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Autore: dreamlikeview    28/10/2012    18 recensioni
Dal testo:
Harry Styles era solito raccontare le favole ai suoi fratellini minori.
Harry Styles era solito immaginare un “eroe” che lo salvasse dalla sua monotonia.
Harry Styles sperava solo che il fantomatico Peter Pan esistesse.
[Alto contenuto Larry, accenno Zarry.]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'All about them.'
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You said
I love you like the stars above 
I'll love you till I die;
There's a place for us.
(Romeo and Juliet - Dire Straits) 

 


 
Harry Styles era solito raccontare le favole ai suoi fratellini minori.
Harry Styles era solito immaginare un “eroe” che lo salvasse dalla sua monotonia.
Harry Styles sperava solo che il fantomatico Peter Pan esistesse.                                                 
Aveva letto le sue avventure da bambino, e sperava che il bambino, che non era mai cresciuto, bussasse alla sua finestra e lo portasse via. Lui era solito immaginare che Peter esistesse, solo per poter sfuggire alla monotonia della sua vita, e per sfuggire – suo malgrado – alla triste realtà.
In quegli anni, correva la Guerra Fredda in tutto il mondo, e il giovane Harry, figlio dell’ammiraglio Styles, che aveva condotto gli Alleati durante la sconfitta del terzo Reich, doveva arruolarsi per forza essendo lui il maggiore della famiglia.
Ma Harry sognava tutt’altra vita, e non voleva diventare grande. Il padre non accettava nemmeno il fatto che lui fosse omosessuale. Insomma, quale padre avrebbe accettato questo dal proprio figlio? Quale ammiraglio avrebbe mai accettato questo?
Harry Styles era destinato alla leva,e alla guerra. Per essere “messo in regola” dalle dure regole dei militari.
Per questo motivo, Harry Styles sperava nell’arrivo di Peter. Nelle storie di fantasia, che aveva letto da bambino Peter arrivava da Wendy e la salvava. Perché a lui non poteva capitare?
“Harold, insomma basta raccontare frottole ai tuoi fratelli, non vorrei che crescano come te” – lo rimproverò l’ammiraglio entrando in camera. Harry sospirò e si buttò sul letto.
“Non lo farò più. Hanno solo otto e undici anni, è meglio per loro che sappiano lavorare di fantasia.”
L’uomo sulla cinquantina sbuffò sonoramente, regalando una sberla in piena faccia al figlio, che si raggomitolò sul letto.
Harry, il ragazzo dai bellissimi occhi verdi, e dai capelli ricci che avrebbero fatto invidia ad una donna con la permanente, si mantenne la guancia, accusando il colpo senza battere ciglio.
Il padre lo guardò ancora duro.
“Non raccontare frottole ai tuoi fratelli, Harold.” – ribadì.
Il riccio lo guardo torvo.
“Non c’è ancora la censura di parola, padre. Posso dire quello che mi pare ai miei fratelli.”
L’uomo lo guardò ancora duramente.
Harry mantenne lo sguardo sul padre, non voleva soccombere, non stavolta.
“Non sfidarmi, Harold, mi sono trattenuto quando hai detto di essere una feccia. Adesso non peggiorare le cose.”
“Io non sono una feccia. L’amore non ha limitazioni, ma cosa vuoi saperne tu?”
L’uomo non si trattenne, e afferrò il figlio per un braccio.
“Ritira quello che hai detto, Harold.”
“Mai. Ho detto la verità. Sei un insensibile, padre. Sei solo uno che non vede al di là del suo naso, e se la mamma non te lo fa notare, ci sono io!”
Il padre lo lanciò malamente a terra, e lo sovrastò con il suo corpo.
Harry tremò impercettibilmente. Non gli avrebbe fatto del male, c’erano i suoi fratelli di otto e undici anni davanti, non poteva esagerare, non poteva picchiarlo, non davanti ai fratellini.
