Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: FairyCleo    28/10/2012    2 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il gioco del demone


“Logan!” – Ian aveva sussultato nel vedere lo spirito del suo papà surrogato spuntare dal nulla all’improvviso, ed era trasalito due volte pensando alla reazione che avrebbero avuto Castiel e Morgan.

Esattamente come aveva previsto, l’angelo era rimasto piuttosto basito, ma Morgan – o qualsivoglia Colin – aveva fatto letteralmente un gran balzo, mettendosi davanti a Castiel nel tentativo di difenderlo nonostante fosse il primo ad avere una gran paura.

“Morgan…” – aveva sussurrato lo spirito, incredulo. Aveva davanti il minore dei suoi due figli acquisiti. Era un po’ pallido e acciaccato, ma stava bene. Anzi, stava più che bene considerando il numero di Leviatani che c’era in giro al momento. Solo il cielo sapeva quanto desiderasse abbracciarlo, ma non era né il momento, né il luogo adatto. E poi, aveva utilizzato troppa energia per seguire Crowley, e qualcosa gli diceva che il contatto non avrebbe fatto piacere al ragazzo che, stranamente e inspiegabilmente, continuava a guardarlo con gli occhi colmi di paura.

Ian avrebbe voluto mangiarsi le mani. Non era riuscito ad avvisare nessuno del piccolo particolare che le cose per suo fratello erano molto diverse rispetto al passato, ed era certo che nel sentirsi chiamare ancora in quel modo, presto sarebbe esploso come una bomba ad orologeria.

“Ma si può sapere chi sei? E perché diamine continuate a chiamarmi tutti con quel nome? Io mi chiamo Colin!”.
Possibile che continuassero a sbagliare il suo nome? Ma poi perché usavano sempre lo stesso? Che somigliasse a qualcuno di loro conoscenza? Ma andiamo, chiunque avrebbe capito che lui non era chi pensavano che fosse! Lo stress doveva avergli giocato un brutto scherzo.

“Come sarebbe a dire chi sono? E che significa? Morgan… io….”.
“Ti spiegheremo tutto più tardi, Logan” – aveva detto Ian, sbrigativo.
“Non è il solo a cui devi delle spiegazioni” – aveva aggiunto Dean, che nel frattempo si era tirato indietro.
“Già…” – l’ultima parola era toccata ad un Colin che aveva stretto con maggiore forza la mano di Castiel.
L’angelo stava tentando in ogni modo di non perdere i sensi e di rimanere vigile.

Lo spirito si era preso un attimo prima di spiegare loro il motivo di quella visita improvvisa. Nonostante fosse un fantasma, le cose per lui non erano affatto più semplici.

“Logan, che è successo?” – era stata la domanda di un Dean che bramava di potersi avvicinare di più a Castiel. Ma Colin non sembrava della stessa idea, e continuava a presidiare il suo letto, cercando di intimidirlo con lo sguardo.
Tutti stavano pendendo dalle sue labbra. Era scomparso da quando avevano localizzato i ragazzi nel parcheggio dell’hotel, e per essere tornato dopo tutto quel tempo doveva aver trovato qualcosa. Almeno, speravano che avessero trovato qualcosa.

“Io… non so come dirvelo” – aveva confessato, profondamente turbato – “Ma siamo nei guai. Siamo in guai seri”.

“Che vuoi dire?” – gli aveva domandato Ian – “Logan, ti prego, non tenerci sulle spine. Che cosa è successo?”.

Non avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto provare a risolvere la situazione da solo, ma sapeva perfettamente di non esserne in grado. Era solo uno spirito, cosa poteva fare contro il Re dell’Inferno?

“Logan… Crowley ci ha ingannati, non è così?” – aveva sussurrato appena un Castiel che a stenti era in grado di respirare.
“Che diavolo stai dicendo Cass??” – Dean non riusciva a capire. Che cavolo poteva aver combinato quel bastardo di un demone?

Le parole di Logan sarebbero state le più amare che avrebbero sentito per un bel po’ di tempo a venire.

