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Autore: Alexiel_Slicer    27/10/2012    3 recensioni
"Ciò che calpestava ogni sera le ricordava cos'era: non più una ragazza, non più una persona, non più un essere umano. Lei era solo una prostituta e non aveva alcun diritto." [...]
"Adesso sapeva perchè quella strada veniva chiamata "Boulevard of broken dreams" ovvero "Il viale dei sogni infranti" e con il tempo imparò che lei non era l'unica, ma una delle tante." [...]
"Qualche volta desidero che qualcuno là fuori mi trovi..." (boulevard of broken dreams - Green Day)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 13 -La fine è solo l'inizio...-


Celeste ritornò verso la casa. Poteva scappare anche lei se solo avesse voluto, ma non era una soluzione. Scappare e andare dove? Da Bill? Sarebbe stata una follia. Carl l'avrebbe comunque trovata e non si sarebbe fatto scrupoli.
Una volta dentro il respiro le si bloccò a metà gola e il suo viso divenne bianco. Carl le stava di fronte, con il coltello serrato in una mano che gli ricadeva tesa sul fianco: la stava aspettando. Consuelo ero a pochi passi dietro di lui e osservava la scena con gli occhi sbarrati, mentre accanto a lei giacevano dei cocci sul pavimento.
"Tu sali di sopra!" le ordinò.
"Ma..." mormorò la spagnola.
"Ho detto sali sopra!" urlò.
Quella annuì terrorizzata e cose via su per le scale. Quando si sentì il rumore della porta chiudersi Carl a passo svelto si diresse verso Celeste e afferandola per i capelli la trascinò fuori.
"Maledetta stronza! Tu mi dai solo problemi!" disse mentre la tirava e strattonava.
La portò nel retro della casa dove vi era un piccolo capanno al cui muro di cemento c'era conficcato un grosso gancio di ferro da cui pendeva una lunga catena conclusa da un collare. Lì la buttò malamente a terra facendola finire tra la fanghiglia.
L'uomo prese il collare e fece per incastrarlo attorno al collo della ragazza, ma questa gli morse con forza la mano.
"Puttana cagna!" esclamò ritirandosi e subito dopo colpendola.
Celeste cadde con il viso contro il fango e Carl ne approfittò per metterle il collare.
"Vediamo se con questo ti finisce la voglia di mettermi i bastoni fra le ruote!" le disse con un ghigno divertito, si allontanò di qualche passo come per andarsene, però poi si fermò "Ritroverò Andreea, non ti preoccupare. Ammazzerò lei e quella schifezza dentro la sua pancia. Nessuna di voi puoi sognarsi di scapparmi!" le ringhiò in faccia "Per quanto riguarda te, rimarrai qui a riflettere fin quando non ti deciderai di mettere la testolina a posto e mi supplicherai in ginocchio di perdonarti da brava cagnetta" e così dicendo picchiettò con l'indice sulla fronte della ragazza accompagnato da un risolino sadico. Celeste in risposta digrignò i denti ed emettendo un verso gutturale fece per scagliarsi contro di lui, ma la catena a quel movimento divenne dapprima tesa, poi richiamò a sè la ragazza facendola cadere in ginocchio e strozzandola.
Carl a quella scena rise "Dimenati cagnetta, dimenati" disse per infine andarsene.
Celeste rimase sola in balia di quel freddo penetrante e come coperta solo un cielo nero reso ancora più freddo dal bagliore glaciale della luna.

