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Autore: Ari_92    28/10/2012    15 recensioni
L’ultimo anno di liceo è passato, e per molti è arrivato il momento di pensare al futuro.
Tutto è andato esattamente come sappiamo, se non per il fatto che Kurt non ha mai spiato i Warblers, e non ha mai conosciuto Blaine.
Rachel parte per New York e Kurt la segue: dopotutto non ha niente a trattenerlo a Lima.
Tra nuovi incontri e tentativi di lasciarsi il passato alle spalle, Kurt dovrà fare i conti con qualcuno che ha smesso di credere nell’amore, con chi ce l’ha sotto al naso ma non riesce a vederlo e con chi - forse - l’ha appena trovato.
Intanto, se Rachel prova a dimenticare Finn, di certo non dimentica il suo biglietto ferroviario per New Haven.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Quinn/Rachel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

“Il brutto dei cuori spezzati è questo: che non ci puoi buttare sopra l'acqua ossigenata e soffiare mentre le bollicine camminano sulla ferita, puoi solo tenerti i cocci. E non ci sono operazioni e non ci sono medicine che li possono rimettere insieme, te lo devi tenere così il tuo cuore, rotto.”
_G. Cercasi

 
 
 
 
 

Dicono che sia necessario frequentare qualcuno da parecchio tempo prima di poter affermare di conoscerlo. Dicono che bisogni entrare in diretto contatto con le sue manie, le abitudini strane, il modo di arrabbiarsi, di sorridere e di scherzare per dire qualcosa del genere.
 
Non è vero.
 
O almeno non lo era per Kurt, non in quel momento.
C’era qualcosa nel sorriso di Blaine che lo rendeva sicuro di questo. Era come tirare un sospiro di sollievo, svegliarsi la mattina con il pensiero di dover correre al lavoro per poi realizzare che è domenica, ritrovare una cosa che ormai si dava per smarrita.Era più o meno quella la prima sensazione che Blaine Anderson gli aveva trasmesso.
 
<< Sei nuovo di qui? >> Kurt annuì, domandandosi sbadatamente se i suoi capelli fossero lisci o ricci sotto quella montagna di gel.
Era un po’ più basso di lui, aveva un sorriso allegro e – doveva ammetterlo – probabilmente gli occhi più belli che avesse mai visto.
Non lo pensava perché wow, fa tanto cliché da film romantico di seconda mano notare per prima cosa gli occhi, in un ragazzo: lui per primo pensava che fosse stupido nonché impossibile non accorgersi di tutto il resto – e Blaine era dotato di un gran bel tutto il resto, per la cronaca. Semplicemente erano davvero degli occhi particolari, e non notarli sarebbe stato complicato al pari di quanto lo sarebbe stato non riconoscere fino a che punto il grembiule che lo infagottava non gli rendesse giustizia.
 
<< Vivo a New York da circa due mesi, ma non avevo mai visto questo posto. Ed è strano, perché è vicino a dove abito e io ho una specie di passione per i Minimarket- >> Passione per i Minimarket? Davvero? Blaine fortunatamente sembrò non fare caso a quanto idiota potesse sembrare la sua affermazione.
<< Non ci vedono in tanti, in effetti. >>
<< Questo è per via dell’insegna marrone. >> Blaine inarcò un sopracciglio – triangolare, notò – lanciandogli un’occhiata confusa. Perché non poteva semplicemente stare zitto?
<< ...Come? >>
<< Niente. Non importa. >>
 
A quanto pareva quella era la giornata internazionale delle figure di merda, e lui la stava festeggiando alla grande. Prima era letteralmente corso via da un ragazzo che forse ci stava provando con lui – cosa che non gli era ancora ben chiara, tra l’altro – ed ora si metteva d’impegno a persuadere il suo nuovo collega di essere un cerebroleso. Di bene in meglio.
 
Blaine guardava Kurt. E lo guardava ancora.
 
Era praticamente sicuro di averlo già visto da qualche parte.
Non ricordava i suoi lineamenti e nemmeno i suoi occhi – se li avesse visti da vicino prima di allora l’avrebbe saputo, poco ma sicuro – tuttavia c’era qualcosa nel suo modo di muoversi, nella sua voce, che lo rendevano certo che quella non era la prima volta che si incontravano.
 
Peccato che fosse ancora sul posto di lavoro con Kurt stesso davanti che necessitava di qualche spiegazione: stare semplicemente in piedi a fissarlo non era il modo migliore per instaurare un sereno e gioviale rapporto tra colleghi.
<< Okay, uhm... Vieni con me. Ti spiego come funziona qui. >>
 
Si incamminò lungo il corridoio da cui era venuto, e per un momento ebbe quasi paura che Kurt non lo avrebbe seguito.
 
