Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: NakamuraNya    28/10/2012    1 recensioni
Le sue vecchie pedine ora si muovono liberamente su una scacchiera più grande, in una battaglia fra il bene e il male che dura da secoli.
4°:[...]Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.[...]
5°:[...]-Allora cosa mi rispondi?-
“Accetto!” urlò nella sua mente sperando che le parole della voce avessero un fondo di verità.
-Ottimo.-
Un dolore lancinante gli pervase il petto era come se qualcuno gli stesse risucchiasse i suoi organi interni.[...]
6°: [...] -Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.[...]
Epilogo:[...]Ma cosa c'era oltre al buio?
Niente.
Ma vi erano altre persone in quel buio?
No.
Esistevano altri oltre a lui?
Non lo sapeva.
E lui chi o cosa era?
Io sono...[...]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo terzo
 
I movimenti del cavallo



 
Ringrazio di nuovo quelli che mi seguono e ScheggiaRossa che ha aggiunto la storia alle seguite!!! ^^


 
Cosa aspetti a nutrirti con l'anima di qualcuno? Non posso di certo credere che ti farai uccidere per così poco.
La voce nella testa del demone si fece più prepotente di prima.
-Quindi desidera così tanto che mi liberi della sua anima? -
Da quand'è che sei così umano?
 
_Circa vent'anni prima_

Era stato semplice fare quella promessa davanti a una lapide, ma ora come poteva dimostrare le sue teorie?
Era si di nobile famiglia ma era solo una ragazzina, l'avrebbero presa per pazza se avesse detto il suo pensiero.
Alla fine poteva essere solo una sua fantasia quella che Ciel fosse stato ucciso, un modo come un altro per sfogare la sua sofferenza.
Eppure dentro di se sapeva che non era così, c'era qualcosa che non le quadrava e quel qualcosa aveva un viso e un nome ovvero Sebastian.
Non si era mai domandata come Ciel e Sebastian si fossero conosciuti anche se aveva fantasticato per pomeriggi interi sulla faccenda.
La sua fantasia più comune era quella che Ciel fosse stato lasciato in un qualche villaggio desolato e che Sebastian appartenuto a una nobile famiglia decaduta lo avesse tratto in salvo. Ancor più bizzarra era quando si era immaginata che Ciel fosse finito a casa di un nobile malvagio a dover fare da valletto e che Sebastian credendo alla storia che lui fosse un nobile l'avvesse aiutato a fuggire in cambio di un lavoro.
Quelle fantasie erano alimentate dalla sua creatività e dal fatto che non gli fosse mai stato rilevato il vero accaduto, aveva sperato che un giorno sposati Ciel le avrebbe detto tutto.
Illusa.
Singhiozzò sommessamente mentre ricamava chiusa nella sua camera, quel segreto Ciel l'aveva tenuto per se e con la sparizione del maggiordomo nessuno avrebbe scoperto la verità.
Ripensandoci in quel mese il carattere di Ciel era cambiato e c'era una strana luce nei suoi occhi; qualcosa di oscuro lo circondava e la fonte sembrava provenire dal suo perfetto maggiordomo.
Lo sguardo le cadde sul giornale della settimana scorsa, posato sul letto.
Come titolo principale vi era scritto: Famiglia nobile in fiamme, sconcertante scoperta!
Quel titolo in un primo momento non aveva attirato la sua attenzione, perché troppo concentrata sulla morte di Ciel.
 Lasciò il suo lavoro prendendo il giornale in mano, l'articolo parlava dell'incendio e che erano stati trovati dei documenti riguardanti contrabbazione di armi e sostanze illecite, ma soprattutto di una combutta per l'assasinio della regina.
Si posò una mano sulla bocca, come aveva potuto essere così ceca e sorda da non accorgersi di quel fatto?
La famiglia Phantomhive rappresentava il cane da guardia della regina e se la regina era in pericolo il mastino l'avrebbe dovuta difendere.
Si alzò dal letto decisa, il suo obbiettivo era il luogo dell'incendio era sicura che lì avrebbe trovato quello che cercava.
-Paola preparami, devo uscire! -
La sua dama di compagna entrò nella stanza a capo chino, dalla morte del suo fidanzato la signorina non era uscita dalla camera neanche per consumare i pasti, rimase piacevolmente stupita quindi da quel cambiamento repentino.
-Certo signorina. - Sussurò affrentandosi a prepararle i vestiti adatti all'uscita.
Elizabeth si guardò allo specchio il suo corpo stava pian piano crescendo mostrando ben presto la fioritura, avvoltà però in quegli abiti scuri la sua figura sembrava uno spettro della persona di un tempo.
Mentre usciva dall'abitazione per dirigersi alla carrozza, si domandò come fosse in realtà. Per anni aveva mascherato la sua natura combattiva e determinata sotto vestiti graziosi e leggeri sorrisi, non che quelle cose non le piacessero ma ora che lui era morto, cosa ne sarebbe stato di lei?
Essendo di nobile famiglia e di bell'aspetto avrebbe di certo facilmente trovato marito.
-Riuscirò a provare di nuovo l'amore? - Sussurrò osservando il paesaggio che cambiava durante il tragitto.
-Avete detto qualcosa? - Fu la domanda della sua dama mentre si sporgeva per poter cogliere il suo sguardo.
Paola era una ragazza sempre così allegra le faceva impressione vederla accigliata quindi decise di rivolgerle un sorriso che sembrasse sincero.
-No, nulla. - A quanto pareva il suo sorriso era sembrato abbastanza vero da non destare inutili preoccupazioni.
Chissà quante volte Ciel aveva sorriso falsamente e lei nella sua stupida ingenuità gli aveva creduto troppo accecata dall'amore che provava. Strinse la stoffa della sua veste al grembo.
Non poteva lasciare che il passato la soffocasse con il ricordo di quello che era stato.

