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Autore: Hagne    27/10/2012    1 recensioni
Una donna innamorata è capace di tutto, persino di annientare se stessa, ma quando Musa si trova a dover affrontare l'ennesimo tradimento, il suo cuore innamorato non può far più tacere la voce aspra della sua coscienza.
Non quando è il suo stesso corpo ferito a dar voce alla sua pena, a maledire quel tradimento.
Ma le apparenze ingannano, e a volte è necessario scavare più in fondo per trovare la verità, per scoprire che l'amore non è sempre gentile, semplice e onesto, ma che può tradire, ferire, e uccidere.
Una lezione che Musa imparerà a proprie spese, con il sangue e lacrime di chi, in passato, prima di lei, ha sofferto per un amore più tragico del suo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Saladin, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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“I'm done chasing you all over
May as well be chasing after thunder
Play hard to get if it makes you happy
For a change now you can start chasing me”
[…]

“Don't you understand
Don't wanna be your backup plan
Now I won't be here to clean up when it hits the fan  “
[…]
“You tried to keep me on your leash
It's time you started chasing me”

( Should’ve When You Could’ve - Skillet )


Tre anni dopo.






Lo scroscio degli applausi la raggiunse fin sopra il palco come l’abbraccio soffocante di un genitore orgoglioso, facendola sorridere sofficemente  quando qualcuno le lanciò un bouquet assieme allo schiocco di un bacio che accettò con un lieve rossore.

Perché anche se erano passati anni dal suo primo debutto, Musa sapeva che non si sarebbe mai abituata al calore di quegli applausi, alla sensazione di appagamento che sarebbe sopraggiunta dopo la vibrazione dell’ultima nota, o ai visi emozionati delle sue amiche dietro le quinte.
Quando saltò giù dal palco per andare loro in contro la voce lontana di Galatea la raggiunse come un sussurro, ma più avanzava, più la fata sentiva il sorriso scivolarle via dal viso nel notare come gli occhi di Bloom e delle altre, benché le sorridessero, fossero velati di ansia.
E qualcosa in fondo allo stomaco le suggeriva che non era stata la sua performance a intaccare l’esuberanza delle compagne.
- Sei stata fantastica – la accolse Bloom con un sorriso affettuoso, abbracciandola stretta prima di lasciare che le altre fate potessero congratularsi con l’amica che continuava a sentire una strana sensazione di ansia mulinarle nel petto.
Perché c’era preoccupazione in fondo ai loro sguardi, e loro preoccupate lo erano state poche volte.
- A giudicare dai vostri visi non credo di essere stata poi così fantastica – confessò schietta, aggrottando le sopracciglia quando vide gli occhi di Bloom rifuggire il suo sguardo  prima che Aisha le regalasse uno sguardo colmo di scuse.
- No. Sei stata fantastica, sul serio, è solo che oggi non siamo venute solo per assistere al tuo concerto – ammise lei sincera, prendendole una mano con dolcezza.
Erano caute, fin troppo, e calibravano le parole  come se fossero preoccupate di una sua brusca reazione all’ammissione del loro ulteriore motivo, e Musa capì con una chiarezza sconcertante, cosa le mettesse tanto sulle spine.
Perché erano poche le cose che avrebbero potuto turbarla, in particolare un pettegolezzo che da anni sentiva passare di bocca in bocca quando alcune sue fan confessavano di essersi infatuate del gelido insegnante degli specialisti.
- Faragonda  ci ha convocate tutte a Fonterossa, con la massima urgenza – vuotò il sacco Aisha con voce morbida, accarezzandole un palmo con il pollice, preoccupata.
Musa assorbì con difficoltà le parole che componevano quella frase, ma più pensava, più il binomio Fonterossa-massima urgenza faceva nascere in lei l’ansia, l’angoscia innaturale per qualcosa che non avrebbe più dovuto angustiarla, impensierirla.
Eppure la fata non era tanto vigliacca da negare che era preoccupata per Riven, anche dopo tutti quegli anni di silenzio, anche dopo la loro dolorosa rottura.
Ma la lontananza era valsa a qualcosa, e le aveva garantito l’equilibrio che desiderava ritrovare.
Ed ora che aveva raggiunto e afferrato i suoi sogni  aveva accettato la sua impossibilità di comprendere Riven, perché non era quella giusta, non lo sarebbe stata, e il pensiero di non poter essere la sua metà non le causava più dolore, ma una agrodolce malinconia.
- Lui sta bene ?
- Sfortunatamente si – si intromise stizzita Stella, rimirando le proprie unghie con occhi sinceramente afflitti.
Flora la pungolò con un gomito, rammaricata, ma Musa non se ne dispiacque.
In fondo, le sue compagne  avevano digerito malamente l’abbandono di Riven, ma nessuna di loro ne se ne era sorpresa, perché Riven, secondo il loro attento giudizio,  non era capace di amare qualcuno, di comprenderlo , e rimaneva l’altezzoso specialista  che aveva spezzato il cuore di una delle loro migliori amiche.
- Di cosa si tratta ? Spero non qualcosa di grave- si volle informare allora, impensierita da come Bloom fissasse il vuoto con una smorfia contrita.
- Faragonda sembrava molto preoccupata – confessò la fata della fiamma del Drago prima di fissarla finalmente negli occhi – ed ho una brutta sensazione.
Musa la guardò con comprensione, abbracciandola con calore prima di dirottare lo sguardo alle proprie spalle dove la principessa Galatea le rivolse un cenno di assenso con il capo, pregandola di fare attenzione.
La fata le sorrise, riconoscente, socchiudendo le palpebre quando sentì la magia sfrigolare attorno a lei prima che il paesaggio incontaminato di Melody venisse sostituito da un ambiente meno limpido, meno vivace ma più severo, come la stretta decisa di un soldato attorno all’elsa della propria spada.
 E Musa non potè impedire all’ansia di aggrovigliarle lo stomaco, non vi riuscì, perché non lo vedeva da tre anni e anche se aveva accettato la loro rottura, anche se il pensiero di lui non faceva male come prima, la guardiana di Magix sapeva che quel brivido lungo la schiena non avrebbe potuto zittirlo neanche se  avesse voluto.
E lo voleva, lo voleva davvero tanto.




