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Autore: FairyCleo    28/10/2012    13 recensioni
“HO DETTO DI NO, DONNA! Lasciami in pace!”.“Giuro che se non ti alzi entro meno di un minuto e non fili in bagno a darti una ripulita, smonterò pezzettino per pezzettino la tua tanto amata Gravity Room, polverizzerò i componenti e ne spargerò i residui in mare. Per di più, potrai anche solo dimenticare di mangiare di nuovo un pasto preparato da me e da sta notte DORMIRAI sul divano".
“TU – NON – LO – FARAI”.
“Oh, si che lo farò! Puoi giurarci, TESORO. E adesso fila!” – ed era uscita dalla stanza, sbattendo con violenza la porta.
“ACCIDENTI” – aveva sbraitato Vegeta, lasciandosi cadere pesantemente sul materasso. Bulma lo avrebbe fatto impazzire. O forse, c’ era già riuscita. [...]“La- la state percependo??” – aveva chiesto Gohan.
“Si!” – aveva risposto Crilin – “E’ spaventosa!”.
“E non è una!” – C18 sembrava tesa – “Sono due!”.
“DANNAZIONE!” – Junior era preoccupato.
“Ma cosa sta succedendo??” – aveva chiesto Chichi, allarmatissima.
“Non lo so Chichi” – Goku aveva uno strano sguardo – “So solo che percepisco due auree. E sono potentissime”.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Human nature


Vegeta era rimasto pietrificato. Suo figlio non poteva essere morto. Il suo primogenito non poteva trovarsi all’Inferno. Stavano sicuramente mentendo!

“Voi… voi non potete averlo fatto…” – aveva balbettato, incredulo.
“Invece lo abbiamo fatto eccome! Avresti dovuto vedere la sua espressione quando ha capito che per lui non ci sarebbe mai stata occasione di incontrarti! Era più preoccupato per questo che non per essere sul punto di spirare. Un ragazzo così giovane… Un vero peccato!”.

Era peggio dei mostri con cui aveva avuto a che fare fino ad allora. Molto, molto peggio. Peggio di Freezer, Cell e Majin Bu messi insieme. Quello che aveva davanti a sé era solo un involucro di carne, allora. Non era che un fantoccio occupato da qualcun altro. Sentiva che dentro di lui si era rotto qualcosa, come se il suo cuore si fosse spezzato. Aveva perduto un figlio che non aveva neanche conosciuto. Era crudele persino per uno come lui.

“Come hai osato?” – aveva berciato, raccogliendo tutta l’energia che aveva in corpo – “COME?? Era mio figlio, sangue del mio sangue! Lui non doveva pagare per i miei errori! NON DOVEVA!”.

Superare il limite del super saiyan era stato devastante. Aveva lasciato che la sua aura esplodesse, spazzando via la terribile creatura che aveva tentato di distruggerlo.
I suoi figli, o meglio, i loro involucri, non erano stati in grado di contrastarlo. Sembrava aver perduto completamente la lucidità che fino a qualche istante prima lo aveva contraddistinto, ma così non era stato.
Vegeta aveva calcolato ogni cosa, o quasi.

“ESCI DAL SUO CORPO, ADESSO!” – e l’intensità e la purezza della sua aura dorata, aura devastata dal dolore, era riuscita a compiere l’impensabile: lo spirito malvagio che aveva invaso il corpo di suo figlio lo aveva abbandonato e un istante dopo, l’anima di Trunks si era librata dal suo giaciglio ghiacciato, riprendendo il posto che era suo di diritto.
Senza pensarci neanche un solo istante, Vegeta si era precipitato su di lui, e senza alcuno sforzo apparente lo aveva afferrato, prendendolo fra le braccia insieme al piccolo Goten. Dovevano andare via immediatamente da quel posto infernale, doveva portarli al sicuro, anche se non aveva la benché minima idea di come fare.

