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Autore: serelily    28/10/2012    10 recensioni
[Spin Off di Dimmi che ti importa]
Seth è andato via, al college, pronto a vivere la sua nuova vita! Vuole dimenticare Steve e quello che gli ha fatto una volta per tutte.
Garreth è un ragazzo solare, che ama la musica e la vita.
Ma soprattutto, Garreth ama le persone.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You can be anything you want to be'
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TI ASPETTERO' TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

CAPITOLO 1


 

Essere indipendenti non era certo un’esperienza nuova per Seth. Prima di vivere quell’anno a casa di Lucas e Josh, era sempre stato completamente indipendente. Nessuno si occupava di lui, per cui aveva dovuto imparare a cavarsela da solo.
Forse era proprio per questo che aveva sviluppato una forte dipendenza emotiva da Steve, l’illusione della sicurezza che quel bastardo gli dava.
Quando era partito per il college, aveva avuto solo un pensiero fisso in testa. Questa volta la sua indipendenza sarebbe stata completa. Avrebbe smesso di aggrapparsi ad altre persone, come aveva fatto con Steve, con Nate, con Josh e Lucas. Voleva che fosse maturo anche emotivamente e non solo nell’occuparsi di se stesso.
Era ora di dimostrare che, sul serio, poteva farcela da solo.
Ed era proprio per questo che Garreth Bailey costituiva un problema.
Garreth non era solo bellissimo, con quegli occhi dalla sfumatura indefinibile, che variava dall’oro al nocciola, al verde, e quei riccioletti neri, ma era anche straordinariamente positivo.
Mai che Seth l’avesse visto senza quel bellissimo sorriso sulle labbra. Sorrideva sempre, persino mentre litigava. L’aveva visto un paio di volte discutere con il suo coinquilino, un ragazzo di colore di nome Sammy, e mai che l’avesse colto con un’espressione arrabbiata o irritata. Sempre quel sorriso tenero di uno che non vede l’ora di chiudere la discussione per tornare ad essere amiconi.
Doveva ammettere che era sexy, anche se, a volte, un tantino irritante.
Seth l’aveva notato subito e l’aveva trovato immensamente carino; era uno di quei ragazzi che ti scaldavano il cuore anche solo a guardarli.
Ma non poteva indulgere in certi pensieri. Era ben deciso a tenersi lontano da qualsiasi tipo di approccio romantico almeno per un anno intero. Non poteva dimenticare le mani di Steve che continuavano a toccarlo senza ritegno.
Era stato suo schiavo ma, da quando si era risvegliato, da quando si era reso conto di quello che era diventato, il solo pensiero dell’aguzzino gli provocava una nausea infinita.
Non era ancora pronto.
E poi, a quanto aveva sentito, Garreth non era una persona libera. Spesso Sammy e l’altra loro coinquilina, Clara, facevano continue allusioni a “qualcuno che aspettava Gary”, “qualcuno che doveva vedersi con Gary”.
Seth non aveva idea di chi fosse, né se fosse un uomo o una donna, ma, ben deciso a rimanere lontano, non si era minimamente posto il problema di scoprirlo.
Per cui, quella sera, si trovò ad origliare quasi per caso una conversazione che Garreth stava avendo al telefono.
«Dai, ti prego. È una vita che ho preso i biglietti e vorrei tanto che tu ci venissi con me.»
Sebbene il suo interlocutore non potesse vederlo, Garreth aveva adottato la tattica degli occhi da cucciolo, con il labbro lievemente imbronciato.
«Lo so, lo so, ma non puoi trovare una scusa?» nonostante si sentisse quanto il ragazzo fosse dispiaciuto, Seth notò che non abbandonava mai il suo sorriso, come se implicitamente accettasse qualsiasi decisione presa dalla persona con cui stava parlando.
«Allora non ti dispiace se vado con un amico? Non sarà la stessa cosa, ma almeno non avrò buttato via i soldi.»
La persona dall’altra parte del telefono doveva avergli dato una risposta affermativa, perché Garreth sorrise e gli occhi gli si illuminarono.
«Grazie, sei un vero tesoro. Mi manchi anche tu.»