*


La questione era molto più tragica di quanto potesse sembrare. Crowley aveva attuato solo una parte della profezia, ovvero quella che gli permetteva di incatenare gli uni agli altri i Leviatani e li aveva così assoggettati alla sua volontà, rendendoli alle stregue dei suoi miserabili leccapiedi demoniaci.

I quattro cacciatori erano rimasti a dir poco senza parole.
Dean si era accasciato su di una logora poltrona, tenendosi le braccia in grembo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e non riusciva a darsi una spiegazione. Cass era caduto di nuovo nello stesso errore, ma non ce l’aveva più con lui. Era ovvio che, essendo Crowley in possesso di parte della tavoletta, avesse pensato che quello fosse l’unico modo per poter fare qualcosa di concreto per risolvere quella maledetta questione. Dopo il racconto di Logan, il suo angelo si era scusato con lui per l’ennesima volta. Dean non voleva che si affaticasse. Non gli importava più di niente, ormai. Voleva solo che lui stesse bene. Che lui e Sam stessero bene. Ma non sapeva come fare. Se Crowley era in possesso di tutto quel potere, lo avrebbe di certo usato per far loro del male. Erano i suoi nemici storici, infondo, e lui temeva che da un momento all’altro sarebbe comparso per reclamare le loro teste, se non peggio. Ed era certo che quella di Cass fosse in cima alla sua lista.

Colin era piombato nel più totale dei silenzio e continuava a stare seduto sul letto dov’era sdraiato Castiel.
Era colpa loro se la tavoletta era caduta tra le mani di quel bastardo. Erano stati manovrati da lui per tutto il tempo. Cielo, come avevano potuto non capirlo? Colin si sentiva stanco e svuotato.
Lui voleva solo aiutare Cass a salvare il mondo, non voleva mandarlo certo in rovina. Eppure, aveva contribuito a dare la giusta spinta al Re dell’Inferno per farlo diventare il sovrano incontrastato anche del Purgatorio e del mondo a loro conosciuto e non. Era stato così… così… stupido. Eppure, non riusciva ancora a perdere del tutto le speranze. Doveva esserci qualcosa che potevano fare, qualsiasi cosa. Solo che non trovava la forza di dire agli altri che dovevano trovare il modo di lottare.

Cass aveva chiuso gli occhi, cercando disperatamente di scavare nei suoi ricordi angelici, ma c’era come un muro invalicabile davanti a lui. Si sentiva come una microscopica ed inutile formica davanti ad una solida parete di cemento. E nonostante provasse a scalarla o ad aprirsi un varco, continuava a scivolare o a ferirsi inutilmente le zampe.
Non aveva accesso a quel periodo della sua vita precedente, e solo suo Padre poteva sapere quanto avesse desiderato poter sbirciare solo per un istante, solo il tempo necessario per capire cosa poteva fare.
Invece era lì, immobilizzato in quel letto, troppo stanco anche solo per muovere un dito.
Perché non era morto quando tutti quegli esseri avevano deciso di usarlo come mezzo di trasporto? Perché non si era liquefatto? Perché non era esploso? Perché non lo avevano divorato? Lo avevano lasciato lì, troppo mutilato per essere ancora un angelo e troppo incompleto per essere davvero un umano. Voleva morire. Voleva solo chiudere gli occhi ed esalare l’ultimo respiro. Ma le cose sarebbero andate diversamente per l’ennesima volta. La sua punizione sarebbe stata vivere l’orrore che aveva provocato.
Presto, Crowley sarebbe venuto per reclamarlo. Sarebbe diventato uno dei suoi schiavi e avrebbe vissuto in eterno la consapevolezza di aver causato la fine di tutti i mondi che conosceva. Avrebbe visto gli uomini perire, le figlie piangere i loro padri e i fratelli uccidersi fra di loro. Ed ogni goccia di sangue versata sarebbe stata utile solo ad ingigantire la sua colpa.

Logan non aveva aggiunto altro. Lo spirito sentiva di aver fallito la propria missione. Se solo fosse arrivato un attimo prima, se solo avesse gestito meglio le sue energie, forse avrebbe potuto sottrargli la tavoletta, forse avrebbe potuto impedire che il profeta morisse. Forse, avrebbe potuto fermare quel bastardo. Invece, non era accaduto niente di tutto ciò.
Ed ora il mondo stava crollando, e lui si sentiva tremendamente responsabile.