Respirando forte, cercò di mettersi seduto decentemente contro il muro. Cercò in tutti i modi di darsi un contegno. Anche se un rivolo di sangue fuoriusciva dal suo labbro inferiore, a lui non importava, stavolta il padre non avrebbe avuto la meglio su di lui, sarebbe stato più forte, oggi.
“Su, fa l’uomo, Harold, alzati in piedi.” – lo sfidò l’uomo.
Harry lo guardò, sfidandolo con lo sguardo e si alzò in piedi, reggendosi al muro. Doveva ricordarsi che il padre era un uomo che aveva fatto la guerra, e sapeva come prendere i prigionieri. Sì, perché lui in quel momento era solo un prigioniero. Si sentiva prigioniero in camera sua, si sentiva in galera. Sentiva che da lì non sarebbe uscito vivo, non quella sera. Stava sfidando troppo il padre.
E il cuore nel petto di Harry batteva forte. Batteva tanto forte che sembrava urlargli “Scappa, Harry, scappa finché puoi!” oppure “Salvati, salvati Harry!”
Ma Harry era duro. Harry non si sarebbe abbassato al volere del padre. Harry era un combattente.
Il  padre sorrise maligno.
Harry deglutì vedendo quel sorrisetto. Lo conosceva bene.
Harry deglutì spaventato. Ma non lo diede a vedere.
L’uomo che lo sovrastava con la sua figura enorme, brandiva in mano la cintura dei pantaloni.
Quando l’ha sfilata?Pensò Harry incredulo.
Doveva impedire ai fratellini di vedere quello, perché per lui l’unica cosa che contava erano loro.
Harry non amava nessuno all’infuori dei suoi fratellini e sua madre.
Sì, sua madre. Anche se lo lasciava spesso in balia di quel mostro, la madre era la persona più importante della sua vita; l’aveva accettato quando aveva confessato il suo amore per il suo stesso sesso, e aveva accolto a braccia aperte il suo fidanzato dell’epoca, un certo Zayn Malik,un ragazzo pakistano che la madre aveva subito amato, perché dolce, sensibile, amorevole. Ma il padre no, perché era mulatto ed era un ragazzo.
L’aveva illuso, gli aveva promesso un bel futuro, e invece lo aveva fatto arruolare, portandolo alla morte sicura. Non aveva sue notizie da una vita. Poi aveva conosciuto un altro ragazzo, con il quale era solo amico, Niall Horan – irlandese arrivato ad Holmes Chapel a causa della guerra che imperversava anche in Irlanda -  biondino con gli occhi azzurri, un vero principe e un vero amico per Harry; ma il padre non aveva accettato nemmeno la loro amicizia e l’aveva rispedito a Mulligar, per solo dio sa quale motivo.
E poi l’ultimo dei suoi amici, Liam Payne, ragazzo delle Midlands West, dai profondi occhi color miele e i capelli ogni volta sistemati in modo diverso – più etero di suo padre – il padre aveva dato di matto, urlando come una checca isterica, impedendogli di vederlo.
Harry non ne poteva più. Odiava tutto quello.
Con quel brandello di coraggio che gli rimaneva, guardò ancora il padre con aria superiore.
“Non ho paura di te, e non farai mai niente davanti ai piccoli. Lo sai che la mamma non vuole.”
“Tua madre non c’è. Siete sotto la mia custodia ora, Harold. Decido io come educarvi.”
“Ti costa tanto chiamarmi Harry?” – sbottò –“odio essere chiamato Harold,lo sai bene!”
Primo fendente di cintura lo colpì sulla guancia.
Harry tentennò, reggendosi la guancia e appoggiando la  mano libera al muro. Era in trappola.
“Pensi di intimorirmi?” – sfidò.
L’uomo non se lo fece ripetere due volte, tirò un altro fendente, colpendolo sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia e dovunque gli capitasse a tiro.
