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Autore: Candy_Malfoy    10/05/2007    1 recensioni
Una fan fiction su uno dei mie personaggi preferiti: Luna Lovegood... Come la vita può cambiare in un attimo. NB: i nomi dei genitori di Luna sono inventati..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I primi raggi di sole filtravano attraverso le tende e illuminavano il viso di una giovane donna dai capelli lucenti con un espressione dolce

I primi raggi di sole filtravano attraverso le tende e illuminavano il viso di una giovane donna dai capelli lucenti con un espressione dolce. Sorseggiava tranquillamente una tazza di the, guardando ogni tanto con amore l’uomo che aveva di fronte. L’uomo si alzò e posò un leggero bacio sulle labbra di lei.
- Vado a lavoro. - disse Lionel Lovegood infilandosi la giacca- Non credi che sia ora di svegliare la piccola?
- Perché? - rispose la moglie Juliet con un sorriso spensierato- Sono appena le otto. Perché farla uscire dal suo mondo dei sogni così presto? Avrà una vita intera per vivere nel mondo reale. Finché può, lasciamola sognare.
Lionel scosse la testa rassegnato e sorrise di quel lato sognatrice presente nella personalità della moglie che persisteva e si mostrava in continuazione. La amava proprio per questo. Adorava la vita e riusciva a rendere la sua vita un paradiso.
- Tornerò per pranzo. E mi farebbe piacere sentire le risate di Luna invadere questa casa.
Luna era la sua altra grande gioia. Una bambina minuta e con lo sguardo dolcissimo. Ed era di una vivacità fuori dal comune: tutto merito di sua madre.
Juliet sorrise.
- Ci proverò.
Lionel le sorrise un’ultima volta, poi si smaterializzò.
Juliet iniziò a sistemare la cucina mentre canticchiava una canzone che aveva sentito una volta mentre andava in giro per la Londra babbana.
Scese nel suo laboratori per verificare come procedevano gli ultimi esperimenti. Juliet era una ricercatrice da ormai cinque anni. Lavorava a casa così da poter stare con Luna e non doverla lasciare ad una tata o qualcosa del genere. Aveva trasformata la cantina in un piccolo laboratorio pieno di provette e calderoni. Luna adorava il suo lavoro. Juliet la portava con sé e la bambina si sedeva su una sedia fissando la madre curiosa, con quei grandi occhi celesti spalancati. Ogni tanto Juliet la coinvolgeva facendole tritare delle foglie o dei ramoscelli e Luna si divertiva tantissimo. Ripeteva in continuazione di voler diventare anche lei una ricercatrice da grande e questo non faceva che riempire di gioia la madre.

Erano la dieci quando Juliet andò a svegliare Luna. Le tende impedivano ai raggi del sole di entrare nella stanza immersa quasi del tutto nel buio.
Sotto le coperte c’era una bambina bionda che stringeva a sé un peluche e dormiva tranquillamente. La stanza era piena di giochi e cianfrusaglie ed a volte era fin troppo disordinata persino per Juliet che non faceva mai troppo caso a queste cose.
Sta diventando come te! “, le rinfacciava in continuazione il marito, anche se sapeva che sotto sotto questo non lo infastidisse per niente.
Aprì le finestre e i raggi prepotenti entrarono nella stanza.
Il viso di Luna si contorse in una smorfia e si riparò sotto le coperte.
Juliet si avvicinò e la scoprì.
- Mamma! - esclamò contrariata la bambina- Ho sonno.
- Su forza alzati! Sono le dieci, pigrona!
- Altri cinque minuti… per favore!
Juliet prese in braccio la bambina che si continuava a stropicciare gli occhi insonnolita.
- Dai, andiamo a fare colazione che la mamma ha una sorpresa per te.
- Cosa? - chiese la bambina fissandola curiosa.
- Torta di fragole.
Il viso di Luna si illuminò: la torta di fragole era il suo dolce preferito e quello che faceva sua madre era squisito.
Scese in fretta giù dalle braccia della madre e corse verso la cucina con il rumore dei suoi piedini scalzi che riecheggiava nella casa.
Prese due cuscini e li mise sopra la sedia in modo di arrivare bene al tavolo.
Juliet entrò nella stanza e le mise davanti una tazza di latte e una fetta di torta.
- Mamma, perché sono così bassa? - chiese la bambina mangiando la torta.
Juliet sorrise.
- Perché sei la figlia di uno gnomo
.
Luna smise di mangiare e fissò la madre con gli occhi spalancati.
- Veramente?
La donna rise: adorava prendere in giro quella piccola peste!
- Perché ridi? - chiese Luna fissandola.
- La mamma stava scherzando. Tu sei figlia mia e di papà.
La bambina fece la linguaccia alla madre e riprese a mangiare. Juliet si sedette di fronte a lei fissandola dolcemente. Luna era una delle cose più importanti della sua vita. Il suo sorriso la riempiva di gioia. Era una bambina molto vivace, ma aveva un cuore d’oro. Era attratta da tutto ed era curiosa oltre ogni limite.
- Mamma posso avere un altro pezzo di torta? - chiese Luna allontanandola dai suoi pensieri.
- No amore. Te ne darò un altro pezzo a pranzo.
La bambina sbuffò poi bevve il latte. Andò in braccio alla madre e gli mostrò i denti.
- E’ vero che ho i denti come quelli dei vampiri? - disse indicando i canini.
Juliet sorrise. Ecco un’altra cosa che faceva impazzire Luna: i vampiri. Quando aveva cinque anni aveva chiesto ai genitori come si faceva a diventare vampiri. Lionel era rimasto sconvolto, mentre Juliet non aveva mai riso così tanto. Ci volle molte per farle capire che non era una cosa bella diventare un vampiro, ma tuttavia la bambina ne era rimasta folgorata.
- Sono appuntiti proprio come quelli di un vampiro. - rispose la donna.
- Che bello! I vampiri sono bellissimi!
Juliet sorrise fra sé, pronta a farle un altro scherzo dei suoi… o meglio farlo a Lionel.
- Lo vuoi sapere un segreto?
- Sì ! - esclamò la bambina eccitata.
- Io sono un vampiro.
- Veramente? Non è un altro scherzo dei tuoi?
- No amore. Guarda i denti.
Luna fissò i denti poi annuì.
- E’
vero! Perché non me l’hai mai detto?
- Era un segreto.
- Quindi anch’io sono un vampiro!
- No. Tu sei un mezzo vampiro: papà è un umano.
- Ahhhhh
. Fai diventare anche papà un vampiro?
- Perché non lo fai diventare tu? Basta che gli mordi.
- Sì! Così siamo tutti una famiglia di vampiri! Quando torna lo mordo subito!
E Juliet sorrise divertita, immaginando la faccia del marito quando Luna gli si sarebbe attaccata al collo.