Ma la reazione più strana di tutti, l’aveva avuta l’uomo di ferro.
Il viso di Ian Wesley era diventato una maschera di cemento. Apparentemente impassibile imperturbabile, si era avvicinato alla finestra dai vetri sporchi e dalle imposte chiuse, fissando un punto impreciso delle aste di legno sverniciate.
I suoi amici erano troppo presi dallo sgomento per essersi resi conto che il suo cervello stava cercando di elaborare un piano. Perché mai e poi mai l’avrebbe data vinta a Crowley. Era vero, la colpa di quel trambusto sarebbe stata attribuibile a Cass, ma Ian si era reso perfettamente conto che in realtà era stato proprio quel bastardo di un demone a proporgli di prendere le anime dal Purgatorio e utilizzarle per sconfiggere gli angeli schieratisi con Rapahel. Qualcosa gli suggeriva che avesse deciso di farsi aiutare per aprire quelle porte non per le anime, ma proprio per impossessarsi del potere dei Leviatani. Quel pazzo criminale avrebbe rischiato il tutto per tutto pur di portare a termine i suoi piani di conquista, a costo di finire ucciso dagli stessi esseri che voleva controllare.
Erano stati degli stolti a credere che fossero i Leviatani i loro nemici. Di nemico ce n’era uno, ed era colui che aveva convinto i Winchester ad evitare che l’Apocalisse avesse luogo.
Il problema era uno, al momento. Come si poteva convincere Crowley a ritornare sui propri passi? Ovviamente, era un folle criminale degno di questo nome, e cercare di farlo ragionare era fuori questione. Erano disperati, non stupidi. Ed ora che aveva i Leviatani al suo servizio, dubitava che avvicinarlo sarebbe stato semplice come un tempo. Cosa potevano fare allora uno spirito sfuggito al Purgatorio, un angelo caduto, un cacciatore che aveva perso la memoria e due fratelli maggiori distrutti dal dolore?

Forse, chi li aveva appena telefonati avrebbe potuto risolvere il mistero.

“Bobby?” – aveva detto la voce molto sorpresa di Dean, dimentico completamente del vecchio cacciatore – “Che succede?!”.
“Brutto figlio di puttana, è così che mi tieni aggiornato?” – era furioso, e aveva tutte le buone ragioni per esserlo. Ma Dean e gli altri avevano avuto un bel po’ da fare ultimamente, e gli era passato totalmente dalla mente.
“Mi dispiace, ma…”.
“Non voglio scuse! Hai visto quello che sta succedendo fuori, ragazzo?”.
“Di che stai parlando??”.

Veloce come non mai, Dean si era sollevato dalla poltrona, e sotto lo sguardo attento dei presenti si era avvicinato alla finestra dove poco prima si trovava Ian, spalancandola.

“Bobby… Ma qui non c’è nien… Che cavolo è quello???”.

Lo spettacolo che si era mostrato ai loro occhi era a dir poco spaventoso. Il cielo, che poco prima era stato sereno e limpido, si era oscurato all’improvviso, e in una sorta di vortice formato da nuvole dense e nere, delle luci stavano precipitando al suolo imprigionate da enormi esseri fatti d’oscurità.

“Che sta succedendo Bobby??” – Dean non riusciva a capire, come i presenti, del resto.
“E’ per questo che ti ho chiamato, idiota! Ma si può sapere dove stai vivendo???”.
“Senti, se solo sapessi in che casino siamo la smetteresti di darmi dell’idiota! Noi…”.
“CASS!!”.

Dean aveva lasciato a metà la frase che stava per pronunciare nel momento in cui, contemporaneamente, erano giunti alle sue orecchie un urlo spaventoso, e la voce terrorizzata di Colin.

“Che cazzo gli sta succedendo??”.

Castiel aveva cominciato ad avere degli spasmi convulsi, e dalla sua bocca stava fuoriuscendo una mistura spaventosa di sangue e schiuma.

Dean aveva lasciato cadere il telefono, precipitandosi su di lui, terrorizzato.

“Che cosa gli hai fatto Colin?? Che cosa gli hai fatto??? DOTTOR ROBERT!!”.

