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Autore: Cilyan    28/10/2012    5 recensioni
Rabbia, frustrazione
gioia , dolcezza.
Amore.
Sono queste le parole che definiscono meglio il rapporto che ho con quel ragazzo tanto misterioso di Bradford.
Giusto che io ho perché in realtà non l'ho mai incontrato e chi mai potrebbe dire di avere un rapporto con qualcuno con il quale non si ha mai parlato? Che poi, tra l'altro lui non sa nemmeno che io esista. Almeno credo.
Insomma come si fa a prendere in considerazione la vita di uno che se ne sta sempre sulle sue, che non ha casa perché i suoi l'hanno cacciato, che vagabonda e chiede l'elemosina in un parco e che muore di freddo solo perché per non essere sporco si butta nel laghetto in ricerca di un po’ di pulizia?
*Zarry*
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Zayn Malik
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“MA NON MI LAMENTO. C’E' CHI STA PEGGIO”

 
Rabbia, frustrazione
gioia , dolcezza.
Amore.
Sono queste le parole che definiscono meglio il rapporto che ho con quel ragazzo tanto misterioso di Bradford.
Giusto che io ho perché in realtà non l'ho mai incontrato e chi mai potrebbe dire di avere un rapporto con qualcuno con il quale non si ha mai parlato? Che poi, tra l'altro lui non sa nemmeno che io esista. Almeno credo.
Insomma come si fa a prendere in considerazione la vita di uno che se ne sta sempre sulle sue, che non ha casa perché i suoi l'hanno cacciato, che vagabonda e chiede l'elemosina in un parco e che muore di freddo solo perché per non essere sporco si butta nel laghetto in ricerca di un po’ di pulizia?
Nessuno. Eppure non mi lamento della mia vita da barbone perché in fondo c'è chi sta peggio no? E poi lo posso osservare ogni giorno , quando corre con le sue scarpe griffate, quando aiuta una giovane vecchietta a portare la spesa o quando da mangiare alle anatrelle dello stagno.
Per me è sempre stato un esempio. Un qualcuno da seguire. Un idolo.
Quei suoi occhi nocciola mi hanno penetrato sin dentro l'anima e non hanno lasciato spazio che a mille e mille lacrime.
Ma non mi lamento. C'è chi sta peggio.
Un giorno mi ha dato un pezzo di pane ed un biglietto con su scritto un indirizzo: era di una casa per orfani. Ma ero troppo grande per andarci, quindi , scossa la testa, mi sono limitato mangiare in silenzio,mentre lui, chino e curioso come un bambino, mi osservava poggiando la testa sulle mani , rette sulle sue gambe tramite i gomiti.
Io, imbarazzato, mi sono poi ritratto nell'incavo dell'albero, la mia unica casa, unico riparo , facendogli capire di voler stare solo e così è stato.
Da allora ho trovato ogni giorno un biglietto diverso e sono sicuro siano tutti suoi. É un mese esatto che va avanti questa storia, ma non c'è mai stato un vero e proprio contatto tra di noi.
Ho appena diciotto anni, ma capisco come vanno certe cose. Capisco che non c’è lavoro per quelli come me. Più volte l’ho cercato e più volte mi hanno buttato via solo per il mio aspetto trasandato.
Tsz... nessuno può capire davvero quanto dolore io provi a rimanere solo, tutto il giorno, ad essere calpestato come se fossi un malato scabroso e contagioso, ad essere guardato dall'alto in basso ogni singola volta.
Ma non mi lamento. C'è chi sta peggio.
Il biglietto di oggi contiene un altro indirizzo. Ne sono curioso. Quelli precedenti erano tutte frasi di incoraggiamento o buoni pasto o per la lavanderia o ancora per i bagni pubblici .Nulla di più. Nulla di meno. Solo cose indispensabili al mio mantenimento giornaliero.
