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Autore: Northern Isa    29/10/2012    5 recensioni
Thor e Loki: fratelli più diversi non potrebbero esistere. Thor è tutto ciò che Loki non è, eppure vorrebbe essere: forte, irruente, prestante, degno figlio di suo padre. Da tempo Loki ha imparato che, per emergere agli occhi di tutti, deve smettere di cercare di assomigliare a Thor. Cosa meglio della magia può controbilanciare la sua mancanza di prestanza fisica? E quale posto più adatto di Durmstrang può insegnargli tutto quello che deve sapere per primeggiare una volta per tutte su Thor? Specialmente se l'Istituto per gli studi magici nasconde un terribile segreto che solo Loki riuscirà a carpire.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2:

Loki osservava Lord Reidar con sospetto.
«Istituto per gli studi magici di Durmstrang?» ripeté.
Lord Reidar distolse lo sguardo e scosse la testa con condiscendenza.
«Proprio così, principe. Si tratta di una scuola».
Loki sussultò, irritato. L’aveva capito che si trattava di una scuola, non c’era bisogno che la cosa venisse puntualizzata, non era uno sciocco. In qualche modo però, Lord Reidar sembrava aver intuito la confusione della mente di Loki, e tentava di darvi una risposta.
«Dimmi di più» lo esortò il minore dei figli di Odino.
Lord Reidar scoprì in un sorriso la sua dentatura regolare e intrecciò le dita dietro la schiena.
«Si tratta di un istituto fondato in epoca non troppo risalente da sette altissime personalità, riconosciute in tutti i nove mondi. Queste menti brillanti sentirono il bisogno di tramandare le loro conoscenze alle generazioni future per preservare il loro sapere magico, ed è per questa ragione che hanno costruito un castello di pietra alle pendici di un monte così alto da toccare il cielo. Palesato il loro intento, molte famiglie inviarono i loro rampolli al castello di Durmstrang per istruirsi. Sono previsti tre anni di studio, in cui alcuni insegnati di riconosciuta competenza impartiscono le nozioni di diverse branche della magia. Vedo che la cosa inizia a interessarvi, principe».
A quelle parole, Loki sbatté le palpebre e si riscosse bruscamente. Con gli occhi della mente aveva già iniziato a figurarsi i contorni granitici del castello descritto da Lord Reidar, le schiere di studenti indossanti lunghi mantelli che ne percorrevano i corridoi, gli insegnanti dall’aria veneranda, per niente simili al precettore che lui e Thor vedevano ogni mattina, ma con la stessa espressione vigile di Heimdall.
«Non so ancora dove si trova questa scuola» disse il principe, cercando di darsi un tono.
«Tra alcuni monti della Svezia. La zona è piuttosto fredda e inospitale, ma è adattissima allo scopo».
«Svezia?»
«Su Midgard» puntualizzò Lord Reidar con aria sorniona.
Loki boccheggiò e le liete immagini proiettate dalla sua mente scomparvero con fragore di vetri infranti.
Midgard. Che schifo.

Loki era rimasto solo nelle sue stanze, impegnato a fissare il bacile di terracotta sul quale si era esercitato tanto a lungo. Dalla descrizione di Lord Reidar, Durmstrang gli era sembrato un posto davvero promettente, che avrebbe potuto aiutarlo sulla via della grandezza, ma lui non poteva andare su Midgard! Era un Asgardiano, per Yggdrasill. E soprattutto, come avrebbe fatto il mondo degli uomini a promettergli gloria e conoscenza?
Le riflessioni del principe vennero interrotte da un colpetto alla porta, che ruotò sui cardini prima di aspettare il suo permesso, lasciando entrare la sagoma di Thor, già imponente per un adolescente. Il biondo calcò con decisione il pavimento lucido e andò a sedersi accanto al fratello. Loki, intento a osservare le maniche della sua veste, sollevò appena gli occhi su Thor. Conosceva il suo sguardo chiaro e limpido, che sembrava invitarlo a confessare qualsiasi cosa.
Loki sbuffò appena, quello non era proprio il momento opportuno per una chiacchierata tra fratelli.
«Madre mi ha detto che cosa è successo».
