dopo aver preso coscienza di se stessi, venivano riportati sotto il controllo dell'evocatore - oppure erano impazziti, diventando gli immortali girovaghi delle lande bruciate dalla furia dei propri compagni.

Però immortali fino ad un certo punto: se il necromante che li aveva evocati moriva, essi morivano con lui.


Comunque.
Altro giorno, altra battaglia per le armate Non-Morte. Questa volta in un villaggio di campagna.

Come passavano davanti ad una casa, gruppi di tre o quattro scheletri entravano a saccheggiare ed a uccidere.
Loran, però, andò avanti da solo.
Sentiva di doversi dirigere in una casa in particolare, oltre il circolo di edifici che delimitavano la fine del villaggio.

E là trovo davvero una casa: di due piani, costituita da robusto legno, ornata da splendide decorazioni, direttamente incise sui muri.

Infilò le falangi direttamente nella porta, scardinandola grazie alla forza che gli era conferita, ed entrò.

Nella penombra vide soltanto una donna che piangeva in preda alla paura, con le lacrime che scendevano su un viso che, dopo un solo momento, si ricordò di aver già visto.

E fu assalito dai ricordi: quando l'aveva conosciuta, il corteggiamento, il loro primo bacio, le notti passate nei campi ad amarsi.
Loran e Leidral. Leidral e Loran.
Erano una cosa sola in passato, una cosa sola anche ora.

Emettendo un suono simile al nome di lei, distorto da anni di silenzio, Loran si avvicinò per abbracciarla, ma gli fu sbarrata la strada.

Apparve un giovane uomo, con in pugno un lungo bastone.
Loran ricordo anche lui.

Si ricordò di quel borioso ragazzino – figlio di un mercante – che vantava di possedere tutto quello che voleva, e anche di più; si ricordava i ripetuti corteggiamenti verso Leidral, la sua Leidral, la sua
La sua niente.
Dietro l'angolo, la visione di un gigantesco letto.
I vestiti di lui poggiati sopra a quelli di lei.

Un quadro alla parete, rappresentava una festa in paese dove loro due, perfettamente riconoscibili, si baciavano.


L'ossuta mano che impugnava la spada tremò.

Il braccio si alzò.

Un gesto compiuto per uccidere quel maledetto. Un gesto di pura vendetta.
Un gesto che sarebbe andato a buon fine, se il necromante non fosse morto in quell'istante, ucciso da una freccia.

 

L'incantesimo si ruppe: la forza abbandonò quei corpi, disfacendoli, facendoli morire. Di nuovo.


Loran sentì le gambe cedere: le ossa si spezzarono, facendolo cadere.
Con l'ultima scintilla di quella falsa vita che presidiava in lui, alzò lo sguardo, fissando Leidral con quei buchi neri che aveva al posto degli occhi.

Poi morì.

Il teschio si staccò dal collo e, rotolando lentamente fino a uno dei pochi sprazzi di luce nella stanza, si fermò, immobile, mentre una piccola lacrima solitaria brillava sulla sua guancia.

  
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