“Se n’è andato…” – aveva esclamato lo spirito nel corpo di Vegeta jr alla creatura ricomparsa dal nulla.
“Lui non potrà mai uscire da qui” – era stata la sua risposta – “E’ nostro. E presto se ne renderà conto”.

*

    
Si era sentito simile ad un mostro per quello che aveva fatto, ma non aveva avuto né molta scelta, né il tempo necessario per agire.
Vegeta stava vagando da tempo immemore fra il ghiaccio e la neve, portando in braccio i due bambini privi di sensi. Era sollevato per il fatto che respirassero entrambi, ma un sottile strato di ghiaccio si era formato sui loro abiti e sui loro capelli, ed entrambi stavano tremando sul suo petto. Doveva trovare il modo di uscire da lì, o sarebbero morti assiderati. La sua aura dorata non era sufficiente a tenerli caldi: quello era un luogo studiato appositamente per generare sofferenza, e loro non facevano eccezione, nonostante fossero dei vivi trovatisi nel mondo dei morti.

Vegeta jr era morto. Il suo primogenito era morto e si trovava all’inferno. Era una cosa che non riusciva ad accettare. Non lo avrebbe mai conosciuto, non avrebbe mai saputo che tipo di guerriero fosse, e che uomo sarebbe diventato. Era solo un ragazzo. Ed era morto nel trasformarsi in super saiyan, non essendo stato in grado di incanalare la sua energia. Doveva essere stato un combattente di livello altissimo, suo degno erede.
E avrebbe trascorso il resto dell’eternità a bruciare fra le fiamme dell’Inferno. Non riusciva a capire perché, poi. Se non aveva ucciso nessuno, se non aveva mai commesso nessun atto di cui un saiyan sarebbe andato fiero, per quale ragione era finito in quel posto orribile? Il presentimento che anche quella pena fosse da scontare per via dei peccati da lui commessi lo stava tormentando. Come aveva potuto non rendersi conto delle conseguenze che i suoi gesti avrebbero potuto avere sui suoi cari? Era pur vero che non avrebbe mai e poi mai creduto di farsi una famiglia, da ragazzo. Non avrebbe neppure pensato di arrivare a quell’età, a dire il vero. Era un mercenario. In pochi erano a diventare vecchi, e ancor meno erano in grado di farsi una famiglia. A lui era capitato quel privilegio, ma si era trasformato in una condanna orribile.

‘ Mi dispiace ragazzo… Non avrei mai voluto che finisse in questo modo… Ed è tutta colpa mia…’.

Sapeva che tormentarsi fosse inutile, ma proprio non riusciva a farne a meno. Il peso del male che aveva seminato aveva cominciato a schiacciarlo in maniera lenta e dolorosa.

*



La battaglia contro i saiyan posseduti era diventata moto più ardua di quanto potesse sembrare inizialmente. Moon, Goku e Junior si stavano facendo valere, ma erano svantaggiati dal fatto di non poter toccare le proprie vittime, e produrre continuamente sfere e raggi energetici li stava facendo stancare prima del dovuto.
Il saiyan sapeva di non avere molta scelta: presto avrebbe dovuto trasformarsi nel guerriero dai capelli d’oro, nonostante fosse piuttosto riluttante all’idea. Non voleva fare del male alle persone che aveva di fronte. Sapeva che non erano i saiyan ad attaccarli, bensì quelle creature infernali. Comprendeva il loro dolore, ma non riusciva a giustificare quell’enorme desiderio di vendetta. Dovevano fermali, o sarebbe stata la fine.
Sperava solo che Gohan avesse recepito il messaggio e che Dende potesse fare qualcosa. Non sapeva davvero come poter combattere contro della anime, e non vedeva l’ora di scoprirlo.