°°°

   




Che ci fosse qualcosa di strano, di estremamente  sbagliato a Fonterossa divenne palpabile appena Musa e le Winx misero piede nell’accademia.
Gli alti soffitti parevano ancora più sconfinati, irraggiungibili, e davano una strana sensazione di malessere che fece venire qualche capogiro a Stella quando si soffermò a guardarli un attimo di più, prima di venire sorretta da mani troppo rudi e grandi per essere quelle di una delle sue compagne.
E quando Brandon sorrise loro con gentilezza la principessa di Solaria potè rilassarsi tra le sue braccia mentre Sky sopraggiungeva a salutare la sua fidanzata e Tecna e Flora si accostavano ai rispettivi partner.
Solo Musa rimaneva in disparte, con  il naso all’insù e gli occhi blu puntati sulle volte a botta che a lei non causavano nessun capogiro, nessun disagio.
Poi la fata percepì un respiro vicino al suo orecchio, così freddo da farla rabbrividire e sussultare per la sorpresa mentre si voltava con sguardo truce per capire chi degli specialisti si divertisse a spaventarla, eppure Musa si accorse con una morsa allo stomaco che nessuno le era tanto vicino da poterne percepire il respiro.
Nessuno all’infuori della figura sfocata che vagando con lo sguardo intercettò dall’altro capo del corridoio.
Assottigliò lo sguardo per metterlo a fuoco, riconoscendo un lungo mantello logoro ai bordi che sembrava piuttosto prezioso, con delle strane scritte, rune forse,  ma quando provò a scorgergli  il viso qualcosa nella sua testa le urlò di distogliere lo sguardo e di scappare il più lontano possibile da lì.
Una voce che si faceva sempre più acuta mano a mano che i tratti di un viso piuttosto giovane si assemblavano nella sua testa, disegnando il profilo aguzzo di un uomo dalle labbra rosse.
- Ehi ! Tu! Ora che sei diventata famosa non ti abbassi a salutare i tuoi vecchi amici?
Brandon aggrottò le sopracciglia quando vide la fata della musica voltarsi bruscamente al suo richiamo, come spaventata, mentre gli occhi blu di Musa smettevano di tremare per  la sensazione di pericolo che le aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca.
- Stai bene ? Sei un po’ pallida .
- Pallida ? Musa !
Stella scansò il compagno con uno spintone prima di afferrare l’amica per le spalle, impensierita dal pallore che rendeva gli occhi e i capelli scuri della fata ancora più blu.
- Musa ? – si intromisero le altre fate, accerchiandola e coprendo la figura che Musa non ritrovò dove l’aveva lasciata un secondo prima.
- Lo sapevo che non era buona idea – sbuffò Bloom con stizza, accarezzando i capelli della guardiana che tornò in sé con un sussulto, preoccupando maggiormente le fate che in quel suo comportamento leggevano l’ansia per l’incontro oramai prossimo con Riven.
- Se vuoi possiamo rimandare l’incontro – le consigliò Aisha, apprensiva, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio -  potremo …
- No, non preoccupatevi , non è quello che pensate – le rassicurò la fata, raddolcita da quegli sguardi così preoccupati – mi sembrava solo … - tacque ancora  quando si accorse che no, non c’era niente dall’altro capo del corridoio, e Musa capì che forse l’ansia cominciava a giocarle brutti scherzi.
- Non è niente. Andiamo ? Non vorrete far aspettare Faragonda !
Bloom non sembrava molto convinta del suo sorriso, men che meno Aisha, ma quando la fata le spinse giocosamente ad avviarsi le Winx si rilassarono, seguendo gli specialisti fin nella sala principale dell’accademia.
- Siete in ritardo- le rimproverò il preside Saladin  non appena varcarono la soglia, causando in Stella un borbottio contrariato che Brandon soffocò con la propria mano prima di sorridere all’uomo.