---

Un senso di nausa lo pervase quando vide i corpi dei suoi genitori orribilmente squartati, il loro sangue era schizzato sulle pareti, si mosse sulle gambe malferme mentre si inoltrava nella camera che sembrava avvolta nell'oscurità.
Inciampò. Notò di essere caduto sul corpo di Sebastian, si rialzò di scatto notando che il sangue dell'animale aveva sporcato i suoi abiti.
-Seb...astian anche tu. - Le sue parole uscirono con fatica, quello non era vero era troppo brutto tutto ciò.
Strinse forte i pugni conficcandosi le unghie nei palmi, era solo un incubo adesso si sarebbe svegliato.
Delle lacrime incominciarono a scendere sulle sue guance vedendo che quella scena mostruosa non cambiava.
Perché non si svegliava? Voleva andare dalla mamma e dal papà e mettersi nel letto con loro e riaddormentarsi tra le loro braccia.
Si mise in piedi per andare verso il corpo di sua madre, la toccò con la punta delle dita, era così fredda.
-Mamma? - Si chinò su di lei, un grido cercò di uscire dalle sue labbra ma produsse solo un rantolo soffocato. Gli occhi chiari della sua mamma erano coperti da una patina opaca e sgranati in una tacita richiesta di aiuto.
Arretrò mentre sentiva il suo stomaco in subbuglio, decise di scappare via da quella stanza degli orrori.
Non aveva avuto il coraggio di vedere le condizioni del padre.
-Tanaka! Tanaka! - Le sue urla rimbombarono nei corridoi vuoti e in quel momento così inquietanti.
Aveva tanta paura e sentiva il respiro mancargli.
Un flash di quella stanza lo fece fermare e rimettere tutto il contenuto del suo stomaco.
Un gusto amaro gli permase in bocca mentre continuava a piangere, era stanco voleva lasciarsi andare e riposare in mezzo al corridoio.
Dei rumori non poco distanti lo fecero svegliare da quel momento di perdizione e senza neanche rendersi conto stava di nuovo correndo.
Alla fine del corridoio scorse la figura del maggiordomo arretrare incerto.
-Tanaka! Aiutami! - Urlò disperato.
-Non venite da questa parte è un fatto troppo orribile per voi. Fuggite lord Ciel! -
Un fatto orribile? Cosa poteva essere peggio che vedere i suoi genitori morti e avere il loro sangue sulle mani e i vestiti?
Questo fu il suo pensiero prima di veddere Tanaka spalancare gli occhi sorpreso e cadere ai suoi piedi.
Vide una lama insanguinata e poi tutto divenne buio.
Era solo. La mamma e il papà erano morti. Sebastian era morto e anche Tanaka.
Chissà quando sarebbe morto lui?
In fondo non sarebbe stato così male morire, sarebbe andato su nel cielo con i suoi cari.
Trattenne un singhiozzo disperato, quale entità superiore avrebbe permesso che lui soffrisse? La mamma gli aveva detto che lui era un bambino buono e allora perché gli era capitato tutto quello? Non c'era niente a cui si potesse agrappare era meglio se si lasciasse avvolgere dall'oblio.