“Papà, papà basta!” – urlò il più piccolo dei fratellini di Harry, Brad. Il piccoletto saltellava per fermare il braccio del padre che colpiva senza pietà il suo fratellone.
L’uomo con una manata pesante, spostò il bambino, lanciandolo in braccio al mezzano, Arthur.
Harry si sforzava di non piangere, ma quando vide il fratellino colpito da quell’uomo senza pietà, scattò in piedi, e spintonandolo. Lo fece cadere all’indietro, e afferrati i due fratellini per le braccia, li spinse nel ripostiglio, chiudendolo a chiave.
“Tu. Non. Devi. Toccare. I. Miei. Fratelli.” – sibilò Harry all’uomo, che in quel momento non considerava nemmeno padre, no lo considerava solo un uomo che non aveva niente a che fare con lui, lo considerava uno sconosciuto. Un nulla.
“E tu devi smetterla di comportarti come un eroe. Lo vuoi capire che nessuno ti salverà dal tuo destino?”
“Io sono spacciato, ma io salverò i miei fratelli, posso giurartelo.”
L’uomo rise malefico, e colpito di nuovo il figlio con la cintura uscì dalla camera. Harry teneva saldamente nella mano la chiave della porta del ripostiglio, dove aveva nascosto i fratelli, si era giurato che l’avrebbe protetti da tutto e da tutti, perfino da loro padre. Perché Harry sentiva di non potercela fare, sentiva di non avere scampo, sentiva di non avere speranza. E prima di svenire, sotto i colpi del padre sentì la risata malefica di quest’ultimo, che era riuscito a rubargli la chiave e si apprestava a dare lo stesso trattamento ai più piccoli per pura vendetta, ma troppo debole, Harry non riuscì ad alzarsi da terra, e sentì solo il cigolio della porta e quest’ultima che veniva chiusa a più mandate.
“E che questo ti serva da lezione.” – disse il padre, allontanandosi dalla porta.
Fu così, che Harry si lasciò svenire contro quel muro, che di familiare non aveva nulla.
-
Quando Harry rinvenne, si trovò di fronte due occhi azzurrissimi.
Gli sembrò di aver visto un angelo, tanto che fossero azzurri, davanti ad essi un ciuffetto ribelle penzolava.
“Sono.. morto?”
“Ma cosa dici Harold?”
“Ho visto un angelo..” – sussurrò il giovane.
L’altro giovane scoppiò a ridere, e oddio, Harry giurò di aver sentito il suono della risata di un angelo.
Harry sentì che quel suono era il più bello che avesse mai udito in tutti i suoi anni di vita. Una risata come quella era difficile da non ricordare, per questo era sicuro di non conoscere quel giovane, e cosa poteva essere, se non un angelo?
“Credo di non capire..” – il riccio si tirò leggermente su, contro il muro, mettendosi a sedere.
Si trovò di fronte il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Un angelo, un adone, un ragazzo bello quanto il David di Michelangelo.
Un dio greco, uno di quelle leggende..
“Beh, in teoria mi chiamerei Louis, Louis Tomlinson, ma per te, posso essere il tuo Peter Pan.”
Harry spalancò gli occhi.
Cosa significava? Non aveva senso questa cosa.
Insomma. Come faceva a sapere che lui era in cerca di un Peter? Come faceva a sapere che voleva fuggire?
Louis, il giovane appena entrato, lesse il suo sguardo smarrito e si decise a parlare.
“Beh, devi sapere che a me piacciono le tue storie.. e siccome non ho nessuno.. mi apposto sempre fuori la tua finestra..” – alzò le spalle con nonchalance.
“Mi piace la storia di Peter Pan, lo sai?” – continuò con quel maledetto sorriso sul viso.
“Io sono come lui, non voglio diventare grande. Chi vorrebbe? Con tutta questa guerra..”
“Ti capisco, anche io non vorrei.. ma..”
Louis lo fermò con una mano, tappandogli la bocca.