Il giovane chiuse la chiamata guardando il cellulare con un po’ di malinconia, ma sempre con quel suo solito sorriso sulle labbra.
Si avvicinò al bancone, dove Seth era intento a pulire le macchie di caffè che si erano depositate nel corso della giornata.
«Me lo faresti un cappuccino medio?» disse Garreth, sedendosi stancamente su di uno sgabello. «Questa giornata sembra non finire più.»
«Problemi?» chiese Seth, sorridendogli a sua volta, mentre si apprestava a preparargli l’ordinazione.
«Niente di che» disse Garreth con un’alzata di spalle. «Qualche problema di coppia, niente di grave.»
«Sicuro?» disse il più piccolo, porgendogli la tazza con il cappuccino.
«Certo! Il mio ragazzo non può venire con me al concerto per cui avevo preso mesi fa i biglietti, ma d’altronde non è colpa sua. Ero io che speravo che si liberasse all’ultimo, ma proprio non poteva.»
«E non sei arrabbiato?» fece Seth stupito, più per il fatto di essere venuto a conoscenza dell’omosessualità di Garreth che per la sua reazione. «Insomma, si vede che per te era importante.»
«Lo so,» disse l’altro, «ma lui era stato chiaro! Non è mica colpa sua se io ho preso i biglietti nella speranza che venisse con me. Ci andrò con Sammy.»
«Di chi è il concerto?»
«Katy Perry» disse entusiasta Garreth, sotto lo sguardo completamente sconvolto di Seth. «Ehi, che c’è? È una cantante bravissima!»
«Non lo metto in dubbio, ma, andiamo… Katy Perry!»
Garreth allungò il braccio attraverso il bancone per dargli un pugnetto scherzoso sulla spalla, prima di scoppiare a ridere, seguito subito dopo dall’altro ragazzo.
«Che vuoi che ti dica, mi piace» disse Gary. «A te invece cosa piace? Visto che ti diverti tanto a parlare di gusti musicali altrui…»
«Mmm» mugugnò Seth, pensandoci. «Non sono un grande ascoltatore di musica, ma diciamo che vado per i Muse, 30 seconds to Mars, Evanescence.»
«Beh, decisamente un altro genere» commentò Gary leggermente stupito. «Ti si addice.»
«In realtà, anche a te si addice Katy Perry. Sei sempre così dannatamente allegro» sogghignò Seth. «Però ti prego, non andare in giro con cerchietti a forma di caramella in testa, sarebbe imbarazzante.»
«Nah,» fece Gary, «mi limito a mettere gli occhiali rosa, ogni tanto. Al mio ragazzo non piacciono per niente, ma mi diverte indossarli.»
Seth rise, prima di rimettersi a pulire e cominciare a mettere le tazze a posto.
«Ti manca molto prima di chiudere?» chiese Garreth una decina di minuti dopo.
«No, soltanto una ventina di minuti» rispose sorridendo Seth. «Domani per fortuna non ho il turno di mattina, altrimenti sarei arrivato a lezione stanco morto.»
«Se vuoi ti faccio compagnia. Ormai non c’è quasi più nessuno, almeno non ti annoi» propose il più grande.
«Sicuro che non è un problema?» chiese Seth, dubbioso.
«Ma certo che no, abito praticamente qui sopra. Ci metto tipo tre secondi ad arrivare a casa. Non preoccuparti assolutamente.»
Seth annuì, contento. Non poteva dire che non gli facesse piacere avere Gary lì a tenergli compagnia.
Era rimasto un po’ deluso quando aveva scoperto che era impegnato, ma non gli aveva dato fastidio più di tanto. In fondo, lui era ben deciso a tenersi alla larga da qualsiasi tipo di relazione, e questo includeva anche una possibile storia con Gary.
La sua amicizia, però, era molto gradita.
Seth faticava ancora a crearsi nuovi amici, rifugiandosi a casa ogni momento che non passava in facoltà o al bar.
Non frequentava i compagni di corso e, a parte Gary, non parlava molto con i clienti del locale.
«Con chi andrai quindi al concerto?» chiese, per fare conversazione.