<< Perciò vivi a New York da due mesi. Cosa fai? Studi? >>
<< L’idea era quella. Peccato che all’ultimo momento non mi abbiano più preso. Al college dove dovevo andare, intendo. >>
<< Oh. Mi dispiace. >> Kurt roteò gli occhi: certo, lo conosceva da tre minuti e si dispiaceva se non era stato preso in uno stupido college- Okay. Avrebbe seriamente dovuto fare qualcosa per i livelli di acidità che raggiungeva quando si parlava dei suoi fallimenti.
Mosse la mano in un gesto non curante, seguendo Blaine tra i vari corridoi del Pickle-mart.
 
<< Non importa. Avrò un anno in più per esercitarmi e intanto mi pago le lezioni di canto con questo lavoro, sempre se alla fine verrò assunto. >> Blaine si fermò sul posto e per poco Kurt non gli finì addosso: sarebbe stato il perfetto coronamento della giornata internazionale delle figure di merda.
 
<< Tu... Tu canti? >> Kurt adocchiò con sospetto il sorriso speranzoso sul volto del suo interlocutore.
Che la sua sensazione su Blaine fosse sbagliata? Se non rappresentasse la sua piccola ancora di normalità in quella gabbia di matti ma solo l’ennesimo ragazzino pronto a sfotterlo per i suoi sogni fatti di teatri e luci di Broadway?
<< Sembra così strano? >> Replicò, sulla difensiva.
Era così stanco di dover sempre andare con i piedi di piombo e correre il costante pericolo di essere ridicolizzato. Fosse perché sognava in grande, diceva schiettamente quello che pensava o semplicemente perché era gay, sembrava che chiunque avesse sempre qualcosa da ridire su di lui.
 
Blaine, in ogni caso, non sembrava parte di quei chiunque.
<< No, assolutamente! Solo... posso farti una domanda, se è troppo personale puoi non rispondere. >> Fantastico.
Gli avrebbe chiesto se era gay. Succedeva così da quando ricordava: come se fosse qualcosa di indispensabile da sapere, fondamentale. Kurt poteva già sentire il disagio crescere in previsione di quanto stava per succedere e si detestò per questo. Decise di precederlo.
<< Sì, sono- >>
<< Hai per caso frequentato il liceo in Ohio? >>
 
Oh. Beh, questo era inaspettato. E inquietante.
 
<< ...E tu come fai a saperlo? >>
<< Cantavi anche a scuola? In un Glee Club? >> Blaine poteva fisicamente vedere l’inquietudine spargersi a macchia d’olio sul volto di Kurt e non poteva negare di aver scelto un modo un tantino inappropriato per intavolare la conversazione, ma ormai era fatta.
<< ...Sì. Andavo il liceo McKinley, a Lima- >>
<< Lo sapevo! Sapevo di averti già visto! Io frequentavo la Dalton Academy, hai presente? >> Kurt ci mise qualche istante per far combaciare i tasselli.
 
<< Oh! I ragazzi con le cravatte a strisce- E tu eri il leader, non è così? Mi ricordo di te! Il medley di P!nk che avete fatto l’anno scorso... Sì. Eri tu. >> Blaine sorrise al rinnovato entusiasmo di Kurt: sembrava il tipo di persona abituata a dover misurare le parole, quei ragazzi che – appena trovano qualcuno di affidabile – iniziano a dire tutto quello che passa loro per la testa.
 
Il genere che finisce per ferirsi più spesso.
<< Come si chiamava il tuo Glee Club? >>
Bastò quella semplice domanda perché gli occhi di Kurt si velassero di una patina di malinconia. Blaine si sentiva quasi in imbarazzo per quanto gli risultasse semplice capire quel ragazzo: era come invadere involontariamente la sua privacy, cosa che Kurt sembrava cercare di evitare in tutti i modi. Era chiaro dal modo protettivo in cui teneva le braccia incrociate al petto, da quanto stava lontano da lui giusto un passo in più del normale per una conversazione, schivando a tratti il suo sguardo.
 
Kurt aveva l’aria di chi ha sofferto, e Blaine avrebbe solo voluto non essere bravo ad inquadrare le persone.
 
<< New Directions. >>
<< ...Ma- Ma voi avete vinto le Nazionali l’anno scorso! >> Blaine sembrava sinceramente elettrizzato e Kurt non poté fare a meno di lasciarsi prendere dal suo entusiasmo: almeno avrebbe potuto ripensare all’anno prima con gioia anziché la solita malinconia.
 