Il resto della mattinata lo passarono a giocare in giardino e ridere.
Poi verso mezzogiorno tornarono in cucina per preparare il pranzo. Juliet mise Luna seduta sul tavolo mentre lei iniziò a cucinare.
- Ti posso aiutare? - chiese la bambina.
- Ok. Vediamo un po’ che puoi fare… trovato! Ti va di lavare la frutta?
- Ok.
Luna scese dal tavolo e si mise davanti ad un mobile e prese la frutta. La poggiò ad un lato del lavandino, poi avvicinò una sedia e ci si mise sopra. Si tirò su le maniche e iniziò a lavare la frutta.
- Ti manca qualcosa. - disse Juliet avvicinandosi e mettendole un grembiule da cucina- Ecco! Ora sei una perfetta donnina di casa!
Luna rise divertita e continuò a lavare.
Improvvisamente si sentì un familiare pop e Luna scese dalla sedia e corse in salotto per andare in braccio dal padre.
- Papà! - urlò la bambina abbracciandolo.
Lionel la strinse a sé e le diede un bacio sulla guancia.
- Eccola la mia bella addormentata! A che ora ti ha svegliato mamma?
- Alle dieci
. - ridacchiò la bambina.
- Alle dieci? Non ti sembra di dormire un po’ troppo, signorina? - disse cercando di assumere un aria severa, ma fu subito sostituito da un sorriso vedendo gli occhi di quell’angelo divenire dolci.
- Lo sai che sto lavando la frutta? Mamma mi ha dato anche il grembiule!
- Bravissima! - disse l’uomo andando in cucina. Si avvicinò alla moglie e le diede un bacio sulla guancia. Improvvisamente sentì un dolore al collo e guardò di traverso Luna.
- Luna, ma che fai? Mi mordi il collo?
Juliet non riuscì a trattenere una risata e la bambina guardava confusa i genitori.
- Juliet, cosa le hai detto? - disse l’uomo guardando serio la moglie.
- Ma niente! - rispose la donna cercando di tornare seria.
- Tesoro, - disse l’uomo rivolto alla figlia- cosa ti ha detto la mamma?
- E’ un segreto. - disse la bambina a bassa voce.
- Perché mi hai morso il collo? Mi hai fatto male.
- Scusa.- disse Luna abbassando la testa- E' solo che volevo che diventassi un vampiro anche tu.
- Come “ Che diventassi un vampiro anche tu” ? Juliet! Esigo spiegazioni!
- Su, Lio, non ti arrabbiare. - rispose la donna con fare innocente- Ho solamente detto a Luna che io e lei siamo due vampiri e che, visto che tu eri un umano, lei ti doveva mordere così diventavi un vampiro anche tu.
- COSA? - esclamò l’uomo con gli occhi sbarrati- Ma perché devi sempre prendere in giro questo mio tesoro! Luna né tu né la mamma siete dei vampiri. Lei stava scherzando.
La bambina fissò offesa ed arrabbiata la madre, poi si strinse al padre.
- Sei cattiva! Tu mi prendi sempre in giro!
Juliet sospirò e prese la piccola in braccio.
- Tesoro, hai ragione. Scusa. Ma la mamma stava solamente scherzando. Giuro che non ti prenderò più in giro. Però sappi che tu sarai sempre la mia piccola vampiretta.
Luna sorrise e si asciugò le lacrime.
- Ti voglio bene.
- Anch’io ti voglio bene. Ora vai a sciacquarti il viso e le mani che il pranzo è pronto.
La bambina sorrise e corse in bagno.
Lionel si avvicinò alla moglie e le cinse la vita con un braccio.
- Alcune volte sei più infantile
di lei.
- Stavo solo scherzando. Però in fondo non è stato male.
Lionel scosse la testa poi le baciò il collo.
- Ti amo.
- Anch’io ti amo.
Poco dopo nella stanza tornò Luna che si sedette come al solito sopra due cuscini ed iniziò a mangiare. Riuscì ad ottenere due fette di torta e le mangiò tutte senza lasciare neanche una briciola.