«Chiederò a Clara, la mia coinquilina. Le piace abbastanza Katy Perry da non rifiutare, anche se mi farà la paternale sul fatto che Dave non è venuto con me.»
Si bloccò un attimo, e Seth ebbe l’impressione che Gary si fosse accorto di aver detto troppo, ma venne subito scacciata via non appena il ragazzo riprese a parlare.
«Domani sarà una giornata lunghissima. Devo ancora decidere cosa mettermi; ci metterò una vita, con Clara che mi prende in giro perché impiego più tempo di lei a prepararmi!»
«Non dirmi che ti trucchi» fece Seth spalancando gli occhi mentre lavava un bicchiere.
«No,» fece Gary, «ma ci metto davvero un’eternità quando devo vestirmi per andare da qualche parte. Sono un caso senza speranza.»
«No, dai» cercò di consolarlo Seth, poi rise all’occhiata incredula che Gary gli lanciò. «Cioè un pochino, ma secondo me sei ancora recuperabile.»
«Oh, ma grazie.»
Passarono il resto del tempo a chiacchierare del più e del meno, fino a quando non arrivò finalmente il momento di chiudere.
Seth represse uno sbadiglio quando chiuse a chiave la porta del locale.
«Sicuro che non vuoi che ti accompagno a casa?» chiese premuroso Gary.
«No, non preoccuparti» fece Seth con un’alzata di spalle «Mi piace camminare, e poi devo passare dalla signora Carry a prendere il mio cane per portarlo fuori.»
«A domani, allora» lo salutò Gary, stringendogli una spalla con la mano.
«A domani.»
 
David Zimmer non si considerava un traditore. Amava sua moglie e le bambine con tutto se stesso, ma in qualche modo non si sentiva completo con loro.
Quello che gli dava Garreth era ben altro. Lo faceva sentire più giovane, lo faceva sentire vivo e libero di vivere appieno quell’attrazione che provava per i ragazzi.
Si era detto tante volte che era sbagliato illudere il ragazzo, che in cuor suo sparava che David lasciasse la moglie e ufficializzasse la loro storia, oppure che era terribilmente ingiusto mentire così a Sonia, ma non gli importava.
Finché fosse stato felice, non avrebbe cambiato nulla.
Gli dispiaceva non poter accompagnare al concerto Gary, ma sarebbe stato pericoloso. Avrebbe dovuto trovare una scusa con Sonia e la probabilità di essere beccati era decisamente alta, per cui non ne valeva proprio la pena.
Gary avrebbe capito sicuramente.
Mentre finiva di farsi la barba canticchiando, sentì le bambine che si stavano alzando e Sonia che preparava la colazione in cucina.
Quando ebbe finito, sorridendo si diresse in cucina, dove le trovò tutte e tre a tavola, sorridenti e felici.
«Tesoro,» fece Sonia, «ricordi vero che questa sera andiamo a cena dai Bailey?»
David per poco non si strozzò con il succo di frutta. Se n’era completamente dimenticato; per fortuna che Gary aveva il suo stupido concerto. Cenare con la sua famiglia sarebbe stato più imbarazzante se il ragazzo fosse stato presente.
Fortunatamente, da quando Gary era al college, accadeva molto di rado.
«Certo, cara» disse David sorridendole falso. «Devo discutere di alcune cose di lavoro con Richard.»
In quell’istante, il suo cellulare prese a suonare, segno che era arrivato un sms. Sorridendo alla moglie, come se niente fosse, prese il telefono per leggere.
Non riusciamo a vederci nemmeno per cinque minuti, oggi? G.
Subito si sentì pervadere dall’irritazione. Quante volte gli aveva detto di non mandargli messaggi mentre era a casa con la sua famiglia.
Sonia si sarebbe insospettita, e non era proprio il caso di darle motivo di supporre qualcosa.
Sono a colazione! Ti avevo detto niente SMS quando sono a casa! Comunque non so, sono molto impegnato. D.
Mise il silenzioso al cellulare subito dopo aver risposto e se lo ficcò velocemente in tasca, riprendendo a mangiare come se nulla fosse.
