Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: The Elves    27/10/2012    1 recensioni
La curiosità è una caratteristica intrinseca dell’essere umano. Lo spinge ad avventurarsi nell’ignoto, ad avvicinarsi a ciò che non conosce, non curandosi dei pericoli che si potrebbero incontrare lungo il cammino. Anche la paura è propria degli uomini, così come per tutti gli animali, anche se solo l’uomo, tra tutti, teme così tanto l’ignoto. Eppure non sembra temerlo abbastanza per non esserne attratto. Questa curiosità che trascina e questa paura che trattiene si agitano burrascose all’interno dell’animo umano, fino a quando una non prevale sull’altra: al cuore la scelta tra il disperato desiderio di conoscenza, e quello di salvezza.
Pepper Potts sentiva infuriare dentro di se quella battaglia mentre percorreva quei corridoi bui. Quel tormento non la abbandonò neppure quando si arrestò dinnanzi a quella immobile figura che sembrava attenderla da tempo. Fronteggiò, scossa, la barriera di vetro che la separava da quegli occhi temibili, tanto decisi e insolenti da farlo sembrare più un carceriere che un prigioniero. Quegli occhi che non sorridevano come le sue labbra, animati da qualcosa di oscuro che attendeva paziente dietro quelle iridi chiare.
Storia originariamente scritta per il Marvel Movieverse Contest, di Hellstrom.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Loki, Pepper Potts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


ATTENZIONE!
Consiglio per la lettura: vi suggeriamo caldamente di ascoltare "Symphony of life" degli Avantasia (che trovate a questo indirizzo  : http://www.youtube.com/watch?v=WolRW012GkY) mentre leggete. (Così fi fate anche un po' di cultura... :3)



