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Autore: someonelikecris    28/10/2012    5 recensioni
Ma Harry lo sapeva, avrebbe preferito avere tutte le ossa del corpo rotte da quell'uomo piuttosto che lasciar andare il suo ragazzo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Together, nothing can stop us now. 

 
 
Ad Holmes Chapel il sole splendeva raggiante, gli uccelli volavano sereni nei colori del tramonto e la maggior parte degli abitanti del paesino era in giro tra parchi e caffetterie, era una delle prime giornate di sole e nessuno se la sarebbe persa, soprattutto dopo la grande stagione di pioggia che li aveva perseguitati.
Ma c'era chi, come al solito aveva di meglio da fare.
Il sole filtrava dolcemente tra le serrande della camera di Harry Styles che, con un sorriso soddisfatto se ne stava steso sul suo letto completamente nudo.
Le lenzuola blu notte risaltavano particolarmente il candore della sua pelle che pareva essere fatta di porcellana.
Harry amava quell'ora del giorno, ogni volta sentiva i muscoli rilassarsi.
Era venerdì e l'indomani non si sarebbe nemmeno dovuto preoccupare di andare a lavoro.
Tutto quello che contava per lui in quel momento era il suo ragazzo, Louis Tomlinson, che se ne stava steso accanto a lui a pancia in giù.
Il riccio si stese su un fianco e cominciò a guardarlo.
Le labbra erano lievemente schiuse e lasciavano che il respiro fresco del più grande finisse sulle guance di Harry.
La linea del naso scendeva dritta e fiera incurvandosi leggermente alla fine, le guance erano puntinate da una barba rada che lo faceva impazzire.
Tutto sembrava perfetto, eppure non lo era.
Tra un'ora il padre del riccio sarebbe tornato a casa e se avesse trovato un'altra volta Louis nel suo letto lui le avrebbe prese di sicuro.
Suo padre non aveva mai accettato il fatto che fosse omosessuale, soprattutto dopo che Harry non aveva esitato a gridarglielo in faccia.
Lui era fatto così, riusciva a sopportare tutto, per tutti, ma arrivato ad un certo punto non poteva fare altro che esplodere.
Quella volta il pugno del padre non ci era andato decisamente piano con la sua mascella.
Piccoli brividi percorsero la schiena del ragazzo. Grazie al cielo però, Harry aveva Gemma, la sua sorella maggiore.
Quante volte si era messa in mezzo per proteggerlo? E quante volte era stata l'unica spalla su cui Harry potesse piangere?
Un sorriso prese possesso del viso del riccio e passò dolcemente una mano lungo la schiena nuda del castano che grugnì.
Harry si avvicinò e lasciò un bacio leggero sul lobo del più grande. Louis mugugnò.
"Non può essere già ora.." disse avvicinandosi al riccio e nascondendo il viso sul suo petto.
Harry lo strinse a se e fu scosso da una risatina. "Se mio padre ti trova qui io sono morto" disse con un tono spaventosamente tranquillo.
Louis rabbrividì e lo strinse a sé. "Se tuo padre mi trovasse nel tuo letto io non ti lascerei in questa casa"
"E dove mi porteresti?" chiese il riccio ribaltando le posizioni. Ora era completamente steso sul più grande.
"Dovunque tu voglia" disse quello scostando i capelli di Harry da quei suoi occhi di smeraldo.
"Ma come siamo smielati Tomlinson, che ti succede?!" chiese quello ridendo.
Quel suono rilassò e sciolse Louis che, ancora un'altra volta ribaltò le posizioni e si stese sul più piccolo mangiando le sue labbra rosse.
Harry portò le sue mani sulle guance del castano approfondendo il bacio.
Dio, avrebbe potuto baciarlo per ore senza stancarsi, chi aveva bisogno di aria quando Louis era accanto a lui?
"E' colpa tua, Harry" disse il più grande interrompendo il bacio "Mi hai fatto diventare una femminuccia"
Il riccio riprese quelle labbra e le baciò ribaltando nuovamente le posizioni e proprio mentre le mani di Louis stavano per arrivare al fondoschiena del più piccolo, Harry sciolse il bacio. "Oh, ma per favore" disse fulminandolo con uno di quei sorrisi che lo avevano sempre mandato in confusione "Sei sempre stato una femminuccia!" disse poi scoppiando a ridere.