Parlarono dei rispettivi Glee Club per un po’ – nonostante Blaine si dimostrasse a tratti restio, soprattutto quando toccavano l’argomento compagni di squadra – e Kurt imparò in fretta come riempire gli scaffali, non che fosse particolarmente complicato, e come muoversi nel magazzino.
La prima volta che controllò l’orologio si stupì di quanto fosse tardi: forse era davvero riuscito a trovare un potenziale amico in quell’immensa città; ed era abbastanza stupido considerando che praticamente venivano dallo stesso posto, ma Blaine gli aveva dato una buona impressione e gli piaceva parlare con lui.
 
Fino a quella mattina, Kurt non aveva realizzato quanto avesse bisogno di un amico.
Blaine gli disse di essere a New York per i suoi stessi motivi ma, a differenza sua, aveva volontariamente deciso di prendersi un anno di pausa prima di pensare al college. Kurt aveva ritenuto inappropriato chiedergli il perché, così si era limitato ad annuire.
 
<< Spero che Charlie ti assuma domani. Sai, iniziavo a pensare di essere l’unico non completamente folle qui dentro. >> Ed era vero.
Blaine si era trovato bene con il nuovo arrivato: non aveva mai parlato così tanto con qualcuno da quando aveva messo piede a New York, eccezion fatta per il suo coinquilino, naturalmente.
Magari era la sua buona occasione per farsi un amico: non era certo di averne mai avuto uno vero.
 
Kurt se ne andò che l’ora di pranzo era già passata da un pezzo e – prevedibilmente – si guadagnò un’altra generosa serie di occhiate da tutti gli altri commessi, paurosamente simili a una macchina sincronizzata pronta ad aggredirlo non appena se ne fosse presentata l’occasione. Avrebbero presto avuto modo di scoprire che lui non era Matthew: non si sarebbe fatto buttare fuori tanto facilmente.
 
<< A domani! >> Li provocò, forte del fatto che in quella strana mischia di alieni aveva almeno un alleato. O almeno così sperava.
Raggiunse in fretta le porte automatiche e, esattamente un attimo prima che potesse uscire, qualcuno lo prese per mano. Kurt si irrigidì e ritrasse istintivamente il braccio, per poi trovarsi faccia a faccia con un ciuffo arruffato dal colore indecifrabile.
 
Scarlett gli prese il viso tra le mani, fissandolo abbastanza da vicino che per un momento Kurt credé avesse intenzione di baciarlo. Fortunatamente non lo fece, ma era abbastanza inquietante pensare che si comportasse in quel modo con perfetti sconosciuti.
 
Quando Scarlett parlò, Kurt decise che se quello fosse stato un fumetto lui sarebbe definitivamente caduto a gambe all’aria.
 
<< Ma sei gay? >>
 
 

***

 
 
Spento.
Spento.
 
Rachel si lasciò cadere a pancia in su sul letto, gettando con noncuranza il cellulare da qualche parte tra le lenzuola.
Non era possibile, non era accettabile che Finn non si facesse sentire né rintracciare da due interi mesi; nemmeno quel giorno, per poter condividere l’esperienza del suo ingresso alla NYADA.
 
Rachel era infelice, e non era in quel modo in cui aveva progettato di sentirsi una volta raggiunto il posto dei suoi sogni, di giorno in giorno più vicina all’obiettivo per cui lavorava tanto duramente da una vita.
Odiava sbagliare i conti, odiava che la sua felicità dipendesse da qualcun altro: era qualcosa che semplicemente non riusciva a sopportare. E invece era lì, in una casa vuota, con il cuore a pezzi e troppo orgogliosa per ammetterlo. Chiuse gli occhi e si sforzò di rievocare gli ampi saloni della NYADA, la stanza dove aveva incontrato i suoi compagni di corso – diciannove, agguerritissime matricole – e la grande sala da ballo: era incantevole, certo, eppure lei non riusciva a goderne come avrebbe dovuto. Finn non poteva averla semplicemente lasciata, non dopo tre anni di alti e bassi e ben due matrimoni mandati a monte.
 
A dirla tutta, nonostante Kurt, Rachel non si era mai sentita più sola in tutta la sua vita.
Sentì una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso, e tornò a fingere che andasse tutto bene.
 