- Si erano perse – le giustificò lo specialista, scoccando un’occhiata in tralice a Musa che continuava a voltarsi con aria preoccupata prima che i suoi occhi notassero il viola acceso di una capigliatura che, anche volendo, non avrebbe potuto non riconoscere.
Era molto più alto di quanto ricordasse, e più ombroso , dovette ammettere nell’accorgersi che l’aria cupa che lo rendeva inavvicinabile anni prima si era acuita, ma quando incrociò i suoi occhi la fata capì che quelli non erano cambiati, invece.
Sempre impassibili, silenziosi e glaciali come li ricordava, forse un po’ più scuri, ma identici a come rammentava al loro ultimo incontro.
Solo una cosa era cambiata, e quel cambiamento le causò uno strano senso di nausea.
Perché c’era una donna accostata all’avvenente insegnante di Fonterossa, una donna dai folti capelli rossi e dagli occhi dorati appoggiata contro la propria spada dentata.
- Cosa ci fa qui la principessa Tressa ? – chiese Aisha quando Nabu, notatola da lontano, le si accostò per salutarla.
Il ragazzo sembrò tentennare, osservando con la coda dell’occhio l’espressione pacata di Musa prima di abbassare la voce e accostarsi all’orecchio delle fidanzata.
- È qui ufficialmente per visitare l’accademia.
- E ufficiosamente ? – lo interrogò la principessa di Andros con voce grave quando notò il modo in cui la sirena sfiorava il braccio di Riven.
- Ufficiosamente è…
-La compagna di Riven, mi pare ovvio – lo anticipò Musa, salutando Nobu con un sorriso gentile al quale il ragazzo non seppe rispondere, sorpreso dall’acume della fata.
Ma era evidente che tra i due non vi fosse una semplice conoscenza, e la fata della musica non potè che sentire un’ondata di delusione gonfiarle la gola prima di spianare la fronte con un sorriso di circostanza quando lo specialista le si avvicinò assieme al preside e Faragonda.
-  Ragazze, è sempre un piacere vedervi. E Musa, scusami se non sono potuta venire al concerto, ma l’ispettrice Griselda mi ha detto che è stato un successo – la salutò la preside, sorridendo calorosamente a Bloom e alle altre Winx.
- Ora basta con i convenevoli – li freddò Saladin, fissando ognuno di loro con gravità – siete state convocate qui per una questione della massima urgenza.
La sensazione di pericolo tornò a far tremare Musa quando le sembrò di sentire di nuovo quel sospiro contro l’orecchio, ma quando Bloom le strinse una mano nel vederla voltarsi  la bolla di calore che le risalì fin alle guance scacciò il freddo che le grattava la pelle tenera dietro la nuca.
 - E quale sarebbe questa questione della massima urgenza – si insinuò la voce della principessa di Domino con interesse – siete stati molto vaghi quando ci avete inviato i vostri messaggi.
Il mago la fissò con le labbra leggermente contratte prima di far volare lo sguardo verso l’enorme vetrata che dava sul campo d’addestramento dell’accademia, come se il preside Saladin temesse di far leggere in fondo al suo sguardo qualcosa che non doveva essere scoperto.
- Un fantasma. Un fantasma infesta Fonterossa.
L’orrore sui loro volti portò via ogni tentativo di ribellione, se mai ce ne fossero stati, ma tra loro solo Musa parve irrigidirsi, rilasciando un lungo brivido che fece vibrare la mano che Bloom le stringeva.
- E cosa dovremmo farci con un fantasma ? Noi siamo fate, non scaccia spiriti!-  squittì Stella con voce stridula, stringendosi al fianco di Brandon per ricercare protezione.
- Lui non è un fantasma comune. Quello che vaga per l’accademia è lo spirito di uno degli stregoni più crudeli di Magix– le informò Faragonda con sguardo basso, guardando di sottecchi l’espressione  dura del preside Saladin che continuava a guardare tutto fuorchè loro.
- Per questo motivo vi trasferirete temporaneamente negli alloggi dell’accademia. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Questo è quanto.
 Siete libere di andare ora, gli specialisti vi guideranno ai dormitori.