Ma io non li ho mai usati. Li ho sempre dati a chi ne aveva piú bisogno di me. Magari a qualche famiglia che soffoca davvero tra la fame e la miseria.
Una domanda mi è sempre frullata per la testa. E cioè come fa a trovare sempre il momento in cui io non sono presente.
É a dir poco strabiliante. Ma mi rattrista non poterlo vedere piú.
Le ore che dedica alle sue corse sono diminuite. I momenti in cui lo posso vedere giocare con i ragazzini,magari coinvolgendomi con lo sguardo o con il pensiero , sono solo vane speranze.
Ma non mi lamento. C'è chi sta peggio.
Però, quando ho letto questo indirizzo stamani, tra il cielo e le intemperie che annunciano una tempesta senza precedenti, un tifone anomalo, ho raccolto di istinto le mie cose e , trascinandomi per le strade, tra il cielo, i vestiti freddi, le mani ghiacciate e le gambe frementi del fatto di volersi buttare a terra e gridare, sono giunto a destinazione.
Non so leggere, non me lo ha mai insegnato nessuno, ma tra le lettere del nome che è presumibilmente scritto sulla cassetta delle lettere, spicca di certo una "Z".
É l'unica lettera che conosco assieme alla "A", di cui ne vedo scritte a centinai.
Beh forse non proprio centinaia, ma non posso parlare perchè nessuno  mi ha insegnato a contare.
Ma non mi lamento. C'è chi sta peggio.
Sono un giovane diciottenne , eppure di burocrazia e cultura letterario scientifica non so proprio nulla. Le uniche cose che so me le ha insegnate l'atmosfera o la gente che la vive.
Saprei descrivere alla perfezione il momento in cui un fulmine squarcia una grande quercia, il momento in cui si puó prendere o meno un'infezione, il modo casereccio di curarsi da soli, ed altre cose insignificanti.
Suono il grande campanello pieno di speranze ed una signora, con tanto di uniforme e grembiule bianco, mi viene ad aprire.
Ha un radioso sorriso dipinto in volto quando mi vede e corre a scuotere i miei ricci giá arruffati, con molta foga, ma una foga quasi materna direi.
Mi piace. La guardo con i miei occhi verdi e dubbiosi, mentre mi fa cenno di entrare.
Mi sembra tutto così strano e l'istinto mi dice di non fidarmi, di scappare da questa pazzia. Eppure il cielo mi minaccia e così, raccolte le mie cose ormai sparse per terra: uno specchio , un pettine, una foto, dei ricordi di quando avevo ancora una famiglia, mi dirigo dentro casa e mi siedo dove mi viene indicato: in un luminoso salotto.
Sorrido al solo pensiero di sentirmi a casa per la prima volta in dieci anni e quasi mi appisolo, memore delle notti insonni, memore delle paure temporalesche che sempre mi hanno fatto compagnia.
All'improvviso, quando un occhio mi si stava per chiudere, la vecchia e materna domestica, giunse con una meraviglia, mano nella mano, conducendo quella timida creatura dinanzi a me.
Sorrido. Le sue lunga ciglia da cerbiatto sbattono più volte e mi avvolgono tra i loro occhi così chiari e luminosi, forse piú di quella stanza.
Poi, un fulmine, sobbalzo in piedi tremolante , e percepisco forte e nitido un abbraccio.
Degli ordini, una coperta, lacrime calde che mi bagnano il viso e il corpo, il nulla.
Le mani calde del mio sogno piú recondito mi conducono in una stanza, sotto i lunghi fremiti di dolore e paura che mi cospargono il corpo.
- Non temere Harry .-
Come sa il mio nome? Me lo sussurra all'orecchio ed io rimango spiazzato. Non so minimamente come o cosa rispondere, o meglio non ci riesco. Svengo.
Ma non mi lamento perchè c'è davvero chi sta peggio.
Ho la febbre alta e deliro, deliro chiamando il nome di mia madre, mio padre. Strappo le coperte, mordo delle dita: le sue, divoro aria a bocconi ampi e vuoti.
