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Autore: BlueCandle    29/10/2012    4 recensioni
Un pomeriggio d'estate. Il sole giallo, il cielo azzurro e la serenità della pace raggiunta dopo la fine del Signore Oscuro sono il cosiddetto "context" di questa piccola one-shot.
Ma perchè no, aggiungiamo una mini partitina a scacchi; e per concludere, la scena principale: Hermione e Ron. Perchè affrontare e sconfiggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è una bazzecola, rispetto a confessare i propri sentimenti alla persona che si ama... da sempre!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ronald Weasley sospirò, il cielo azzurro, le nuvole che si rincorrevano. 
E lui e Hermione a giocare a scacchi sdraiati sotto alcuni alberi.
Alzò lo sguardo sulla ragazza - la sua ragazza- e non poté fare a meno di sorridere.
Hermione era seduta a gambe incrociate, il busto eretto, l'espressione concentrata, con i ricci ribelli raccolti in una coda di cavallo.
Gli occhi di lei, di quel bel bruno cioccolato, saettavano da un pezzo all'altro della scacchiera, mentre decideva quale mossa eseguire.
"Insegnami a giocare a scacchi. Ti va?"
E ovviamente, la sua richiesta era stata accontentata.
Avevano passato la mattina a parlare di regole e tecniche; quindi, dopo pranzo, erano passati alla fase pratica. Ma alla quarta partita di fila, la pazienza di Hermione sembrava aver esaurito le scorte.
Difatti, la ragazza sbuffò, incrociando le braccia.
"Basta. Ci rinuncio”.
Ron ridacchiò, e si apprestò a rimettere i pezzi nella scacchiera.
Adocchiò un alfiere rotolato nel prato, così si distese pigramente sull'erba. Allungò le braccia per raggiungerlo con la mano.
E quando le sue dita sfiorarono, invece dello scacco, la pelle morbida della mano di Hermione, si accorse che anche lei si era allungata verso l'alfiere per afferrarlo.
I loro visi si trovarono dunque l'uno di fronte all'altro, e per un po' i due ragazzi rimasero immobili. Guardandosi negli occhi.
Poi Hermione parve risvegliarsi, e arrossì furiosamente, rialzandosi di scatto.
Ron ridacchiò nervosamente, passandosi la mano fra i capelli rossi, le orecchie in fiamme.
"...scusa”, disse, azzardando un sorriso impacciato.
Cavolo, se si sentiva idiota.
Ron sospirò, sconsolato. Perché non riusciva a comportarsi in maniera disinvolta?
O almeno, in modo tale da non dover ogni volta desiderare di sotterrare la testa sotto la sabbia.
Ma poi... per cosa?
Il vero motivo, ormai, l'aveva capito da tempo, esattamente come Hermione: erano tutti e due talmente impacciati, che al minimo sfiorarsi si sarebbero raggomitolati come armadilli timidi.
Quindi, la cosa da fare era una e una sola.
Ron allungò le braccia verso Hermione, seduta abbastanza vicina perché il ragazzo potesse circondarle la vita.
"Ron, cosa..."
Prima che lei potesse capire, la prese delicatamente per i fianchi la avvicinò a sé, facendola poi distendere contro di lui, il viso tra il suo collo e la clavicola.
Hermione, dal canto suo, si era pietrificata come un pezzo di legno.
A poco a poco però il rossore svanì, non lasciando tracce visibili.
Ron sentiva il respiro dolce di lei carezzargli la gola.
Cingendole la vita, la strinse ancora di più contro di sé, il respiro di lei che gli solleticava la pelle del collo.
Dopo un momento di silenzio immobile, in cui Ron aveva mantenuto lo sguardo fisso sul cielo, azzurro come l'estate, Hermione riprese a respirare.
Piano, allungò il braccio, e abbracciò il ragazzo, la guancia posata sul suo petto, le gote morbide ancora tinte di rosso. Ma non si spostò.
Ron tentò di contenere un sorriso che altrimenti gli sarebbe arrivato da un orecchio all'altro. 
Non disse nulla. Si limitò a restare fermo, a stringere la ragazza che amava tra le braccia, a guardare l'azzurro.
Ti amo.
La strinse ancora più forte, la tenne ancora più vicina a sé. Sospirò, felice.
Merlino, quanto ti amo.
"Ron?"
Ronald Weasley si riscosse dall'imbambolamento dei suoi sentimenti,
“Hmmm?"
Hermione tacque. Ron abbassò lo sguardo, tentando di raggiungere il suo. Ma gli occhi di lei erano coperti dalla sua mano.
"Hermione?"
Lei parve trattenere il respiro. Poi però parlò.
"Lo sai, quel che sto per dirti. Vero?"
Il cuore di lui tremolò per un istante.
Tu-tum.
Quanto aveva desiderato sentire pronunciare dalle sue labbra quelle parole.
Tu-tum.
Forse, dal primo momento in cui l'aveva vista. O da quando aveva capito che lei era speciale.
Tu-tum.
Le aveva desiderate con tutto il cuore.
Due... misere... parole.
Tu-tum.
"...cosa?"
Lei rimase in silenzio ancora per un poco.
Tu-tum.
Socchiuse le labbra, e...