Ignorò il vibrare del telefono, segno che la risposta di Garreth era celermente arrivata, e si concentrò sui racconti delle figlie.
Sonia rideva assieme a lui, ascoltando le avventure delle bambine, e gli prese una mano tra le sue, guardandolo con amore.
Cercò di ricambiare lo sguardo con altrettanto affetto, e sperò di esserci riuscito, anche se in quel momento era in grado di pensare solo al culo di Gary.
«Chissà come sta il figlio di Richard» si chiese Sonia.
Tempismo perfetto, sbuffò David dentro di sé.
«Non si doveva sposare, quel ragazzo?»
L’uomo fece un sospiro di sollievo silenzioso. Bene, la moglie stava parlando di Charlie, il fratello maggiore di Gary.
«Sì, ma manca ancora molto al matrimonio» commentò l’uomo. «Richard ha detto che non ne hanno ancora parlato per bene, anche se credo che sua moglie abbia fretta. Adora la ragazza di Charlie e ha paura che quel furbetto se la faccia scappare.»
Sonia rise, cristallina.
«Beh, spero proprio che sia prima di questa estate! Non vorrei che si sposassero proprio mentre andiamo in vacanza.»
Ecco un’altra cosa che avrebbe dovuto dire presto a Gary. Quest’anno non poteva più usare la scusa di dover lavorare mentre la moglie e le figlie andavano dai nonni, per stare con lui. Era troppo rischioso farlo sempre. Sapeva già che il ragazzo ne sarebbe rimasto deluso, ma non poteva farci nulla.
«Non credo, cara, che sarà così tardi. Se Catherine convince il figlio a farle organizzare il matrimonio, potrebbero sposarsi già dopo Natale.»
«Magnifico, allora. Più tardi chiamerò Cathy per chiederle se questa sera devo portare il dolce e mi farò dire tutti i dettagli.»
«Forza, bambine, è ora di andare» fece David, dando un bacio sulla guancia a Sonia, che si stava alzando per accompagnare le figlie a scuola.
«Ci vediamo a pranzo, caro?»
«No, resto in ufficio, così questa sera posso uscire un po’ prima e passare a prendere due bottiglie di vino da portare ai Bailey.»
Salutò le bambine, osservandole mentre uscivano dalla porta di casa assieme a Sonia.
Dieci minuti dopo era in procinto di entrare nella sua auto, quando finalmente si concesse di leggere il messaggino.
Ti prego, mi manchi tanto, amore!!! Dai, lo so che ti manco anche io :P! G.
David scosse la testa e rise, prima di digitare poche parole come risposta.
Certo che gli mancava, era da una settimana che non riuscivano a fare sesso.
Ora di pranzo, nel mio ufficio. D.
 
Gary mise via il telefono sorridendo come un bambino davanti ad un pacco di caramelle, mentre prendeva posto nella grande aula. Poggiò la borsa a tracolla ai suoi piedi e si sistemò con comodo, ripensando allo scambio di messaggi avuto con David.
Odiava quella situazione, il doversi continuamente nascondere, il dover mentire a tutti, persino alla sua famiglia, ma teneva troppo a David per lasciarlo andare.
Era innamorato di lui da quando era un ragazzino. A sedici anni, quando diede il primo bacio, stava pensando a lui, così come l’anno dopo successe quando ebbe la sua prima volta.
David era sempre nei suoi pensieri e sapeva già in partenza che non poteva farci nulla. Era un uomo molto più grande, sposato, un amico di suo padre.
Si era dato per vinto, quando, durante il suo diciottesimo compleanno, complice l’alcol, erano finiti a letto insieme.
Da allora erano passati tre anni e stavano ancora insieme.
David era innamorato di lui, e Gary era disposto a fare qualche sacrificio per rimanere con l’uomo dei suoi sogni.
All’improvviso, qualcuno si sedette con irruenza al suo fianco, facendolo sobbalzare.
Gary alzò gli occhi e incontrò il volto irritato di una persona che conosceva molto bene: il suo coinquilino e migliore amico, Sammy Carter.