Muoio quasi, ma  sto bene in fondo, perchè finalmente sono a casa.
Gli occhi sono socchiusi in un sogno, un sogno senza precedenti: qualcuno mi abbraccia, qualcuno mi bacia, qualcuno mi spoglia e mi lava.
Qualcuno, sempre lo stesso, sempre le stesse mani mi rivestono, carezzevoli, tutte le membra e mi avvolgono in coperte pulite, nuove, lavate con perlana forse.
Ne sento l'odore. Quando si vive per strada si impara a cogliere ogni singolo odore , anche quello del detersivo. E si sa , i detersivi famosi sono quelli che si riconoscono ad un primo impatto. Ancora deliro e sudo e grido e strappo gli argini dei miei neuroni e con essi i miei ricci, ben puliti e in profumati dal mio salvatore.
Passano tre, quattro giorni, quindici, ed ancora soffro, ma la febbre è passata
"Polmonite , ha sentenziato una voce fuori campo e - passerà col riposo, signor ...-
- Malik -
- Malik - ha replicato l'altro.
- Zayn Jawaad Malik.Mi chiami pure Zayn dottore e grazie di aver sostituito il dottor Silver, attualmente fuori città. Non so come avrei fatto senza di lei. Con questa intemperie che va avanti da giorni nessuno vuol mettere piede fuori di casa - a queste parole ho sentito una mano stringere la mia. Una diversa. Quella della domestica: Loren.
Sembra che questa brava donna sia molto premurosa con il padrone di casa e che lo tratti non come un superiore, ma come un figlio. Sembra quasi lei la governante e questo mi piace. Zayn deve essere un uomo estremamente buono.
- O non se ne preoccupi. Arrivederci Zayn-
-Arrivederci - Ho sentito una porta chiudersi , poi delle voci in lontananza, poi una minestra bollente, la minestra bollente, che ogni giorno Loren mi prepara, insinuarsi nella mia bocca, lentamente.
Sorrido pensando a quanto, finalmente mi senta bene, anche se la tosse mi ha segnato a vita, lo sento.
Una vita al freddo non ripaga nemmeno un giovane come me.
Ma non mi lamento. C'è chi sta peggio.
Sento le braccia forti di Malik cingermi il collo e delle labbra amorevoli calarsi sul mio orecchio, rassicuranti. Ed è bellissimo.
La signora domestica si è ormai dileguata e nella stanza regnano sovrani solo il mio respiro lungo ed affannato ed il corto e deciso, da atleta.
- Harry – come sa il mio nome mi chiedo ancora? Non me ne importa piú di tanto, ma sono un ragazzo curioso per natura.Ad un certo punto mi rammento del tatuaggio che feci quando qualcuno mi lasció una banconota decente:
" Dead Harry ".
L'ho sul polso destro ed è ben visibile quando ho le maniche alzate, specie se si tratta di quelle vecchie e logore che ho indosso di solito.
Sbatto gli occhi non con poca fatica. É passato un mese e finalmente le mie forze sembrano riuscire a spingermi alla parola.
- grazie - dico peró a malapena, cadendo nuovamente nel silenzio.
Un altro bacio mi percorre l'anima e il sorriso che scava le mie guancie in due piccolissime fosse.
- No, non grazie. Non ringraziare. - dice soltanto il mio salvatore.
É un ricco, l'ho capito, eppure ha salvato un mendicante come me.
- Sto...sto per mo...morire?- le lacrime mi calano sugli occhi e
le sue mano carezzevoli asciugano ,servendosi dei pollici, ogni goccia del liquido immenso che pare accompagnare ogni mio battito di ciglia, ogni mio colpo di tosse.
- No. Harry
Hai solo bisogno di tempo -  e sento le mani tremolanti e gambe mollicce. Nonostante lui mi dica che guariró io non vedo via di scampo e avvampo nel sentire le sue mani scostarmi i ricci ed immergerci delicatamente le mani.