<< Kurt? Sei tu- >> Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che il suo migliore amico era già davanti a lei, con quello che sembrava un sorriso raggiante. Kurt si lanciò letteralmente sul letto, piazzandosi a gambe incrociate accanto a lei.
<< Allora, questa NYADA? È come te l’aspettavi? >> Il ragazzo ignorò il senso di opprimente dolora al petto che porre quella domanda gli aveva provocato, dopotutto aveva deciso: non era un anno sprecato, solo un’opportunità in più.
<< Sì e no. Voglio dire, è bellissima. I professori sono qualificati e naturalmente è frequentata dai più grandi talenti di- >>
<< ...Ma? >> La incalzò Kurt, lasciandola per un momento del tutto spiazzata.
 
Ma?
 
<< Non ho detto che c’è un ma. >>
<< Rachel. >>
<< E tu cosa hai fatto oggi? >> Lo interruppe di punto in bianco, decisa ad aggirare l’argomento. Non era per Kurt, era semplicemente qualcosa a cui voleva evitare di pensare.
 
Rifletterci sopra era doloroso, ed era già abbastanza difficile da sopportare alla sera, quando lei e Kurt provavano a dormire ma non facevano che rimanere lì, con gli occhi fissi nel buio a sforzarsi di non lasciare che i pensieri fluissero.
 
A volte ci riuscivano, la maggior parte no.
 
Entrambi avevano pensato che ricominciare in un’altra città avrebbe significato ripartire da zero: entrambi si erano dovuti rassegnare al fatto che, se il cielo sopra di loro poteva essere cambiato, il cuore che gli batteva nel petto era quello di sempre.
 
<< Prima di tutto ho fatto conoscenza con Jacob- >>
<< Gli hai detto di darsi una regolata?! C’è gente che di notte vorrebbe dormire! >>
<< No, ma in compenso ho scoperto che ti trova carina. E poi ci ha provato con me. >> Rachel inarcò un sopracciglio.
<< ...Adesso sono confusa. >>
<< Oh, lascia perdere. Piuttosto: indovina chi ha appena trovato lavoro come riempi-scaffali? >> Rachel scoppiò a ridere, incapace di immaginarsi la scena.
 
<< Tu in uno di quei grembiulini da Minimarket- >>
<< Non me lo ricordare, ti prego. Tra l’altro sono quasi tutti malati di mente in quel negozio: per ora si salva solo il ragazzo che mi ha fatto vedere il posto. Ci credi che era il solista dei Warblers? Si chiama Blaine. >>
 
Rachel sorrise tra sé e sé: conosceva Kurt abbastanza bene da sapere che quella non era l’ultima volta che avrebbe sentito quel nome.
Lui aveva un debole per i ragazzi gentili, e non poteva biasimarlo dopo tutto lo schifo che gli avevano tirato addosso in quegli anni. Appena trovava qualcuno che si dimostrasse carino con lui di solito passava direttamente alla fase sospiri sognanti. In effetti, era strano che non fosse già intento a decantare quanto fosse meraviglioso quel Blaine.
Si accigliò appena, perché inevitabilmente tutti quei ragionamenti non avevano fatto che riportarla al punto di partenza. Era come pretendere di seminare la propria ombra.
Non si accorse nemmeno di essere rimasta in silenzio troppo a lungo per non destare sospetti, che Kurt sospirò.
 
<< ...Lo so che è presto per dirlo, ma dovresti davvero voltare pagina. >> Rachel distolse lo sguardo, fissando il suo cellulare abbandonato sul letto.
<< Questi dovrebbero essere i giorni più belli della tua vita, non dovresti permettere che- >>
<< Lo so. È solo... Vorrei solo sapere con certezza qual è la cosa giusta da fare, capisci? Mi servirebbe un consiglio. >>
 
Kurt la fissò con tanto d’occhi. Come se lui non gliene avesse mai dati, di consigli. Rachel sembrò intuire la sua protesta sul nascere e si affrettò a correggersi.
<< Tu sei troppo coinvolto. Sei il mio migliore amico, è normale che faresti di tutto per indorarmi la pillola e non mi diresti mai in faccia se ho sbagliato qualcosa. E alla NYADA... Non lo so. Quei ragazzi mi guardano come se volessero farmi fuori. >>
Kurt evitò di fare qualche battuta su come, in effetti, la cosa non fosse poi così improbabile.
 
<< Non lo so. Forse ho solo bisogno di un parere esterno. Qualcuno che mi conosce, ma al contempo non si faccia problemi a dirmi le cose come stanno, per quanto dolorose possano essere. >> Era palese.
Voleva qualcuno che le dicesse chiaro e tondo che tra lei e Finn era finita, in modo che potesse risultare finalmente reale anche ai suoi occhi.
Kurt, per quanto desiderasse aiutarla, sapeva di non essere la persona adatta a quello scopo. Sperò solo che Rachel avrebbe avuto presto modo di lasciarsi il passato alle spalle e vivere per se stessa e per il suo sogno, anziché per Finn Hudson.
 
