Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: Pietro90    12/05/2007    10 recensioni
“House, guarda in faccia la realtà. Non è più come prima. NIENTE è più come prima, lo vuoi capire? Non c’è nessuno a difenderti ora. Sai bene che dopo quel che è successo l’ospedale non è più lo stesso. Per tutti. Non puoi più fare il bello e il cattivo tempo, non puoi fare di testa tua. Non ora. Non più, ormai. E non si può tornare indietro. E ci dispiace a tutti, credimi. Non guardarti indietro: cerca di guardare avanti, anche se non riesci a vedere niente di meglio.”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardare avanti

Guardare avanti

 

Prologo

 

 

L

e otto. Di già? Accidenti, eppure gli sembrava di essere andato a dormire nemmeno mezz’ora prima. A dire il vero, effettivamente era andato a letto mezz’ora prima: la gamba non gli aveva dato pace per tutta la notte. “Sarà il cambio della stagione” pensava alzandosi faticosamente dal letto.

Gregory House si guardò allo specchio, convincendosi del fatto che era troppo sexy la mattina con che quella faccia da cucciolo assonnato: nemmeno la Cuddy avrebbe resistito. Gia, la Cuddy… giusto il giorno prima lo aveva condannato a farsi tre ore in più di ambulatorio. Strega! Solo perché aveva tolto di nascosto il respiratore ad un paziente: sapeva benissimo che stava fingendo tutto, quell’idiota. Comoda la vita in ospedale… vitto, alloggio…. Sicuramente meglio che per la strada. Ma lei :“E’ eticamente scorretto… bla bla bla… ambulatorio!” E oggi tre ore in più di vecchietti ipocondriaci. Che palle.

Forse era l’ora di radersi, la barba ormai imperversava. Dopo una breve riflessione, decise che non ne aveva voglia, con ne aveva da ormai… sei mesi? Sette? Aveva perso il conto. “Macchisenefrega… tanto io sono bello lo stesso” si diceva, infilandosi le scarpe.

Qualcuno suonò al campanello. House sapeva bene chi fosse, ma in ogni caso gracchiò:

“Chi è?”

“ Sono Pomelova, ieri sera hai dimenticato di pagarmi…. rispose una voce in falsetto.

“Wilson, è aperto”

“Ah, accidenti, devo migliorare l’accento russo.

Wilson entrò nell’appartamento, quasi inciampando nei libri, nei vestiti, e in tutto ciò che era sparso sul pavimento.

“Lo sai che per pochi dollari all’ora, oggigiorno, potresti assumere una domestica?” ironizzò l’oncologo.

“E lo sai che per meno dollari all’ora oggigiorno me la porto a letto, la domestica?” rispose House, sbucando fuori da camera sua aiutato dal bastone. Wilson alzò gli occhi  al cielo.

“Dai, Greg, andiamo, è tardi… poi la Cuddy ci impicca.”

“Eccomi, eccomi… Jimmy Jimmy Jimmy,  hai paura della Strega Cattiva? Non temere, ci sono io a salvarti dalle sue grinfie…”

“Ma a quanto pare non sei riuscito a salvarti tu… tre ore extra di raffreddori, eh?” rise James, salendo in macchina.

“ Sei uno stronzo. Ironizzi sulle disgrazie altrui. Pensa all’infermiera del secondo piano, tu” rispose il diagnosta.

“Bastardo….” Mormorò Wilson, e mise in moto.

Fuori nevicava. House vedeva Princeton scorrere bianca accanto a se. E pensava che la gamba gli faceva un male cane. Mandò giù un paio di Vicodin.

“Quante ne prendi al giorno, ora?” lo interrogò l’amico.

“Quante ne voglio. Pensa a guidare, tu.”

 

*

 

Arrivarono al Princeton Plainsboro Teaching Hospital pochi minuti dopo. House tentò subito di rifugiarsi nel suo ufficio, ma la voce di Wilson lo riportò alla realtà:

“Ambulatorio, Greg. Ci vediamo fra tre ore!” e sparì nei corridoi dell’ospedale.

“Dite alla strega che sono arrivato” sentenziò acido House, prendendo le cartelle sul bancone dell’accettazione.
”Se è alla dottoressa Cuddy che allude, House, non è ancora arrivata. Glielo dirò appena è qui” rispose secca l’infermiera.

“Lisa Cuddy? In RITARDO?” House fissò l’infermiera dritto negli occhi. “Ma è della stessa Lisa Cuddy che stiamo parlando? Quella che si diverte a rendermi la vita un inferno? E che si diverte a collezionare camicie con scolli provocanti?”

“Proprio lei. E ora vada, ha un paziente nella sala visita 3.

