Torno ad anni fa, moltissimi anni fa. Ero seduto nella stessa posizione, su un ripiano di legno: il palco del teatro dove stavo per suonare il mio primo concerto per pianoforte e orchestra, scritto di mio pugno fin da quando ero quindicenne, modificato e perfezionato per altri trent’anni. Ero pronto. Ogni nota, ogni pausa, ogni diesis o bemolle, ogni settima, sesta, dissonanza, sincope; tutto era marchiato a fuoco nel mio cervello, scolpito nella mia memoria.