Moon era sconvolta dal dolore. Nonostante fosse una saiyan, una guerriera, una futura regina, era principalmente una madre, una madre a cui era stata tolta la sua unica regione di vita. Era stata lei la prima ad aver iniziato quello scontro fuori dal comune. Aveva attaccato Tarble – o chiunque egli fosse al momento – senza pensarci due volte, cercando disperatamente di fargli abbandonare quel corpo, inutilmente.

“Che cosa credi di fare, aspirante principessa? Non sei nessuno senza Vegeta. E non sarai mai nessuno! Tutto il tuo lavoro servirà solo per aiutarci a raggiungere il nostro scopo. Ti siamo davvero grati!”.

“TACI! ED ESCI DAL CORPO DI TARBLE, ADESSO!” – aveva urlato lei, ormai priva di qualsiasi controllo. Voleva distruggerli, polverizzarli, annientarli. E lo avrebbe fatto se la sua lucidità non le avrebbe permesso di capire che quelli erano sudditi, soldati e amici, e non poteva fare loro del male.

“Goku, dobbiamo fare qualcosa di concreto!” – aveva detto Junior mentre sferrava l’ennesimo colpo micidiale.
“Lo so! Sono troppi, non riusciremo mai a fermarli!”.
“Dobbiamo… ATTENTO!”.

Aveva avvisato Goku appena in tempo per evitare che uno dei soldati lo colpisse, facendolo diventare uno di loro. Ma perché Gohan ci stava mettendo tanto? Avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile, non potevano perdere tutto quel tempo!
“Grazie amico!” – gli era davvero grato. Se non fosse stato per lui, sarebbe diventato una specie di zombie ambulante come tutti gli altri. Ma, con sua grande sorpresa, il saiyan si era reso conto che non era stato il suo amico namecciano ad andare in suo soccorso, bensì uno degli uomini che aveva scelto come membro del suo personale plotone.

“Cos-…”.
“Generale, dobbiamo andare, presto! Dobbiamo portarvi al sicuro!”.
“Dobbiamo?”.

Preso dalla foga dell’azione, Goku non si era reso conto che gli uomini da lui scelti personalmente avevano fatto cerchio attorno ai saiyan posseduti, e che erano riusciti a bloccarli entro una sorta di cerchio luminoso che li aveva fatti piegare in due dal dolore.
Solo Tarble era riuscito a sfuggirgli, e continuava a lottare contro Moon.

“Presto Junior, portala via!”.

Con poche mosse esperte, il namecciano aveva afferrato la principessa, scatenando le sue ire e quelle di Tarble.

“Lasciami!” – aveva urlato Moon.
“Sì, mostro verde, lasciala!”.

A quel punto, Goku aveva cercato di intervenire, ma era stato battuto sul tempo da uno dal più giovane dei suoi soldati: il ragazzo, un saiyan che non poteva avere più di vent’anni, si era precipitato su Tarble, spingendolo all’interno del cerchio di cui era diventato prigioniero.

“Nooo!” – aveva urlato il super saiyan, precipitandosi a salvarlo, ma era stato fermato da un ragazzo che gli somigliava tantissimo.
“No generale, dobbiamo andare…” – erano state le parole del ragazzo che stava cercando di trattenere le lacrime – “Altrimenti, il sacrificio di mio fratello sarà stato vano”.

E così, grazie alla prontezza dei suoi uomini e al coraggio di quel ragazzo, erano riusciti a mettersi in salvo.
Non avrebbe mai pensato che dei soldati conosciuti da così poco tempo potessero essergli così leali. Quella era la prova più tangibile che quel popolo di guerrieri spietati e sanguinari era solo un triste e lontano ricordo.