Erano piombati tutti nel più totale panico. Come aveva potuto degenerare così in fretta la già loro precaria situazione? Come?? E perché Cass si era sentito così male proprio dopo che avevano assistito a quello spettacolo devastante? Che le cose fossero collegate? Ma in che modo?

L’ex-angelo stava troppo male per capire ciò che stava accadendo attorno a lui. I suoi occhi erano riversi all’indietro, e non riusciva a respirare. Purtroppo, Dean non si era accorto che era in procinto di ingoiare la propria lingua, e se il dottor Robert non fosse arrivato in tempo sarebbe morto soffocato.

“DOTTOR ROBERT! IAN, TI PREGO, VAI A CHIAMARLO!”.
“Vado subito! Ma… Logan! Che diavolo fai??”.

Ian si era accorto che lo spirito aveva cominciato a far esplodere tutto quello che aveva attorno, ma non era riuscito a comprenderne la ragione. Che cosa stava accadendo??

“Logan, smettila!” – gli aveva fatto eco un Colin che aveva ormai non riusciva a capire più niente – “Basta!”.

Ma il fantasma non lo aveva minimamente ascoltato. Sembrava impazzito. I vetri della finestra, la flebo di Cass, alcuni vasi erano esplosi senza alcuna pietà, rischiando di ferire i cacciatori e l’angelo agonizzante.

“STANNO ARRIVANDO!” – aveva urlato Logan – “STANNO VENENDO A PRENDERCI!!”.
“CALMATI!” – gli avevano ripetuto Ian e Colin all’unisono.
“CHIAMA IL DOTTOR ROBERT!” – aveva urlato Dean.
“CHE CAZZO STA SUCCEDENDO??” – aveva strillato Bobby dall’altro lato del telefono.

Era il caos. Era il caos in piena regola.

Fortunatamente non c’era stato bisogno per Ian di spostarsi, perché il dottor Robert ed Eva li avevano raggiunti qualche istante dopo, rimanendo sconvolti per ciò che si era palesato davanti a loro.

“Che diavolo state combinando Dean? Che… Oh porca puttana! Presto! Tiragli fuori la lingua!”.

Si era precipitato su Cass, cercando di aiutarlo. Com’era possibile che avesse le convulsioni? Così come non riusciva a spiegarsi l’emorragia! L’operazione era riuscita perfettamente. Era impossibile che si fosse verificata una cosa simile.
“FATE STARE ZITTA QUELLA COSA! NON RIESCO A LAVORARE CON QUESTO CASINO!” – aveva urlato. Logan continuava ad urlare disperatamente che stavano arrivando, ed era impossibile concentrarsi.

“Devi aiutarmi Morgan! Devi aiutarmi!” – continuava a ripetere al ragazzo, afferrandolo per le braccia talmente forte da fargli rimanere i segni.
“Mi fai male! Lasciami!”.
Ma non sembrava aver capito. Era in preda al più totale panico.
A quel punto, Ian non aveva avuto più scelta.
“Lascia stare mio fratello, subito!” – aveva ordinato Ian a Logan, puntandogli contro la pistola.
“Che cosa?” – aveva chiesto Colin, sconvolto.
“Figli miei… perché non volete aiutarmi? PERCHE’?”.

Un attimo dopo, uno sparo aveva fatto calare il silenzio nella stanza. Colin era caduto a terra, svenuto.

*


“CHE CAZZO STA SUCCEDENDO RAGAZZI??”.

Bobby era in preda al panico. Che cavolo era successo? Perché aveva sentito tutto quel trambusto, e perché qualcuno aveva sparato? Che li avessero trovati? Che li avessero uccisi tutti?

“RISPONDETE MALEDIZIONE!”.

Ma purtroppo, la conversazione si era conclusa nel momento in cui la linea era caduta, lasciando Bobby in preda alla follia.

“Bobby! Perché urlavi tanto? Che cosa è successo??” – aveva chiesto Billy, allarmato. Il vecchio Singer non era uno che perdeva la calma per poco. Doveva essere accaduto qualcosa di serio per reagire così – “Bobby!”.
“Non lo so, hai capito? Stavo parlando con Dean! Gli ho detto di quello che sta succedendo fuori e poi ho sentito delle urla e uno sparo. Uno sparo… Che cazzo può essergli accaduto?”.

