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Autore: Marge    28/10/2012    3 recensioni
“Guarda quella coppietta. Ai nostri tempi non si poteva fare così, no? Sbaciucchiarsi a quella maniera ad un tavolo di ristorante, sotto gli occhi di tutti!”
Eh, no. Non credo di averti mai baciato davanti ad altri, forse giusto il giorno del matrimonio.
Altra storia di verismo, decisamente ispirata alla mia attuale real-life, sul passato, le origini, la vita che c'è ancora e quella che se ne va.
Scritta con il prompt "Originale, Drammatico, Wait, it’s all that I can take / And every single day / A part of my soul is fading [Fading, Decyfer Down]" della piscinadiprompt per il 2° turno della Staffetta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Italian Restaurant and Pizzeria - da Franco & Maria
since 1965



“Guarda quella coppietta. Ai nostri tempi non si poteva fare così, no? Sbaciucchiarsi a quella maniera ad un tavolo di ristorante, sotto gli occhi di tutti!”
Eh, no. Non credo di averti mai baciato davanti ad altri, forse giusto il giorno del matrimonio.
“E poi guarda, è lei che si sporge a cercare le labbra di lui! Che svergognata.”
Franco fa una smorfia, decisamente contrariato dallo spettacolo. Poi si perde ancora nei ricordi: “Comunque eri davvero bella, quel giorno. Avevi gli occhi così brillanti.”
Mi vergognavo così tanto! Ed avevo così paura di ogni cosa che non sapevo se essere felice.
“Ma fino al giorno prima mi giurasti eterno amore!”
Sì, ma ero troppo terrorizzata per ricordarmene. Avevo paura di inciampare nel vestito, di sbagliare tutti i movimenti, ed a quel bacio davanti a tutti non volevo neanche pensare. Sarei morta d’imbarazzo. Poi è andato tutto bene, anche se in viso dovevo essere ben rossa…nelle foto non si vede, per fortuna.
“Io lo ricordo, il tuo viso rosso. Eri bellissima.”
Si volta a guardarla, accanto a lui: le trecce nere avvolte intorno al capo, il velo bianco ai lati delle guance, rosse come due ciliegie. Si sorprende a pensare che vorrebbe morderle le guance come pesche: un pensiero del genere non l’ha mai sfiorato, prima. Da un po’ di tempo pensieri innominabili scivolano nella sua testa senza incontrare alcuna difficoltà.
Non preoccuparti, è normale che sia così, risponde la moglie.
“Sorry” dice una delle ragazze, perché passando dietro al bancone l’ha urtato.
“Di niente” risponde lui, e le sorride. È carina, così bionda.
“He is speaking Italian again” sussurra la ragazza ad una collega. Alzano le spalle insieme, e poi gli sorridono. Quella che l’ha urtato gli passa nuovamente davanti con due birre in mano, stavolta con un sinuoso movimento di bacino che le permette di non toccarlo.
“Certo che la moda oggi è molto diversa. Quella cameriera ha praticamente tutte le mutande in vista, e ciò non la sconvolge affatto. Ci viene pure a lavorare. EHI! Tirati su i pantaloni, tu!”
La ragazza sussulta, si volta a guardarlo e sorride con condiscendenza: “Sorry, mister Franco, I didn’t understand…”
“Ma perché non capisce? Che sia scema?”
Mi sembra che Alberto abbia chiesto che vengano a lavoro vestite in maniera decente. No?
“Sì, ma evidentemente le mutande non sono un problema neanche per lui. Non ricordo però un solo giorno in cui io abbia visto le tue mutande.”
Franco, non amo parlare delle mie mutande, lo sai! Se le non le hai mai viste, ci sarà pure un motivo.
“Scusami. Non volevo offenderti.”
Anche se hai ragione: che problema vuoi che sia ormai? Possiamo parlarne, se vuoi.
“Visto che sei tu a tirar fuori l’argomento, credo di doverti confessare una cosa. Ma non voglio assolutamente offenderti.”
