25- EPILOGO
SEDICI
ANNI DOPO…
Il
tempo passa, per tutti.
A volte è bello pensare che tutto possa durare
all’infinito, ma la realtà è che
le cose infinite non valgono un millesimo di quelle che, prima o poi,
avranno
un termine. Se sai che una cosa finirà, cercherai di
apprezzarla sempre al
meglio ed è per questo che, con il passare degli anni, ho
imparato a godermi
ogni istante, a ricercare in ogni momento qualcosa di magico e unico,
d’irripetibile.
Perché, se c’è qualcosa che amo delle
cose finite, è che sono irripetibili,
accadono una volta e non succederanno mai più, se non in
forma diversa.
In questi anni mi è capitato spesso di pensare al mio
passato, al tempo che è
trascorso e che non tornerà mai indietro e devo ammettere
che sono soddisfatta
delle mie scelte.
A trentadue anni la mia vita è nel suo pieno svolgimento: ho
un lavoro stabile,
una famiglia, degli amici… una vita ordinaria, come quella
di tutti.
Eppure a volte mi fermo a pensare cosa sarebbe successo se avessi preso
strade
diverse. So che è stupido rimuginare sul passato:
è passato e basta, non si può
più cambiare. Ma solo riguardando indietro posso capire
veramente chi sono
diventata e il percorso che ho scelto. A volte non posso fare a meno di
rammaricarmi su degli avvenimenti: avrei dovuto agire in un altro modo,
mi
ripeto spesso. Ma alla fine so che sarei arrivata sempre alla stessa
conclusione.
Mi copro gli occhi con un braccio, gesto involontario per proteggermi
dai raggi
improvvisi del sole.
Che fine ha fatto l’ombrellone?
Non faccio in tempo a dire una parola che lo vedo svolazzare sulla
sabbia,
tirato da due bambini di cinque anni che, nonostante tutto, sembrano
divertirsi.
Fatto sta che mi hanno rubato l’ombrellone e non ho nessuna
voglia di
scottarmi.
Siamo al mare da quasi due settimane, ormai, e quei due non si sono
ancora
stancati delle spiagge tutte uguali, del bosco e della casa solitaria.
Anzi,
avere un’isola tutta per sé li esalta parecchio e,
alla fine, sono contenta che
si stiano divertendo.
Guardandomi intorno, non posso fare a meno di ritornare con la memoria
alla
prima estate che ho trascorso su quell’isola.
Un paradiso tropicale. Ecco il primo pensiero che mi era venuto in
mente la
prima volta che ero scesa in spiaggia. Ma ero stata distratta da un
altro
paradiso, decisamente migliore, lo stesso che si è seduto
accanto a me in
silenzio, ancora bagnato.
“Hai finito di giocare come un bambino?”, lo
stuzzico con un sorriso. Sono
passati anni, ma ogni volta che litighiamo m’infiammo come le
prime volte e mi
diverto il doppio, sapendo che quell’attrazione che ci legava
all’epoca non si
è ancora spenta.
“Mph”, borbotta sdraiandosi e coprendosi gli occhi
con il gomito.
Sorrido, limitandomi a sdraiarmi accanto a lui e a stringerli la mano.
Un gesto
semplice, ma solo il mio cuore sa quanto gli è mancato quel
piccolo contatto
negli anni in cui siamo stati divisi. Io volevo studiare da ingegnere
meccanico
e far rinascere la Capsule &Co, Vegeta voleva realizzare il suo
sogno,
diventare medico. Per quasi tre anni abbiamo vissuto in due
città lontanissime,
con la possibilità di vederci sono durante le feste o nei
weekend. Eravamo
divisi, in due mondi diversi e con due vite nuove. Ci amavamo molto,
questo è
certo, ma sono stati quegli anni di distanza a fortificare quel
sentimento.
Solo in quel modo abbiamo capito di essere indispensabili
l’uno all’altra, due
facce di una stessa medaglia che si completano. Avevamo passato anni
difficili:
avevamo rischiato più volte di mollarci, complice la
lontananza, le male voci e
l’insicurezza. Dopo tutti quegli anni, non l’avevo
ancora del tutto perdonato e
di sicuro non mi pentivo dell’occhio nero e del naso rotto di
quella ragazzina,
ma avevo capito e accettato il suo punto di vista, trovando in quel
tradimento
un incentivo ad amarlo ancora di più.
“Ragazzi, è ora di pranzo”.
La voce di Chichi ci fa voltare tutti verso il tavolino da campeggio
improvvisato sotto gli alberi su quale ci sono montagne di panini
imbottiti,
bibite e dolci. Il pranzo perfetto per una giornata in spiaggia.
Mi alzo dall’asciugamano e quasi non mi accorgo delle due
pesti che ci corrono
sopra, riempiendo quello e me di sabbia.
“Dovremmo pensare di mettergli un guinzaglio”,
sbotto rivolta a Vegeta, che
intanto si è alzato e si sta incamminando verso gli altri.