Si era messo a camminare su e giù per la stanza come un matto, cercando una qualche plausibile spiegazione per quello che aveva sentito. Se era uno scherzo, era davvero di pessimo gusto. Ma come poteva essere uno scherzo?

Qualcosa gli diceva che quello che era accaduto nel cielo e quello che aveva sentito fosse in qualche modo collegato. Ma in che modo?

“Dobbiamo fare qualcosa!”.
“Per prima cosa devi calmarti Bobby! Non lo vedi che non riesci neanche a pensare lucidamente? Sei sicuro di aver sentito uno sparo?”.
“Puoi starne certo pezzo di cretino! Il mio udito funziona benissimo!”.
“Bene. Hai qualche idea di chi potesse esserci con Dean, in quella stanza?”.

Era vero. Doveva fare mente locale e cercare di mettere insieme i pezzi. Aveva detto di sentirci bene, dunque, cosa aveva udito?

“C’era Ian, perché ho sentito Dean che lo chiamava. E ho sentito dire anche Cass…”.
“Quindi l’hanno trovato? Bobby, ma è fantastico!”.
“E poi, ha detto… Colin… e un altro nome che non ricordo e… FIGLIO DI PUTTANA! So dove si trovano!”.
Lo sapeva perché lo aveva sentito. Aveva sentito Dean dire ad Ian di andare a chiamare il dottor Robert. Il ragazzo si trovava nella vecchia macelleria che quel pazzo usava come sala operatoria, tutti loro si trovavano in quella macelleria! E lui doveva raggiungerli, doveva aiutarli! Non poteva perdere i suoi ragazzi.

“Dobbiamo andare da uno che conosco, e dobbiamo andarci subito, noi…”.

“Papà!” – Jules era piombata di sotto all’improvviso, reggendosi la testa. Era tutta rossa, e sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro.
“Tesoro! Che cos’hai?”.
Billy l’aveva presa in braccio un attimo prima che cadesse a terra e l’aveva stretta tra le braccia, aiutandola a sdraiarsi. Stava soffrendo tantissimo.
“Papà… Le anime… Le anime… Qualcuno le sta portando via!”.
“Che cosa stai dicendo tesoro? Chi lo sta facendo?”.
“Il male” – aveva pigolato, fra le lacrime – “Il male le sta portando via dal Paradiso. Vedo tanto sangue papà… Sento tanto dolore… Hanno squarciato il cielo. Lui vuole le anime, e sta andando a prendersi anche le nostre amiche!” – aveva gli occhi così rossi che facevano quasi impressione. Stava male e loro non potevano aiutarla.
“Billy, ma cosa…”.
“Qualcuno vuole prendere le nostre amiche, l’hai sentita? Si riferiva alle anime che abbiamo imprigionato, Bobby. Jules le chiama le nostre amiche. Ma chi può aver fatto una cosa del genere??”.

La ragazza aveva stretto suo padre con tutta la forza che aveva in corpo, contorcendosi dal dolore. Le sembrava di impazzire. Lei le sentiva urlare, le sentiva piangere il loro dolore. Tutte quelle anime stavano per essere rapite e utilizzate come merce di scambio, come vile denaro. Le cose più preziose donataci da Dio stavano per entrare a far parte dei possedimenti di una creatura immonda che avrebbe acquisito un potere al di là di ogni immaginazione.

Bobby si era sentito morire. Prima, Sam, poi Dean e Ian, adesso Jules… Tutte le persone a cui voleva bene stavano soffrendo. Perché si accanivano tutti sulle persone che più amava al mondo?

“Tesoro, tesoro… Cerca di stare calma. Andrà tutto bene, te lo prometto, ma devi dirmi cosa dobbiamo fare. Devi dirmi esattamente cosa sta succedendo tesoro. So che stai soffrendo, lo so. E’ il loro dolore che senti, ma devi aiutarmi a capire. Solo così potrete stare meglio. Aiutami a capire tesoro. Aiutami”.

Un instante dopo, Jules aveva chiuso gli occhi.