"Ah, si?" chiese poi il castano con un filo di voce "Ti faccio vedere io chi è la femminuccia!"
Prima che Louis potesse fare qualsiasi cosa Harry si alzò dal letto e, ancora completamente nudo sfrecciò fuori dalla camera da letto seguito dal più grande che era già in preda alle risate. Prima che il castano potesse vederlo Harry si nascose nell'armadio della sorella cercando di trattenere le risate.
Louis entrò in camera e si guardò intorno. Anche attraverso le mutande nere quel sedere faceva una gola pazzesca al riccio.
Amava tutto di Louis, fino al suo più piccolo difetto. Amava quelle labbra sottili, quel sorriso strafottente che tante volte poteva ferire più di qualsiasi altra parola. Quelle piccole pieghette che gli si formavano attorno agli occhi ogni volta che rideva.
Amava le sue braccia forti e la sua strana parlata, amava quando per fare lo stupido cominciava a urlare, quando pur di farlo ridere arrivava a versarsi dello zucchero in testa.
Amava quella risata che ogni volta riusciva a riempire una stanza intera, quella fintissima attitudine da stronzetto di turno, ma la cosa che Harry più amava di Louis erano i suoi occhi.
Gli occhi di Louis erano degli specchi d'acqua cristallini, incontaminati, quegli occhi non potevano mentire, la sua bocca sapeva farlo molto bene ma gli occhi no, non avrebbero mai potuto far altro che raccontare la verità a quelli di Harry.
Harry lo amava. Lo amava come non aveva mai fatto con nessun'altro. Lo amava fino a sentire il cuore fargli male a volte. 
Si lasciò sfuggire un sospiro che non sfuggì alle orecchie attente del castano.
Sorridendo beffardamente si avvicinò all'armadio e spalancò le ante trovando il suo ragazzo lì, completamente nudo e rilassato.
Louis lo guardò e sorrise, si poteva essere più belli di così? Era come se il riccio fosse completamente a suo agio lì, nell'armadio di sua sorella, nudo.
"Beh?" fece lui incrociando le braccia "Non hai mai visto un ragazzo come mamma l'ha fatto? Mi stai fissando!" chiese poi cingendogli il collo con le braccia.
"Penso che nessuno ti abbia visto nudo più volte di me" disse il castano a pochi centimetri dalle labbra di Harry.
Il riccio sorrise ancora e lentamente sfiorò le labbra di Louis.
Lui, lui era tutto quello che quel mondo gli aveva offerto, non aveva l'amore di un padre, né tantomeno quello di sua madre che era sparita ma Harry non avrebbe potuto chiedere di meglio. Louis carezzò la nuca del più piccolo e si avvicinò a lui, baciandolo ancora una volta.
Proprio mentre il bacio stava diventando qualcosa di più profondo e decisamente meno casto qualcuno entrò al piano di sotto.
"Harry!" tuonò la voce del padre "Sono a casa!"
Louis vide gli occhi verdi del suo ragazzo congelarsi.
Lo scrollò e lui corse verso la sua camera ad infilarsi un paio di mutande. Nel panico più completo lanciò la prima maglietta che vide a Louis che la infilò più velocemente che potè.
"Harry!" lo richiamò ancora il padre. Stava salendo le scale.
In quel momento il riccio riuscì quasi a vedere il futuro. Quella volta non l'avrebbe passata liscia e la cosa che più lo preoccupava era la presenza di Louis. E se suo padre avesse fatto del male anche a lui? Diamine, ma non doveva tornare alle sette?!
"Rispondigli!" disse Louis tra i denti.
Harry tirò su i pantaloni della sua tuta nera e provò a parlare, ma la sua voce era come bloccata.
"Harry, è tutto ok?" i passi lungo le scale si fecero più affrettati.
Louis tirò su la lampo dei suoi jeans e nel panico si rese conto che non aveva una via d'uscita, non avrebbe mai fatto in tempo ad uscire dalla finestra, l'uomo era a pochi passi dalla porta e l'avrebbe sentito.
"Harry perchè non.." il padre si affacciò nella sua camera e li vide.
"Tu" disse l'uomo rivolto a Louis.
