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Autore: Jillian Greenleaf    12/05/2007    2 recensioni
Un giorno come tanti altri, con le solite litigate e i soliti segreti pericolosi... un giorno dove qualcosa potrebbe cambiare la vita dei nostri amici. FF scritta a 4 mani, siate clementi!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. Rivelazioni

 

Gli occhi di Kes non gli erano mai sembrati più tristi, così agghiaccianti. Trasmettevano tutte emozioni nuove e…inquietanti, chiuse in quella stanza rischiarata dai colori del tramonto.

-dov’è Kei?- chiese ancora la ragazza impassibile, immobile in attesa di riposte. Takao incrociò le braccia al petto, tentando d’imitare l’amico, abbassando il volto:

-davanti a te!- e a quella risposta Kes lo guardò ancora un po’, per poi gettarsi a sedere sul letto. Incrociò le gambe e portandosi una mano d’appoggio al mento, continuò ad osservare il blader appoggiato di schiena alla sommità della porta. Dal comportamento del blader, la bella Kes aveva capito che quello doveva essere un suo amico, magari mandato per tranquillizzarli… dopotutto era riuscito a far sorridere Krist.

Ma era anche evidente che quello non era sicuramente Kei. Lo conosceva bene, più di quanto lui stesso sospettava, negli ultimi tempi era rimasta sveglia, tutte le notti, ad aspettare che rientrasse dai suoi pericolosi turni spartiti equamente con Yuri e gli altri della squadra russa. Appena sentiva i suoi passi nel corridoio scendeva le scale a piedi scalzi senza far rumore e si fermava sulla soglia della porta della stanza di Kei giusto in tempo per vederlo crollare dal sonno.Molte volte il suo viso era teso anche mentre dormiva quel poco e la mattina presto, poco prima del sorgere del sole, era già sparito verso una nuova pericolosa giornata.

Chissà con quale scusa Kei aveva convinto il suo amico? Tuttavia avrebbe dovuto metterlo al corrente della pericolosità della sua situazione, anche se non in modo esplicito.

Però si sarebbe divertita con lui, e questo non poteva impedirglielo nessuno!

-… Kei…quella foto, te la ricordi?- Takao s’avvicinò alla ragazza e fissò immobile la foto che quella mattina l’aveva come incantato. Ora, con la luce del sole del tramonto, poteva notare particolari che prima non gli era possibile percepire, ad esempio il fatto che la foto fosse tutta stropicciata, in alcuni punti bagnata, sfocata.

-…non molto…!- rispose allora, curioso come non mai di scoprire cosa nascondesse l’amico, quale fosse la sua storia. Kes sorrise:

-dovresti ricordare più di me!…Tua madre era veramente bella, in quella foto non sembra che sia preoccupata!- quindi, quella donna nella foto era la madre di Kei! pensò Takao dato che la somiglianza tra i due era molto sfocata.

-la piazza centrale di Mosca, è lì che è stata scattata…- disse in tono disinvolto riconoscendo lo scenario alle spalle della donna. Kes, con un mugolio, gli fece intendere che aveva ragione:

-è stata scattata poco prima che morisse.- Takao spalancò gli occhi: anche sua madre era morta.

-Kei…quante lacrime hai versato su quella foto? La tenevi sempre con te, anche quando il nonno ti ha portato al monastero. Un giorno riuscirai a dirmi cosa pensavi quando la guardavi, ferito e solo com’eri nei sotterranei del monastero?…-nonostante non fosse mai stata così libera di parlare con qualcuno anche solo somigliante a lui, Kes sentì le parole soffocarsi nella gola: non ce la faceva, era troppo dura ricordare tutto quello che gli avevano fatto, e parlarne era ancora più dura.

Takao rimase come paralizzato. Finalmente riusciva a intravedere qualcosa dietro l’atteggiamento freddo e distaccato dell’amico, dietro le sue risposte approssimative, il suo modo così scontroso di fare…

Ma c’erano ancora segreti troppo dolorosi per essere rivelati, indispensabili.

-…un giorno…- rispose approssimativamente. Kes non osò alzare lo sguardo, ma notando che il blader stava per andarsene con quel suo silenzioso passo, altrettanto silenziosamente lo abbracciò dalla schiena. Takao arrossì dalla gioia, ma la sua mente non era mai stata così colma di pensieri che decise che avrebbe trascorso qualche tempo con la splendida Kes più tardi, tanto se la situazione restava così complessa non ci sarebbero state svolte decisive per un pezzo.

Ora sentiva il bisogno di schiarirsi le idee…

-vado a fare una passeggiata, ho bisogno di restare solo…- Kes lo lasciò andare, osservandolo mentre scompariva dietro il portone della villa, lo sguardo basso in cerca di risposte.

Il cielo cominciava a diventare più scuro e le prime stelle stavano lentamente apparendo nell’immensità della volta celeste, le vie cittadine non era poi così affollate come durante il giorno.

Takao camminava a volto basso, coperto dagli argentei ciuffi del russo, le mente piena di pensieri: dopotutto certi aspetti del passato di Kei li capiva benissimo. Entrambe erano cresciuti senza una madre, entrambe avevano dovuto cavarsela da soli,  entrambe avevano scelto strade diverse che alla fine si erano incrociate.

Un cigolio poco rassicurante lo distrasse presto dai suoi pensieri ed ebbe appena il tempo di voltarsi che subito riconobbe davanti a se una figura inquietante nell’oscurità di quella stradina. La figura di un uomo alto, con un profilo marcato ( e un prorompente naso!nd Au) dal ghigno avido e crudele, un uomo che si avvicinava a lui con fare poco rassicurante. Quando fu illuminato dalla flebile luce di un lampione lo riconobbe sentendosi gelare il sangue nelle vene: Vorkof!

  
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