*


Non era una bella esperienza quella che stava vivendo. Uscire improvvisamente dal proprio corpo era un trauma immenso, e occorreva un quantitativo di energia che faceva sempre fatica a recuperare.
Evitava di farlo ogni volta che poteva, ma in quel caso non aveva potuto fare tanto la schizzinosa. Purtroppo, si trovavano in guai seri. Le sue amiche erano piombate tutte nella sua testa in una sola volta per avvertirla, e solo in quel modo poteva essere in grado di capire cosa volessero dirle con esattezza.

Si era materializzata in un casolare situato a pochi chilometri da casa di Bobby, luogo che era diventato la dimora di un centinaio di anime che avevano deciso di ascoltarla e di seguire il suo consiglio di attendere in compagnia il prossimo ritorno a casa.
Fra di loro si trovava l’anima della piccola Samira. Non le era ancora chiaro perché una bambina di soli otto anni fosse finita in Purgatorio, ma non aveva osato chiedere. La piccola si era legata molto a lei, considerandola quasi una sorta di sorella maggiore.
Era proprio lei che stava cercando. Ed era stata proprio lei ad andarle incontro spaventata a morte.

“Jules!” – aveva urlato, tendendole le braccia, terrorizzata.
“Tesoro… Vieni qui…” – la ragazza l’aveva stretta a sé, affondando il viso nei suoi bellissimi capelli ondulati.
“Ho tanta paura… Loro sono vicini!”.
“Chi tesoro mio? Chi? Siete in tanti ad avermi detto che sono vicini, ma non riesco a capire di chi stiate parlando”.
La piccola Samira sui era staccata da lei, guardandola dritta negli occhi con quelle iridi dorate che il Signore le aveva donato. Era meravigliosa.
“I Leviatani”.

Jules si era irrigidita di colpo, spalancando la bocca per lo sgomento.

“Tesoro, sei sicura?” – sapeva che essere insistente poteva essere controproducente, ma doveva esserne certa. Che cosa potevano volere i Leviatani dalle anime? Era assurdo.
“Sì! Loro vogliono rapirci e consegnarci al re. Lui ci vuole Jules. Ci vuole tutte con sé! Lui è cattivo, è cattivo! Ci farà del male… ed io ho tanta paura!” – ed era scoppiata di nuovo a piangere, stringendosi al suo petto.

Era sconvolta. Chi era questo re? E che cosa voleva fare con le anime?
Confusa, aveva cominciato a guardarsi attorno in cerca di un ulteriore aiuto. Ma tutti erano troppo spaventati per poter pensare a lei. Stava vedendo anime stringersi le une con le altre, cercare di farsi scudo, di darsi conforto.
Cosa poteva averle spaventate così tanto?

“Samira, non potrò stare qui con te ancora a lungo”.
“No! Ti prego, non lasciarmi! Io ho paura!”.
“Lo so tesoro, ma devo andare via proprio per far sì che tu non abbia più paura. Ma devi dirmi chi è questo re di cui mi hai parlato, o non potrò farlo. Devi dirmi il suo nome tesoro. Di chi si tratta? Del capo dei Leviatani?”.

La bambina aveva fatto segno di no con il capo, fra le lacrime.

“Lui è il demonio”.

Poco dopo, le anime avevano cominciato ad urlare davanti all’apparizione improvvisa di un uomo dal lungo cappotto nero.

*


“CROWLEY!” – aveva urlato Jules, rinvenendo all’improvviso, fra spasmi dolorosissimi – “Crowley sta prendendo le anime dal Paradiso”.

Continua…
______________________________________________________________________________________________________

E così, abbiamo ristabilito l’ordine, almeno dal mio punto di vista. Perché è Crowley l’unico vero Villain della serie, e perché è di anime che si è sempre parlato in Supernatural, in fondo (oltre a Lucifer).
Ed ora, il Re dell’Inferno si sta impossessando di quelle del Paradiso e di quelle che con tanta pazienza Bobby e Billy sono riusciti a radunare dopo mille peripezie.
Spero che questo risvolto vi stia piacendo! Ormai, siamo alla resa dei conti.
Un bacio!
A presto!
Cleo
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo