Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: katvil    28/10/2012    3 recensioni
Una donna sulla quarantina si accorge che forse la sua vita inizia a starle stretta. Un incontro particolare sconvolgerà la sua esistenza
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Come ogni notte, Claudia rientra in casa stanca. Appoggia le chiavi sul mobile a destra della porta, quello che le ricorda tanto la casa di sua madre, si toglie le scarpe dando un po’ di respiro ai piedi costretti da troppe ore su dei veri e propri trampoli poi va in camera, facendo attenzione a non svegliare Pier. Ma quella notte c'è qualcosa di diverso, qualcosa che non può ignorare. Si spoglia e s’infila sotto la doccia. Apre l’acqua: aspetta che diventi bollente, come se il vapore sprigionato servisse a nascondere la realtà. Poi prende una spugna e inizia a sfregare la sua pelle fino quasi a staccarsela: vuole lavare via tutto di quella sera, ma i ricordi non puoi cancellarli con lo scorrere dell’acqua, quelli non finiscono nello scarico. Si siede in un angolo, le gambe raccolte vicino al petto, la testa chinata fra le ginocchia e piange. Le lacrime escono come un fiume in piena dai suoi occhi verdi come il mare e si confondono con l’acqua che esce dalla doccia: come aveva potuto arrivare a questo punto? Perché si era spinta così oltre? Con che faccia avrebbe guardato Pier domani, al suo risveglio? Poi un lampo le passò nella mente. E se non fosse tutto sbagliato? E se davvero lei non fosse la brava mogliettina tutta casa e famiglia che vuol far credere?