Faragonda sorrise loro prima di seguire il preside verso gli uffici mentre le fate alle loro spalle si guardavano l’un l’altra con terrore.
 - Un fantasma! Dobbiamo lottare contro un fantasma! E non uno normale! Ma quello del mago più crudele di Magix – strillò atterrita Stella, avviandosi nel corridoio con le mani nei capelli.
- Sembra pericoloso – sussurrò Flora con occhi impauriti, ringraziando Helia con un sorriso quando sentì la sua stretta sicura attorno alle spalle.
- Non dovete preoccupatevi, ci saremo noi con voi – le rassicurò Sky, voltandosi indietro quando si accorse che Bloom non era più al suo fianco.
Infatti la principessa di Domino era rimasta indietro assieme a Musa che, mano nella mano con la fata, fissava atterrita davanti a sé.
- Ragazze?
Quando Sky le raggiunse si accorse con un vago senso di panico che l’incarnato della fata della musica stava diventando pericolosamente grigiastro, come se faticasse a respirare, e nel vedere l’amica tanto spaventata il principe di Eraklyon non potè che circondarle le spalle con un braccio mentre Bloom gli si stringeva al fianco.
- Andrà tutto bene. Vedrete.
Musa annuì meccanicamente, lasciandosi trascinare dalla forza del principe prima di scorgere con la coda dell’occhio quella figura sfocata che continuava a fissarla dal fondo della sala, immobile e invisibile a chiunque tranne lei.
Un fantasma. Un fantasma infesta Fonterossa.
- Musa?
La fata sobbalzò quando sentì le mani di Bloom afferrarle le sue con forza mentre Sky le guidava in silenzio verso i dormitori.
- Tutto bene ?
- Non è niente- la rassicurò, sforzandosi di essere convincente mentre sorpassavano la principessa Tressa e un cupo Riven che la fissava in silenzio, con un velo di preoccupazione che la fata attribuì all’illusione dettata dalla paura.
Perché Fonterossa era infestata dal fantasma dello stregone più crudele del mondo magico e lui sembrava guardare lei.
Solo lei.