Il sangue si congelò nelle vene del riccio e giurò di essere riuscito a sentire il suo cuore perdere alcuni battiti.
"Sbaglio o ti avevo detto di non mettere più piede in casa mia?"
Louis non sapeva più che dire, aveva l'impressione che ogni parola avrebbe solo peggiorato la situazione.
Un solo pensiero si stava impossessando della sua testa. Harry non sarebbe potuto rimanere in quella casa, e in più Gemma ancora non era rientrata.
Il più piccolo strinse forte la mano di Louis, ormai era il panico a comandare ogni suo gesto. Il più grande rimase paralizzato da quel gesto.
Il padre del riccio in pochi secondi fu vicino ai due e afferrò Louis per il colletto della maglietta facendo strusciare la stoffa contro la carne del collo.
Louis però non fece trasparire nulla, non gliela avrebbe data vinta.
"Devi stare lontano da mio figlio" disse a pochi centimetri dal viso del castano.
"Papà!" urlò Harry in preda al panico "Lascialo! Lascialo andare! Adesso!"
"Stanne fuori, lo faccio per te!" disse l'uomo spingendo il figlio per terra che atterrò con il sedere, sentì tutta la colonna vertebrale tremare.
Louis rimaneva lì, senza dire una parola, completamente paralizzato, ma tutto quello che dava a vedere era un'aria di strafottenza bella e buona.
"Non ti far mai più vedere a Holmes Chapel" lo avvertì l'uomo "O le cose non finiranno bene!" disse lasciandolo finalmente andare.
L'unico pensiero che attraversò la mente del castano era che avrebbe dovuto prendere Harry e portarlo lontano.
Il più grande lo aiutò a rialzarsi sotto lo sguardo sbalordito del padre. "Vieni con me" mimò al riccio con le labbra.
Harry scosse la testa, in preda al panico "Corri, via" mimò lui mentre una lacrima gli rigava una guancia.
Louis scosse la testa ma a quel punto Harry lo spinse fuori dalla stanza lasciando suo padre lì.
"Va'!" disse con voce incrinata "Andrà bene" tornò a mimare, ma sapeva che i suoi occhi stavano raccontando tutta un'altra cosa a Louis.
"Torno a prenderti" mimò in risposta prima di sparire oltre la porta.
Il riccio non fece in tempo a girarsi che un pugno colpì dritto il suo viso. "Cosa ti avevo detto?" chiese il padre inginocchiandosi vicino al figlio steso per terra.
Harry sentì un sapore metallico in bocca, non rispose. "Cosa ti avevo detto?!" urlò poi il padre più forte "Smettila, smettila di piangere, fai l'uomo per una volta" si alzò e scese in cucina. Avrebbe preparato la cena e poi avrebbe fatto finta che non fosse successo niente, come al solito.
 
 

Louis guidò fino a Doncaster come una furia, senza curarsi di nessun limite di velocità.
Non doveva fare tardi o per Harry sarebbe stata la fine. Strinse più forte le mani sul volante ed alcune lacrime rigarono le sue guance.
Non poteva permettersi di accostare, doveva smetterla di frignare come una ragazzina, ma l'immagine del viso tumefatto di Harry non voleva staccarsi dalla sua retina e più chilometri passavano più gli sembrava di sentirlo urlare in lontananza.
Odiava essere inutile, odiava non poterlo salvare.
Giunto davanti casa sua scese dalla macchina sbattendo forte lo sportello.
Si sarebbe potuto rompere qualsiasi vetro, qualsiasi macchina, l'importante era che lui si muovesse.
Entrò in casa e senza complimenti corse in camera sua riuscendo a non travolgere per un pelo sua sorella Charlotte che rimase paralizzata sul posto.
Possibile che suo fratello non potesse essere normale nemmeno per due minuti?
Si fiondò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle.
Si guardò intorno e sentì lo stomaco stringersi. Aveva pensato tante volte di prendere Harry, portarlo lontano e sparire ma mai come in quel momento l'idea gli era sembrata più giusta.
Spalancò l'armadio e afferrò un borsone nero. Lo scaraventò sul letto e cominciò a schiaffarci dentro vestiti alla rinfusa.
Era come se il suo corpo si stesse muovendo da solo perchè tutto quello a cui Louis riusciva a pensare era un turbine di immagini e domande.