+++

Si mise a sedere in un attimo sul letto passandosi una mano tra i capelli castani e sospirando.
Guardò al suo fianco e scorse la figura dormiente di una fanciulla.
Sorrise malizioso era da tanto che voleva soddisfare appieno il suo lato lussurioso. Prendere l'aspetto di un bel giovane e amaliare quella cameriera della birreria era stato fin troppo semplice ma non per questo poco piacevole.
Giocò con una ciocca di capelli nera arrotolandosela tra le dita, incupendosi.
Quello che aveva appena sognato era un ricordo del suo deceduto padrone, poteva ancora sentire quel senso di solitudine invadergli il corpo.
Si stupì di riuscire a capire così bene i sentimenti di un essere umano, ma il signorino aveva un'anima così deliziosamente controversa che anche il suo essere si era piegato.
Non desidero la tua comprensione ne tantomeno la tua pietà.
Sorrise, era tornato a parlargli dopo sette giorni, si diede subito dello stupido non poteva di certo rallegrarsi per un evento simile.
-Oh, vedo che il suo temperamento non è cambiato? Credevo che condividere i piacieri del sesso l'avrebbe messa di buon umore. -
Credevi che un simile atto visto come uno spettatacolo teatrale mi avrebbe potuto rallegrare? Non ti facevo così stupido demone.
-Avrebbe forse preferito una donna con una cascata di capelli biondi? - Detto questo lasciò che la ciocca scura scivolasse via dalle sue dita.
-Beh, non credo che poi avrebbe preferito il dopo. -
Nessuna risposta giunse, probabilmente stava aspettando.
Percorse con le mani la schiena nuda della giovane, beandosi della sensazione di calore proveniente da quel corpo, peccato che presto l'avrebbe perso.
Quando alcuni raggi del sole arrivarono sul viso della mora questa si svegliò improvvisamente come punta da un insetto.
-Vedo che amate dormire. - Disse facendola sussultare.
-Ah, siete rimasto. - Mormorò questa fissandolo.
-Ho fatto solo quello che qualsiasi uomo avrebbe fatto dopo quello che c'è stato. - Le sorrise con falsa dolcezza mentre le accarezzava una guancia con il dorso della mano.
-Beh, ecco... non ho esperienza in... questo. - Balbettò arrossendo.
Bugiarda, come se non avesse capito che non era più vergine e da tanto.
Se voleva ingannarlo non avrebbe dovuto essere così disinvolta e lasciva, poi i segni lasciati da altri uomini erano evidenti sulla sua pelle.
-Oh, ma certo come potrei mai pensare che voi siate quel genere di persona. - Riprese una ciocca fra le dita baciandola, sapeva di lavanda.
Lei lo fissò maliziosa avvicinandosi a lui appoggiando le mani sulle sue ampie spalle. I loro occhi si fissarono per un lungo tempo, finchè la ragazza lo baciò.
Insinuò la sua lingua sin da subito dentro la bocca della giovane, imponendo il suo gioco; incrociò l'altro muscolo incominciando una danza passionale, si lasciò mordere il labbro inferiore mentre con foga percorreva quel corpo.
Lei si staccò per riprendere fiato, mantenendo però il contatto visivo, aveva dei particolari occhi blu anche se non avevano la stessa luce del suo padrone.
Strinse i denti, come poteva pensare a quell'umano come se fosse ancora il suo padrone?
Era frustrato, aveva bisogno di una valvola di sfogo, e quella donna di cui neanche si ricordava il nome, sarebbe stata la sua soluzione.
