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Autore: Fira    27/10/2012    0 recensioni
Mi svegliai d'improvviso, spaventata, in un letto non mio. Mi misi a sedere, e iniziai a guardarmi intorno impaurita, e il simbolo del Centro Pokèmon appeso al muro, mi fece intuire dove mi trovassi. Mi lasciai abbandonare sul letto, tranquilla. Non sapevo come fossi arrivata lì. Effettivamente, non sapevo neanche chi fossi. Ricordavo solo il mio nome, Vivian, e due enormi occhi viola che mi guardavano come se sapessero che quella sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbero vista.
« Chi sono io? Chi sono io? »
Ripeteva la mia mente, come un registratore, consapevole che quelle non erano parole mie. Non sentivo il bisogno di sapere chi fossi. Sentivo invece, che era meglio non ricordare ciò che era la mia vita fino a quel momento, e che invece dovevo trovare uno scopo, qualcosa per andare avanti. E quel qualcosa, erano quegli occhi viola.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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« Vìvs. Vìvs. Vìvs? Svegliati, devi vestirti che dobbiamo andare subito al Deserto »

La delicata voce di Rocco cercava di destarmi dal mio profondo sonno, come quasi ogni mattina. Solo che quel giorno, il risveglio fu diverso. Mi sentivo una persona nuova, come se qualcuno mi avesse liberato da un enorme peso. Presi un grande respiro, e mi stiracchiai le braccia, intorpidite dal troppo star ferma. Subito dopo dischiusi gli occhi, e li incrociai con quelli dell’uomo dai morbidi capelli grigio azzurro. Un leggero sorriso si disegnò sulle mie labbra, che fu subito ricambiato. Era un modo meraviglioso di svegliarsi, non avrei chiesto assolutamente altro. Mi misi a sedere sul letto, e mi stiracchiai la schiena, quando due pensieri mi colpirono la mente. Amber. Che fine aveva fatto? Era stato solo un sogno? Il pigiama. Sì, ero in pigiama, e l’idea che Rocco mi vedesse in quello stato, m’imbarazzava. Afferrai la prima cosa che avevo accanto, ossia la Pokèball di Matrix, e gliela lanciai contro, per farlo andar via. Lui l’afferrò al volo senza nessun problema, e mi guardò sorridendo compiaciuto.

« Ma ti sembra modo? Sono in pigiama! »

Esclamai io, portandomi le coperte fin sopra la testa, con il viso in fiamme. Lui si mise a ridere, e si sedette accanto a me, spostando delicatamente il lenzuolo. Che aveva intenzione di fare? Mi tolse le coperte da sopra la testa, e mi spostò una ciocca di capelli del lungo ciuffo che ricadeva sull’occhio destro dietro l’orecchio. Sorrise. Io avvampai tutta in un colpo. Aveva un sorriso meraviglioso, stupendo. Lo adoravo. E adoravo anche lui. Abbassai subito lo sguardo, prima fisso su i suoi occhi. Ero innamorata di Rocco? Beh, che novità. Sentivo dentro di me una sorta di attrazione nei suoi confronti, ma non ci avevo mai effettivamente pensato. Alzai lentamente lo sguardo verso di lui, ma lo riabbassai subito, mentre un lieve calore riaffiorò sulla mia pelle, leggero. La conclusione cui ero arrivata mi aveva molto imbarazzata, e quasi quasi non riuscivo a guardarlo negli occhi. Ero innamorata di Rocco. Lo stesso Rocco che si accorse del mio imbarazzo(si accorgeva di tutto quell’uomo, mannaggia), e che con la mano, mi alzò il viso, fino a far combaciare il mio sguardo con il suo. Ma perché diavolo restava in silenzio? Nessuno dei due si azzardava a proferire parola. Ci guardavamo solo negli occhi, senza fiatare. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, e sembrava che stesse per uscire dalla gabbia toracica. Poco dopo, Rocco iniziò ad accarezzarmi i capelli, e avvicinò il suo viso al mio. Persi un battito in quel momento. Mancava poco. Ne ero più che sicura. Chiusi gli occhi, in attesa di perdermi nella totalità dei miei sensi, quando si spalancò la porta della mia stanza, e sia io che Rocco ci girammo, sorpresi. In quel momento sentii un ghigno misterioso proveniente dalla mia testa, come se qualcuno ridesse di ciò che fosse appena accaduto.