A quanto pareva gli unici che sapevano della sua esistenza al momento erano Burt e Carole, anche perché se non li avesse chiamati in tutta probabilità sarebbero andati in Georgia di persona a controllare che non fosse finito schiacciato da un qualche carro armato di passaggio.
Dio, Kurt non si sarebbe mai abituato all’idea di Finn nell’esercito. Era come cercare di immaginare l’assegnazione di un premio Nobel a Brittany, o forse peggio.
 
<< Rachel... Era solo il primo giorno: vedrai che presto alla NYADA ti farai dei nuovi amici che ti sapranno dare quello che cerchi. E poi lo sai che io ci sono sempre, per qualunque cosa. >>
 
Lei lo abbracciò, perché lo sapeva benissimo.
 
 

***

 
 
Kurt non aveva protestato quando Rachel gli aveva chiesto di spegnere la luce prima del solito, perché sapeva già come sarebbe finita. Dieci minuti dopo lei gli si era accoccolata vicino: Kurt non poteva vederla, ma sapeva che stava piangendo.
 
Rachel aspettò che lui si fosse addormentato per sgusciare fuori dalle sue braccia: si asciugò gli occhi con il dorso della mano e scese dal letto, procedendo a tentoni per la camera ancora non del tutto familiare. Trovò la maniglia, la abbassò ed era in corridoio. Si richiuse la porta alle spalle.
Per un lungo, doloroso momento fu tentata di sedersi semplicemente a terra, incassare la testa tra le ginocchia e piangere. Non lo fece. Aveva diciannove anni, era nella città dei suoi sogni e stava vivendo il momento migliore della sua vita: non poteva sedersi per terra e piangere.
 
Per la prima volta dopo due lunghi mesi, Rachel aveva più voglia di andare avanti che di lasciarsi consumare.
 
Aveva bisogno di trovare una linea di partenza, qualcosa da cui iniziare per costruire il suo mondo da capo. Mossa da quella necessità aprì la porta che aveva di fronte, quella che dava sulla stanza tuttora inutilizzata che lei e Kurt avevano usato principalmente come ripostiglio.
Fece scattare l’interruttore e raggiunse la grande valigia rosa con cui era arrivata a New York, la stessa che Finn le aveva portato in stazione, due lunghi mesi prima.
 
Inconsciamente aveva già deciso quale sarebbe stato il suo atto simbolico per il nuovo inizio che andava tanto ricercando – dopotutto era una star: le star vivono di atti simbolici.
 
Quella valigia doveva sparire quella notte stessa.
Rachel si inginocchiò di fronte a quest’ultima e – presa dalla foga di liberarsene il più velocemente possibile – rovesciò tutto il contenuto a terra.
 
Come se uno stupido ammasso di plastica e stoffa in meno sarebbe stato in grado di restituirle quella stabilità che di punto in bianco le era venuta completamente a mancare.
 
Rachel sospirò ed iniziò a radunare i pochi oggetti sparsi sul pavimento: da pacchetti di fazzoletti a spazzolini da denti nuovi, passando per qualche penna mordicchiata e due stick per labbra. La sua attenzione tuttavia non fu catturata da nessuna di questi oggetti.
Al contrario, tutto ciò che Rachel riusciva a vedere su quel pavimento era un pezzetto di carta.
 
New York – New Haven
 
Per la prima volta dopo due mesi, sorrise.
 
 

***

 
 
 
 

 
 
 
 
Buona domenica :)!
Prima di passare a parlare di questo capitolo, ci tenevo a ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno aggiunto questa storia alle seguite, e le otto che mi hanno dato tanta fiducia da metterla direttamente tra le preferite: non ho davvero parole per dire quanto vi adoro <3
Naturalmente un grazie particolare va alle 12 persone che hanno lasciato un recensione: non ho parole :’)
 
Per quanto riguarda questo capitolo, come avrete notato siamo ancora nel pieno della fase introduttiva: dal prossimo inizieremo ad entrare un po’ meglio nella storia, spero apprezzerete :)
In ogni caso, sappiate che già da questo secondo capitolo ho iniziato a disseminare qualche vago indizio su Blaine ;) Il prossimo – a parte la Klaine e un po’ di Faberry – vedrà la comparsa di un altro personaggio... Vedrete u.u
Un ultimo grazie va alla mia adorabile beta, che venero <3
A domenica!
 
Per spoiler, chiacchiere, domande e qualsiasi altra cosa mi trovate qui: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
o anche: http://ask.fm/Nonzy9  
  
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