Che avrebbero fatto? Che ne sarebbe stato delle loro vite? E se li avessero trovati? 
Si schiaffeggiò. Doveva rimanere lucido, mantenere la calma, ma come poteva anche solo riuscire ancora a  respirare?
Gli occhi cristallini erano ormai pieni di lacrime e le sue gambe cedettero di colpo, si ritrovò a terra, appoggiato al letto.
Quella situazione andava avanti da ormai troppo tempo e tutto il nervoso, la rabbia e il dolore accumulati in quei due anni si stavano facendo sentire forti e chiari proprio in quel momento, il momento in cui Harry aveva bisogno del castano come non mai.
"Boo!" sua madre entrò in camera e si precipitò vicino al figlio cingendogli le spalle larghe "Dimmi che ti ha fatto, questa volta lo denuncio!"
Jay era una delle più belle certezze dei due ragazzi. Li aveva sempre appoggiati e protetti.
Aveva anche proposto a Harry di vivere lì con loro ma il riccio non avrebbe mai abbandonato sua sorella, Louis lo sapeva bene.
"Louis, parla!" Jay lo scosse.
"No, mamma, sto bene!" disse lui spostando le mani dal viso "Io sto bene!"
"Cosa vuol dire che tu stai bene?"
"Devo andare a prendere Harry, mamma, ho poco tempo" il castano si alzò in fretta e chiuse il borsone.
Si precipitò in bagno, afferrò il suo spazzolino e lo buttò nel borsone senza preoccuparsene più di tanto.
"Dove stai andando?" chiese Jay ostacolando il passaggio al figlio.
"Non lo so, appena posso ti chiamo.."
Piccole lacrime solcarono il viso della donna. Lei sapeva, sapeva che Harry prima o poi le avrebbe portato via il suo bambino, inutile negare che Jay avesse immaginato quel giorno in tutt'altro modo. Quasi riusciva ad immaginarli mentre si scambiavano quegli anelli...
Ma no, ormai Louis non era più il suo bambino, Louis era un uomo e un uomo protegge sempre chi ama.
E' così che un uomo ama.
La donna vide gli occhi del figlio farsi lucidi. No, non sarebbe stato facile per nessuno.
Quante volte Louis le aveva detto che prima o poi avrebbe preso Harry e lo avrebbe portato via? Lontano da quello schifo.
E per quanto fosse spaventata, ogni volta Jay non riusciva a non pensare che quello sarebbe stato l'unico modo di tenere quel ragazzo al sicuro.
"Stai attento" riuscì a dire la donna. Quel groppone in gola stava per soffocarla.
Louis aveva già un piede sul primo gradino. Si girò e corse verso la mamma stringendola tra le sue braccia.
Jay gli carezzò i capelli, come faceva quando era piccolo e lo strinse, annusò bene quel profumo inconfondibile e desiderò che il tempo potesse congelarsi.
"Sono fiera di te, Boo" sussurrò poi all'orecchio del castano che fu scosso da piccoli brividi.
Quelle parole gli diedero una piccola speranza, forse avrebbe potuto farcela.
La donna si staccò dall'abbraccio e lo guardò. "Quando scendi giù, prendi tutti i soldi che ci sono nel cassetto delle emergenze, sono solo trecento sterline ma.."
"No" disse secco il ragazzo.
"Boo.."
"No, ho un lavoro, ho i miei soldi e Harry ha sempre tenuto nascosta una bella somma di.."
"Louis, per amor del cielo prendi quei soldi" altre lacrime solcarono le guance della donna che si ritrovò a stringere i pugni.
"Mamma, andrà tutto bene" disse lui carezzandole una guancia.
"Prendi quei soldi e va', portalo via da lì"
 
 
 
"Ahia, hai la delicatezza di un elefante Gem"
"Sei tu che hai una soglia del dolore imbarazzante.." disse la ragazza poggiando ancora una volta il ghiaccio sul labbro di suo fratello.
Harry si lamentò, strinse gli occhi. Quella volta le aveva prese per bene.
Il suo labbro spaccato e quel livido intorno all'occhio facevano contorcere lo stomaco di Gemma.
Avrebbe dovuto caricarlo in macchina e trovare una soluzione, portarlo via da quel mostro del padre una volta per tutte.