“Facciamo così.”- iniziò la sua proposta-“adesso io ti curo, ti tolgo questi brutti lividi, e tu esci con me da quella finestra, e vivi almeno per una notte, ci stai?”
Il giovane dai capelli ricci annuì. Sorrise cercando di mettersi in piedi, ma ricadde malamente.
Ma prima che potesse toccare terra, le forti braccia di Louis lo sostennero portandolo verso il letto e poggiandolo sopra.
Il ragazzo gli sorrise riconoscente, e si lasciò accudire.
“Louis, spiegami.. perché?”
“Ci credi all’amore, tu?” – chiese a bruciapelo.
Harry ripensò a Zayn, ripensò alle belle sensazioni che aveva provato nel periodo che aveva vissuto con lui, ricordò la loro prima volta, ricordò ogni singola cosa. Dai gesti dolci di Zayn, che arriva va anche a portargli a casa un mazzo di fiori, pur di vederlo sorridere, alle sue coccole che spesso e volentieri finivano nell’atto massimo dell’amore. Loro non se ne importavano di nulla, e Harry lasciandosi a quei pensieri, si lasciò scappare una lacrima ed annuì subito dopo.
“Sì.. ci credo..”
“Ecco io lo faccio per amore.” – disse Louis tranquillo.
Ma cosa diceva? Cosa blaterava? A stento si conoscevano.
“Lo so che mi stai prendendo per pazzo. Ma lascia che mi spieghi, non amore nel senso di amore.. amore.. nel senso di affetto. Harry, tu non ti rendi conto di quello che hai fatto per me indirettamente. Raccontavi le favole ai tuoi fratelli, ed era come se le raccontassi a me, ed io mi son sentito meno solo. Harry.. io.. so che tu non amerai mai nessuno come amavi Zayn, sì ho sentito anche questo. Ma permettimi di renderti felice almeno stanotte.. voglio sdebitarmi con te per quello che hai fatto per me, me lo permetti?”
Harry deglutì. Era uno stalker o cosa?
Beh, se fosse stato uno stalker non lo avrebbe soccorso, e poi parlava delle favole, mica d’altro.
Decise di fidarsi. Forse quegli occhi dannatamente belli, forse quel sorriso, forse quei modi amorevoli, l’avevano convinto. Harry era così. Non sospettava mai di nessuno, sapeva di potersi fidare se il suo istinto gli aveva detto così, per questo si ritrovò ad annuire.
Il castano sorrise felice,e iniziò a prendersi cura di Harry. Gli bendò i lividi, mettendo prima la pomata e poi le garze, disinfettò tutti i graffi e li coprì con dei cerotti, e infine passò al viso. Lo accarezzò dolcemente, e lo guardò negli occhi mentre gli tamponava il labbro spaccato.
Harry arrossì ai gesti del ragazzo, ai gesti dolci del ragazzo che lo consolava e lo medicava.
Appena si sentì abbastanza in forza, decise di alzarsi e di uscire con Louis.
Aveva deciso che se quella era la sua unica possibilità di libertà, voleva sentirla dentro, voleva viverla.
Sorrise al castano, che lo afferrò per mano, e lo condusse alla finestra.
“Ma siamo altissimi, Louis!” – protestò Harry.
Louis non lo ascoltò e, aggrappandosi alla fune che lui stesso aveva portato, si calò di sotto.
“Avanti, non fare la femminuccia!” – lo canzonò ridendo.
Harry sbuffò divertito e afferrata la stessa fune si calò di sotto, tenendosi forte alla fune, ma non essendo pratico lasciò la presa cadendo nel vuoto, fu Louis a prenderlo prontamente in braccio, divertito, e rotolarono entrambi nella neve.
Louis si trovò sopra di Harry, che lo guardava con il battito accelerato e un sorriso stampato sul viso, e mostrando le sue amabili fossette, cercò di tirarsi su fortemente in imbarazzo.
“Dai, Louis..”