*



Ce l’aveva fatta. Non sapeva bene come, ma ce l’aveva fatta. Gohan era riuscito a sfuggire a quell’orda di saiyan impazziti rifugiandosi in una specie di magazzino dopo aver lottato a lungo e senza aver fatto loro neanche un graffio. Aveva capito che toccarli sarebbe stato un errore dopo aver sentito un’innaturale gelo nello stargli accanto, e soprattutto dopo aver visto uno dei suoi guanti congelarsi dopo essere entrato in contatto con la guancia di uno di loro.
Sperava solo che il padre di Bulma avesse già parlato con Dende e che quest’ultimo fosse stato in grado di trovare una soluzione. Non c’era più tempo da perdere.
Anche perché, purtroppo per lui, era stato ferito ad una gamba e, anche se faceva fatica ad ammetterlo, avvertiva che qualcosa in lui stava cambiando.

‘ Non voglio diventare uno di quei mostri orribili ‘ – aveva pensato, cercando di pulirsi la ferita come meglio poteva, evitando di fare rumore.
Purtroppo per lui, non si era reso conto che una delle anime dannate aveva cominciato a seguirlo.

*


“Quindi con quell’aggeggio potresti ritrovare il mio Goten??” – aveva esclamato una Chichi incredula. Aveva paura a dirlo. Temeva che se lo avesse fatto quel desiderio non si sarebbe mai avverato.
“Sì, Chichi. Sono piuttosto sicura che funzioni. Dobbiamo solo provare. Se per favore vuoi darmi un tuo capello… Altrimenti, ne metterò uno dei miei. Voglio trovare mio figlio, ma quello vero, e voglio riportarlo a casa. Adesso. Non mi importa più niente di questo pianeta. Voglio solo che il mio bambino sia al sicuro”.

E, sotto gli occhi di tutti i presenti, la mora aveva preso fra le dita gentili uno dei suoi perfetti capelli d’ebano, rendendolo all’amica. L’unico suo desiderio era quello di riavere indietro suo figlio.

*


Stava per cedere. Ne era perfettamente consapevole. Sentiva le gambe deboli, e il viso era continuamente tagliato dal vento gelido. Respirare era diventato impossibile, ed era quasi sicuro che uno dei suoi polmoni fosse sul punto di collassare. Non era più in grado di trasformarsi in super saiyan, e nonostante i suoi stivali fossero a prova di neve e ghiaccio, i piedi si stavano congelando, ed ogni passo provocava in lui un dolore incontenibile. Ma non poteva fermarsi. Farlo, sarebbe stato uguale a morire. E non poteva permetterselo.

“Forza ragazzi…” – aveva sussurrato ai bambini – “Dovete svegliarvi. Forza…”.

Ma non aveva ricevuto risposta alcuna. I bambini avevano continuato a dormire, adagiati contro le sue spalle. Le braccia ormai gli si erano intorpidite, e temeva che da un momento all’altro avrebbe potuto lasciarli cadere in quella neve ustionante.

“Kaharot… Ma perché quando servi non ci sei mai…” – aveva detto più a se stesso che a qualcun altro. Si era sempre considerato un tipo che non aveva bisogno di nessuno, ma in quell’occasione si era davvero ricreduto.
Era diventato molto più terrestre di quanto si sarebbe mai e poi mai aspettato.

*


Goku si sentiva un topo in trappola. Non era mai stato un tipo che si era nascosto davanti alle difficoltà, ma in quell’occasione non sapeva proprio cosa fare per porre rimedio a quel disastro.

Moon si era tranquillizzata solo dopo perché Junior l’aveva colpita al collo, facendole perdere i sensi. Ora dormiva in una delle stanze che i ragazzi avevano deciso di utilizzare come quartier generale.
La situazione era drammatica. Gli uomini stavano cercando di non farlo notare, ma erano piuttosto spaventati. Non erano stati addestrati per affrontare nulla del genere, e si sentivano inutili e impotenti. Avevano recuperato una delle armi che avevano in dotazione e avevano notato che, come tutti gli altri nemici, anche quelle cose rimanevano bloccate all’interno di esse, per fortuna. Ma era una magra consolazione. Avevano perso amici e parenti, e non c’era niente di peggio per loro che erano cresciuti tutti insieme dopo essere stati divisi per così tanto tempo.
Non sapevano di essersi guadagnati l’estremo rispetto di quello che Vegeta aveva decretato come il loro nuovo generale.