«Perché hai chiesto a Clara di andare a vedere Katy Perry con te, stasera?» chiese con le braccia incrociate, fulminandolo con gli occhi.
«Perché so che a te non piace e poi stasera avevi già un impegno» rispose Gary osservandolo perplesso. «Perché, volevi venirci tu?»
«Per favore» sbuffò l’altro. «Il punto non è che tu l’abbia chiesto a Clara e non a me, il punto è che tu ci dovevi andare con “tu-sai-chi”»
«Tu-sai-chi?» ridacchiò Gary.
«Ogni riferimento ad Harry Potter è puramente casuale, Bailey!» l’espressione di Sammy non era cambiata di una virgola. «Dov’è finito il tuo accompagnatore per questa sera? Non avevi preso questi biglietti da una vita proprio perché sarebbe stato “romantico” andarci con lui?»
Sammy aveva pronunciato la parola romantico con un tono decisamente acido.
Gary sbuffò sonoramente.
«Dai» fece sorridendo e mettendo una mano sulla spalla di Sammy. «Non devi preoccuparti per me. Lui aveva solamente un impegno, non poteva venire, per cui…»
«Bailey, mi prendi per stupido? Lo so io che impegno aveva, quello! La cosa che mi fa arrabbiare è che tu gli stai ancora dietro.»
Sammy appariva davvero furioso, ma Gary cercò di rabbonirlo con un sorriso.
«Sono perfettamente consapevole della sua situazione e mi va bene così, te l’ho detto cento volte.»
«Io e Clara siamo preoccupati per te» disse Sammy, continuando a mantenere l’espressione irritata sul viso.
«Non dovete esserlo» sorrise Gary, bonario. «Sto bene, sono consapevole della situazione in cui mi sono andato a cacciare, non preoccupatevi per me»
«Se lo dici tu!»
«Sei venuto fin qui solo per farmi la paternale?» chiese Gary.
«No» rispose l’amico. «Volevo anche avvisarti che starò via un paio di giorni, devo raggiungere Lucy dai suoi per il loro anniversario. Cerca di non combinare troppi danni senza di me, Bailey! Sei proprio un caso senza speranza.»
Garreth rise vedendo l’amico alzarsi e andare via con un sorrisetto sulle labbra.
Sammy non aveva tutti i torti, ma Gary era troppo innamorato per sollevare obiezioni.
 
«Di più» sospirò Gary, poggiando una mano sulla piastrella del bagno per tenersi su. Sentiva dolore alle gambe, per colpa della posizione scomoda, ma subito venne distratto dalla mano di David che si posò sul suo addome nudo, scivolando lentamente verso il basso e fermandosi tra la folta peluria del suo inguine.
L’uomo dietro di lui si sporse per mordicchiargli diabolicamente un orecchio, sussurrandogli a voce bassa: «Adoro quando lasci che io ti scopi nel bagno del mio ufficio.»
Gary si morse forte il labbro, sospirando pesantemente. Non era uno di molte parole, non in quei momenti almeno. David invece era tutto il contrario.
Adorava provocarlo, sia a parole che a gesti, come in quel momento. Continuava a stuzzicare la punta del suo pene senza mai prenderlo in mano per dargli finalmente sollievo.
«Dio, come sei caldo e avvolgente, Gary!» disse, spingendo il bacino in modo particolarmente rude contro il sedere di Gary.
«Se potessi, resterei sempre nel tuo culo, è così accogliente. Non mi sazio mai di scoparti, Garreth.»
Le spinte di Dave erano forti. Nonostante Gary amasse il sesso tranquillo, non era così per il suo ragazzo. Voleva farlo in posti strani e in posizioni che vedevano il più piccolo sempre sottomesso a lui.
Come quel giorno dove, non appena Gary era arrivato nell’ufficio di Dave, era stato letteralmente trascinato in bagno, messo con la faccia contro il muro e spogliato dei pantaloni.
Il ragazzo intanto sentiva di essere al culmine. La mano di Dave era scesa finalmente ad accarezzarlo e lo stava facendo impazzire.
«Sei così eccitante, ho pensato al tuo culo per tutta la mattina.»
«Ahhh» gemette il ragazzo ormai vicino all’orgasmo.