"Sai Harry.." disse lei spingendo ancora un po' il ghiaccio contro il labbro del fratello "Penso che Louis abbia ragione, dovresti andare via da qui, con lui.."
"No" disse lui duro prendendo il ghiaccio dalle mani della sorella.
"Devi smetterla di fare l'eroe e lasciare che qualcuno ti aiuti.."
"Non sto facendo l'eroe, sei mia sorella e mi devo occupare di te" disse lui. Qualche piccola goccia di sangue ricominciò a cadergli lungo il mento.
Gemma scosse la testa e lo pulì con un po' di garza.
"Sono la più grande, io devo proteggerti"
"Dobbiamo davvero rifare questo discorso?" chiese lui alzando gli occhi al cielo.
"Ti assicuro che è l'ultima volta che lo facciamo" disse lei alzandosi dal letto del riccio e afferrando un borsone dall'armadio del fratello.
"E quello cosa sarebbe?"
"La tua roba, te l'ho preparato prima, mentre eri in doccia" posò il borsone accanto a Harry.
"Non puoi decidere per me" si alzò e la raggiunse.
"Ho parlato con Louis, sarà qui a minuti" disse lei incrociando le braccia sul petto "Starai via per un po' e poi si vedrà, domani andrò alla polizia"
"E' proprio per questo che non puoi rimanere qui!"
"Ho un borsone pronto anche io, andrò da Liz per qualche giorno'"
Harry si passò una mano tra i ricci e chiuse gli occhi. Lo avevano incastrato e Liz sarebbe stata comunque troppo facile da raggiungere.
"E' troppo pericoloso, hai visto come riduce me, cosa pensi che potrebbe farti?"
"Non mi interessa, cavolo smettila, lascia che sia io questa volta a preoccuparmi per te!"
Si guardarono e come ogni volta Gemma si perse nel verde puro degli occhi di suo fratello, cavolo quanto le sarebbero mancati quegli smeraldi.
Due anime legate da più di un legame di sangue, legate da un bene che avrebbe potuto sconfiggere qualsiasi cosa, anche la morte forse.
Cresciuti l'uno accanto all'altro, a proteggersi, sempre, spalla contro spalla. Quante notti Harry si era rifugiato tra le braccia della sorella?
Quante notti la ragazza aveva dovuto stringersi alla maglietta del fratello per allontanare gli incubi?
"Mi mancherai così tanto.." disse il riccio, l'occhio nero che pulsava ancora di più a causa delle lacrime che stavano per scendere.
Gemma gli corse incontro e lo strinse tra le sue braccia nonostante fosse notevolmente più bassa di lui.
"Non sarà per sempre"
Harry strinse i suoi capelli e inspirò forte quel profumo che l'aveva sempre caratterizzata.
Il cellulare di Gemma cominciò a squillare. "E' il segnale.." sussurrò lei "Louis è qui"
In un attimo fu come se la schiena di Harry si fosse paralizzata. Quasi gli mancò il respiro.
"Vado giù a distrarre papà, tu scendi dalla finestra, come fa sempre Louis e.."
"Promettimi che andrai via anche tu stasera" disse lui con un filo di voce.
"Harry io..."
"Promettimelo e basta" disse afferrando il borsone.
"Nella prima tasca c'è la giacca, stasera fa freddo.."
"Gemma!" disse lui prendendole il mento "Promettimelo"
"Te lo prometto" disse lei stringendo la sua mano "Ma ora va'!" lo spinse contro la finestra.
Harry si calò lungo quella corda che era lì da ormai due anni, quella corda di cui il padre non si era mai accorto.
Una volta sceso a terra riuscì a sentire la sorella conversare nel salotto con il padre, era sempre stata brava a sviarlo.
Guardò quella casa in cui era cresciuto e sentì lo stomaco stringersi. Stava succedendo davvero?
Quasi urlò quando qualcunò afferrò la sua mano e lo tirò a se'.
Risentire quel profumo sciolse il suo nodo allo stomaco. Era tra le sue braccia, tutto cominciava ad essere più chiaro.
Le mani del più grande furono tra i capelli del riccio stringendoli. Poggiò la sua fronte contro quella di Harry e il suo fiato si mozzò davanti a quel labbro e quell'occhio. 