Il castano divertito, stampò un bacio sulla fronte al riccio, e si tirò su afferrandogli le mani.
“Non ancora, ti riservo questo per la fine della giornata” – ammiccò al riccio, che arrossì immediatamente.
Iniziarono insieme a percorrere le strade affollate del piccolo borgo di Holmes Chapel.
“Louis, ma io non ti ho mai visto!” – urlò Harry, tenendogli la mano.
“Sono di Doncaster, non sono mai stato da queste parti, almeno fino a qualche mese fa, quando ho trovato te che raccontavi le favole ai tuoi fratelli!”
“Ma perché? Perché io?”
“Non lo so. Mi piaci, punto!” – esclamò il ragazzo tenendo il riccio per mano.
Iniziarono a girare per tutta la cittadina, divertendosi come matti, non avevano mai vissuto – nessuno dei due – un’esperienza come quella. Correre mano nella mano con una persona che ci teneva realmente a lui.
Harry si sentiva finalmente vivo. Sembrava che accanto a Louis tutti i problemi svanissero.
Sembrava che accanto a lui, niente poteva fargli del male, niente potesse andare contro la sua volontà, tutto il mondo era in pace, se Harry era accanto a Louis, ma lo avrebbe capito solo a fine giornata.
Si trovarono in un piccolo parco, dove c’erano solo pochi bambini.
E iniziarono una lotta a palle di neve. Nessuno li sentiva, erano loro contro il mondo, erano da soli, ma erano felici.
Si tiravano palle di neve e..” Ti ho colpito, ho vinto!” – esclamava felice un riccio Harry, mentre un indispettito Louis gli saltava addosso e lo atterrava nella neve, prendendogli il viso e riempiendolo di neve, facendolo tossicchiare.
E Harry con la bocca piena di neve rideva, si sentiva libero e felice, mentre Louis si sentiva completo accanto alla persona che gli aveva rubato il cuore.
Louis incrociò i suoi occhi freddi come il ghiaccio con quelli di Harry caldi come il sole,  sciogliendosi immediatamente.
Gli diede un bacio sul naso, e si tirarono su.
Louis lo guardò carico d’amore, e Harry lo guardò riconoscente.
Ripresero la loro passeggiata notturna, senza essere interrotti.
“Io ho proprio fame, che ne dici se mangiamo qualcosa?” – chiese Louis.
“Ma io non ho soldi.. non..” – lo zittì con un dito sorridendo.
“Conosco un posto che ti piacerà”
E detto fatto, lo condusse in un luogo a lui caro, dove c’erano degli amici dei genitori che lo aiutavano sempre quando aveva bisogno di qualcosa, e chiese due panini -specialità della casa- e delle patate, che i due ragazzi si portarono al tavolo.
Harry guardava Louis,  Louis guardava Harry, erano persi l’uno nello guardo dell’altro e niente sembrava interrompere quel dolce gioco di guardi tra i due. Mangiarono in religioso silenzio, fino a che Louis non si avvicinò troppo ad Harry, spostandogli un riccio ribelle dalla fronte e dandogli un leggero bacio sulle labbra, sussurrandogli che avesse sporco. E Harry ci era cascato, ci aveva creduto e si era lasciato baciare dolcemente a stampo sulle labbra.
Fu dopo la succulenta cena, che i due ragazzi presero a camminare per le strade poco illuminate del borgo e quasi deserte, e finirono per guardarsi intensamente negli occhi, facendo scattare un bacio che di dolce e casto non aveva niente. Sapeva di disperazione, di solitudine, di voglia di vivere.
Ed Harry gli accarezzò la guancia, quando si staccarono.
“Sei il mio Peter Pan..” – sussurrò sulle labbra del castano.
“E tu sei la mia Wendy.” – ridacchiò l’altro, per il quale era sempre il momento giusto per fare una battuta.
“Stupido..” – sussurrò Harry baciandolo ancora.