Il mattino dopo fui svegliata da dei passi sull'erba ghiacciata dalla brina mattutita. Poggiata con la testa contro la dura parete di cemento aprì gli occhi dalle ciglia leggermente coperte sulle punte da piccoli cristalli di ghiaccio e fu accecata dalla chiara luce del sole. Una mosca gli volò attorno e lei per scacciarla scosse la testa ancora frastornata, poi si sentì prendere per i capelli e portare la testa all'indietro. Improvvisamente un'ondata di acqua gelida la colpì in pieno viso facendole spalancare gli occhi e annegandola quasi. Si accovacciò contro il muro tremante e battè più volte le palpebre per poi vedere il volto di Carl che ghignava divertito.
Celeste lo guardò con disprezzo e gli sputò contro. Una frazione di secondo dopo uno sparo fece volare via gli stormi di uccelli che stavano annidati tra i rami degli alberi che formavano la vegetazione circostante, in quel mentre sul torace di Carl comparve una macchia rossa che andò ad espandersi sul tessuto della sua camicia. Questo cadde in ginocchio di fronte alla ragazza, poi si accasciò del tutto a terra.
Celeste guardò quella scena boccheggiando, senza realizzare davvero cosa stesse succedendo.
"C-Celeste aiutami" mormorò l'uomo con un filo di voce.
Lei l'osservò smarrita per qualche istante, per poi scoppiare in una fragorosa risata isterica.
"Ahahah! Tu chiedi aiuto a me? Tu bastardo chiedi aiuto a me?! Ahahahah! Mi hai reso la vita un inferno! Mi hai portato via tre anni della mia vita che nessuno potrà mai restiturimi! Muori! Muori! L'avrei voluto fare io con le mie mani, ma meglio così! Non mi sono dovuta sporcare con il tuo lurido sangue!".
Frugò velocemente tra le sue tasche in cerca delle chiavi che avrebbero aperto il collare liberandola. Le trovò e si privò dell'arnese che le aveva lasciato segni violacei su tutto il collo. Si alzò e fece per correre via, ma si sentì afferrare per la caviglia. Era Carl che un istante dopo mollò la presa ed esalò l'ultimo respiro.
Celeste provò pena per lui. Aveva fatto la fine del topo, la fine che si meritava.
Corse dentro la casa urlando come una forsennata "E' morto! E' morto! Siamo libere! Libere!".
A quelle urla tutte le ragazze accorsero sconvolte.
"Ma che stai dicendo? Che significa che è morto?" disse Kirsten.
"Andate fuori! E' lì! Morto davanti ai miei occhi!" rispose ridendo.
Cecilia si precipitò fuori e vicino al capanno vide il corpo di Carl esanime. Ritornò dalle altre con le lacrime agli occhi dalla felicità.
"Non ci posso credere! E' morto davvero! L'hai ucciso tu?".
"No no, gli hanno sparato! Non so chi sia stato, ma ci ha salvato!".
Kirsten sentì l'esigenza di essere sorretta dal muro, mentre Consuelo andò ad abbracciare Cecilia, poi si girò verso Celeste.
"Scusami per ieri notte...ho fatto cadere per sbaglio quel vaso e lui si è svegliato...ero morta di paura, aveva quel coltello in mano e ho dovuto confessare...scusa".
"Non importa. Adesso lui è morto ed è questo ciò che conta! Siamo libere! Niente più marciapiedi! Niente più Bouleverd of broken dreams! Possiamo tornare ad essere ragazze normali! Prepariamo i nostri stracci e lasciamo questa topaia!".
"Tutta questa fretta di andarvene? E io che pensavo che la festa fosse appena iniziata". Una voce bassa interruppe quell'entusiasmo.
Un uomo dalla corporatura robusta stava davanti alla porta con un sorriso compiaciuto.
"C-chi sei?" domandò Celeste.
"Il vostro nuovo capo. Vedete il vostro caro Carl aveva dei grossi debiti con me che non ha saldato. Ed avete visto cosa succede a chi non mi rispetta...ora anche se è passato a miglior vita il debito rimane e l'unica cosa che ha e che può riscattare quel debito siete voi, mie care. Quindi da adesso in poi starete sotto ai miei comandi! Che non vi sali in testa di scappare o di ribellarvi: non mi sono mai piaciute le teste calde!" battè un pugnò contro la porta "Io vi spezzo le gambe!".
Quella felicità come era venuta in un attimo si era dissolta bruscamente lasciando spazio alla sconsolazione. Si erano appena liberate di Carl, avevano appena assaporato la libertà, sentire cosa significa essere liberi che già erano costrette a ritornare a quella realtà che le perseguitava, come se non volesse lasciarle andare via. Come se non avessero già sofferto abbastanza per meritarsi un pò di serenità. 

  
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