"Cazzo.." sussurrò.
"Sto bene, sto bene" disse il riccio con voce sicura. Piano piano stava diventando bravo a fingere.
"Con me non devi farlo" disse il castano sfiorando il livido sotto l'occhio del più piccolo "Con me non devi fingere, Harry"
Ok, forse non era poi così bravo. "Andiamo via da qui" riuscì a dire.
Il viso di Louis si rilassò un pochino, afferrò la sua mano e lo trascinò fino alla macchina.
 
 
 
Quando Harry riaprì gli occhi il cielo fuori dal suo finestrino era dell'azzurro più chiaro che lui avesse mai visto.
L'abitacolo della macchina era freddo. Doveva essere mattina presto.
Si picchiò mentalmente per aver lasciato Louis al volante tutta la notte.
Quando lentamente si girò verso il suo ragazzo lo vide tenere gli occhi puntati sulla strada.
Lo guardò attentamente e riuscì a delineare le occhiaie sotto gli occhi limpidi spenti dalla stanchezza.
Una mano sul cambio e l'altra stretta attorno al volante.
Il più piccolo si avvicinò a lui e si accoccolò attorno al suo braccio.
"Ehi.." sussurrò Louis accennando un sorriso.
"Dovevi svegliarmi, hai guidato sempre tu.." disse il riccio con la voce impastata dal sonno "Sei uno straccio"
"Sto bene" disse poggiando il suo orecchio sui ricci del ragazzo.
Qualcosa nella voce del più grande continuava a preoccupare Harry.
"Mi dispiace.." disse tutto d'un fiato carezzando la coscia di Louis che si irrigidì.
"Ma di che parli?"
"Di tutta questa situazione, hai lasciato la tua famiglia per me..."
Il nodo nella gola di Louis stava per soffocarlo. Proprio mentre una lacrima scendeva libera lungo la sua guancia accostò in quella strada di campagna.
Fermò la macchina e scese, aveva bisogno d'aria.
Il riccio intanto era caduto nel panico. Cosa aveva fatto? Che stava succedendo a Louis?
Doveva lasciarlo da solo? Lo vide chinarsi a terra, la testa tra le mani. Non poteva sopportare quell'immagine.
Scese e raggiunse Louis in quel campo di grano. Si sedette per terra, in modo da poter guardare in faccia il castano.
"Louis che..che ho fatto?"
"Hai detto la cosa più stupida del mondo.." disse il castano alzando lo sguardo.
Lo guardò e ancora una volta quell'occhio nero gli fece venire voglia di prendere a pugni quell'uomo.
Harry abbassò lo sguardo sulle sue converse bianche. Il castano gli prese il mento e lo obbligò a guardarlo.
"Tu sei la mia famiglia, perchè ancora non capisci che finchè tu mi ami, finchè sono con te, finchè tu mi vorrai al tuo fianco io sarò il ragazzo più felice del mondo? E potrei essere a Doncaster, a Holmes Chapel, a Londra, in Burundi, in un qualsiasi posto sperduto nell'oceano pacifico, tutto quello che mi basta per essere felice sei...sei tu.."
Il cuore del riccio perse parecchi battiti e in un attimo gli sembrò che il mondo avesse smesso di girare per osservarli, per godere delle più belle parole che Louis gli avesse mai detto in due anni. "Finchè tu mi ami io ho tutto, finchè mi ami potrei non avere bisogno di aria, dannazione!"
In quel momento tutte le difese di Louis, tutte le barriere che aveva costruito in quegli anni caddero.
Quasi si odiava per aver permesso ad una persona di significare così tanto, di significare tutto nella sua vita.
Harry continuava a guardarlo sentendo gli occhi cominciare a bruciare sempre di più.
"Finchè mi ami.." ricominciò Louis distogliendo lo sguardo.
"Finchè mi ami non ho bisogno di una casa, non ho bisogno di soldi, finchè mi ami io sarò imbattibile" concluse Harry per lui.
Louis tornò a guardarlo e in un attimo gli fu addosso. Lo fece sdraiare dolcemente per terra adagiandosi sul suo petto.
Si appropriò delle labbra del riccio e cominciò a baciarle come se al mondo non gli fosse rimasto più niente, e in fondo era così.