°°°






Cercare il fantasma di Fonterossa si rivelò l’impresa più ardua che le Winx avessero mai affrontato, persino la battaglia contro Darkar e Mandragora aveva richiesto un minore dispendio di energie e pazienza.
Perché i loro nemici passati erano fatti di carne e ossa, e non amavano svanire e rendersi invisibili, ma si premuravano di rendersi particolarmente rintracciabili,  per quel motivo Bloom aveva ritenuto opportuno dividersi per avere pieno controllo di ogni nicchia dell’accademia.
Eppure Tecna non trovava logico girovagare senza meta con la speranza di trovare per pura casualità il fantasma, necessitava un piano, uno piuttosto scrupoloso se si teneva in considerazione la pericolosità del loro nemico.
- Trovato niente ?
Musa scosse il capo con una smorfia contrariata, agitando le ali per liberarle dalla polvere della quale gli enormi finestroni dell’accademia erano intrise, uno sbuffo di pagliuzze grigiastre che fece starnutire la fata della tecnologia con forza.
La guardiana discese allora in tutta fretta, soffiando sui capelli rosa della compagna per aiutarla a liberarsi dalla nebbiolina di polvere che le rendeva difficile respirare, e quando gli occhi blu di Musa incrociarono quelli lucidi di Tecna un sorriso comprensivo le si aprì in volto.
- So che agire di impulso non è la soluzione più logica Tecna, ti conosco troppo bene per non capire che il tuo nervosismo non è dettato solo dalla preoccupazione – le rivelò, gentile, sfilandole dai capelli il granello più grosso prima di sentire le mani dell’amica bloccarle il polso.
E quando Tecna smise di starnutire fu lei a cercare nello sguardo della guardiana qualche forma di malessere.
- Tu sei troppo silenziosa invece. Come ti senti ?
Era chiaro a chi la fata si stesse riferendo, lampante e piuttosto scontato, ma la cantante preferì tergiversare piuttosto che affrontare un discorso che le avrebbe  tolto il sorriso con una facilità sorprendente.
- Riguardo cosa ?
- Sai di cosa sto parlando, ho aspettato che fossimo sole per chiedertelo – la rimproverò  aspra, invitandola con un cenno serio del capo a non distogliere lo sguardo, e Musa non lo fece.
Non perché la fata volesse mostrarsi spavalda, ma perché non aveva motivo di mentire alla sua migliore amica, non ne vedeva la ragione.
Le si allontanò con un sospiro pesante, accostandosi alla finestra dalla quale vedeva un gruppo di specialisti pattugliare l’area esterna.
- Sono rimasta un po’ sorpresa ad essere sincera, mi sono sentita meno ferita di quanto mi aspettassi.
- Musa – la riprese Tecna, pensando che le stesse mentendo per non farla preoccupare, ma la guardiana stava dicendo la verità.
Certo, si era sentita delusa nel notare la presenza della principessa Tressa, nel cogliere la loro familiarità, ma non aveva fatto male come credeva, come sapeva, le avrebbe fatto in passato.
Era passato troppo tempo dall’ultima volta che lo aveva incontrato per essere influenzata da ogni sua più piccola azione, ed era rimasta colpita dall’ondata di nostalgia che l’aveva colta nell’accorgersi che non era cambiato, ma non avvertiva più la fitta acuta che sopraggiungeva al solo vederlo.
Si sentiva sorprendentemente calma, incurante dei trascorsi della sirena e di Riven, e anche se avesse provato dolore, anche se la sofferenza avesse  ripreso a tormentarla,  avrebbe chiuso tutto in un angolo remoto della sua mente per compiere il suo dovere.
Perché la sua priorità non era più tentare, per di più  goffamente, di rendere Riven felice, ora come ora ciò che necessitava la sua attenzione era il fantasma che nessuno oltre lei riusciva a vedere e che non sapevano come rintracciare.
Tecna in fondo aveva ragione, avrebbero sprecato tempo  inutilmente se avessero continuato a girovagare senza meta, ma non c’era soluzione per quell’inghippo, non quando chi stavano cercando era impalpabile e non emetteva nessuno scia di magia che potesse essere captata.
Quando però Musa si sporse dalla finestra nell’udire il passo degli specialisti farsi più tonante, un’idea le balzò in mente, e la fata sapeva che Tecna era indispensabile per avvalorare la sua ipotesi.
- È possibile che il fantasma possa emettere onde sonore, anche se il suo corpo è evanescente ?
La fata sembrò pensarci un attimo prima di spianare la fronte poco prima aggrottata con un espressione sapiente.
- Certo. I fantasmi, benché costituiti di plasma e residui di spirito emettono suoni, anche se impalpabili ad orecchio umano.
- Allora credo di aver trovato il modo di trovarlo – affermò Musa, convinta, battendo il piede per terra così da udire il rimbombo attraverso le sue orecchie di fata.
Perché se un essere umano non poteva udire le vibrazioni di un fantasma, allora lei avrebbe potuto usare i suoi poteri per analizzare l’accademia e rintracciarlo.
- Mi serve un’acustica migliore – borbottò, contrariata, voltandosi a guardare Tecna che prima di sorriderle le indicò con il mento il paesaggio dietro la finestra.
- Credo dovremmo chiedere aiuto a quegli aitanti specialisti, e chissà che tra loro tu non trovi qualcuno di interessante – insinuò la fata con voce colma di sottintesi, e Musa non potè che rifilarle un buffetto sulla guancia prima di volare via dal corridoio.
Non era il momento di pensare all’amore, non con quella confusione almeno, ma la guardiana avrebbe voluto trovare davvero uno sfogo alternativo, la possibilità di scoprire che tornare ad amare, a fidarsi di un uomo non era poi così difficile.
E sperò davvero di trovare qualcuno di interessante, anche se a lei i ragazzi non erano mai interessati, come la moda d’altronde.
Eppure, a detta stessa di Stella, il suo stile sportivo era divenuto sempre più elegante con l’andare del tempo, e chissà che davvero, proprio come il suo guardaroba, non fosse venuta l’ora di cercare qualcosa di nuovo, di fresco che la facesse sentire rinata, in pace col mondo e con se stessa.




