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Autore: LadyPalma    26/10/2012    1 recensioni
Potranno Caterina e Maria trovare la felicità dopo inganni, tradimenti e fughe? Forse, ma questo è ciò che può accadere dopo. All'inizio c'è solo una lettera e un altro piano dei Bolena!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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8.

Un colpo, poi un altro e così da venti minuti ormai. Non sapeva come si era ritrovato a maneggiare la sua spada, ma quando era uscito nel giardino per trovare un po’ di pace, era sembrata l’idea migliore per trascorrere il breve tempo libero di quel pomeriggio di Maggio. Affondare però i colpi nell’effimera aria, non si era rivelato, come si aspettava, un metodo utile per sfogarsi ed eliminare i suoi pensieri; almeno non quando il suo pensiero costante era apparso lì davanti a lui in carne ed ossa.

“Non pensavo foste così bravo” disse Caterina un po’ sorpresa, muovendo qualche passo verso di lui.

L’uomo bloccò immediatamente il movimento dell’arma e alzò lo sguardo sulla donna che aveva parlato, come se avesse visto un fantasma. Un fantasma troppo reale e troppo bello, sfortunatamente per lui. Ma Thomas Cromwell era certamente famoso per saper controllare qualunque tipo di situazioni ed emozioni, e quella volta non poteva costituire un’eccezione: scosse leggermente la testa e mostrò un veloce sorriso.
“Volete provare?” propose poi lanciandole un’occhiata.

Adesso fu il turno di Caterina di sorridere e lentamente si avvicinò ancora di più a lui, fino ad afferrare l’impugnatura dell’arma. Lui allora, dopo averla guardata per qualche altro secondo, si allontanò lentamente muovendosi intorno a lei, che curiosa di scoprire le sue intenzioni, spostò leggermente la testa, solo per ritrovarsi il volto di lui a pochi centimetri dal suo. Sbarrò gli occhi sorpresa da quell’inaspettata vicinanza, ma non era infastidita come sarebbe dovuto esserlo, e ne era prova il fatto che non osava muoversi da quella facilmente equivocabile posizione. Abbassò lo sguardo per evitare di sfuggire a quel contatto tra i loro occhi che sembrava quasi metterla in soggezione, ma nel fare questo si scontrò nelle sue labbra e fu nuovamente costretta a distogliere lo sguardo, mentre uno strano rossore coloriva le sue guance. Adesso, nel silenzio di quel verde deserto, fissava la spada davanti a lei che con movimenti lenti ma precisi tagliava l’aria davanti a lei, ma la causa non era la sua mano che invece era stretta in quella del suo rivale. Era lui a condurre il gioco. Riusciva a sentire i respiri di lui e i battiti del suo stesso cuore, mentre sembrava non riuscire più a controllarsi; lui forse sembrava riuscirci di più all’apparenza, ma in realtà sarebbe stato il primo a cedere. C’era qualcosa di assolutamente curioso, strano e terribilmente malizioso nel rapporto tra loro due: non certo due  da “Dio prima li fa e poi li accoppia” ovviamente.

Forse da “Gli opposti si attraggono”. E si respingono, anche se non sembrava questo il caso.

“My Lady” la chiamò spostandole lentamente con la mano libera i capelli e accarezzandole il collo “Siete così bella..” continuò in un sussurro.
La mano era gelida. Doveva essere stato quello a provocarle dei brividi, certo.

Caterina chiuse gli occhi per un attimo, lasciandosi andare alla strana indefinibile sensazione di… peccato, ma poi li riaprì rapidamente e con uno scatto repentino, lo colse di sorpresa divincolandosi e ritrovandosi di fronte a lui con la spada puntata sotto il suo mento. Adesso era lei a condurre il gioco. Lo sguardo di lui era sorpreso, ma non spaventato, mentre quello di lei aveva un’aria di sfida ma più di tutto sembrava divertito.

“Master Cromwell” lo chiamò in tono tranquillo “Dovreste stare attento a ciò che dite o fate… Soprattutto quando ho una spada in mano” disse poi come rimprovero, spostando l’arma e riconsegnandola nelle mani del legittimo proprietario.

Dopo avergli lanciato un’ultima occhiata, Caterina cominciò a farsi strada verso il Palazzo, mentre un piccolo sorriso vittorioso si formava sulle sue labbra. Stava giocando con il fuoco, lo sapeva, ma sapeva anche che alla fine non sarebbe stata lei a scottarsi. Infatti mentre lei stava già pensando ad altro (o almeno così sembrava), lui rimase nel giardino ancora un po’, senza riuscire a pensare ad altro.
Diavolo, quella donna lo avrebbe davvero fatto impazzire.


**


Potevano essere passati venti minuti, forse mezz’ora e innegabilmente la stanchezza cominciava a farsi sentire. La ferita alla gamba bruciava più del solito, eppure c’era qualcos’altro che al momento bruciava di più: gli occhi. E non era per la stanchezza.

“Ti prego Dio, dimmi cosa devo fare” continuava a ripetere Re Enrico, solo nella cappella.