« Eeeveee! »

Un piccolo Eevee fece irruzione nella mia stanza, e iniziò a correre a destra e a sinistra, finché non si andò a nascondere sotto il letto. Durante tutta questa corsa pazza, i miei occhi seguivano sconvolti il piccolo volpino, mentre la rabbia iniziava a prendere il posto dello stupore. Immediatamente dopo, entrò nella stanza l’Infermiera Joy di Ciclamipoli, ansimando. Si poggiò allo stipite della porta, e riprese fiato. Rocco sospirò.

« Tutto bene? »

Le chiese poi, alzandosi dal letto. Io feci lo stesso, con la furia che iniziava a impossessarsi di me. Mi misi in ginocchio a terra, guardando sotto il letto per cercare il piccolo Pokèmon, desiderosa di vendetta. Ovviamente NON per coccolarlo, ma per farlo fuori, visto quello che aveva appena interrotto. Avrei aggiunto anche lui alla lista dei mostriciattoli da far fuori. Prima avrei disintegrato Skarmory, che si era gentilmente preso il disturbo di farmi da parrucchiere personale con tanto di risultati disastrosi, e poi lui, quel piccolo Eevee che adesso mi guardava in cagnesco(?) da sotto il letto.

« Sì, tutto apposto. Quel monellaccio di un Eevee selvatico è entrato nel Centro Pokèmon e ha iniziato a combinar guai. Spero che non abbia provocato niente di grave entrando qui »

Rispose poi l’Infermiera, ricomponendosi. Ma no, quel dolce Pokèmon non aveva combinato nulla, soprattutto, non aveva interrotto NULLA. Allungai una mano per cercare di afferrare il volpino, ma si spostava troppo velocemente, sfuggendo alle mie mani assetate di vendetta. Rocco si passò una mano tra i capelli, sospirando di nuovo, e si voltò verso di me, delicatamente chinata a terra stile “La finezza non è presente nel mio DNA”.

« Vivian, cosa stai facendo?»

Mi chiese, chinandosi anch’egli, solo che in modo molto, ma molto più adeguato alla situazione. Io non gli risposi. Volevo afferrare quel diavoletto. Affondai entrambe le braccia sotto il letto, e iniziai a muoverle convulsamente, finché non acchiappai il Pokèmon per la parte tra il collo e la schiena, quella con cui solitamente le madri afferrano i cuccioli, e lo trascinai fuori. Lo alzai all’altezza del mio viso, e soddisfatta ghignai:

« T’ho preso finalmente! Adesso assaggerai la furia di … oh!»

Mi fermai un attimo, e lo guardai dritto negli occhi. Il piccolo Eevee stava sfoggiando una delle sue migliori espressioni da cucciolo abbandonato, guardandomi con quegli occhioni neri dolcissimi, e piegando il morbido musetto verso il basso, come se stesse imitando una fasulla tristezza. In quell’istante mi vennero gli occhi a cuoricino.

« Ma come sei dolceee! »

Cinguettai io, abbracciandolo forte. Sono più che sicura che sul suo musetto si fosse dipinto un sorrisetto soddisfatto, ma in quel momento la mia dolcezza era arrivata alle stelle per rendermene conto. Una parte di me in quel momento mi urlava di ucciderlo, ma un’altra parte m’implorava di tenerlo con me. Avevo un debole per le cose dolci. Beh, relativamente dolci, giacché ero completamente innamorata di una rana blu con una tavola da surf conficcata nella testa, e una nel sedere. Il piccolo Eevee iniziò a strusciarsi addosso a me, cercando di arruffianarmi, quando dai miei pantaloncini poggiati accanto al letto su una sedia, presi una Pokèball che avevo comprato a Solarosa.

« Ciao piccolo Eevee! Vuoi far parte della mia squadra? Che ne dici?»

Lui annuì, continuando a strusciarsi, e premetti il pulsantino della Sfera Pokè, sperando che si lasciasse catturare. Il Pokèmon entrò senza nessun problema, ma la sfera iniziò a muoversi. Sapevo cosa stesse succedendo, Rocco me lo aveva spiegato un po’ di tempo prima. Quando si cattura un Pokèmon, ed entra per la prima volta in una Pokèball, non è sicuro che il mostriciattolo decida di restar dentro, diventando così parte della tua squadra, e può invece uscir fuori, liberarsi. Attesi una decina di secondi, finché la sfera si fermò.