Goku si era avvicinato al ragazzo che aveva appena perso il fratello, posandogli una mano sulla spalla. Stava cercando in tutti i modi di apparire forte e imperturbabile, ma si vedeva lontano un miglio che il suo cuore stava sanguinando.

“Tuo fratello è stato molto coraggioso” – gli aveva detto – “E anche tu lo sei stato. Ti ringrazio di cuore”.
“Questo ed altro per voi, signore. Avete dimostrato di essere coraggioso e forte, e siete leale nei confronti del nostro futuro re. Sappiamo che non siete solo un suo suddito ma che per lui siete un amico, e chiunque è amico del nostro sovrano merita protezione. E’ solo che… non siamo preparati a questo. Non sappiamo neppure cosa sta succedendo, ad essere sinceri”.

Goku aveva guardato Junior, nella speranza di trovare le parole adatte per descrivere quell’assurdità a cui stavano prendendo parte, ma era troppo doloroso da spiegare. Non volevano che quell’immagine così pura che avevano di Vegeta potesse dissolversi per colpa di crimini commessi ormai in un’altra vita, una vita che non gli apparteneva più. Ma non potevano mentire. Sarebbe stato un voler sottolineare ancora di più la sua mancata innocenza. Anche perché, per tutto il male che si potesse fare, c’era sempre la possibilità di redimersi.

Così, con poche e semplici parole, Junior aveva detto ai ragazzi cos’era accaduto, vedendo i cambiamenti delle loro espressioni specchio dei loro cuori.

“Questo significa che loro sono… che i nostri compagni sono… che mio fratello è morto?” – aveva domandato il ragazzo che aveva salvato Goku.
“Non ne sono sicuro figliolo, mi dispiace” – era stata la sua risposta laconica – “Non ne siamo certi. Loro hanno detto che si trovano tutti nel limbo. Può essere che se riusciamo a liberarle, forse potrebbero riprendere possesso dei loro corpi”.
“E allora cosa stiamo aspettando?” – aveva chiesto il ragazzo – “Facciamolo subito!”.
“Calmati ragazzo… Stiamo appunto aspettando che il figlio di Goku ci dia un segnale. L’aiuto dovrebbe arrivarci da molto più in alto di quanto pensi”.

*


Il signor Brief non aveva capito bene di cosa avesse parlato il giovane figlio di Goku, ma aveva capito che era molto importante. Per questo, aveva preso il primo aeromobile che aveva trovato e si era precipitato al palazzo del Supremo per conferire con Dende.

“Signor Brief! Cosa la porta qui? Posso portarle qualcosa da mangiare?” – gli aveva chiesto il gentile Popo.
“Oh, ti ringrazio molto… Gradirei una tazza di thè, in effetti. Ma devo subito parlare con Dende. E’ molto importante”.
“Arrivano subito”.

Era stato davvero molto gentile il signor Popo. E il palazzo era davvero un posto bellissimo. Non se lo sarebbe mai aspettato.

Dende non si era fatto attendere a lungo. L’ultima volta che aveva visto il namecciano era solo un bambino che aveva ospitato nella sua casa. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti un uomo diventato così importante.

“Signor Brief, ho sentito che ha urgenza di conferire con me. Che cosa succede?”.
“Io non lo so bene, ma è stato Gohan a contattarmi. Ha detto che sino nei guai e che si tratta di anime ribelli, o dannate. Ho paura che la situazione sia molto più seria di quanto possa sembrare e non sappiano come venirne a capo. E credo che abbia parlato di un certo re Kaioh, ma non ne sono sicuro. Che possiamo fare?”.