 

*

 

“Dunque dunque dunqueGeorge Wiscow, 55 anni… mal di gola  e tosse frequente. Dolori al torace e blabla…. Bla….ok. Beh, è presto detto, fumi meno sigarette e stia coperto. Il prossimo”

“No dottore, io non fumo” precisò timido il vecchio.

Ah, ok… allora stia coperto e basta. Ho detto IL PROSSIMO.”

Visto che non arrivava nessuno, House ne approfittò per fare una scappata fuori. Si guardò intorno come un carcerato in procinto di evadere, e non appena l’infermiera dell’accettazione si fu girata, si dileguò mescolandosi alla folla di entusiasti studenti universitari in visita all’ospedale.

Si mise a passeggiare. Bene, nessuno dei suoi era in vista… un po’ di pace. I corridoi dell’ospedale brulicavano di medici, pazienti, parenti… tutto come al solito.

“House!”

Oh, no. Non ora.

“House! Ti stavamo cercando… Foreman dice che hai dimenticato di scrivere delle cose fondamentali in una cartella.”

House non si girò, ma riconobbe la voce di Chase.

E dove sarebbe la novità? In ogni caso niente di ciò che può essere scritto in una cartella è fondamentale. A meno che tu per fondamentale non intenda l’indirizzo o il codice di avviamento postale” rispose annoiato House, senza nemmeno degnare Chase di uno sguardo. Continuava a camminare, lento ma inesorabile.

Dice che non hai menzionato la nuova medicina che gli abbiamo dato per le convulsioni” insistette il dott. Chase, irritato.

“Ah si…” ridacchiò House “probabilmente non l’ho fatto perché… beh sai, perché  quel medicinale non è proprio… legale al cento per cento. Diciamo così”.

Cioè vorresti dirmi” Chase si fermò di colpo, puntando House con il dito “Vorresti dirmi che TU ci hai fatto iniettare ad un paziente con le convulsioni un farmaco… ILLEGALE?”

“No, non illegale, sperimentale. La licenza dovrebbero dargliela fra un mesetto… ho solo anticipato le cose…” House continuava a camminare.

Chase rimase in mezzo al corridoio, con le braccia penzoloni lungo i fianchi, senza parole.

“In ogni caso poi a Foreman glielo spieghi tu, eh!” gli gridò dalla fine del corridoio il giovane medico. Quell’uomo era proprio un pazzo scatenato, pensava, tornandosene in ufficio.

House si sedette in una sala d’aspetto. Camminando, era finito davanti al Pronto Soccorso: magari gli sarebbe arrivato qualche caso interessante. Tutto per ora era tranquillo, però. Che noia.

Una vecchia signora sull’ottantina gli si presentò davanti, probabilmente scambiandolo per un paziente, vista la sua abitudine di non mettere mai il camice.

“Scusi sa… avrei un appuntamento in ambulatorio con il dott. House… sa mica dirmi dov’è?”

gracchiò la vecchia, disorientata.

“In fondo al corridoio” borbottò House senza alzare lo sguardo.

Senta ma…” insisteva la vecchia…. “Lei lo conosce?…. È bravo? Perché io.. ho molta paura dei dottori…”

House alzò gli occhi. Forse era il caso di sfruttare quella vecchia ciabatta a suo vantaggio.

“House? Sono stato suo paziente per molti anni…da una vita, direi… è insopportabile. Borioso, arrogante… e molto poco delicato…” disse “ma forse è stata solo una mia impressione.”

“Da…davvero?” mormorò la vecchia terrorizzata “e… non si può avere…”

“Un altro medico? Glielo consiglio caldamente. Chieda del Dottor Foreman. Molto bravo. Si fidi”

“Oh… allora andrò da lui… grazie mille signor… signor…”

“Signor Smith” sparò lui.

“Oh… signor Smith … grazie, grazie infinte!” gracidò riconoscente la ciabatta, prima di allontanarsi.

Complimentandosi con se stesso per la sua genialità, House si alzò, deciso a tornare nel suo ufficio. Tanto non stava succedendo niente.

Non aveva nemmeno finito di pensarlo, che all’improvviso sentì forte e chiaro la sirena dell’ambulanza che si avvicinava. Si appoggiò al banco dell’accettazione, fingendo di compilare una cartella. In verità, voleva sentire se era qualcosa di interessante. 

La porta si spalancò, ed entrarono correndo tre paramedici trasportando una barella.

“Donna, 38 anni. Incidente d’auto, trauma cranico. ” dissero al medico di guardia, correndo verso la sala operatoria.

“E’ cosciente? Risponde alle domande?”

“No dottore, non è cosciente. Probabilmente ha un ematoma celebrale. Non presenta emorragie esterne, ma peggiora ogni secondo che passa. Codice rosso, le condizioni sono critiche, se non la operiamo subito rischia di non farcela.”

Il dottore iniziò a seguirli correndo verso la sala.“Nome?”

Cuddy, Lisa. 

 

 

 

  
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