“Se lo mangerebbe”, commenta, ignorando la mia
occhiataccia.
“A volte vorrei che Trunks fosse tranquillo come
Gohan”, gli confesso, pensando
che, in realtà, il mio bambino mi piace così
com’è, ma è davvero troppo
divertente prenderlo in giro.
“Mio figlio non sarà mai uguale al figlio di
Kakarooth”, esclama fulminandomi
con lo sguardo.
Scoppio a ridere, sapendo che in realtà Vegeta vuole molto
bene a suo nipote,
il primogenito di Goku e Chichi, ma i due sono così diversi
che non riescono
quasi mai a trovare un punto in comune. Quello che dà
più fastidio a Vegeta è
la completa indifferenza del ragazzo verso le arti marziali, alle quali
è
veramente portato, a favore dello studio e, soprattutto ultimamente,
delle
ragazze. Non che Gohan avesse uno stormo di ammiratrici ai piedi,
è sempre
stato un bambino timido e riservato, ma da quando quella Videl ha
incominciato
a girargli attorno è molto cambiato ed è di
sicuro più felice. Dire che Vegeta
non sopporta Videl è un eufemismo: quella ragazza ha
coraggio da vendere e più
volte ha risposto a tono a mio marito, facendolo infuriare.
“Finalmente si mangia!”.
All’esclamazione di Goku scoppiamo tutti a ridere. Non
è cambiato di una
virgola. In realtà, tutti noi siamo rimasti gli stessi di
sedici anni fa. Il
tempo è passato, abbiamo vite diverse ma riusciamo sempre a
incontrarci e ogni
volta ricordiamo con nostalgia tutti i giorni passati insieme in quel
collegio.
A volte ci penso. Penso che se i miei genitori non fossero morti, non
avrei mai
incontrato Vegeta,
né Chichi e neppure
Goku. Probabilmente né Trunks e neppure Gohan e Goten, il
loro secondogenito,
sarebbero nati e tutto quello che avevo passato non sarebbe successo.
Ogni
volta che ci penso, rabbrividisco e cerco di concentrarmi sul presente,
sulla
mia famiglia, Vegeta, il mio Trunks e i miei amici. Il tempo
è passato, non c’è
motivo di pensare a varie e disastrose eventualità che mi
avrebbero portato ad
un presente diverso. La verità, è che nonostante
tutto, amo quello che ho e non
lo cambierei mai con nulla, neanche, nonostante odi pensarlo, con i
miei
genitori. Loro hanno vissuto la loro vita e sono sicura che adesso sono
felici,
ovunque siano.
Adesso tocca a me, devo mettermi in gioco, vivere, per me, per Vegeta,
per
Trunks.
Gli anni passeranno sempre e comunque, cambiandoci ma facendoci restare
sempre
gli stessi, come la teoria di quel filosofo che mi aveva tanto colpito
al
liceo. Com’era? Tutto cambia, tutto
diviene, pur rimanendo uno.
Strano che mi ricordi tutte le parole, ma solo dopo anni
riesco a capirne
veramente il significato. La vita va avanti, il mondo cambia e le
persone
crescono, restando comunque loro stessi.
Sorridendo, raggiungo il resto del gruppo sotto gli altri e afferro un
panino,
sedendomi accanto a Vegeta che, come al suo solito, sta facendo una
stupida
gara con Goku, coinvolgendo anche i piccoli Trunks e Goten.
Amo l’allegria che popola in nostri incontri e, dando un
morso al mio panino,
penso finalmente che non tornerei mai indietro, nemmeno per rivivere i
momenti
migliori.
Amo il mio presente e ho intenzione di viverlo.
THE
END
E
siamo arrivati alla fine di questa storia.
Nonostante sia triste, sono anche esaltata perché
è il primo vero lavoro
completo che scrivo e che ha ricevuto così tante
approvazioni. A questo
proposito, ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia e
l’hanno messa
in una delle liste. Ovviamente, un ringraziamento super-speciale va a
chi mi ha
dedicato un attimo del suo tempo per una recensione e per questo li
voglio
ringraziare uno a uno: Princess_serenty-92, sanaeakito, cri cri,
Sofy_99,
venereth 92, kiara097, coffy, GirlInBlue, angelo_nero, kioppertoi,
Berri 927,
Pan_sayan, kika 96, greatsayagirl_, VegetaBrief, spaghettafunk, buby91,
Mrs_Smolder e Giada00. Un enorme, enormissimo grazie a tutti per il
vostro
appoggio e i vostri consigli!
Beh, a questo punto vi saluto.
Come ho già detto ad alcune di voi, non scriverò
più nulla su questo fandom ma
continuerò a seguirlo. Se vi piace il mio stile di scrittura
o semplicemente
non avete di meglio da fare, ogni tanto date un’occhiata alla
mia pagina,
presto pubblicherò il primo capitolo di una long nella
sezione
“originale-romantica” e mi piacerebbe conoscere
anche la vostra opinione!
A
presto
Mikchan