“Non mi avevi detto di essere omosessuale..” – sussurrò Harry ancora, mordendogli il labbro inferiore.
“Pensavo si fosse capito quando ho detto di amarti..” – sussurrò Louis sulle labbra dell’altro.
Fu un attimo. Le loro mani si scontrarono, afferrandosi.
Le loro gambe si mossero veloci, fugaci verso la casa di Harry, che distava poco da loro.
E si arrampicarono per la lunga corda fino alla camera da letto, e si baciarono a lungo cadendo nel letto.
Petto contro petto, cuore contro cuore, anima dentro anima, labbra contro labbra, corpo a corpo.
Il petto di Harry si alzava ed abbassava continuamente, il cuore di Louis non voleva saperne di fermarsi.
Louis si sentiva strano, aveva voglia di farlo suo, di sentirlo suo; ma sapeva che lui appartenesse a Zayn, e non a lui.
Harry sentì l’esitazione del compagno e lo afferrò per il colletto della camicia, facendo scontrare di nuovo i loro petti e continuò a baciarlo, volendolo sentire suo, solo suo.
Voleva che quel corpo appartenesse solo a lui, il corpo di Louis era quello del ragazzo che l’aveva fatto vivere dopo anni di carcere vero e proprio in casa sua, era quello del ragazzo che lo aveva soccorso, che si era innamorato di lui sentendolo parlare delle favole, del ragazzo che chissà quante bronchiti aveva preso stando appostato sulla finestra, solo per sentire le sue storie. E chissà cos’altro aveva fatto che lui non sapeva.
I vestiti furono a terra, i due ragazzi continuarono a marchiare con segni violacei il corpo dell’altro, sentendosi stranamente appagati e soddisfatti.
Il momento di congiungersi arrivò, ma nessuno dei due aveva il coraggio di far del male all’altro, per questo decisero che l’avrebbero fatto entrambi, prima uno e poi l’altro.
Il primo fu Louis. Entrò in Harry con dolcezza, con rispetto e con dolcezza, amandolo come il riccio meritava di essere amato, venendo entrambi in un gemito sommesso, bloccato dalle labbra dell’altro; il secondo fu Harry. Entrò in Louis con decisione, con sentimento, con ardore, ma senza violenza, e amandosi anche quella volta, i due vennero in un urlo soffocato dalle labbra dell’altro.
I due si guardarono sorridenti. Quella camera sapeva di loro, quella camera sapeva del loro amore.
Quella camera era il loro rifugio, e lo sarebbe stato finché avessero voluto.
Harry si accucciò su Louis, stringendogli il petto tra le braccia, lasciandogli dolci bacetti sopra,mentre Louis lo strinse per un fianco, tirandoselo vicino, attaccandolo quasi a sé. Lo guardò dolcemente e gli baciò la fronte.
Si addormentarono stretti l’uno all’altro stringendosi come se dall’altro dipendesse la propria vita.
Harry finalmente aveva capito che poteva amare ancora, Louis era lì per lui, per farlo sentire amato; e lui era lì per Louis, per dargli una cosa.
Una cosa era sicura, si completavano a vicenda.
-
Il mattino dopo un timido raggio di sole colpì i loro visi, ma non si destarono, rimasero nel torpore del corpo dell’altro, fino a quando la porta non si spalancò, rivelando la figura del padre di Harry, che guardò con disgusto i due amanti nel letto.
Harry sbiancò.
Louis quasi prese un infarto.
“Harry, dobbiamo andarcene. Subito, immediatamente!” – esclamò il castano svegliandosi completamente.
Harry era immobile, dalla paura, da ciò che avrebbe potuto fare a Louis quell’uomo senza cuore.
Louis cercava di risvegliarlo, cercava di farlo ragionare, fino a quando non vide l’uomo con la pistola puntata su di lui, a quel punto non ragionò più, prima che premesse il grilletto si lanciò su Harry, coprendolo con il suo corpo, salvandolo.
