Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: DemetriaTay    27/10/2012    9 recensioni
Il mio nome è Taylor Swift, sono una normale ragazza americana, a parte il fatto che sono una delle cantanti più famose al mondo. Benvenute nel mio mondo .
Tratto dal secondo capitolo :
“Ma tu chi sei?”
“Beh, una ragazza normalmente mi avrebbe detto : Ciao, grazie per avermi aiutata, questo è il mio numero”
“Ah davvero?? Beh, ti svelo un segreto … io non ti darò il mio numero”
“ Ma io infatti ho detto normalmente , questo non vale di certo per te”
“ Certo, perché io sono Taylor Swift e allor…”
“ Frena, frena. Chi saresti tu?”
“Tu… non mi conosci?”
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Fan-Fic dedicata a Taylor Swift, leggete se vi ha incuriositi un pochino :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can’t you see, you belong with me, you belong with me.
La folla impazzì, le luci si spensero facendo sentire ancora di più le urla dei fan .
Feci un passo indietro, ancora con il microfono in mano, e chiusi gli occhi.
Finalmente potei tirare un sospiro di sollievo, il concerto era giunto al termine. Le luci si riaccesero illuminandomi completamente, lasciandomi da sola di fronte a venti mila persone che urlavano il mio nome.
“Grazie, grazie  mille per essere venuti” riuscii ad articolare con voce tremolante. Anche se non era  di certo uno dei miei primi concerti, l’emozione era sempre quella, ogni volta che salivo sul palco per esibirmi di fronte a tutta quella gente il cuore mi batteva forte, come se volesse scappare dalla gabbia toracica. 
Mi spostai sulla mia destra in tempo per mancare un pupazzo, lanciato probabilmente dagli spalti superiori. 
Sotto ai miei piedi trovavo i “Man in Black” Come gli chiamavo io, altro non erano che i miei bodyguard.
Odiavo la distanza che il palco poneva tra me e i miei fans, ma l’unica volta in cui avevo deciso di togliere le protezioni, due ragazze erano salite sul paco stritolandomi , piangendo, e dicendo che ero il loro idolo. 
Inutile dire che , dopo quel giorno, non ebbi più voce in capitolo sui miei concerti, avendo anche un accesa discussione con il mio manager. 
Sì, perché io ho iniziato a cantare in mezzo alla gente, in un locale con pochi ragazzi che mi guardavano con occhi strasognanti , e che dopo essermi esibita mi facevano i complimenti dal vivo nel mio piccolo camerino, formato da una sedia e un mobiletto dove tenevo il mio quaderno. Sì, il quaderno dove scrivevo le mie strofe prima di andare a dormire.
Ora invece è tutto cambiato , sono una star di fama mondiale, la mia vita è così diversa da tre anni fa, ma non per questo sono cambiata.
Certo, ora devo fare attenzione a tutto ciò che faccio, a ciò che dico, a come mi vesto, a dove vado, con chi vado, ma dentro il  mio appartamento sono  solo io, Taylor.
Quella Taylor che non riesce a dormire se non ha tra le mani una tazza di cioccolata bollente prima di andare a letto .
Quella Taylor che appena può si spalma su divano divorando caramelle alla fragola guardando un film d’amore strappalacrime .
Quella Taylor che passa dalla porta di servizio per andare a trovare la sua amica Abigail per paura di seguita da qualche paparazzo.
Quella Taylor che piange ogni volta che affoga in qualche relazione sbagliata, lasciandosi consolare dalla sua micetta e da una delle sue migliori amiche: la chitarra.
Non mi lamento, faccio il lavoro per il quale sono nata. 
Io canto, ma non canto solamente, io apro il mio cuore nelle mie canzoni, lascio intravedere la vera me, faccio crollare qualsiasi barriera , sono completamente spoglia e vulnerabile.
Molte ragazze si rispecchiano in me, a quello che provo, a quello che vivo, ed è proprio questo a darmi la forza di andare avanti, a continuare a scrivere per lanciare un messaggio : Non sei sola.
“Taylor, Taylor vieni!”
Qualcuno mi chiamò prendendomi per un braccio.
Mi fecero passare per un tunnel lungo e così intrecciato che sembrava un labirinto.
“Sei stata grande oggi”mi disse Paul, il mio chitarrista.
“Anche voi ragazzi, grazie per tutto “ risposi andando ad abbracciare la mia band.
Una ragazza mi passò una bottiglietta d’acqua e mi fece cenno di seguirla.
La seguii con passo lento ma deciso,  facendo attenzione a non inciampare sui fili del backstage con i miei stivali con il tacco.
“Hai 30 minuti per cambiarti e riposarti, dopo di che hai il meeting con i fans”
 Mi colpì il tono freddo e distaccato della ragazza, probabilmente anche lei aveva avuto una discussione  con il mio agente.
 Articolai un “Grazie” appena pronunciato e mi lasciai cadere a peso morto su uno dei tre divani che componevano il mio camerino.
Dopo pochi minuti mi alzai  e giunta davanti al mobile con uno specchio, la mia immagine catturò la mia attenzione. Mi avvicinai di più ritrovandomi a pochi centimetri dal mo riflesso.
 I capelli erano leggermente più elettrizzati, gli occhi stanchi, ma con ancora la presenza di un luccichio nelle  mie iridi blu.
Il mio caro rossetto rosso fuoco era ancora intatto, senza sbavature e il mio vestito per l’ultima canzone era semplicemente meraviglioso, l’avevo disegnato io stessa , naturalmente con l’aiuto di uno stilista. 
Qualcos’altro catturò la mia attenzione : appoggiato al solito mazzo di rose, che mi veniva recapitato ogni sera, cera una busta bianca con un biglietto attaccato con dello scotch. 
La mia curiosità prese il sopravvento e lo strappai dalla busta. In una scrittura elegante c’era scritto 
Spero che ti piacciano ancora, buon concerto.
Appoggiai il biglietto e apri la busta.
Dentro c’erano delle ciambelle ricoperte di cioccolato e spolverate con del cocco in granelli. 
Ne presi una e l’addentai senza fare troppi complimenti.
 Pensai scioccamente che se mi avesse visto la mia personal trainer, si sarebbe probabilmente strappata i capelli , dicendomi di lasciare subito quell’arma letale.
Dopo averne fatte fuori ben tre, mi tolsi il vestito e ne presi uno meno da “concerto”, struccandomi e lasciando sulle mie labbra giusto un filo di rossetto color carne. 
Indossai delle ballerine abbinate ed ero pronta con cinque minuti in anticipo.
 Aprii cautamente la porta del camerino, sbirciando a destra e a sinistra senza vedere nessuno, così decisi di andare, per raggiungere il resto della mia band nel loro camerino. 
“Signorina, dove pensa di andare?”
Riconobbi quella voce e mi voltai molto, troppo lentamente.
 Come in quei film in cui il bambino è stato preso con le mani nel sacco mentre divorava il cioccolatino proibito.
“Luke, stavo andando dalla mia band”
“Lo sa che non può andare da nessuna parte senza di me, vero?” 
Abbassai la testa afflitta.
 Luke era il mio bodyguard, e detto francamente, non lo sopportavo. Non perché non fosse  simpatico, ma potevo andare solo in bagno senza di lui. Non so se ho reso l’idea.
“Lo so Luke”
“Cosa? Si, si va bene.. Arriviamo”
“Che succede?”
“E’pronta a incontrare 20 mila fan, signorina?
“Lo sono sempre” Risposi sorridendo e superandolo per dirigermi verso la sala d‘incontri.
 
Questa è la mia seconda fan-fic. Ditemi cosa ne pensate, se dovrei continuarla e se ne vale la pena. Se non vi piace non c'è problema, ditemelo comunque :)
   
 
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