Tossisco di nuovo .Sputo sangue. Ma non mi lamento. C`è chi sta peggio.
Ricado nella mia agonia febbrile e vi resto ancora per un mese finchè tutto passa.
I continui sciroppi amari, le medicine buttate al vento nelle crisi isteriche, i grazie nelle lacrime, Zayn che restava a studiare per la sua università giorno e notte, mentre io, ignorante, non conosco neanche l'inglese, mi hanno fatto un'ingente compagnia.
Ma non mi lamento, perchè c'è davvero chi sta peggio.
É una bella giornata quella in cui apro gli occhi ed trovo il medico visionarmi il torace allo stesso ritmo del cinguettio degli uccelli. Sembra quasi primavera.
Loren mi porta un cornetto e del latte caldo: a quanto pare niente minestrine oggi.
L'ennesimo grazie da parte mia si bipartisce nell'aria assieme alle mie lacrime, lacrime che ricadono sui capello addormentati di Zayn.
-Styles...- sibila - Edward...mmm..Harry .- da quando gli ho detto il mio nome completo durante uno dei miei deliri sembra averci preso gusto a chiamarmi per completo.
Sbatte quelle lunghe ciglia perfette e ringrazia il dottore, ancora una vita, chiedendo a tutti di lasciarci da soli.
Poi si siede vicino a me sul letto e mi scosta un ciuffo ribelle.
-Mangia - mi dice , alzandosi di poco le maniche della sua camicia in seta. Ma io non oso toccare cibo .Mi limito a fissarlo stupito.
Non ho mai visto nulla di così tanto invitante e sostanzioso, ma non muovo un muscolo.
- E va bene - lo osservo prendere il cornetto e farlo a metà.
Una la mangia lui e l`altra la porge a me, ma io non reagisco.
Ancora una volta prende il cornetto e silenzioso se lo porta alla bocca . - come vuoi.Lo hai voluto tu- ne mastica un poco e poi mi si avvicina , facendone scorrere il contenuto nella mia bocca, con la lingua. Un pó come fanno gli uccelli con i loro piccoli.
Sono totalmente sconvolto dal suo gesto, ma mi piace.
É un contatto che ho sempre desiderato e lo accetto.
Lo accetto anche se questo significa vergogna e disonore.
Si sta per staccare , non appena vede che ho preso il pezzo di cornetto, ma non resisto e lo attraggo a me.
Lui, dal canto suo, mi stringe forte per i fianchi e muove la sua lingua all'interno della mia bocca.
Mi fa stendere e mi fa mangiare tutto io cornetto, lentamente, facendo giocare le nostra bocche.
Quando ormai non ne rimane nessuna briciola si stacca, col fiato corto quasi quanto il mio malato e mi abbraccia.
Lo guardo con le labbra rosse e gonfie , mentre mi avvicina il latte alla bocca.
- Su bevi.Non vorrai essere imboccato ancora.Anche se non mi dispiacerebbe...- mi carezza il dorso della mano , notando quanto io sia arrossito, e mi fa sedere di poco, quanto basta per bere tutto il liquido che mi offre.Poi, posata la tazza sul comodino.Mi si siede a cavalcioni sul ventre e si muove su e giú.
Il mio fiato diventa sempre piú corto e le sue mani sempre piú indiscrete.
Ma ad un tratto si ferma. - Ti amo Harry - mi abbraccia e si addormenta su di me, cercando di non gravarmi troppo a causa della mia difficoltà .
- Anche io ti amo.Zayn - chiudo gli occhi speranzoso.
Ora si che posso morire in pace 



BUONA SERA!
allora , come mio solito pubblico tutto quello che mi passa per la capoccia...perdonatemi .
Beh se vi va recensite, altrimenti mandatemi pure a quel paese XD
Con tanto afffetto
fat

  
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