« Benissimo Vìvs, hai appena catturato il tuo secondo Pokèmon! »

Esclamò raggiante Rocco. Io mi voltai verso di lui, e ricambiai il sorrisone. Mi brillavano gli occhi, ed ero felice. E così, passo velocemente quella mattinata iniziata bene, tra una veloce colazione, e una lunga e stancante camminata verso il Deserto. Se devo essere sincera, le camminate con Rocco sono una noia bestiale. Restò tutto il tempo a guardarsi in giro attento, cercando e ricercando le sue tante amate rocce, senza considerarmi minimamente. Intanto ciò che io, povera ragazza smemorata senza la benché minima idea di cosa ne avrei fatto del mio futuro, potevo fare in quel frangete, era solo gingillare della mia ultima conquista. Riflettei tutto il tempo su quale ipotetico nome avrei potuto affibbiare al mio nuovo Pokèmon, ma un dubbio mi assalì. Cercai, infatti, di ricordarmi di tutte le evoluzioni di Eevee, e rammentai le sue sette evoluzioni, comprese quelle di Shinnon. Non potevo di certo dargli un nome in quel momento, sapendo che prima o poi avrebbe preso una forma differente. Avrei potuto chiamarlo ‘Freccia’, anche quando fosse diventato, ad esempio, un Glaceon? O chiamarlo ‘Luce’ prima che diventasse un Umbreon? No, non era ancora il momento di dargli un nome. Così, dopo mille e mille pensieri e intrecci di nomi, arrivammo al tanto agognato Deserto.

«Eccoci qua! Dovrebbero esserci delle rovine da poco scoperte, sai Vivian? Il Deserto in cui ci troviamo esiste da ormai milioni di anni. Chissà quali segreti nasconde tra i suoi granelli di sabbia»

Esclamò solenne lui, ottenendo come risposta solo un annoiato sbuffo, osservando contento la distesa sabbiosa che si stendeva davanti a noi. Effettivamente però, non era un deserto molto esteso. Non era una di quelle robe assurde, chilometriche. Cioè sì, poteva essere sì e no qualche chilometro, ma nulla di particolarmente eclatante, dove si ci potesse irrimediabilmente perdere. E così ci inoltrammo dentro quel Deserto caldo e ventoso, dopo aver ovviamente indossato un paio di occhialoni contro le piccole tempeste di sabbia. Qui e lì, si potevano scorgere le figure di allenatori intenti a far allenare i propri Pokèmon contro le avverse situazioni di quel luogo, e anche qualche mostriciattolo trascinato dal vento. Posso giurare anche di aver visto un cactus con un cappello muoversi minacciosamente verso di noi, ma sicuramente era solo un effetto ottico dovuto al caldo.

«È lì. Guarda, quello è il sito ritrovato. Dicono che dentro ci siano delle strane iscrizioni, potrei anche darci un’occhiata mentre cerco la pietra per cui sono venuto qui»

Mi disse l’uomo, indicandomi attento una sorta di grotta al centro del Deserto che pareva esser spuntata lì all’improvviso, come portata su dal moto sottoterreno. Chissà cosa ci fosse nascosto dentro quel singolare loco. Piegai la testa, incuriosita da ciò, e poi mi voltai verso Rocco.

«Beh, non scopriremo mai cosa c’è se non entriamo, non credi?»

Domandai io sorridente, pronta per affrontare un’avventura di speleologia con lui. Immaginai già esplorazioni della grotta con tanto di corde salvavita, torce che si spegnevano improvvisamente, Pokèmon che apparivano senza preavviso, ma il mio entusiasmo si smorzò quando lui, mi impedì di seguirlo.

«Eh no, tu resti qui, non puoi mica correre un rischio del genere. Fai uscire dalla Pokèball Mudkip, così starà lui attento che non ti capiti nulla qui fuori. E mi raccomando, non ti allontanare!»

Possibile che nonostante gli avessi dato prova più di una volta del mio esser matura, ancora mi considerasse una bambina?! Incrociai le braccia indispettita e lo osservai entrare nella rovina estraendo una torcia dallo zaino. Sbuffai ancora, peggio di una vaporiera e iniziai a lamentarmi tra me e me quasi come se fossi una marmocchia di dieci anni. Bella dimostrazione di maturità, davvero! Mi sedetti su un sasso un po' spigoloso e mi lamentai per la scomodità, ma dopo poco non ci feci più caso. Alzai lo sguardo verso il cielo azzurro senza neanche una nuvola e mi persi nel suo chiaro ciano, esibendo al nulla uno dei miei migliori sorrisi da ebete. Mi persi tra mille pensieri, cercando di ricordare qualcosa sul sogno della notte prima, quando qualcosa sotto il mio sedere iniziò a muoversi fastidiosamente, e vidi le mie gambe prima tremare e poi i miei piedi sollevarsi da terra. E così, dopo pochi istanti mi ritrovai con la faccia sulla sabbia bollente e con il deretano all'aria. Cosa diamine era successo? Mi alzai velocemente da terra, quando notai con mio dispiacere che il sasso su cui mi ero poco delicatamente seduta non era altro che la testa di un Graveler, che era molto, ma molto furioso. Spalancai lentamente la bocca in una smorfia di sgomento e paura e lanciai un urlo che avrebbe fatto invidia alle migliori cantanti liriche della regione e non, e iniziai a correre come un'idiota, seguita dal combattivo Graveler che sbatteva minacciosamente i pugni. Avrei chiamato Matrix in battaglia? Neanche morta, nonostante il nemico fosse di tipo roccia e quindi debole all'acqua, quel bestione avrebbe spiaccicato con una sola mano la mia povera rana surfista! E così iniziò l'esilarante(non per me) inseguimento, che terminò nel momento in cui inciampai in qualcosa che mi fece tornare di nuovo con la faccia sulla sabbia, e che fece sbattere Graveler in una delle pareti delle rovine, facendo perdergli i sensi.