°°°
 






- Allora ? Che ne pensi ?
Musa si guardò attorno con occhio critico, ruotando su se stessa per percepire le vibrazioni del suo corpo in movimento, e quando l’onda sonora si diramò facilmente attorno a lei  sorrise con entusiasmo.
- È perfetto !
- Felice che la nostra arena vi piaccia – si intromise una voce maschile venata di curiosità – ma potrei sapere a cosa vi serva trovarvi qui ?
Tecna sorrise sotto i baffi, lasciando a Musa la responsabilità di spiegare agli "aitanti specialisti" perché li avessero intercettati  con la richiesta di condurle al luogo con l’acustica migliore dell’accademia.
E loro ce le avevano portate, con un cenno ossequioso del capo, necessario, a loro giudizio, di fronte alle guardiane di Magix, ma nessuna delle due fate si era mai presa tanto sul serio da richiedere un inchino in loro presenza.
Le aveva fatto piacere tutta quella gentilezza, ovviamente, e Musa doveva ammettere che non era stata solo la premura dello specialista  a farla sorridere.
Lo aveva notato subito, non solo perché tra gli altri due il colore bizzarro dei suoi capelli verdi l’avesse folgorata, ma perché non c’erano ombre nel suo sguardo, neanche una.
E quel particolare che per altri sarebbe parso insignificante per lei significava solo una cosa.
Niente più pianti soffocati contro le lenzuola.
Niente più ansia e angoscia per la paura di essere respinta.
Niente più cuore spezzato.
- Qui il raggio di azione delle mie onde sonore è maggiore che in altri luoghi, ed avevo bisogno di un’acustica migliore per rintracciare il fantasma – spiegò pratica, scoccando un’occhiata in tralice a Tecna quando la sentì ridere sofficemente per l’espressione colpita degli specialisti, specialmente quella di Aidan, il ragazzo dai capelli verdi, che la guardava ammirato.
Musa ne fu lusingata, anche se l’ammirazione del ragazzo era molto simile a quella dei suoi fan, eppure sapere di aver colpito lo specialista le fece piacere, davvero molto.
- E cosa potremmo fare noi per esservi d’aiuto ? – si offrì Aidan con gentilezza, sorridendole cordiale, sinceramente attento ai suoi bisogni.
- Potreste cominciare con lo stare in silenzio- li zittì Tecna mentre la fata della musica chiudeva gli occhi con un sorriso affettuoso prima di abbozzare qualche passo di danza.
Gli specialisti tacquero come era stato ordinato loro di fare, ma Aidan non potè non lasciarsi sfuggire un ‘oh di sorpresa quando seguì l’ondeggiamento ipnotico dei capelli blu della fata mano a mano che la magia le si raggrumava intorno.
- Sono d’accordo con te – lo prese in giro la guardiana al suo fianco, colpita lei stessa da come i movimenti di Musa fossero piacevoli alla vista.
In realtà Tecna aveva apprezzato fin dal principio  la naturale avvenenza della sua vecchia compagna di stanza, ne aveva ammirato il temperamento pratico ma comprensivo, e si era affezionata al suo cuore gentile e romantico.
- Hai sentito qualcosa ?
- Stella sta sgridando Brandon  nell’ala ovest – la avvisò Musa quando percepì nell’orecchio la voce isterica dell’amica inveire con prepotenza con il suo compagno, ma l’onda era ancora troppo debole, e avrebbe dovuto renderla simile ad un elastico, così da poterlo tendere un po’ più lontano.
Eseguì una piroetta, questa volta con le braccia aperte un po’ di più attorno al busto, e questa volta riuscì a vedere nella sua testa l’interno dell’ufficio del preside Saldin nella torre est, ma non riuscì a captare la presenza del fantasma neanche lì.
- Ancora niente ? – le chiese Tecna con frustrazione, sobbalzando quando vide l’amica sussultare nell’eseguire un passo di danza particolarmente complesso.
- Musa ?