Sorrise questa volta perfidamente mentre faceva illuminare i suoi occhi di luce cremisi.
-V...Victor? -
-Questo non è il mio nome, ma in fondo credo che questo non abbia importanza adesso.- Cercò di avvicinarsi di nuovo a lei ma questa si alzò di scatto dal letto per scendere da questo e dirigersi verso la porta.
Sbuffò annoiato, certo che gli umani erano troppo prevedibili a volte, con una torsione della mano fece chiudere di scatto la porta.
La mora si voltò con occhi sgranati dal terrore, probabilmente per lei tutto quello era fuori dal normale qualcosa di pericoloso.
-Dove credevi di andare? - Le domandò mostrando la sua dentatura aguzza.
-C...chi sei? -
-Credo che la domanda più corretta sia: Che cosa sei? -
Lena, ora si era ricordato il suo nome, si stava guardando intorno in cerca di qualcosa per difendersi.
Ghignò.
Credeva che sarebbe morto per mano di un coltello o perché no di un vaso di fiori lanciato in direzione della sua testa?
Ridicolo, semplicemente sarebbe stato esilarante vederla lanciargli le più improbabili cose.
Percepì la sua paura invadere il suo essere, distruggendo la sua razionalità.
-Sono un demone. -
Capì che le sue parole furono recepite quando la povera Lena si lasciò cadere contro la porta e i suoi occhi si inondarono di lacrime.
-Perché? Perché io? -
Aveva ragione il suo ex-padrone quando diceva che gli uomini sono egoisti, preferiscono che le cose brutte succedano al proprio prossimo invece che capitino a loro.
-Ti p...rego non uccidermi. - Sussurò strisciando verso di lui.
-Preghi un demone? Credo che ti stia rivolgendo alla persona sbagliata. -
Si abbassò alla sua altezza e le strinse con forza le spalle.
-Non ti preoccupare... -
L'abbracciò mentre le sue unghie si allungarono.
-...sarò il più delicato possibile. - Detto questo affondò le sue unghie nella carne della giovine sentendola gemere di dolore.
Sorrise sadico, mentre le lacerava la schiena disegnandoci sopra come se fosse una tela.
-Oh, scusa ti ho fatto male? - Domandò sollevandole il mento con poca grazia, il bel viso ora era una maschera di sofferenza e orrore.
Gustò quell'attimo con puro piacere, quanto gli sarebbe piaciuto vedere quella espressione sul volto del suo...
Lasciò il mento facendola cadere con un tonfo secco sul pavimento, il sangue stava incominciando a sgorgare dalle ferite inferte.
Ringhiò infuriato mentre l'umana singhiozzava chiedendo aiuto.
-Stai zitta!- Gli urlò contro tirandole un calcio allo stomaco.
Sembrò tacere, ma durò poco perché poi si mise a pregare per la salvezza della sua anima.
La tirò per i capelli fissandola accigliato.
-Cosa speri di ottenere piccola sciocca? Ti sei fatta ingannare dal mio bel aspetto e dalle mie dolci parole; nessuno ti può salvare.-
Detto questo le ferì la guancia con l'unghia del pollice, si stava apprestando a portare la mano al ventre della giovane quando sentì nell'aria l'odore del nemico.
-Oh, ritieniti fortunata mia cara son venuti a salvarti.- Le sorrise cordiale.
Negli occhi di Lena sembrò affiorire la speranza sotto gli strati di dolore.
Le tagliò di netto la gola, gnignando mentre il sangue si estendeva sul pavimento della camera.
-Stupida umana mica ti avevo detto che ti avrei salvata.-
Lasciò in fretta la camera per poi incamminarsi tra le vie del basso borgo londinese.