Cosa aveva oltre ad Harry? Non aveva niente, eppure non era mai stato così felice, non era mai stato così vivo.
Potevano finalmente amarsi senza nessun limite, senza nessuna paura o ansia. 
Avevano il mondo ed un'infinità di tempo davanti a loro. Avevano la voglia e la forza necessarie per vivere quella vita, per farcela con quei pochi soldi che avevano messo da parte.
Avevano il mondo ai loro piedi pur non avendo che il loro amore.
Louis continuò a baciarlo facendo attenzione al taglio sul suo labbro inferiore. L'idea di ferirlo lo terrorizzava.
Le mani del riccio scesero dalle guance ai fianchi di Louis andando poi a finire su quel sedere che lo aveva sempre fatto impazzire.
Il castano asciugò una piccola lacrima dalla guancia di Harry con un bacio beandosi di quel sapore salato.
Amava perfino il sapore delle sue lacrime.
Le mani di Louis finirono sotto la maglietta del suo ragazzo ad esplorare quegli addominali perfetti.
Cominciò a baciare la pelle candida del collo di Harry lasciando dei piccoli morsi qui e lì. Lo voleva, l'avrebbe sempre voluto.
L'idea di stancarsi di Harry gli sembrava la cosa più stupida che gli sarebbe mai potuta passare per la testa.
Il riccio venne scosso da piccoli brividi, ma non era il freddo, era l'amore nei confronti di Louis che in quel momento stava raggiungendo valori sconosciuti agli esseri umani.
Avrebbe dato tutto, sarebbe stato tutto pur di continuare a vivere accanto al castano.
Quel ragazzo era casa sua, era la ragione di troppi sorrisi e di così poche lacrime.
Non sarebbe mai stato niente, non sarebbe mai stato altro che una nullità senza Louis al suo fianco. Come poteva suo padre non accorgersene? Come poteva pensare che tutto questo fosse così sbagliato? Talmente sbagliato da picchiarlo?
Ma Harry lo sapeva, avrebbe preferito avere tutte le ossa del corpo rotte da quell'uomo piuttosto che lasciar andare il suo ragazzo.
E forse era esagerato, forse era sbagliato, si era sempre ripetuto che non si può dipendere in modo maniacale da una persona.
Lo aveva fatto con la madre ed era rimasto scottato per sempre quando lei l'aveva abbandonato, ma Harry sapeva, lo sentiva che Louis non avrebbe mai potuto fargli del male, nemmeno se lo avesse voluto.
Ancora una volta Harry si impadronì delle labbra del castano carezzandole e mordendole. 
Le loro lingue si incontrarono proprio nel momento in cui Louis fece scontrare il suo bacino contro quello di Harry.
Il riccio strinse i fianchi del castano per averlo ancora più vicino, i loro corpi aderivano perfettamente e quella era una delle altre cose che mandavano Harry fuori di testa.
Erano destinati ad essere, destinati ad amarsi, era come se la natura li avesse creati per vederli insieme.
Combaciavano anche meglio di due tessere di qualsiasi puzzle, si completavano.
Continuavano a baciarsi fregandosene del loro bisogno di ossigeno. L'unico bisogno di tutti e due era avere l'altro accanto.
Persino il mondo cominciava a sembrare piccolo per contenere così tanto amore.
Piccole goccie cominciarono a bagnare la schiena di Louis e le guance di Harry.
Nonostante stesse cominciando a piovere il castano strinse il più piccolo ancora più forte per tenerlo lontano dal freddo.
Quando Harry si staccò dalle labbra ormai gonfie di Louis cominciò a lasciare piccoli baci sul suo collo.
Louis cominciò però a tremare. Il freddo e la pioggia non andavano d'accordo con la sua maglietta bianca a maniche corte.
"Stai congelando.." disse il riccio mettendosi a sedere.
Louis rimase seduto sul suo bacino e si riavvicinò alle sue labbra "Non importa.." disse a pochi millimetri di distanza.
Harry lo abbracciò avvolgendolo nel suo giaccone. "Avremo tempo per questo.." sussurrò all'orecchio del più grande con voce maliziosa.
"Ma ora dobbiamo andare, devi coprirti" concluse lasciandò un bacio leggero sulle labbra del più grande.