 ****

 Era da qualche mese che sentiva che la sua vita le andava stretta: certo, amava Pier, ma il ruolo di moglie devota che passa le sue giornate a resettare casa, fare la spesa, cucinare per il maritino iniziava a non bastarle più. Voleva altro dalla vita. Così decise che doveva trovarsi un lavoro, ma non era la cosa più facile al mondo… Poi una mattina, mentre stava seduta al bar del centro commerciale leggendo il giornale e bevendo il suo cappuccino, ha visto lui. Sulle prime Claudia ha cercato di non dargli troppo peso, non era solita dare confidenza agli sconosciuti, ma doveva ammettere che quel uomo misterioso aveva attirato la sua attenzione: moro, occhi verdi, una maglietta scura che faceva intravedere dei pettorali ben scolpiti. Anche lei non passava certo inosservata: capelli lunghi e neri, occhi verdi e fisico disegnato da anni di nuoto a livello semi-agonistico. Ad un tratto le si è avvicinato.
“Buongiorno. Mi perdoni se mi sono avvicinato, ma quando l’ho vista ho pensato che era davvero un peccato che una così bella donna facesse colazione da sola.”
Certo, l’approccio non era dei più originali, ma c’era qualcosa in quel uomo che l’attirava così gli sorrise.
“Posso sedermi?”
“Prego, siamo in un luogo pubblico…” Cercava di mantenere un atteggiamento distaccato, ma sapeva già che non sarebbe durato molto.
“Mi chiamo Alex, con chi ho il piacere di parlare?”
“Claudia” Rispose fingendo di non staccare gli occhi dal giornale, ma in realtà il suo sguardo era attirato da quello sconosciuto. Finito il cappuccino si alzò e andò verso la cassa per pagare
“Lasci almeno che le offra la colazione”
Claudia pensò che una colazione pagata non si rifiutava mai così ringraziò Alex e sparì verso il supermercato perdendosi tra gli scaffali e dimenticando quell’incontro. O almeno pensava di averlo dimenticato.
La sera, mentre stava cenando con il marito, i pensieri tornarono a quella mattina, a quel uomo così misterioso che l’aveva colpita.
“Che c’è Claudia? E’ successo qualcosa?” Pier ormai le leggeva in faccia. Si conoscevano da una vita, da quando quel giorno in seconda liceo si erano scontrati nel corridoio. I libri di Claudia erano finiti tutti a terra e lei era già pronta a sbranare quell’idiota che le era piombato addosso all’improvviso. Quando però incrociò lo sguardo mortificato di Pier, quegli occhi azzurri come il cielo che la guardavano implorando perdono si scordò tutti gli improperi che voleva lanciargli.
“Scusami tanto… stavo facendo il cretino con i miei amici e non ti ho vista arrivare…”
“Non importa…” sbiascicò mentre cercava di raccogliere tutte le sue cose nel minor tempo possibile. Si sentiva imbarazzata. Quello sguardo aveva fatto vacillare tutte le sue sicurezze.
“Permettimi almeno di aiutarti…” Pier si chinò per raccogliere un libro e in quel momento la sua mano sfiorò quella di Claudia: lei sentì il cuore battere come se volesse uscirle dal petto. Era già innamorata persa di quel biondino dagli occhi di cielo che era forse un po’ maldestro, ma l’aveva conquistata anche per questo.
Da quel giorno non si erano più lasciati e oramai erano quasi vent’anni che si amavano. Da due anni erano sposati, ma non avevano ancora figli. Non che non li stessero cercando… semplicemente non arrivavano… forse un giorno…
“Allora Claudia? Cosa è successo?”
“Niente perché? Sono solo un po’ stanca, oggi ho girato tutto il giorno…” Sapeva che stava mentendo: la sua mente tornava a quella mattina, a quell’incontro così misterioso e intrigante.
“Trovato qualcosa?”
“No, niente di che.. domani vado al centro per l’impiego e vedo se è uscito qualcosa di buono…”
“Non capisco cosa sia questa tua voglia improvvisa di lavorare. Non ne hai bisogno, posso mantenerti tranquillamente io con il mio lavoro…”
“Pier, te l’ho detto già un milione di volte, sono mesi che parliamo di questa cosa. Fare la mogliettina mantenuta non mi basta più, voglio la mia indipendenza.”
“Certo, ti capisco. Lo sai che non ci sono problemi per me. Volevo solo rassicurarti sul fatto che non hai alcuna fretta.” Pier era sempre così attento nei confronti di Claudia, sempre pronto ad assecondare ogni sua esigenza. Non era un uomo remissivo, uno di quelli senza palle, anche lui aveva il suo bel caratterino e quando era ora di farsi valere sapeva anche alzare la voce, ma era sempre pronto a capire le esigenze di Claudia e ad assecondarla nei suoi progetti. Lei poggiò una mano sulla sua e gli sorrise cercando di nascondere i suoi pensieri.
Il giorno dopo Claudia si era recata al centro per l’impiego, ma non aveva trovato niente così era tornata al centro commerciale a sbirciare la bacheca degli annunci: a questo punto andava bene qualsiasi cosa. Dopo tutto aveva quasi quarant’anni, non era una ragazzina da poter assumere come apprendista perciò non aveva una gran scelta. Ad un tratto sentì una presenza dietro di lei: riconobbe quel profumo.