---

Per Elizabeth fu come un flash veddere quella villa bruciata, non si lasciò però prendere dal passato decidendo di dirigersi verso quelle rovine.
Fissò quel luogo cercando con il suo sguardo qualche particolare che potesse attirare la sua attenzione.
-Una vera disgrazia non trova? - Domandò una voce al suo fianco, un uomo non molto alto gli era accanto, vestiva con abiti eleganti.
-Ha ragione signor? - Chise gentilmente all'uomo.
Questo si volse verso di lei osservandola con occhi piccoli e scuri come quelli di un furetto, i suoi capelli erano radi sulla sommità della nuca.
-Ewald Lytton, signorina Midford. - Si presentò chinandosi e facendole il bacia mano.
Sgranò gli occhi.
-Come conosce il mio nome? -
-La vostra non è di certo una famiglia di basso rango. - Le disse sorridendole cordiale, nonostante quel sorriso si sentiva come se dovesse tenere alta la guardia.
-Già, che sciocca. - Anche lei sorrise.
-Ho saputo che anche voi avete subito un grave lutto. -
Smise di sorridere, quell'uomo era sospetto, che c'entrasse con la morte di Ciel?
-Il suo promesso sposo è morto la stessa notte in cui è bruciata questa villa, che terribile coincidenza. -
Abbassò lo sguardo non doveva giungere a conclusioni troppo afrettate.
-Infondo quando si vende la propria anima al diavolo. -
Alzò i suoi occhi smeraldo su Edwald, quelle parole cosa celavano in realtà?
-Cosa intendete con ciò? - Cercò di sembrare calma anche se i battiti del suo cuore le martellavano nella testa.
-Vedo che ho stuzzicato la vostra curiosità marchesina; ebbene non crede anche lei che in queste due disgrazie ci sia qualcosa di strano? -
Prima di parlare pensò bene alle parole da dire, poteva essere che quella persona la stesse semplicemente prendendo in giro.
-Ciel Phantomhive è morto per un attacco d'asma nel sonno, non vi è nulla di strano. -
-Ma questo è quello che dicono tutti, davvero crede a queste sciocchezze? -
-Chi è lei in realtà? Conosceva Ciel? -
-Non conoscevo personalmente il cane della Regina. Lei vuole delle risposte alle sue domande e io ve le posso fornire. Basta che venga a questo indirizzo, da sola. -
Le porse un biglietto con sopra un indirizzo scritto a penna, lo prese un po' titubante.
-Bene a presto marchesina. - La salutò con un'altro bacia mano, per poi dirigersi verso una carrozza non molto lontana.
Tutta quella faccenda si sta rilevando pericolosa, pensò mentre osservava la carrozza andar via.
Cosa doveva fare? Indagare da sola in tutta quella faccenda? Opuure avrebbe dovuto dirigersi a quell'indirizzo?
Quell'uomo poteva essere pericoloso, però era l'unica possibilità che aveva per scoprire qualcosa su Ciel.
-Paola voglio tornare a casa. - Disse mentre saliva sulla sua carrozza.
Era meglio se avesse ragionato sull'accaduto con calma.

