Nella stanza da letto trovo un’altra sorpresa. Seduta ben eretta, curatissima, dalla parrucca color oro metallizzato alle scarpe di vernice coi tacchi alti, stringe in mano un blocco per appunti. E’ cambiata pochissimo, se si esclude l’espressione assente dei suoi occhi.
 
Non so nemmeno come sono riuscita a vestirmi e a recarmi fino da Katniss. A dire il vero non so nemmeno come sono riuscita a sopravvivere fino ad ora.
Dopo essere uscita dall’ospedale, ho passato intere giornate distesa a letto senza muovere un muscolo. La mia testa era un’accozzaglia di ricordi legati ai giorni di prigionia e a quelli che avevo passato in ospedale, e non riuscivo a smettere di piangere. Quando le lacrime sono finite, il mio sguardo si è perso nel nulla di un punto indefinito dinanzi a me. Rimanendo così, in quello stato, i pensieri svanivano, il dolore cessava. Non c’era altro che il nulla. Solo il nulla mi circondava.
Esattamente non ricordo cos’ha mi ha strappato dal nulla. Sta di fatto che a un certo punto il campanello di casa mia ha suonato, Plutarch e Haymitch sono apparsi sulla porta, ed io, ora, sono qui ad aspettare che Katniss esca dal bagno. Mi hanno dato il compito di prepararla per quella che dovrebbe essere una grande, grande, grande giornata: l’esecuzione del Presidente Snow. Finalmente è stato catturato, e oggi morirà per mano della Ghiandaia Imitatrice.
 
“Effie.” Dico.
 
Il mio sguardo si alza dal blocco per gli appunti che ho in mano e si posa su Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme, le stesse che l’hanno ghermita fino a bruciarne la pelle e che hanno ucciso sua sorella. Le sorrido educatamente, quindi ripongo penna e blocco prima di salutarla.
 
“Ciao, Katniss.” Si alza e mi bacia sulla guancia come se non fosse successo niente dall’ultima volta che ci siamo incontrate, la sera prima dell’Edizione della Memoria. “Bé, sembra che ci aspetti un’altra grande, grande, grande giornata. Perché non cominci la tua preparazione? Io passo a trovarti dopo e vediamo come siamo organizzate.”
 
Faccio fatica a guardarla. Faccio fatica addirittura a parlare: è per quello che mi volto in fretta e me ne vado.
 
“D’accordo.” Rispondo alla sua schiena.
 
Mi chiudo la porta della stanza di Katniss alle spalle e per un attimo mi ci appoggio contro. Io e lei non siamo mai state simili, anzi, eravamo perfettamente diverse come il giorno e la notte, eppure ora c’è qualcosa che ci rende uguali: la guerra che c’è stata si è portata via quello che eravamo prima. La guerra ci ha cambiate e non torneremo mai più quelle stesse persone che eravamo.
La vecchia Katniss è stata distrutta. La vecchia Effie è stata distrutta. E a noi cosa rimane di quello che eravamo? Solo macerie e, se ne troviamo la forza, la possibilità di ricominciare una nuova vita.

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NOTE DELL'AUTRICE:

Vi avevo promesso che l'avrei conclusa a una settimana dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo, poi però non ci sono riuscita... Ho letto ciò che avevo scritto, l'ho riletto, letto ancora e riscritto, ancora letto e anche cancellato e rifatto di nuovo. Non so nemmeno come sono arrivata alla conclusione di fare questo ultimo capitolo alternando frasi del libro 'Il canto della rivolta' e frasi scritte da me. Insomma, per farla breve, è stato un 'parto difficile' finire questa fiction... E a dire la verità non so nemmeno se questo finale è davvero quello che volevo. Ad ogni modo ringrazio tutte le persone che hanno letto la fiction, l'hanno seguita e recensita. Vi ringrazio. Vi ringrazio davvero di cuore. Comunque sappiate che anche se non mi decidevo a pubblicare questo ultimo capitolo, non ho smesso di scrivere, indi aspettatevi di leggere altre fiction della sottoscritta. Alla prossima!

-McHardcore