Il nuovo Supremo non aveva la situazione molto chiara, ma proprio come aveva detto il padre di Bulma, doveva trattarsi di una cosa seria se Goku in persona non si era materializzato lì da lui per spiegargli di persona come stavano le cose.

Ma i suoi poteri non erano abbastanza grandi per poterli localizzale su di un pianeta così lontano. Forse, era proprio per quello che Gohan gli aveva parlato di re Kaioh.

“Venite dentro signor Brief… Popo starà sicuramente preparando il thè. Io devo conferire con qualcuno che si trova molto più in alto di me”.

*


Re Kaioh dell’Ovest stava facendo un bagno caldo quando si era sentito chiamare da qualcuno. Era una voce a lui familiare, ma era stata così improvvisa da averlo fatto scivolare e battere la testa. Se non fosse stato per la sua fedele scimmia sarebbe annegato nell’acqua calda profumata di mirtillo.

“Re Kaioh! Re Kaioh! Ma mi sente o no??”.
“Coff! Coff! Ma che… Dende!! Oh! Figliolo ma ti pare modo di rivolgerti a qualcuno?? Volevi forse farmi annegare??” – aveva sbraitato il re contro quella voce molto poco immaginaria.
“Annegare? Oh re Kaioh, non abbiamo tempo per queste cose adesso! Dovete immediatamente cercare Neo-Vegeta-Sei e farmi sapere cosa sta succedendo! Credo che Gohan e gli altri siano nei guai!”.

Il buffo re aveva avuto bisogno di un attimo di pazienza prima di capire cosa cavolo stesse dicendo Dende. Pianeta Neo-Vegeta-Sei?? Gohan in pericolo?

“Figliolo, ma di cosa stai parlando??” – aveva detto, tornando a detergersi la schiena – o meglio, i punti che riusciva a raggiungere - con una spugna a forma di mela.
“Ma come?? Lei non sa che Vegeta aveva una compagna che è spuntata dal nulla dicendo di aver avuto un figlio da lui e che sono tutti partiti verso questo nuovo pianeta su cui si sono riuniti tutti i saiyan sopravvissuti alla furia distruttrice di Freezer??”.
“CHE COSA???” – aveva urlato poco finemente il sovrano, balzando in piedi nella vasca e mostrandosi ai pochi presenti in costume adamitico – “Saiyan sopravvissuti?? Un figlio di Vegeta??”.
“E’ quello che le ho appena detto! Ci deve essere qualcosa che non va però, re Kaioh, ed io non ho abbastanza potere per controllare di persona. Per questo mi sono rivolto a lei. Dobbiamo fare presto. Ho un bruttissimo presentimento, e non vorrei che si avverasse”.

*


Si trovava in quel luogo da tempo immemore. Non sapeva neppure come avesse fatto ad arrivarci. Ricordava solo di essere giunto su di un pianeta lontano e desolato, di aver sprigionato un’energia che non sapeva di possedere, e che poi si era ritrovato a vagare nel buio e nel freddo finché qualcuno non l’aveva trascinato in quel posto di dolore e sofferenza, inchiodandolo ad una ruota.
Non aveva più la consapevolezza del tempo, non aveva più la consapevolezza di niente. Solo una cosa era più reale che mai: il dolore. Dal momento in cui era stato imprigionato, non aveva sentito altro che dolore.
Non era in grado di vedere chi fossero i suoi aguzzini, perché il buio era opprimente, ma era sicuro che fossero delle creature senza cuore, perché si prodigavano in maniera incessante nel torturarlo in modo a dir poco impensabili. Era troppo stanco per domandarsene la ragione. Ogni parte del suo corpo stava urlando dallo strazio che era costretto a sopportare. Stava vivendo nel terrore di quelle sofferenze senza fine. Udiva le loro risate venir fuori da quel buio opprimente mentre sferzavano le fruste sul suo torace, sulla sua schiena, flagellandolo come il più efferato dei criminali. Lui, che non aveva mai lottato come un vero saiyan, che non aveva mai tolto la vita a nessuno come avrebbe fatto un vero saiyan. Forse, quella era la punizione per non essere stato all’altezza. Uno come lui non meritava di presentarsi al cospetto di un padre con una reputazione come quella che aveva il suo.
Suo padre era un vero guerriero saiyan, un futuro re che meritava di salire sul trono. Lui non era che la sua pallida imitazione. Poteva somigliargli nell’aspetto, ma non sarebbe mai stato feroce e potente come lo era stato lui. Lo sapeva fin troppo bene. Ma non era nel suo carattere. Forse, era un saiyan sbagliato. Troppo docile, troppo pieno di aspettative, troppo desideroso di compiacere gli altri invece che compiacere se stesso.
Eppure, nonostante quelle convinzioni, non poteva non continuare a desiderare di vedere suo padre almeno una volta. In cuor suo, sperava che un giorno sarebbe comparso in una polla di luce dipanando quelle tenebre solo per condurlo via da quel luogo, per salvarlo.
Ma sapeva bene che si trattava solo del sogno di un ragazzo che era rimasto bambino.