Dave aumentò la stretta e la velocità, sapendo che questo faceva impazzire il suo ragazzo. Lo sentì infatti pulsare nella sua mano, prima di liberarsi con un lungo gemito.
Gary, spossato, appoggiò la fronte al muro, cercando di sorreggersi con le braccia, mentre Dave intensificava la presa sui suoi fianchi, ricominciando a spingersi rudemente dentro di lui.
Venne poco dopo, con un’ultima spinta particolarmente potente, e si accasciò sulla schiena del più piccolo mentre gli mordicchiava una spalla.
«Sono stremato» disse il ragazzo, cercando di far alzare David da sopra di lui. Dave gli diede un ultimo morso sulla spalla, prima di uscire da lui e dirigersi verso il cestino per buttare il preservativo.
«Ho bisogno di una doccia» disse il più giovane, prendendo le salviette e cercando di sistemarsi alla bell’e meglio. «Sono sudato da far schifo.»
«Ti lamenti, tu» fece Dave, con una smorfia. «Io devo rimanere qui, non posso andare a casa a farmi una doccia. Anche se ne è valsa la pena.»
Si avvicinò a Gary, mettendogli una mano sulla guancia e avvicinando le labbra alle sue.
«Mi mancherai questa sera, piccolo» continuò Dave. «Mi dispiace per il concerto.»
Gary alzò le spalle.
«Non importa, davvero» rispose il ragazzo. «Vado con Clara, lei era libera e…»
Si fermò. Stava per dire “non voleva che andassi solo come un cane”, ma non se la sentiva di farla pesare a David.
L’uomo sembrò non accorgersene.
«Bravi ragazzi, i tuoi coinquilini» commentò. «Alla fine hai trovato qualcuno che ti accompagna, visto?»
Avrebbe voluto replicare “ma io volevo andarci con te”, ma si tenne dentro anche quello. A volte era così difficile mantenere quella relazione.
Il doversi nascondere non permetteva loro di vivere le cose che vivevano tutte le coppie normali. Però non protestava mai, continuando a sorridere come faceva per qualunque cosa.
Si riteneva già fortunato; la sua cotta di adolescente era ricambiata, stava con la persona che amava, anche se doveva in qualche modo dividerlo con la sua famiglia.
«Domani almeno ci vediamo?» chiese il più piccolo, mentre si rivestiva.
«Domani devo andare alla recita scolastica di Jenny» rispose Dave, mentre si sistemava la cravatta, «ma ho un’ideuccia per noi. Tra due fine settimana devo andare in trasferta vicino New York, in un posto sperduto in campagna. Puoi venire con me, visto che saremo soli e nessuno mi farà domande. Avremo due giorni tutti per noi, a parte qualche ora in cui dovrò fare dei sopralluoghi ai cantieri. Che ne dici?»
Garreth sorrise come un idiota, gli occhi lucidi.
Quella proposta era molto allettante. Non avrebbe nemmeno dovuto dire ai suoi che partiva. Bastava gli dicesse che voleva rimanere nel suo appartamento a studiare per il prossimo esame, assicurandosi che Sammy e Clara lo coprissero.
A loro due non sarebbe piaciuta questa storia, ma era sicuro che per lui avrebbero fatto questo ed altro. In fondo gli volevano bene.
Quando entrambi furono presentabili, buttarono via tutte le salviette che avevano usato per ripulirsi e si trasferirono nell’altra stanza, l’ufficio vero e proprio di Dave.
Era un locale molto moderno, con la scrivania grigia su cui erano riposte con cura le classiche foto con moglie e figlie.
Sulle pareti vi erano invece i disegni dei progetti che David aveva realizzato, o almeno di quelli più importanti.
L’uomo, infatti, era un architetto. Era grazie al lavoro che David e il padre di Garreth si erano conosciuti.
Il signor Bailey, infatti, era a capo di una piccola azienda di costruzioni, che gestiva assieme al fratello. Aveva incontrato David Zimmer dieci anni prima e, grazie a lui, era diventato un uomo decisamente più ricco e decisamente più importante, realizzando progetti ambiziosi. Aveva così lasciato l’azienda di famiglia in mano al fratello per dedicarsi alla politica, candidandosi al congresso e raggiungendo un altro gradino della scala sociale.