Capitolo Terzo

Confusa e frastornata dai battiti impazziti del cuore che le pulsava all’impazzata in gola e nelle orecchie fino ad assordarla, non ebbe il tempo di  rendersi conto di cosa stesse facendo. Accadeva tutto troppo velocemente: non esistevano pensieri, provava solo emozioni allo stato puro. Paura, sorpresa, tristezza, tensione, agitazione: turbinavano dentro di lei annebbiandole la mente, offuscandole i sensi. In quel labirinto di ombre esisteva solo Loki: il dio, il suo cuore spezzato e quel desiderio disperato che le comunicava. Desiderio di comprensione, di compagnia, di affetto... Perduta in quel mare di necessità impellenti, non si rese quasi conto delle mani che la sfioravano, che le accarezzavano la schiena togliendole il vestito, lambendo le sue spalle e i suoi fianchi nudi: era concentrata su quella bocca che la impegnava in un bacio di una furia ferita che la annientava. Così, senza riuscire a ricordare come ci fosse arrivata, si ritrovò nuda e distesa, abbandonata, sul letto che, una volta, era stato suo.
Una volta, non in quel momento. E, sorprendentemente, non le importava: non le importava di chi fosse stato una volta il letto o con chi l’avesse condiviso, tutto ciò che premeva nella sua mente era il pensiero di quello strano quadro. Come doveva sembrare lei, nuda, sporca e miserabile, completamente indifesa ed in balia ad un dio frustrato e bisognoso? Lo guardò con gli occhi appannati mentre la squadrava con sguardo assente dal bordo del materasso. Come doveva apparirgli? Un tributo, un sacrificio umano servitogli su un altare di velluto verde smeraldo? Con un tremolio che parve un’increspatura della realtà stessa, i vestiti e la corazza del dio svanirono senza lasciare traccia. La luce morente del crepuscolo illuminò il torace bianco e perfetto del Signore degli inganni, e i raggi obliqui giocarono su quella pelle facendo risaltare i contorni sfumati dei muscoli di quel corpo magro. Pepper rimase a fissare estasiata quella bellezza sovrumana, quel corpo che si avvicinava a lei come un miraggio. Pur privato dei suoi preziosi abiti, paradossalmente, appariva più potente di quando indossava la corazza. Ad un tratto, in un lampo di coscienza, si rese conto di quanto la sua bellezza mortale fosse nulla in confronto a quella magnificenza ultraterrena. Con un moto ritardatario di pudore, portò le braccia sul petto e distolse lo sguardo dall’uomo che strisciava verso di lei come un leone verso la preda. Loki si trascinò verso di lei e, afferrandole saldamente i polsi, la costrinse a portarli sopra la testa e a rimanere completamente esposta sotto di lui. I suoi occhi di ghiaccio la penetravano come schegge di vetro, e lei si sentì umiliata ed onorata allo stesso tempo. Cosa vedeva? L’umanità che soccombeva, oppure si era reso conto che era lui stesso a stare soccombendo al suo dolore? Lo vedeva chiaramente in quelle iridi lucide quanto, in realtà, la sua anima fosse dolorosamente rotta: scorgeva le schegge di pazzia del suo cuore infranto. Poteva dominare il mondo e tutti gli uomini col suo potere, ma non poteva che rimanere annientato dalla debolezza più che umana che lo divorava. Qualcosa che solo un cuore umano poteva capire, che solo un cuore umano poteva guarire. Era solo per quello che la stava baciando ancora, con più intensità, quasi malinconicamente, ma sempre con un’immancabile foga che sanciva un predominio indelebile. Il modo in cui la dominava rendeva quasi naturale questa gerarchia.  
Quella che Pepper Potts stava vivendo era un’esperienza sovrumana. Sentiva il corpo di Loki che opprimeva prepotentemente il suo, le sue mani tra i capelli, le sue carezze lungo tutto il corpo che lasciavano scariche elettriche per quella sua carne mortale. Il dio aveva la pelle fredda e la faceva tremare leggermente. Quelle mani sconosciute presero a tastarla, massaggiarla; parevano quasi saggiare la morbidezza ed il calore di quella pelle. I tocchi di quelle dita la facevano arcuare e fremere, l’adrenalina che scorreva frizzante nelle vene. Dopo un tempo che parve interminabile, quando quelle mani si allontanarono da lei, si rese conto di stare ansimando pesantemente. Con gli occhi annebbiati da un velo di lacrime riuscì faticosamente a mettere a fuoco il volto del dio degli inganni, un lieve sorriso di compiacimento stampato sulle labbra ancora umide della sua saliva. Riusciva a sentire il suo cuore attraverso quel corpo perfetto e la sua necessità premere contro di lei laggiù, proprio tra le sue gambe. Un brivido attraversò la sua colonna vertebrale come una corda di violino: non poteva più nascondere che si trattava di eccitazione.
«Vuole che mi fermi, miss Potts?», mormorò Loki nel suo orecchio, il sussurro vibrò leggermente di una risatina compiaciuta, ma che comunicava tutto il proprio desiderio: dal suo tono capiva perfettamente che quella era solo una battuta, non una domanda e che, qualunque fosse stata la risposta, non si sarebbe fermato. Forse, anche perché aveva capito che non avrebbe avuto un rifiuto.
Pepper sembrava non possedere più una volontà: se mai avesse ancora avuto il controllo su se stessa allora sarebbe stato rappresentato dalla tensione che la attraeva sempre più al corpo del dio, alla sua voce, al suo odore come una sorta di istinto primordiale: tutto il suo essere si proiettava in quella direzione come un’albero che si erge verso il cielo infinito per ricevere la luce e la vita. Era come se i suoi tocchi l’avessero resa dipendente: percepiva col filo di pensiero che la collegava alla realtà come il suo stesso corpo non aspettasse altro. Per un istante, si chiese debolmente se fosse un’incantesimo di Loki ad averla resa così ma lasciò scivolare l’idea nel nulla, assieme a tutte gli altri pensieri, a tutte le altre preoccupazioni, e lasciò lo spazio solo a Loki e al quel suo cuore tormentato che, sentiva, pulsava cercando il suo. Nel mare impetuoso di emozioni che stava provando, perse l’ultimo residuato di lucidità che languiva in fondo al suo cranio quando avvertì, come se scivolasse nel baratro oscuro, inghiottita da un sogno, il momento in cui i loro corpi si congiunsero. Fu come se la sua anima, fusa col corpo, venisse colpita da un’altra entità, estranea ma incredibilmente simile alla sua, scuotendo il suo intero essere. Fu solo un istante, ma lo percepì come un momento di perfezione celestiale. Con gli occhi ruotati all’indietro, le parve di vedere il pianeta terra colpito da un gigantesco asteroide: un’esperienza sconvolgente, terrificante, distruttiva, due entità completamente diverse e aliene ma inevitabilmente attratte l’una dall’altra. Vide fuoco, fiamme, il pianeta che bruciava, che ardeva e si fondeva con il corpo celeste che lo aveva annientato: una visione di distruzione e perfezione indescrivibile.