Dopo pranzo Juliet si rivolse a Luna.
- Piccola, la mamma va giù in laboratorio a lavorare: vieni con me o stai con papà?
- Vengo con te. Ok papà?
- Certo. Tanto io devo controllare dei pezzi per il giornale di domani e so che tu ti annoi.
Luna sorrise e diede un bacio sulla guancia al padre, poi seguì la madre in laboratorio.
Juliet si infilò il camice e iniziò a lavorare con le provette, mentre la bambina seguiva con attenzione ogni suo movimento.
Dopo una mezz’ora Juliet alzò gli occhi sulla figlia.
- Luna, lo fai un favore alla mamma?
Luna annuì.
- Allora mi potresti andare a prendere un libro rosso che sta sul mio comodino? Mi serve. Hai capito qual è?
- Sì. Vado subito.
Luna si alzò e cominciò a risalire le scale.
All’improvviso sentì un fischio poco rassicurante provenire dal laboratorio. Si bloccò e si girò e in un attimo il caos. Un esplosione fortissima fece cadere Luna a terra e un denso fumo nero invase la stanza. Corse subito dalla madre che era stesa a terra. Le ampolle si erano tutte rotte e i pezzi di vetro erano dappertutto. Juliet era stesa a terra con gli occhi semichiusi, molte schegge di vetro le avevano graffiato il corpo e sul torace c’era una ferita da cui usciva copiosamente del sangue. Respirava ancora, anche se debolmente.
- Mamma! - le disse Luna - Mamma rispondi!
Juliet allungò una mano tremante e accarezzò il viso della figlia.
- Lu… Luna… non ti preoccupare… Andrà tutto bene. Ricordati che la mamma ti vuole tanto bene e te ne vorrà per sempre. Io starò sempre con te anche se tu non mi vedrai.
Luna iniziò a piangere.
Juliet chiuse gli occhi.
- Mamma! Non chiudere gli occhi! Non mi lasciare! MAMMA!
Improvvisante nella stanza entrò Lionel.
- JULIET! LUNA!
L’uomo si avvicinò e vide Luna chinata sulla madre ormai morta.
- Juliet
Cadde in ginocchio e sfiorò la mano della moglie che stava diventando fredda. I suo occhi divennero lucidi.
- Luna. - disse l’uomo in un sussurro- Cosa… Cosa è successo?
- C’è stato una forte esplosione… e la mamma… - si gettò in braccio al padre iniziando a piangere fortemente.
Lionel strinse a sé la figlia.
- Luna, ora devi andare in camera tua.
- Papà… io voglio stare con te…
- Tesoro per favore fai ciò che dico. Il papà viene subito.
Luna salì le scale e andò in camera sua.
Stette lì per più o meno due ore lì a piangere stringendo a sé la bambola che le aveva regalato sua madre.
Sentiva fuori il padre che sistemava tutto e portava via il corpo con l’aiuto di alcuni medici del S. Mungo.
La porta della camera si aprì ed entrò Lionel con gli occhi arrossati. Si sedette sul letto e prese in braccio la figlia.
- Voglio la mamma. - sussurrò Luna.
- Luna, la mamma è andata in un posto bellissimo dove stanno tutti gli angeli come lei.
- E posso andare a trovarla?
- No, amore.
- Ma
mi manca! Perché è andata via? Non ci vuole più bene?
- No, la mamma ci vuole
tantissimo bene. E’ solamente che con quell’esplosione la mamma è… morta. Lei non lo voleva, ma purtroppo non dipendeva da lei. Però la mamma veglierà sempre su di noi e starà sempre nel nostro cuore.
- Io non la dimenticherò mai.
- Brava. E quando ti manca sappi che ci sono sempre io con te e che lei vive sempre in questa casa.
Luna lo abbracciò e poggiò la testa sulla sua spalla. Lacrime calde bagnarono la camicia di Lionel e anche le gote dell’uomo si rigarono di lacrime.
Doveva essere forte per lei. Per Luna e anche per Juliet: lei non l’avrebbe mai voluto vedere così.
- E tu papà- iniziò Luna con voce tremante- quando sarai triste, sappi che ci sono io.
Lionel la strinse più fortemente a sé.
- Grazie piccola.

Molti anni dopo Luna scoprì che quel libro che le aveva chiesto la madre l’aveva protetta per l’ultima volta.

 

  
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