“Siamo in cerca di lavoro?”
“Mmmm…” Mugugnò senza voltarsi fingendo d’ignorare la presenza alle sue spalle
“Deve aver trovato qualcosa d’interessante… Sono dieci minuti che non toglie lo sguardo da quell’annuncio.”
Che faceva questo? La stava spiando? Normalmente la cosa l’avrebbe irritata parecchio, ma in quel momento non trovò niente di meglio da fare che voltarsi e sorridere. Alex era lì, alle sue spalle stretto nel suo giacchino di pelle nera.
“Allora? Ha trovato qualcosa di buono?”
“No… niente di che…” Claudia rispose sconsolata, ormai si era quasi rassegnata al fatto che non avrebbe mai trovato un lavoro.
“Bene!” L’entusiasmo e l’enorme sorriso con cui Alex pronunciò quella parola fecero saltare i nervi a Claudia: che faceva quello? La prendeva per i fondelli? Ma prima che lei potesse aprire bocca, l’uomo cercò di aggiustare il tiro “Cioè… non sono felice del fatto che non abbia trovato un lavoro… o meglio.. lo sono… cioè.. ooooooh insomma…. Ecco…” La faccia contrariata di Claudia l’aveva destabilizzato “Veniamo al dunque: ho un pub e sto cercando qualcuno che la sera stia dietro il bancone e visto che lei sta cercando lavoro…”
“Ma io non ho alcuna esperienza nel campo…”
“Non importa, mi basta la voglia di fare”
“Quella non mi manca di certo!”
“Allora è fatta! Le va di iniziare… stasera?”
“Si… certo!” Un sorriso si aprì sul viso di Claudia: finalmente aveva trovato un lavoro!!! Certo, Pier non sarebbe stato entusiasta del fatto che lei lavorasse di sera, ma alla fine era l’unico lavoro che era riuscita a trovare poi sembrava essere una cosa divertente.
“Questo è l’indirizzo del pub, la aspetto per le 19, Signorina Claudia” La sua mano sfiorò quella di Alex che le porgeva il biglietto da visita del pub e sentì come una scossa percorrerle tutto il corpo. La cosa la spaventò, ma al contempo la intrigava.
Così da quella sera aveva iniziato a lavorare al pub dalle 19 fino alle 2 del mattino. Il lavoro le piaceva parecchio, nonostante i brontolii di Pier che non era molto convinto del fatto che la moglie passasse tutte le sere fuori. Però la vedeva finalmente radiosa ed entusiasta perciò si faceva piacere per forza la situazione.
Con Alex ormai era nata una bella amicizia, erano molto complici. Non si comportava affatto come un “capo” e questa cosa metteva un po’ a disagio Claudia, anche se non lo dava a vedere. Tutto procedeva nel migliore dei modi, fino a quella sera.
Alex arrivò al pub alle 21, come al solito, ma aveva un’espressione diversa dal solito.
“Ciao Alex!” Claudia lo salutò da dietro il bancone e si accorse subito che c’era qualcosa di diverso nello sguardo dell’uomo.
“Ciao Claudia… Quando stacchi non scappare come al solito, stasera ho bisogno di parlarti…” Gli occhi di Alex erano strani, sembrava quasi che cercasse di evitare il suo sguardo. Ecco… lo sapeva che non poteva durare… sicuramente voleva licenziarla per mettere al suo posto una qualche ventenne con le tette in bella mostra. Alle 2 Claudia andò nel retro per prendere la giacca.
“Aleeeex! Sto staccandooo!”
“Sono qua, ti stavo aspettando.”
La voce di Alex che proveniva da un angolo dello sgabuzzino la fece sussultare: non si aspettava di trovarlo lì, seduto in un angolo al buio.
“Dimmi… volevi parlarmi…” L’espressione del uomo non era proprio quella di chi voleva licenziare qualcuno. C’era una strana luce nei suoi occhi, una luce che metteva i brividi a Claudia.
“Claudia… non so da dove cominciare…” Alex si alzò per avvicinarsi a lei che stava in piedi, stretta nel suo cappotto nero.
“Se mi vuoi licenziare per rimpiazzarmi con una ventenne tettona ti capisco. So che una quarantenne non attira i clienti così come può fare una sgallettata, ma io…”
“Sshhhhhhh!” Alex la zittì posando un dito sulle sue labbra “No Claudia, niente licenziamento. Io… io…” Alzò lo sguardo che fino a quel momento era rimasto fisso sul pavimento. I suoi occhi verdi s’inchiodarono in quelli di Claudia “Io.. mi sono innamorato di te” Neanche il tempo di rendersi conto di quello che aveva sentito che le aveva già schioccato un bacio sulla bocca. Claudia lo respinse e scappò di corsa fuori da quello sgabuzzino. Appena arrivata in macchina si sedette. Sentiva il cuore battere all’impazzata, aveva la pelle d’oca e lo stomaco era tutto in subbuglio. Avrebbe voluto tornare in dietro, dire ad Alex che era uno stronzo, chiedergli come cavolo gli era saltato in mente di baciarla, ma non lo fece. Non era che forse la cosa non le era poi dispiaciuta così tanto? Chiuse gli occhi e riassaporò le labbra di Alex. Il giorno dopo non disse niente a Pier di quello che era successo, tanto pensava non avesse nessuna importanza perciò era totalmente inutile farlo agitare per una sciocchezza del genere.