La guarda di sottecchi, ma sua moglie sostiene con fierezza il suo sguardo; conosce quell’espressione: non vuole mostrarsi debole, vuole dare l’idea di una che può sopportare qualsiasi cosa, anche un discorso decisamente sconveniente, perché nella vita ha affrontato ben di peggio. Però vede che le tremano le mani, belle mani di donna che ha lavorato, forti, dure, pulite. Sorride: “Quando ci siamo sposati ero pazzo di te. Una volta, pochi mesi dopo, ho aspettato che tu uscissi per andare a fare la spesa ed ho aperto il tuo armadio. Ho annusato tutte le tue sottovesti. Avevano un profumo così buono…”
Franco!
“Lo so, lo so. Non avrei dovuto dirtelo, eh?”
Le prende una mano con dolcezza, la stringe. Sua moglie sorride a sua volta, ma sulle guance si colora. Sottili rughe le contornano gli occhi neri, i capelli sono bianchi come neve.
Ce l’hanno ancora, ribatte lei fiera. Ho lasciato tutto pulito, nell’armadio. Ed i sacchetti di lavanda sono solo dell’anno scorso, dovrebbero profumare ancora.
A quel punto, il terrore si impadronisce di Franco: si guarda attorno sconvolto, nel ristorante semivuoto: “Maria! Credo abbiano svuotato il tuo armadio!”
Un’immagine sbiadita di scatoloni che si vanno riempiendo occupa la sua mente.
“Alberto!” chiama. “Alberto!”
Davanti a lui c’è solo un’altra delle cameriere, che gli pone una mano sulla spalla: “Don’t worry, mister Franco. Alberto will be here just in a moment…”
“Fallo arrivare subito! NOW!” sbraita. Poco dopo arriva il figlio.
“Alberto! Dove sono i vestiti di tua madre, eh? Hai svuotato l’armadio?”
“Papà” comincia l’uomo, in un italiano che sembra poco appartenere ad un italiano, “stai tranquillo, ora. Siamo nel ristorante, non vedi?”
Attorno a loro le persone si sono voltate ad osservare la scena. Franco sente le lacrime salirgli agli occhi, si guarda intorno ma non trova Maria accanto a sé.
“Dov’è andata tua madre, Alberto? Ancora in cucina, eh? Le ho detto che deve smettere di ammazzarsi di lavoro, ormai ha una certa età. Abbiamo assunto un cuoco nuovo proprio per questo, no?”
Si lascia cadere nuovamente seduto sul suo sgabello e tira fuori il fazzoletto dalla tasca.
“Papà…” comincia sospirando il figlio.
Una cameriera, sveglia, arriva con un bicchiere d’acqua in mano.
“Thanks, Jenny” dice Alberto, e prontamente tira fuori da una cassetto sotto il registratore di cassa la boccetta di un medicinale; ne fa cadere venti gocce nell’acqua e lo porge al padre.
“Bevi” ordina, e quello come un bambino ubbidiente manda giù.
“Che ne dici di andare a dormire un po’?”
“Mi manca tanto tua madre.”
Alberto sospira. “I know, daddy. Su, vieni.”
Lo prende sottobraccio con un vigore che stupisce Franco – il suo bambino è così forte, ora.
“Un riposino è quello che mi ci vuole. Tua madre è già di sopra a letto, vero?”
Guarda il figlio speranzoso e poi ridacchia tra sé e sé.
Franco, da quando in qua hai di questi pensieri?
“Sarà la vecchiaia, Maria. Sei di sopra, vero?
Sì, ti sto aspettando. Vieni.



*** Scritta con il prompt Originale, Drammatico, Wait, it’s all that I can take / And every single day / A part of my soul is fading [Fading, Decyfer Down] della piscinadiprompt per il 2° turno della Staffetta.
Sono stata decisamente ispirata dalla mia real-life recente, e si vede, ma non volevo assolutamente tirare fuori qualcosa di così drammatico, davvero. Ho finito di scrivere con le lacrime agli occhi (sono particolarmente sensibile, in questi giorni.)
Mi scuso con eventuali e molto probabili errori in inglese. Il mio è terribile, spero migliorerà in futuro.
See ya!
  
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