La visione non era ancora svanita che il dio prese a muoversi dentro di lei. Non riusciva a capire se era impossibilmente veloce o straordinariamente lento: era come se il tempo fosse appiccicato a quel corpo divino, invischiato, e la sua carne mortale fosse strattonata nel tempo e nello spazio, completamente preda di qualcosa fuori dal suo controllo. Un piacere indescrivibile la invadeva, facendole provare un’estasi mai conosciuta fino a quel momento. Sentì nuove immagini premere nella sua testa in cerca di spazio per fluttuare: il cuore, la mente, l’anima del dio erano fluite in lei condividendo con lei il loro stesso dolore, il loro stesso piacere. Senza fiato, lasciò che Loki le aprisse porte mai aperte prima di quel momento.
Immagini sempre più chiare e veloci solcarono la sua mente. Intravide galassie, pianeti, intere costellazioni, seguì il ciclo millenario dell’universo, la rotazione dei satelliti, sentì sulla pelle il calore delle stelle che nascevano e si spegnevano come fossero state candele, scorse fin dentro le più remote profondità del cosmo, frammenti di una realtà che solo un dio poteva possedere, luoghi dove non esistevano orizzonti da oltrepassare. Infine, sembrò che il suo viaggio acquistasse un senso e Pepper sentì vagamente come se la sua stessa vita avesse trovato il suo corso, il suo cuore percorresse il suo cammino. Vide lande sconfinate di ghiaccio, creature gigantesche solcarle coi piedi congelati. Vide una battaglia, una battaglia sanguinosa: le creature dalla pelle blu e gli occhi rossi vennero massacrate. E poi vide un guerriero dorato e valoroso, un elmo fulgente e l’armatura d’oro, e capì che si trattava di un re. Lo vide deporre la spada e raccogliere con compassione un bambino. Vide la sua pelle azzurra diventare rosea e pallida, lo vide crescere, giocare, ridere, lo vide vivere oltre l’arcobaleno in una menzogna scintillante d’oro ma ugualmente colma di amore. Lo vide amare e lo vide mentire. E, ad un certo punto, lo vide scoprire la verità e, dallo strazio della sua anima, capì che faceva male. La sua rabbia fece spegnere il re dorato e percepì che un seme oscuro si era annidato nel cuore del semi-dio: sapeva di lacrime, risentimento, rabbia repressa, aveva il gusto amaro come fiele dell’amore troppo forte per poter sfociare completamente in odio. Quel sentimento represso, disperatamente sconfinato avvelenò l’animo del giovane quasi fino alla pazzia. E allora, Pepper si accorse che era lo stesso tormento che affiorava continuamente negli occhi di Loki. Ma i ricordi non le lasciarono tregua e continuarono a martellare nella sua mente fino a scuoterla fin dentro il profondo, tanto che non riusciva più a capire se quelle scosse fossero il proprio cuore, quello del dio o i suoi movimenti contro di lei.
Il viaggio proseguiva: vide di nuovo lo spazio e, in quel silenzio senza materia ascoltò la tremenda formulazione di un patto, vide il Tesseract, sentì la sua energia fluire in lei senza controllo e ne ebbe più paura. Vide il portale, i chitauri, l’armata che si preparava all’attacco e che si riversava sulla terra sterminando la distruzione. E vide Loki, che aspettava sulla torre, tronfio ma allo stesso tempo amareggiato della sua vittoria, il cuore in subbuglio e l’orecchio teso, come se stesse aspettando qualcosa, quel qualcosa che si rivelò essere un’umana sporca e sperduta con la luce negli occhi che solo creature ingenue ma determinate possono possedere. E Pepper avvertì una sete dilagante, un bruciore nelle vene come una smania che il potere non poteva colmare. Ma l’ardore in quelle vene era solo un desiderio disperato di comprensione, di amore, la voglia di annegare in quegli occhi fiduciosi e farli suoi in modo che guardassero all’interno della sua anima malata per dirgli che tutto andava bene, che era tutto a posto. Anche se sarebbe stata un’illusione, anche se sarebbe stato solo per una notte: tutto quello che gli serviva erano quel corpo e quelle labbra assieme a lui, per fingere un’umanità che non aveva mai posseduto ma che, sola ed unica al mondo, poteva giustificarlo.
Da quel vortice complicato, affiorarono potenti le immagini del loro bacio, a migliaia, come se la realtà del signore degli inganni ruotasse attorno a quello. Vide la luce, risentì il suo respiro affranto e finalmente capì pienamente il peso dei ricordi. La riempirono come se fosse stata il contenitore perfetto per tutto quello, e, quando giunse a toccare quel cuore con mano, si sentì come se avesse aspettato quel momento per tutta la sua intera vita. Solo allora, si lasciò ricadere indietro, trascinata dal vortice del piacere fisico che proruppe dentro di lei come un fiume, scaraventandola di colpo sulle lenzuola di seta a urlare di gioia o di piacere, la testa reclinata all’indietro e le lacrime che le solcavano copiose le guance.
E nella notte senza luna, giacquero così, in silenzio, il dio spezzato come un’uomo e l’umana indulgente come una dea, dormendo il sogno sereno dei colpevoli che ritrovano l’innocenza, anche se solo per poco: poche ore prima che l’assoluzione della notte tornasse ad essere la condanna del giorno. Ma quello sarebbe stato domani: in quel momento, Pepper aveva la sua risposta e Loki la comprensione che cercava.