*


Re Kaioh aveva avuto qualche perplessità nell’apprendere la gravità della situazione. Non si era mai verificato nulla del genere prima di allora. Il rancore provato dalle vittime dei saiyan prima di morire era stato così potente da impedirgli di raggiungere il regno dell’aldilà, loro naturale destinazione. Ma, nonostante la sua vita molto longeva, non aveva mai sentito di spiriti bloccati in una sorta di limbo che si erano liberati, aspettando solo l’attimo di vendicarsi su colui che ritenevano il capro espiatorio di tutti i loro mali.

Incredibile. Avevano posseduto i corpi dei saiyan spedendo le loro anime nel limbo. Occorrevano una forza e una rabbia inimmaginabili. La cosa peggiore era che se prima non liberavano i saiyan dal luogo in cui si trovavano, non ci sarebbe stato modo per loro di ritornare nei loro copri. Era una cosa che doveva accadere nel minor tempo possibile, perché per quanto fossero esseri dalla forza fisica superiore, un cervello non ossigenato per troppi minuto causava gli stessi danni a tutte le creature dell’universo.

Il problema avanzato da Dende era proprio di trovare il modo per esorcizzare quei corpi. In realtà, era molto semplice e a portata di mano. Si trattava dell’Acqua Miracolosa conservata proprio nel palazzo del Supremo. Il namecciano stesso era arrossito nel non averci pensato in prima persona. Nonostante fosse il Supremo da un bel po’ di anni, ancora non era capace di trovare soluzioni senza aiuti che provenivano da piani ancora più alti.
La cosa veramente complicata, arrivati a quel punto, sarebbe stata aprire la porta del limbo e venirne fuori indenni. Le anime erano potenti e piene di rabbia, e loro erano pochi e non avevano i poteri adeguati per tenerle a bada.

Per non parlare poi della situazione terribile in cui si trovavano Vegeta e i bambini. E Vegeta jr, poi. Quel povero ragazzo era finito all’Inferno senza neanche meritarselo. Dovevano fare qualcosa per lui, e dovevano fare in fretta. Avrebbe dovuto parlare con re Yammer e…

“Re Kaioh… c’è ancora?” – la voce di Dende lo aveva riportato alla realtà.
“Sì, certo figliolo. Per prima cosa, cercherò di parlare con Goku per spiegargli come agiremo. La cosa difficile sarà cercare di contattare Vegeta prima che lo trovino le anime. Sono vicine, e vogliono torturare lui e i bambini. Il loro desiderio di vendetta le ha condotte alla follia. Devono aprirsi un varco e uscire da lì al più presto. E, forse, ho capito come possono fare”.