Harry in quel momento si destò. Ritornò in sé e scosse Louis.
“Louis.. no, Louis non morire.. ho bisogno di te, Louis..” – fece Harry stringendolo.
“Harry..” – sorrise tra gli spasmi –“promettimi che vivrai..”
“No, Louis, non vivrò senza di te.. vivi, vivi per me.” – era sull’orlo delle lacrime.
L’aveva appena trovato, non poteva perderlo già. Non poteva perdere anche Louis come aveva perso gli altri amici e come aveva perso Zayn.
Trattenne le lacrime, fino a che uno sparo non raggiunse anche lui.
Si accasciò sul corpo quasi senza vita di Louis e gli strinse la mano.
“Louis..” – ansimò per il dolore.
“Non affaticarti, ci ritroveremo..”
“Ho paura di morire, Louis..”
Louis con le sue poche forze gli strinse la mano.
“Ci sono io, piccolo, ti accompagno io”
Il riccio annuì, appoggiando il viso sul suo petto. Ormai la loro ora era quasi giunta. Si stringevano la mano con le poche forze che avevano e non parlavano. Erano persi l’uno negli spasmi dell’altro. La vita era ingiusta, loro due si erano appena incontrati, avevano appena vissuto insieme una giornata ed erano già al capolinea.
“Ti amo, Louis..” – guardò per l’ultima volta i suoi occhi ed esalò l’ultimo respiro, Harry.
Il riccio non si mosse più, dopo aver pronunciato quelle parole, ma rimase con il sorriso sulle labbra,accanto a lui c’era il suo Louis; e Louis mantenne la sua promessa. Dopo essersi perso per l’ultima volta nello sguardo dell’amato, chiuse gli occhi anche lui, stanco per il troppo trattenere il dolore.
Lo aveva accompagnato fino alla morte. Anche se non avevano avuto tempo di restare insieme, anche se non avevano avuto il tempo di viversi, entrambi avevano vissuto almeno un giorno a pieno la loro vita.
Ti amo, Harry.






NO, Jimmy Protested.

Per la serie, intasiamo EFP con le stronzate di Chiara, yeeee!
Erika, ti prego non bannarmi perchè son tre giorni che pubblico senza freni D:

Ditemi che non l'ho scritto davvero.
Ditemi che non ho fatto morire davvero Harry e Louis..
E' la mia prima slash drammatica, giuro.
Non lo so. 
Mar rosso feat pioggia, ecco il risultato. Non è colpa mia sono gli ormoni c.c
Spero che la parte "hot" non sia stata troppo volgare, non sono pratica con i rappori tra uomo e uomo.. sono una donna.. LOL
E.. mi dispiace Harry, mi dispiace Louis, perdonatemi c.c
Terza persona, odio la terza persona, ma questa mi è uscita dalle dita così. Preferisco la prima.. orsù! Spero vi sia piaciuta, io ho pianto scrivendo.. cioè non pianto, mi sono venute le lacrime agli occhi.
E il titolo.. non so mi fa schifo. Ma avevo pensato questo titolo appena l'ho iniziata a scrivere e arrivata alla fine non sapevo più come intitolarla D:
Ripeto, spero vi sia piaciuta e che non vi siate suicidate dopo averla letta..
Bene.. io vi lascio? No, non voglio. 
Sono QUASI soddisfatta di questa piccola creazione, non lo so.. la sento mia. Forse perchè mi sento depressa e tanto triste..
Boh.
Sono le ovaie che parlano.
Adesso vi saluto, che sto rovinando la storia con le mie cacchiate. LOL
Shao bele mie :3
See you next time!

P.s vi piace il "banner" fatto ioooooo *w* ahahah no fa schifo, ho solo fatto lo stamp dal video e azzeccato sopra il titolo della storia LOL 
Mi dissolvo ora. Shao bele :3
   
 
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