---

-Certo che non si trattano così le belle ragazze. -
La voce giunse dall'alto, mentre stava attraversando uno stretto vicolo.
Si scansò appena in tempo prima che Ronald con la sua falce della morte lo colpisse.
-Volevate forse divertirvi un po' con lei anche voi? - Domandò maligno.
Lo shinigami fece una smorfia sembrava schifato dal suo atteggiamento.
-Certo che Spear ha proprio ragione quando dice che i demoni sono nocivi. -
-Siete venuto ad eliminarmi? Credete davvero di riuscirci questa volta? - Si prese gioco di quell'essere. Nonostante avesse appena ucciso si sentiva ancora voglioso di combattere.
-Povera ragazza uccisa in un modo così brutale. - Disse quello accigliato corrucciando le sopraciglia.
Sospirò capendo che non avrebbe trovato di certo soddisfazione combattendo con quel moccioso.
-Però non le ho mangiato l'anima. - Gli disse guardandolo.
-Ti avrei ucciso sin da subito se avessi avuto degli straordinari.-
Gli intimò inutilmente.
-Dì al tuo collega che non si preoccupi di me perché presto lascerò Londra. -
Mentre lo diceva volse lo sguardo a un tetto di un'abitazione vicina.
-Queste notizia mi meraviglia. -Disse William comparendo sul tetto per poi scendere anche lui nel vicolo.
-Non sembrate così meravigliato. - Ghignò il demone notando la solita espressione seria sul volto del secondo shinigami.
-Non desidero perdere tempo a raccogliere le anime delle vittime di un demone, quindi si sbrighi ad abbandonare la mia zona.-
-Altrimenti verrò ucciso da voi? Non si preoccupi partirò domani.- 
Il silenzio cadde sul vicolo, venne interrotto da un lungo sbadiglio di Ronald, il quale ricevette subito una occhiataccia da parte del suo collega.
-Bene se permettete io dovrei andare. -
I due shinigami lo lasciarono proseguire, lanciandogli acchiate piene di astio.
Quindi è questa la tua vera natura?
Eccolo che tornava a parlargli, credeva di averlo sconvolto con l'uccisione di quella giovane donna, come al solito l'aveva sottovalutato.
-Non proprio, posso dire a mia discolpa che avendo passato anni sotto l'effigie del perfetto maggiordomo ora sto dando sfogo al mio lato più demoniaco. -
Oh, però non rinunci a voler sembrare una persona cortese.
-Mi diverte. -
Dove hai intenzione di andare? Perché non restare a Londra?
-Sono stato invitato da dei miei simili a partecipare alla carestia che sta attaccando la Russia.- Disse divertito, in realtà  non era tutta la verità aveva percepito delle presenze poco gradite nella zona di Londra.
-Cos'è voleva restare ancora a vedere i paesaggi inglesi.  - Lo schernì producendo una bassa risata.
Si interruppe improvvisamente quando sentì un rumore alla sua destra, in un attimo si avventò su un grazioso micino grigio.
-Oh, che adorabile pelo arrufato e che bei occhi gialli. Questa codina che si muove con tale grazia. -
Non è possibile che tu abbia simili reazioni ogni volta che vedi un felino, non hai la che minima decenza.
-Voi non comprendete la meravigliosità di simili animali! - Disse con occhi pieni di contemplazione rivolti a quella bestiolina bigia.
Non credi che la gente possa pensare che tu sia matto?
-La gente pensa e dice un sacco di sciocchezze e poi il parere di qualche insulso umano non mi tocca. -
Un verso di sorpresa lo fece voltare, si trattenne dal ridere fragorosamente vedendo il giovane shinigami con la bocca spalancata.
-U...un demone che parla da solo e fa le coccole ai gatti! - Urlò Ronald sgranando gli occhi e indicando il suddetto interessato.
-Seriamente, dovresti sapere che i demoni sono creature strane.- 
E mentre lo diceva William stava trascinando per la collottola il suo simile.
-Arrivederci miei cari shinigami. - Disse accarrezzando ancora il morbido pelo del gattino, mentre sorrideva.
-Preferirei che questo fosse un addio.- Setenziò il Dio della morte più anziano non volendo più volgere il suo sguardo a quella immonda creatura.
Rise di gusto a quella affermazione.
-Allora addio signori shinigami.- Si chinò al loro cospettò mantenendo un piglio di superiorità anche in quel gesto che doveva sembrare servile.
-Tsk, demoni. - Dissero i due scomparendo nel nulla.

_Una settimana dopo_

-I nostri fratelli in passato hanno fallito, ma questa notte noi avremo la possibilità di invocarlo e non commetteremo lo stesso errore! -
Varie esclamazioni esaltate arrivarono dalla sala ghermita di gente, persone d'alta borghesia e nobili, i quali pur di scappare alla noia della vita avevano deciso di far parte di quel inquietante circolo.
Piccoli sciocchi che si erano fatti tentare dalla parte oscura della loro anima, pronti ad uccidere per mettere un po' di colore nelle loro grigie esistenza, poco importava se quel colore era innocentemente scarlatto.
Persone corrotte che si nascondono dietro maschere di bontà ma che ora sotto la luce di poche candele mostrano la loro vera natura.
-Il sacrificio che ci permetterà di avere il potere sarà la giovane marchesina Midford. -
E detto questo l'uomo tirò la tenda mostrando la ragazza legata dentro una gabbia.
Altre urla arrivarono dalla platea, alle orecchie di Elizabeth era però tutto così ovattato a causa della droga.
La sua mente vagava persa in un mare di pensieri: anche Ciel ha patito tutto questo? Come ha fatto a resistere?
Ma vi era purtroppo una sola certezza, lei sarebbe morta quella notte.

Ebbene vi lascio con un finale di capitolo a sorpresa, tornerò puntuale fra due settimane!!! ^^
   
 
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