Per un paio di giorni non andò al pub dandosi per malata, ma non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi verdi, quelle labbra carnose. Spesso si accorgeva di essere ad occhi chiusi assaporando nella sua mente quella lingua che si era infilata prepotentemente nella sua bocca. Anche Pier si era accorto che c’era qualcosa di strano nella moglie, ma non chiedeva, forse per paura di ricevere una risposta che non gli sarebbe piaciuta. Poi si decise ad affrontare la situazione: in fondo non voleva rinunciare al suo lavoro e nel suo inconscio non voleva rinunciare neanche ad Alex. Quando la vide entrare Alex le si avvicinò. Sentì il cuore sussultare e un brivido le corse lungo la schiena.
“Ciao… credevo non saresti tornata più. Senti.. mi dispiace per l’altra sera… non vol..”
Claudia lo zittì “Basta, non ne parliamo più. Consideriamolo un capitolo chiuso ok? Sono qua per lavorare e basta. Facciamo come se non fosse successo niente ok?”
“Ok… come vuoi…” Disse lui abbassando lo sguardo.
Dentro di se sapeva che non sarebbe stato facile ignorare certe sensazioni, certi ricordi che riaffioravano nella sua mente ogni volta che incrociava lo sguardo di Alex. Si sentiva i suoi occhi addosso ogni minuto, infatti ogni volta che alzava lo sguardo per porgere le ordinazioni ai clienti al banco lui era lì, con quei pezzi di giada che la scrutavano da lontano. Capiva che lui la voleva e anche lei sapeva che qualcosa le stava crescendo dentro, un qualcosa che sentiva di non poter ignorare ancora per molto. Per un paio di settimane era riuscita ad evitare di trovarsi sola con Alex uscendo prima della sua collega, ma quella sera Paola era dovuta scappare a casa un’ora prima della chiusura.
Alle 2, come al solito, si recò nello sgabuzzino per prendere la giacca e tornare a casa
“Aleeeeeeeeeex! Io vadoooooo!”
In quel momento sentì una mano che le si posava sulla bocca
“Ssssshhhhhhhh! Sono qua…” Alex la voltò e si trovò a fissarlo dritto negli occhi. Poi le si avvicinò e iniziò a baciarla, prima delicatamente e poi con foga sempre crescente. Avrebbe dovuto respingerlo, urlagli in faccia chiedendogli cosa credeva di fare, ma non poteva: era paralizzata da quello sguardo, da quelle labbra, da quel sapore che si stata spargendo nella sua bocca. Sentiva le mani di Alex scorrerle lungo la schiena, sotto la maglietta a cercare il gancio del reggiseno per aprirlo. Le sue dita che scorrevano sulla sua pelle, le sue labbra sul collo… Si rese conto che anche lei lo stava accarezzando: senza accorgersene gli aveva slacciato la camicia e stava toccando i suoi pettorali scolpiti. Ad un tratto Alex si fermò: la guardò come in cerca di conferme, come a voler capire se anche lei voleva andare oltre. Claudia fissò quei pezzi di giada che aveva davanti: sentiva il cuore batterle come se volesse scoppiare, il respiro era affannato e lo stomaco sembrava un nido di farfalle impazzite. Strinse Alex a se con una mano mentre con l’altra cercava di slacciare la cinta dei pantaloni. Lui la sollevò con un braccio e le poggiò la schiena contro il muro mentre con l’altra mano le sfilava gli slip.
Mentre si rivestiva le passò nella mente l’immagine di Pier a casa che l’aspettava e realizzò cosa era successo. Guardò Alex che si riallacciava la camicia con aria compiaciuta e sentì un groppo in gola. Raccolse la borsa, s’infilò la giacca e corse via, fuori da quello sgabuzzino, come se allontanarsi da lì potesse scacciare il senso di colpa che aveva dentro. In macchina iniziò a piangere a dirotto: non poteva credere di aver fatto una cosa del genere. Cosa avrebbe fatto adesso? Con che faccia avrebbe guardato Pier? Si sentiva sporca e si faceva schifo da sola.

 ****

 Chiude l’acqua, prende l’asciugamano e se l’avvolge intorno al corpo. Poi si guarda allo specchio: i suoi pensieri corrono ad Alex, alle sue mani sul suo corpo, alla sua bocca. E se fosse quello che voleva veramente? E se la vita con Pier non le bastasse più? Si asciuga, infila il pigiama e si sdraia nel letto. Si volta a guardare il viso di Pier che dorme: sembra un angelo. Le tornano alla mente le parole che sono uscite dallo stereo della macchina pochi minuti prima

 Protect me from what I want...
Protect me protect me[i]

 Stringe forte Pier, come se avesse paura che potesse sparire da un momento all’altro “Proteggimi da quello che voglio. Proteggimi…” e solo allora si rende conto di cosa vuole veramente: che quell’abbraccio non finisca mai.
“Sei tornata…” Pier la guarda con gli occhi mezzi chiusi ancora immerso nel dormiveglia
“Si, sono qua e non me ne andrò più.”


[i] Frase tratta dal brano “Protect me from what I want” dei Placebo



   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: katvil