«Maledizione...»

Esclamai io, a voce bassa. Con le ginocchia doloranti e graffiate, mi alzai massaggiandomi un polpaccio, e cercai di vedere in cosa avessi inciampato. Mi guardai in giro, davanti ai miei piedi specialmente, ma non vidi nulla, niente completamente. Ma in cosa diavolo ero inciampata? Feci spallucce, sospirando, quando qualcosa non mi mordicchiò la gamba, e feci un salto girandomi verso dietro. E poi lo vidi, vidi l'affarino in qui ero inciampata, lo stesso che si era divertito a mordermi. Un Trapinch! Anzi, unA Trapinch, che tra l'altro iniziò anche a farmi strani versacci e a colpirmi le gambe con quella sua testaccia più grande del suo corpo.

«Che vuoi tu da me, eh? Mollami, sparisci, dileguati!»

Le dissi io stringendo i pugni e voltandomi dall'altro lato. Il caldo e il mio incontro con il Graveler avevano già peggiorato la situazione, e la Trapinch non giovava sicuramente a sistemare tutto. Mi portai il ciuffo all'indietro, facendomi aria con la mano, quando un altro morso mi colpì, questa volta alla caviglia. Mi girai furiosa verso il Pokèmon, con l'intento di darle un calcio per farla volare via, quando mi accorsi che la Trapinch era arretrata di qualche metro, e mi guardava con gli occhi socchiusi, in posizione di attacco.

«Ah è così allora? Vuoi combattere? E sia!»

Dissi io afferrando sorniona la Ball di Matrix, mandando in campo il Pokèmon. Il Mudkip si voltò verso di me, facendomi un versaccio annoiato, e si sedette a terra convinto di poter fare quello che voleva, scottandosi tutto il sederino e saltando per la scottatura.

«Allora? Cos'hai intenzione di fare? Crogiolarti qui oppure sconfiggere questo Trapinch che ha morso due volte la tua allenatrice?»

Gli domandai io con le mani sui fianchi, spronandolo a lottare anziché rimanere a poltrire. Non l'avessi mai fatto, Matrix si riempì di forza d'animo, e senza che io gli dicessi nulla, corse all'attacco verso Trapinch, con Azione. La Pokèmon, aspettò il momento giusto e si spostò di mezzo metro con un salto, evitando l'attacco improvviso del Mudkip, che per pochi centimetri non sbatté contro uno dei minacciosi muri delle rovine. Trasalii per lo spavento, e percepii il mio battito cardiaco accelerarsi, che si placò nel momento in cui vidi Matrix sano e salvo. Trapinch intanto se ne stava tranquillamente a prendersi gioco del mio Pokèmon, camminando a piccoli passetti altezzosi, come se fosse una duchessa.

«Matrix, Pistolacqua!»

Esclamai io infastidita dall'atteggiamento della Pokèmon, sperando che sta volta la mia cara ranocchia centrasse in pieno la Trapinch, che riuscì invece a schivare l'attacco, contro ogni mia previsione. La piccola non attese momento, e decise di contrattaccare, caricando contro Matrix, che fu colpito dritto sul muso con la sua grande testaccia. Il Pokèmon si lamentò frignando, finché una misteriosa folata di sabbia s'alzò d'improvviso, interrompendo la lotta. Portai una mano sul viso per coprirmi gli occhi dai fastidiosi granelli, e iniziai a chiamare il mio Pokèmon.

«Matrix! Matrix dove sei?»