*


Il momento clou era giunto. Bulma aveva preso il capello datole da Chichi e lo aveva inserito nella luce formatasi fra i due dischi. Se non avessero saputo che si trattava di un congegno elettronico, probabilmente avrebbero creduto che fosse magia, perché il capello aveva cominciato a fluttuare in quella luce come se fosse stato immerso in una sostanza gelatinosa, e un attimo dopo si era dissolto, mostrando loro il posto in cui si trovano Goten e gli altri.

“Oh mio Dio… OH MIO DIO!” – aveva urlato Chichi, portandosi le mani alle labbra.

Tutti erano rimasti pietrificati nel rendersi conto di ciò che avevano davanti agli occhi.
Goten e Trunks si trovavano tra le braccia di un Vegeta che si reggeva in piedi per miracolo. Aveva le labbra viola e le guance e il naso erano in procinto di congelamento. Stava ancora resistendo come meglio poteva, ma le forze erano prossime ad abbandonarlo. C’era una piccolissima e debolissima aura a circondare lui e i bambini, e il gelo da cui erano circondati sembrava averli completamente sopraffatti.

La cosa peggiore, era che quel luogo sembrava essere per loro irraggiungibile.

Bulma era rimasta pietrificata nell’osservare quella scena così fuori dal comune. Vegeta era sul punto di crollare, eppure si stava facendo forza solo per salvare la vita ai due bambini. Stava facendo di tutto per condurli sani e salvi fuori da quel posto infernale in cui erano capitati. Ma la cosa strana non era quella, affatto. La cosa strana era che quell’uomo che tutti consideravano burbero e incapace di una dimostrazione d’amore, si era aggrappato a quei due bambini nella sola speranza che potessero infondergli la forza di andare avanti.
Vegeta aveva appena dimostrato di avere più bisogno di loro di quanto potessero averne quelle due creature poggiate sul suo torace.

Chichi era scoppiata in lacrime, pentendosi all’istante di tutte le cose crudeli che aveva detto su di lui. Era solo grazie al suo intervento se il suo bambino stava ricevendo protezione e amore. Vegeta non era l’essere che tutti credevano, e forse lo aveva capito solo allora, vedendolo in quella situazione. Era proprio vero, si riusciva a capire davvero una cosa solo se la si viveva sulla propria pelle. E questo era quello che stava capitando a tutti i presenti.

“Moriranno se non escono da lì immediatamente” – aveva detto Tenshinan, serio – “Vegeta è allo stremo delle forze”.
“Ma come può essere? I saiyan resistono qualunque temperatura!” – aveva fatto notare Rif – “E non sembra che Vegeta abbia ferite da lotta! Non capisco…”.
“Non si trovano in questo mondo” – aveva risposto Bulma, incapace di credere anche lei alle sue stesse parole.
“Che vuoi dire che non si trovano in questo mondo??” – avevano chiesto gli altri, all’unisono.
“Voglio dire che ora come ora, noi non siamo in grado di raggiungerli”.

Continua…
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Rieccomi!!
Scusate per questo ritardo, ma fino a poco fa ho creduto di non riuscire a postare!! La connessione va e viene con questo tempaccio, e mi sta facendo disperare!

Ma torniamo a noi!
Mamma mia che gran casino che sta diventando questa fic! Spero che vi stia piacendo! Tirare le conclusioni diventa difficile quando si mette tanta carne sul fuoco. Ma giuro di non perdermi la via via! =D
U.U
Povero Vegeta… So che per tanti voi continua ad essere OOC, ma ho trovato molto ‘ romantico ‘ (?) tirare fuori questo suo lato fragile e umano. Chissà se anche Bulma si renderà conto che può sbagliare anche lui proprio perché è diventato così umano.
Povero Vegeta jr, fra tutte le altre cose. Mi è sembrato giusto dedicargli uno spazio adeguato… E chissà, magari potrei fare anche di più! ;)Ragazzi, scappo, che provo ad aggiornare un’altra fic!
Un bacione
A presto!
Cleo
   
 
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