"Ci stanno sicuramente guardando"
Ron aggrottò le sopracciglia, spalancando gli occhi.
"Che... che cosa?”, biascicò confuso.
Lei si appoggiò sui gomiti quanto bastava per alzare la testa e guardarlo in faccia.
"Dalla Tana. Le finestre della sala danno direttamente verso questa parte. Quindi puoi stare certo che tua madre e chissà chi altro – scommetto tutti – ci staranno puntando addosso un binocolo, poco ma sicuro”.
Ron rimase a bocca aperta, il sogno che si frantumava come un misero cracker.
Deglutì, sforzandosi di celare la delusione che altrimenti gli avrebbe deformato il viso.
Hermione si mise in ginocchio e poi si rialzò, spolverando via i fili d'erba rimasti sui pantaloni e sulla maglietta. Poi tese una mano verso di lui.
"Andiamo?"
Ron sospirò, ma decise che prendersela sarebbe stato inutile.
Hermione era così, era sempre stata così.
Testarda e orgogliosa, ma timida come poche persone potevano essere. Per questo l'amava così tanto.
Afferrò piano la mano morbida di lei, ma si rialzò da solo, senza doverla tirare per issarsi.
Quando incontrò gli occhi di lei, sorrise, un po' malinconico.
 Tu-tum.
Le osservò il volto, e spalancò gli occhi dalla sorpresa.
Hermione aveva le guance rosso fuoco, lo sguardo basso, gli occhi che tentennavano da una parte e dall'altra come se in preda ad un'indecisione terribile.
Lui abbassò il viso, preoccupato.
"Ehi, stai bene? Sei tutta rossa in f-"

Non terminò la frase, perché Hermione gli si era avvicinata di colpo, ed aveva premuto con forza le labbra contro le sue.
Durò sì e no un paio di secondi.
La ragazza si staccò bruscamente, il volto ancora più in fiamme di prima.
Aveva uno sguardo cupo, le sopracciglia aggrottate.
Ron, dal canto suo, si era pietrificato come un baccalà, gli occhi spalancati e l'espressione più perplessa che ci potesse essere a questo mondo.
Hermione alzò un poco lo sguardo, arrossendo furiosamente e per l'ennesima volta.
"Beh, che è quella faccia?" borbottò lei, il tono burbero ma palesemente imbarazzato.
Ron abbassò lo sguardo su di lei, e aprì e chiuse la bocca senza riuscire a dire nulla.
Hermione tossicchiò, e incrociò le braccia sotto il seno, una smorfia di puro scetticismo in volto.
"Wow, Ronald. Il tuo vocabolario e il tuo modo di esprimerti sono forbiti come sempre.”
Ron aggrottò di colpo le sopracciglia. Aspetta... era arrabbiata, ora?
Si riprese in un attimo. "Perché sei arrabbiata?"
Hermione parve boccheggiare, mentre tentava di rispondere.
"Non... non sono arrabbiata!" incespicò.
Sì, come no.
"Sì, invece. Ma non riesco a capire perché, e- feeerma, fammi finire di parlare, Hermione Granger!"
Hermione restò in silenzio, in viso tutto tirato come se in allarme rosso.
"Non so perché sei arrabbiata, ma forse sei arrabbiata perché prima ti ho... ecco, abbracciata..."
Ron divenne color peperone mentre iniziava a parlare a raffica. "...madavveroiovolevotantissimofarloperchèquandostovicinoatemisentofelicedavverofeliceenonsomaibenecomecomportamiperchèhopauradideludertie-e-e-enonsopportereilideadinonpotertistareaccantoperò volevodavverostartiancorapiùvicinoperchèioti-"

Per la seconda volta, Hermione lo zittì.
E stavolta, durò ben più di qualche misero secondo. E si poté davvero definire bacio.
Si staccarono, per la seconda volta.
E per la seconda volta, Ron rimase senza parole.

Tranne due.

Quelle due parole che Hermione gli aveva mormorato sulle labbra, appena prima di sfiorargliele dolcemente con le proprie.

Ti amo.

Lei sorrideva, il sole che brillava come non mai, scaldava i loro cuori.
Gli occhi di lei dolcissimi, come mai li aveva potuti vedere. Mentre guardavano nient'altro che lui.

Ti ho sempre amato.

Si abbracciarono, stringendosi con tenerezza.

Ti amo.

E nulla più fu necessario.

  
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