Domandai più volte non vedendo nulla. Mi dovetti fermare a causa della sabbia che mi era finita in bocca, e sperai fermamente che Matrix non fosse stato portato via dalla piccola tempesta di sabbia. Per un momento mi preoccupai davvero, fino a quando non mi ritrovai il muso blu di Mudkip dritto sulla mia faccia, e a quel punto la tempesta cessò.

«Ma ti sembra modo di finirmi sulla faccia così?!»

Sbraitai, alzandomi sulle punte e tenendo le braccia tese. Mudkip mi guardò con un sorriso sghembo e io mi lasciai abbandonare a quel musetto innocente. Mi sedetti a terra facendo attenzione a non poggiarmi su un sasso dalla dubbia identità, e iniziai a guardarmi intorno con fare circospetto, alla ricerca del Trapinch di prima. La trovai a pochi metri da me e Matrix, a pancia in su, poggiata sulla grande testa. Non riusciva ad alzarsi, come se fosse una tartaruga poggiata sul guscio, e agitava le zampette, in continuo, velocemente. Mi avvicinai a lei contenta e beffarda, e la indicai spudoratamente, iniziando a ridere.

«Adesso non fai più la duchessa vero? Eh? Ti faccio vedere io chi comanda, vai, sfera Pokè!»

Effettivamente, esagerai in quel momento ad atteggiarmi in quel modo nei confronti della Trapinch, ma cosa potevo fare se non adirarmi? Forse mantenere la calma. Non era proprio una situazione perfettamente tranquilla e ideale, Graveler infuriato e capelli pieni di sabbia a parte, e la mia pazienza era crollata sotto terra, anzi, per rimanere in tema, sotto le dune di sabbia. Osservai la ball agitarsi a destra e a sinistra come la mattina, quando avevo 'catturato' Eevee, e attesi trepidante la resa del Pokèmon, che non tardò ad arrivare. Esultante di gioia, feci un saltello insieme a Matrix che era contento di avere un nuovo compagno di viaggio, e mi apprestai velocemente ad acciuffare la pokèball, che infilai nello zaino da viaggio, contenta e soddisfatta. Pochi istanti dopo, riconobbi accanto a me una figura familiare e cordiale, che batteva le mani contento. Rocco! L'esploratore dagli occhi di ghiaccio mi diede una pacca sulla spalla, scuotendo il capo divertito, ma si fece serio qualche secondo dopo.

«Sei stata brava Vivian, ma ti do un consiglio: non catturare i primi Pokèmon che incontri, devi fare una scelta giusta, in base ai tipi. Più la tua squadra è varia, più saranno le probabilità di diventare una Pokèmon master. E ricorda: la Persian frettolosa fece i micini ciechi!»

Io ascoltai tutto in silenzio, annuendo ad ogni sua parola, facendo tesoro di quei consigli, e gli sorrisi appena, per fargli capire che sì, avevo metabolizzato la cosa e più in là avrei fatto attenzione a non sbagliare e a prendere tutto con le pinze per evitare di incappare in stupidi errori. Lui ricambiò il sorriso, e sono sicura di aver visto uno strano e dolce luccichio nei suoi occhi. Ma potrei aver sbagliato. Da quel momento in poi la giornata passò velocissimamente, visto che dopo aver raggiunto una pensione lì vicino, riposammo fino a pomeriggio inoltrato. Da lì, partimmo poi in groppa a quel pollo laminato troppo cresciuto di Skarmory, arrivando fino Porto Alghepoli, dove stremati, Rocco decise di andare a dormire in un centro Pokèmon. Ovviamente in camere separate.

No davvero, lo giuro.

L'indomani, evidentemente, il signor Petri aveva così tanta voglia di tornare a casa per esaminare le pietre e i sassi estratte dalle rovine del Deserto, che alle sei del mattino mi aveva buttata giù dal letto e fatta salire per l'ennesima volta su quell'elicottero dalle lame facili. Inutile ribadire il mio disappunto, ma nulla più dei suoi occhi sarebbero riusciti a convincermi a far quello che diceva lui. E così tornammo a casa, e senza dir nulla, mi gettai su quello che per mesi era stato il 'mio' letto, e neanche il tempo di alzare la testa per guardare il soffitto avana della stanza, caddi in un sonno profondo.



















...Okay dopo un anno e mezzo sono tornata, più sclerata che mai. Vi sono mancata? Spero di sì, o almeno, spero che vi sia mancata Vìvs :3 Comunque sia, spero che questo mio ritorno sia stato di vostro gradimento, ho altri capitoli pronti, non c'è più il rischio che vi molli. Un bacio, Viku-chan. Mi raccomando, recensite! <3
  
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