La fata incespicò, tornando ritta con un saltello che le portò via un battito assieme al respiro che le si era strozzato in gola quando aveva sentito una brezza gelida soffiarle accanto,  il respiro freddo che aveva percepito non appena aveva varcato la soglia di Fonterossa.
Ed era proprio all’entrata dell’accademia che il fantasma si trovava.
Percepì il suo respiro lento e silenzioso come se gli fosse di fianco, come se potesse toccarlo, se avesse provato ad allungare una mano, ma il terrore di attirare la sua attenzione era impensabile, non quando era la sua magia a vibrare nell’aria attorno.
- Lo vedo. È all’entrata – sussurrò, spaventata, poggiando il peso sul piede destro per eseguire un arabesque  e gettare così  la sua onda ancora più lontano, così da percepirlo meglio.
Riconobbe il mantello logoro ai bordi, ma qualcosa in quella figura ingobbita le gettò in viso una secchiata di sconcerto, perché le sembrava triste, malinconico, e non potè che chiedersi perché.
Perché un fantasma avrebbe dovuto sentirsi triste ?
E Musa pensò che Saladin non aveva spiegato nulla riguardo al fantasma, nulla sulla sua storia, sul perché si accanisse contro Fonterossa, sul perché fosse lì, semplicemente.
Aveva ordinato loro di sconfiggerlo, ucciderlo se necessario, ma la fata della musica non amava far del male, non senza una giusta motivazione.
- Allora dobbiamo avvisare gli altri.
Tecna sobbalzò assieme agli specialisti quando sentirono la fata inghiottire un urlo, ma Musa non riuscì ad aprire gli occhi, non come avrebbe voluto, non ne ebbe la forza, non quando il fantasma la guardava da sotto il cappuccio come se potesse vederla, percepirla.
E l’orrore l’assalì quando si accorse che no, non era una sua impressione.
Perché il fantasma la fissava, in silenzio, e con un ringhio nascente in gola che la costrinse a spalancare gli occhi prima di urlare a Tecna di correre via da lì.
Il boato esplose come il ruggito cavernoso di un drago, e quando Musa fuggì dalla nuvola di terra e calcinacci si prodigò a cercare Tecna con lo sguardo prima di udire un forte eccesso di tosse sotto di sé.
- Tutto bene ?
Aidan annuì leggermente, scuotendo la testa e guardando in alto la fata che, afferratolo per gli avambracci, stava portando entrambi lontani dall’arena e dalla nuvola di fumo nero scoppiata allo schianto di qualcosa contro il terreno.
- Ti ringrazio, sei stata …
- Hai visto la mia amica ? – lo precedette lei, preoccupata, storcendo la bocca quando virò bruscamente nel cogliere con la coda dell’occhio un movimento sospetto alla sua destra.
- State tutte  bene ? - le urlò Bloom quando entrò assieme agli specialisti nell’arena, in compagnia  di una preoccupata  preside Faragonda, e il sollievo di non sapersi sola contro il fantasma la fece sorridere leggermente.
- Sto bene, ma Tecna…
- Sono qui – tossì la fata chiamata in causa, sgattaiolando via dal fumo con a fianco gli altri due specialisti per  essere poi raggiunta da  Timmy.
Quasi non si accorse della corsa trafelata di Riven, o di come i suoi occhi viola la cercassero nella calca, ciò che Musa sentiva su di sé era la presenza di un altro sguardo, quello di colui il quale scacciò il fumo con una sferzata d’aria gelida che per un attimo le fece perdere la presa su Aidan.
- Musa !
Lo specialista rischiò di scivolarle via dalle mani, ma fu abbastanza forte da reggerlo ancora un po’ prima di rotolare al lato opposto rispetto a quello dei suoi compagni, finendo con il reggersi allo specialista che aveva estratto con un sibilo un arco di luce.
- Così è quello il fantasma!
Più che la voce minacciosa del ragazzo al suo fianco, fu la consapevolezza di non essere più la sola a vederlo a sorprenderla, e quando riuscì a rimettersi in piedi non potè che sussultare per la sorpresa di averlo di nuovo davanti.
Eppure Musa capì subito che c’era qualcosa di diverso, quella volta, perchè ora non riusciva solo a vederlo, ma a sentirlo parlare.