Era seduto con le mani giunte proprio di fronte al Crocifisso e ormai le lacrime cadevano sul suo volto senza che lui potesse fare nulla per fermarle. Cos’ aveva fatto? Quanto male aveva provocato alle persone che aveva amato e l’avevano amato, quanti disastri aveva combinato in meno di un decennio, e adesso cosa avrebbe fatto?

“Chiedo perdono” sussurrò con la voce rotta.

Ma non era al Crocifisso che avrebbe dovuto pronunciare quelle parole.


**


Charles era seduto davanti al tavolo, apparentemente a giocare a carte da solo nel silenzio del salotto del Palazzo. In realtà, muovendo a caso le carte, era disperatamente alla ricerca di qualcosa da dire, o meglio era alla ricerca del coraggio di dire quel qualcosa in particolare. La situazione con la sua ospite era sicuramente migliorata in quegli ultimi giorni, passavano del tempo insieme di nuovo, ma non si erano parlati ancora in merito a ciò che era successo. A lui del resto non mancavano le parole, aveva capito ormai cosa provava per lei e non immediatamente da quel bacio, ma con la sensazione che aveva provato stando lontano e quella di rivederla e riabbracciarla al suo ritorno. Mancava appunto solo il coraggio. Scosse la testa leggermente e con un sospiro lanciò un’occhiata a Maria, seduta poco distante sulla poltrona, apparentemente immersa nella lettura di un libro.

“Maria…” iniziò un po’ esitante, si, erano tornati a chiamarsi per nome “Dobbiamo parlare, da un po’ di tempo in realtà… Ecco dopo il… bacio, ho pensato spesso a te, anzi sempre… e anche prima… Io so che non posso meritarti e che la mia reputazione è quella che è… Ma io vi amo Maria” confessò  finalmente sospirando di sollievo.

Ma il sollievo si trasformò ben presto in impazienza e l’impazienza in terrore quando si accorse che lei non aveva detto nulla, non aveva neppure alzato la testa dal libro. Confuso e anche spaventato, Charles si alzò dalla sua sedia e si avvicinò lentamente alla ragazza e, quando le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, si accorse che si era addormentata. Scosse la testa un po’ irritato, il suo discorso era stato del tutto vano, ma poi lanciandole un altro sguardo, la tenerezza ebbe la meglio e un dolce sorriso si formò sulle sue labbra.

“Da quant’è che non dormi?” le sussurrò prendendola delicatamente tra le braccia, convinto che lei non l’avesse sentito.

La condusse lentamente ai piani superiori verso la camera di lei, lasciandosi guidare dalla poca luce che filtrava ancora dalle finestre; una delle servitrici li guardò confusi ma il duca le fece cenno di non preoccuparsi e riuscì finalmente a raggiungere la stanza. La posò sul letto e la coprì con le lenzuola.

“Buonanotte, Principessa” mormorò spostandole i capelli dal volto e voltandosi per raggiungere la porta, ma proprio in quel momento si sentì afferrare il braccio.

“Troppo tempo” mormorò la ragazza aprendo lentamente gli occhi.

“Cosa?” chiese lui confuso voltandosi di nuovo verso di lei.

“Mi avete chiesto da quanto tempo è che non dormivo” spiegò lei guardandolo.

Charles si prese qualche secondo per comprendere completamente il significato di quella risposta. Spalancò gli occhi e deglutì, tentando di restare calmo. La mano di lei ancora sul suo braccio. Adesso non c’erano più vie di uscita.

“Si, Charles” rispose lei alla sua implicita domanda “Ho sentito tutto e… vi amo anch’io” rivelò sorridendogli apertamente.

“Mi amate?” ripetè lui sedendosi sul letto affianco a lei e prendendole il viso tra le mani.

Lei annuì semplicemente e lui prontamente avvicinò il suo viso a quello di lei e le stampò un bacio sulle labbra, al colmo della felicità. Era sempre stato un uomo attratto dalle belle donne certo e che su di loro aveva sempre avuto un certo ascendente, ma non avrebbe mai pensato di avere al suo fianco un angelo del genere, perché più la guardava, più se ne convinceva: quella ragazza era un vero angelo.

“Io vi amo Charles, però…” disse improvvisamente la Principessa interrompendo il bacio e posando un dito sulle labbra di lui.

“Però?” chiese lui cominciando a preoccuparsi, temendo il peggio. Ma ogni suo dubbio fu dissipato dal nuovo sorriso che lei gli rivolse.

“… Però adesso ho davvero bisogno di dormire!” esclamò lei ridacchiando poggiando la testa sul suo petto e chiudendo nuovamente gli occhi.

E ben presto li chiuse anche Charles, continuando ad accarezzarle i capelli. Magari domani si sarebbe svegliato, accorgendosi che era stato tutto solo un sogno, ma gli bastò lanciarle un’ultima occhiata per capire che forse, sarebbe stata la realtà.



NDA:
Scusate il ritardo!! Spero vi sia piaciutquesto capitolo!!:) Lo so chesoprattutto la prima parte sembra frutto di una sbronza ma ero assolutamente sobria u,u ahahah Alla prossima:)




 
   
 
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