_________________________________________________________________________________________________________________

... e rieccoci qui col terzo capitolo di questa storia completamente fuori dagli schemi! Vi preghiamo di scusarci se non abbiamo pubblicato prima ma la scuola non ci ha lasciato molto respiro ultimamente... così alla fine ci siamo ritrovate col cappio al collo persino per i tempi di pubblicazione. (Ahem, ahem... -.-'').
Ad ogni modo, sappiate che la regista ed ideatrice di questa scena invereconda sono io (Pendragon) quindi non accusate di perveriose la povera Hamber. Tanto perchè mantenga la sua anima pura anche in terra...
H:«Hey, ma quanto sei antipatica?»
P:«... e pervertita! :3».
H:«... giusto. -.-''».
P:«Dai, non offenderti Hamber: dove sarebbe la mia perversione se no ci fossi tu a contenerla?».
H:«A marcire nel girone girone infernale degli scribachini assieme a te...».
P:«Ben detto!».
Comunque, scherzi a parte, il pezzo l'abbiamo scritto assieme. Che ne dite? è una parte un po' allucinogena ma spero possiate comunque averla apprezzata. E fateci sapere cosa ne pensate della canzone, mi raccomando! ;D
Alla prossima!

Hamber e Pendragon



P.s.: Non fuggite subito: c'è un altro capitolo...

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: The Elves