- Specialisti – li richiamò all’ordine Sky, avanzando con passo minaccioso verso l’uomo ammantato di nero che non guardava nessuno di loro, come se non gli importasse, si limitava a fissare davanti a sé, incurante di chi avesse attorno, come se cercasse qualcun’altro.
La fata fu costretta ad alzare un campo di forza per proteggere se stessa e i compagni dall’ondata di energia che il fantasma riversò su di lei quando la spada che Sky gli aveva lanciato lo attraversò, e anche se la distrazione non era opportuna in quel momento, Musa non potè non  pensare che c’era qualcosa di sbagliato in quello che stavano facendo,  nella voce bassa e roca che sentiva sussurrare nell’orecchio.
- Tu lo senti ? – chiese ad Aidan non appena fu costretta a interrompere l’incantesimo per trascinare se stessa e lo specialista di nuovo in aria.
- Cosa ?
- La sua voce, la voce del fantasma – insistette, confusa, irrigidendosi nel capire che, ancora una volta, era lei a notare qualcosa che nessun altro riusciva a percepire,  e forse doveva esserci qualcosa di sbagliato nella sua testa,  nel suo cuore, perché l’idea di attaccarlo ora le costava fatica.
- Forse non dovremmo …
- Attenzione!
Quando sentì il terreno grattarle violentemente la schiena Musa sbarrò gli occhi per il dolore, fissando con incredulità il vortice di oscurità sopra la sua testa, ma la caduta le aveva portato via la voce per chiedere se lo specialista stesse bene.
- Ti sei fatta male ? – sussurrò Aidan con i capelli scompigliati dall’ennesimo boato, steso sulla fata della musica che guardava il cielo con occhi socchiusi, come se stentasse a rimanere sveglia.
- Mi dispiace, io …
- Tutto bene ?
Quando Sky li raggiunse si prodigò a difenderli dal tentacolo nero che rischiava di ghermirli, ma anche quando, riconosciuto lo specialista, il principe di Eraklyon provò a chiamarlo per chiedere informazioni su Musa, quello non si voltò.
- Aidan! Dannazione! Non è il momento di …
- Sangue – bisbigliò incredulo il ragazzo, torcendo il collo per incrociare gli occhi sgranati di Sky e mostrare con un tremore una sua mano.
E l’orrore di vederla insanguinata convinse il principe  a prestargli soccorso, ma il gocciolio sinistro non proveniva dall’inesistente ferita sul petto dello specialista sul quale Musa teneva poggiato il capo.
Era invece  la schiena della fata che Aidan reggeva,  bianco in volto,  a perdere sangue a fiotti.
- Sky !
Il crepitio che lo specialista udì sopra la  testa a seguito dell’urlo di Bloom lo portò ad alzare il volto dal corpo pallido che stringeva assieme ad Aidan,  incrociando lo sguardo di Riven che  gli inviò un’occhiata dura nel rimandare indietro l’ennesimo tentacolo, azzardando, solo in seguito, a lanciarla anche alla fata semicosciente prima di stringere i denti e impugnare la spada con un sibilo basso.
- Portatela via.
Musa schiuse gli occhi quando le parve di udire la voce di Riven accanto a sé, ma chi le era a fianco era solo Sky che le teneva una mano mentre Aidan, con l’affanno nella voce,  la portava di corsa fuori dall’arena chiedendole di stare sveglia.
Eppure la fata aveva sperato davvero che fosse stato lui a portarla in salvo, anche se era ingiusto da parte sua pretendere che lui tenesse ancora a lei, ma stava male, e stava per morire, forse.
Perciò avrebbe potuto esprimere il suo ultimo desiderio, quello che si concede anche ai condannati a morte.
E lei voleva solo una cosa, aveva sempre voluto solo una cosa.
Essere amata come meritava dall’uomo che l’aveva lasciata singhiozzare in silenzio sulla terrazza gelida di Alfea tre anni prima.




Continua…
 


Ringrazio tutti per l'attenzione, e la lettura.
Al prossimo sabato, Gold Eyes
  
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