«Vieni qui» fece all’improvviso David, prendendolo per il polso e trascinandolo a sé. «Dammi un bacio come si deve, prima di andare.»
Gary sorrise e lo accontentò.
 
Seth stava mangiando un cornetto mentre, davanti a lui, Lucas e Josh si litigavano il posto davanti al computer per poter parlare con il ragazzo tramite Skype.
«Ma quindi, volete dirmela questa novità per cui siete tanto eccitati?» chiese Seth, perplesso.
«È una bimba» sbottò Lucas entusiasta, guadagnandosi uno schiaffetto sulla nuca da parte del fidanzato.
«Volevo dirglielo io» sbuffò Josh, mettendogli il muso.
«Bimba?» fece Seth confuso.
«La figlia di Melody e quell’idiota di Ludo» precisò Josh, con un sorriso enorme. «È nata proprio ieri. È una femminuccia.»
«Non vedo l’ora di avere una scusa per regalargli qualcosa» disse Lucas saltellando sulla sedia, meritandosi un’occhiata stralunata di Seth.
«Tu chi sei?» fece il marito. «Che ne hai fatto di Lucas Russell?»
«La smettete di battibeccare?» fece Seth, sorridente. «Fate le congratulazioni a quei due da parte mia.»
Il modo in cui Lucas e Josh erano entusiasti della cosa rendeva Seth particolarmente perplesso, ma decise di non darci troppo peso.
Da quando Scott, il fratellastro del suo amico Nate, era fuggito dalla sua festa di compleanno per cercare il suo amore, i due uomini non facevano altro che vedere romanticheria dappertutto.
Una volta gli avevano persino raccontato che stavano cercando di convincere Nate e Ollie a sposarsi.
Il primo anno in cui Seth era stato fuori era stato difficile, per tutti e tre. La lontananza di sentiva parecchio, e Seth era solo, spaurito, non ancora pronto a restare a lungo fuori casa.
Tornava praticamente ogni week-end, spendendo un capitale in biglietti aerei. Alla fine del primo anno di college aveva chiesto il trasferimento in un ateneo più vicino, che distava solamente qualche ora di autobus o di treno dalla sua città.
Paradossalmente, sapendo di essere più vicino alle persone a cui voleva più bene al mondo, aveva tranquillizzato Seth a tal punto da non indurlo più a tornare a casa ogni week-end, riducendo le visite ad una volta al mese.
La presenza di Skype lo aiutava anche a sentirsi meno solo, e ora c’era anche Gary.
Rimase a parlare per un po’ con Lucas e Josh, promettendo loro di chiamarli il giorno dopo.
Era venerdì sera, ma lui ovviamente non aveva alcun impegno. Il giorno dopo avrebbe avuto il turno di pomeriggio al lavoro, quindi avrebbe potuto anche fare tardi, senza andare a letto alle nove come i vecchietti.
Stava quasi per mettersi a studiare, pregustandosi una serata intera per avvantaggiarsi con i libri che doveva ancora finire, quando il suo citofono cominciò a suonare insistentemente.
Si alzò per rispondere e rimase di sasso quando sentì a chi apparteneva quella voce.
«Ehi, Seth, non volevo disturbarti a quest’ora, ma, ecco… in realtà… Senti, vieni a vedere Katy Perry con me?»

 Un grazie a SNeptune84 che ha betato questo capitolo! <3 <3
Eccoci qui con il primo capitolo. Spero vi sia piaciuto! Purtroppo devo dirvi che con Intrighi sono indietro e che non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo di entrambe le storie, perché ho un esame tostissimo tra un mese esatto e sicuramente sarò imparanoiata con lo studio. Non interrompo le storie, continuo a scrivere, solo più a rilento. Dopo questo esame tornerò a ritmi più regolari, promesso.
Per farmi perdonare vi lascio con una foto di Seth e una di Garreth!
Seth

Garreth


A presto carissimi
Baci
Sere <3
   
 
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