Louis si alzò e prese la mano del riccio aiutandolo a rialzarsi.
Salirono in macchina e questa volta Harry si mise al volante.
Fece partire la macchina e accese l'aria calda.
La voce nasale del navigatore gli indicava la strada mentre Louis cercava di dormire.
Giunti ad un semaforo Harry lo guardò e vide che nonostante l'aria calda il ragazzo era scosso da brividi.
Si levò il giaccone e lo adagiò con dolcezza sul corpo del castano che dormiva ormai tranquillo.
Sorrise e ricominciò a guidare. Sarebbe andato tutto bene, Louis era con lui.
 
 
 
Dopo altre due ore di viaggio finalmente arrivarono nella famosa Whitby.
Whitby era una cittadina nella contea del North Yorkshire, un paese che sorgeva praticamente su un porto.
Harry parcheggiò la macchina davanti ad un bellissimo mare piatto.
"Ora puoi dirmi finalmente perchè mi hai fatto guidare fino a qui" disse Harry poggiando la schiena contro il sedile.
Louis si voltò a fissarlo. "Ti piace? Io la trovo tenerissima.."
"Si, mi piace Whitby ma...adesso?"
Louis sorrise e strinse una mano del riccio tra le sue. "I miei mi ci portavano sempre da piccolo, abbiamo una casa qui"
Un sorriso si fece strada prepotente sul viso del più piccolo che si buttò tra le braccia del più grande.
In un attimo tutte le preoccupazioni che lo avevano afflitto per quelle due ore di viaggio svanirono.
Louis lo strinse e gli baciò il collo. "Vuoi venire a vivere con me, Haz?" gli sussurrò ad un orecchio.
Il riccio si scostò e continuò a guardarlo. Non aveva parole, le aveva finite per descrivere Louis.
"Io voglio passare il resto della mia vita con te Boo.."
Il più grande sorrise, ancora una volta. "La vedi quella casetta lì vicino al mare?" chiese indicando una piccola costruzione con il tetto rosso.
Harry annuì e sentì il cuore cominciare a correre sempre più veloce.
Avrebbe avuto finalmente un posto in quel mondo e sarebbe stato accanto a Louis.
Avrebbe vissuto con lui, avrebbe fatto tutto con lui e si sarebbero potuti amare senza nessun limite o vergogna.
Le ferite di Harry sarebbero guarite e non sarebbero state altro che un brutto ricordo da quel giorno in poi.
Il cuore del riccio sarebbe finalmente tornato intero e magari avrebbe smesso di scattare ad ogni gesto improvviso, avrebbe smesso di avere paura, avrebbe smesso di sentirsi sbagliato.
L'unica cosa che non avrebbe smesso di fare era amare Louis, lui l'avrebbe amato sempre.
Louis guardò Harry. Vide quegli occhi farsi rossi e per la prima volta non se ne preoccupò, quasi riusciva a sentire i suoi pensieri.
L'idea del riccio accanto a lui ogni giorno da quella mattina in poi riempì il ragazzo di una gioia disumana.
Avrebbe potuto smettere di fare avanti e indietro, avrebbe potuto averlo con se per sempre senza preoccupazioni e senza minacce.
Il castano carezzò una guancia del riccio stando attento all'occhio nero.
"Benvenuto a casa Harry"



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Questa è tutta completamente e senza ombra di dubbio di quel cuppycake che non è altro di Giorgia per il suo diciottesimo compleanno.
Te l'ho fatta! Non era la ziam che ti aspettavi ma è una larry bella corposa, la più lunga che ho scritto, miseriaccia, ed è tutta tua.
Ho sudato un bel po' per non dirti niente nonostante la trama la conoscessi già. Spero ti sia piaciuta e che sia all'altezza delle tue aspettative, davvero, penso di non aver mai lavorato così tanto a niente, sono davvero legatissima a questa one shot.
E soprattutto spero di non averti fatto piangere troppo, conoscendoti <3
Un grazie infinitamente enorme va alla mia beta Deb che ha sopportato le mie 9837539 pippe mentali per questa storia e nonostante i 700 compiti è riuscita a starmi dietro, grazie sis :3
Sarà che stasera sono in preda agli zuccheri ma vi voglio tanto bene ragazze :*
  
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