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Autore: happy ending    27/10/2012    1 recensioni
A volte compaiono piccole cose che riescono a farci dimenticare tutti i brutti pensieri che annebbiano la nostra mente durante la giornata e ad alleviare il dolore di ferite che sembrano non guarire mai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quella sera la neve riprese a scendere sulla città, dopo che il sole l’aveva scaldata per tutto il giorno. Sunny si affacciò alla finestra e guardò l’angolo di giardino in cui avevano chiacchierato lei ed Adam qualche ora prima… E si sentì improvvisamente sola. Stava cominciando a legarsi a lui e non avrebbe dovuto. Di sicuro il ragazzo non aveva intenzione di creare un’amicizia vera con lei… Ecco perché si sentiva così: nessuno lo voleva davvero. Per quanto cercasse di autoconvincersi che fosse meglio rimanere soli, Sunny non poteva soffocare quel disperato bisogno di avere qualcuno pronto ad abbracciarla, a fare sentire la propria presenza, ad ascoltarla… E finiva per piangere la notte abbracciata ad un cuscino.
"Sunny!" la chiamò sua madre. Lei la raggiunse lentamente, ancora invasa dalla sgradevole sensazione di solitudine che aveva provato un attimo prima.
"E' passato Adam" sorrise July maliziosa.
"Adam?" chiese lei sorpresa.
"Sì, tutto coperto di neve povero ragazzo... E senza nemmeno il cappotto!" esclamò la donna.
"E perché?".
"Oh be', ha portato questo... Mi ha chiesto se potevo dartelo... Poi è corso via".
July le porse il mucchio di fogli che Adam aveva appena consegnato a lei. Sunny lo osservò e, troppo colpita per poter dire qualcosa, salì in camera velocemente; mise gli occhiali e cominciò a leggere: era un racconto scritto da lui. Sulla prima pagina c'era una piccola nota scritta a matita, con una grafia molto curata, che diceva: "Per favore non leggerlo, non ancora". Eh no, non poteva fare così... Come avrebbe potuto resistere alla tentazione di leggere quel racconto? Non ci pensò due volte, scese le scale in punta di piedi e quando fu sicura che sua madre fosse immersa completamente nella televisione, tornò in camera, aprì la finestra ed uscì. Faceva freddo, era in pigiama e non aveva pensato di portare con sé la giacca. Corse sulla strada, verso la casa di Adam, e bussò alla sua porta.
Fu lui ad aprire.
"Sunny?!" esclamò sgranando gli occhi.
"Ti prego fammi entrare" disse lei tremando.
Adam si fece da parte, ancora sconvolto per quella strana sorpresa.
"Vieni qui vicino al camino, sei piena di neve" si sedettero per terra, davanti al fuoco, ed il ragazzo le avvolse una coperta rossa attorno alle spalle.
"Scusami se sono piombata qui così..." sussurrò Sunny imbarazzata.
"Figurati... A cosa devo la visita?".
"Perché mi hai portato il tuo racconto?" gli chiese.
"Non l'hai letto, vero?" si allarmò Adam.
"No, tranquillo... Ma non capisco proprio perché tu me l'abbia dato, se poi non posso leggerlo" spiegò irritata lei.
"Non lo so, è solo che...".
"Che?".
"Non riesco a spiegartelo... Scusami".
Sunny si voltò verso di lui, che aveva lo sguardo perso nelle fiamme.
"Quando pensi che potrò farlo?".
"Quando mi fiderò di te" le rispose.
"Tu vuoi fidarti di me?".
Adam distolse lo sguardo dal camino e lo puntò nei grandi occhi verdi di Sunny.
"Sì" rispose.
Lei gli sorrise leggermente. Adam notò che si era incupita e si domandò quale potesse essere il motivo... Forse non voleva che lui si fidasse di lei... Forse si stava solo illudendo che con Sunny ci fosse qualcosa di più che un semplice rapporto tra compagni di classe. Le aveva portato il suo racconto, sotto la neve, perché voleva che lei si ricordasse che lui c'era, perché era quello che si sentiva di fare in quel momento.
"E tu vuoi?" le chiese infine.
"Ho paura...".
"Di cosa?".
"Di affezionarmi... Di rimanerci troppo male nel momento in cui ti accorgerai di non volermi più. E' sempre stato così, Adam... Sempre. Non sono una persona con la quale è facile stare. Sono noiosa, paranoica, strana..." spiegò Sunny con occhi lucidi.
"Allora siamo in due".
Adam le porse una mano e lei la prese, incerta.
"Amici?".
"Amici".
Intanto, ben nascosti, i signori Cloud li osservavano attraverso la fessura della porta del soggiorno. Il figlio si isolava così spesso, erano felici che avesse trovato qualcuno a cui legarsi.
“Be’, ora è meglio che vada… Se mia madre si accorge che sono scappata così, a quest’ora, mi uccide” disse all’improvviso Sunny.
“Ti accompagno” le sorrise Adam.
“No, tranquillo! Ci vogliono due minuti” rispose lei, alzandosi e restituendogli la coperta.
“Va bene, ma almeno mettiti questo” Adam le porse il suo cappotto, che Sunny accettò volentieri dato il freddo che faceva fuori.  
Sunny aprì la porta e i signori Cloud riuscirono a scappare in camera loro appena in tempo.
I due ragazzi si avviarono verso l’ingresso, poi si guardarono imbarazzati.
“Allora ciao” disse Adam.
“Ciao” rispose Sunny. Ma nessuno dei due si mosse.
“Se ti abbraccio…” balbettò il ragazzo, impacciato.
“No” sorrise lei, alzandosi in punta di piedi e allacciando le braccia al collo di lui.
Era una sensazione bellissima, calda, nuova.
Quando si separarono, si rivolsero un ultimo saluto, poi Sunny si avviò velocemente verso casa.
Sua madre non si era accorta di nulla per fortuna, non l’avrebbe lasciata uscire così tardi e senza preavviso.
Si sfilò il cappotto di Adam e lo adagiò con cura sulla sedia davanti alla scrivania, poi si infilò nel letto e, con un gran sorriso sulle labbra, si addormentò. 
   
 
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