Loki provò l’irresistibile impulso di alzarsi e allontanarsi da Thor. La reazione dei suoi genitori era stata già di per sé frustrante e, come se non bastasse, ora anche suo fratello era al corrente di tutto. Ora Thor avrebbe detto la sua, avrebbe cercato di dargli un consiglio, come quando erano bambini, gli avrebbe suggerito di lasciar perdere la magia. Quell’episodio sarebbe stato un ulteriore motivo di confronto tra di loro.
«Non sprecare il tuo fiato, fratello» rispose Loki, accompagnando le sue parole con un gesto stizzito della mano. «È già bastata madre a dirmi che un potere come il mio non è esattamente popolare ad Asgard».
«Lo sapevi prima che Madre te lo dicesse,» osservò Thor, pacato, «perché te la prendi con lei, adesso?»
Le dita di Loki si serrarono intorno al bordo scuro della sua veste, e il principe avvertì una vena pulsargli su una tempia.
«Questo non vuol dire niente! Solo perché un potere simile non è contemplato, non significa che non sia importante o utile» ribatté rabbiosamente. «Non capisci. Non tutti sanno roteare una spada come fai tu».
Thor si irrigidì, e per un istante Loki ebbe la folle impressione di averlo pietrificato con qualche incantesimo che ancora non sapeva di padroneggiare. Quando il fratello maggiore si portò le dita al sopracciglio destro, però, fu consapevole dell’assurdità di quel pensiero.
Thor tornò a fissare i suoi occhi in quelli del fratello.
«Ti stai riferendo all’ultima volta che ci siamo allenati insieme?»  Il suo tono calmo e quasi rassegnato ricordò a Loki quello che il loro precettore spesso usava per commentare i compiti che doveva correggere. «Non è andata tanto bene, è vero, ma…»
«È stato un disastro» lo interruppe Loki, incrociando le braccia in un gesto di ermetica ostilità.
Thor, inaspettatamente, sorrise.
«Sì, è stato un disastro. Madre ci teneva tanto a che tu ti esercitassi con me, e guarda come è andata a finire! Le espressioni contratte di chi era in dubbio se complimentarsi con te o meno sono state impagabili».
Loki corrugò la fronte e schiuse la bocca, arricciando le labbra, oltraggiato. Quello era troppo, non avrebbe ascoltato suo fratello prendersi apertamente gioco di lui. Prima che potesse alzarsi, però, Thor aveva ripreso a parlare con il suo tono pacato e sereno.
«Ma io so che tu hai delle grandi capacità, Loki. Sarei felice di tornare ad addestrarmi con te, potrei consigliarti, darti una mano a migliorare! Io e te abbiamo sempre lavorato bene insieme… pensa alle lezioni che seguiamo».
Loki fece schioccare la lingua.
«Se la memoria non mi inganna, di solito io prendo appunti, mentre tu fingi solamente di ascoltare. E noi non collaboriamo, in realtà sei tu che copi i miei esercizi prima che possiamo farli controllare al precettore!»
Di fronte all’indignazione di Loki, la risata franca di Thor fu come un’esplosione per le sue orecchie.
«Te lo concedo, fratello, questo non è il mio campo: non ho la pazienza necessaria per stare su quei tomi. Ma questo non significa che non possiamo collaborare. Aiutandoti nell’addestramento fisico, potrei ricambiare l’aiuto che tu mi dai nello studio».
Loki osservò il fratello per qualche istante, in silenzio. In fondo, la proposta di Thor era interessante. Immediatamente gli tornarono alla mente tutti gli anni che aveva trascorso in sua compagnia, tutti i loro giochi, le loro marachelle, i loro discorsi. Era passato tanto tempo da quegli episodi, perché lui e Thor si erano allontanati? Loki aveva sempre pensato che fosse stato perché, crescendo, i loro percorsi avevano iniziato a divergere in quanto attratti da destini diversi. Thor era diventato un ragazzo forte e amato, e lui era solo un’ombra.
«Andrà bene, ne sono sicuro» continuò Thor. «Diventeresti un buon combattente, sicuramente metteresti qualche muscolo su quelle quattro ossa e riuscirai a durare più di cinque minuti contro di me. Te ne concedo sette».
Loki scattò in piedi, la sua mente già lontana dai ricordi d’infanzia, il respiro ansante.
«Non offenderti… stavo scherzando!» spiegò Thor, distendendo la fronte. Non gli era sfuggito lo scatto del fratello, Loki stesso non era ancora perfettamente conscio del motivo per cui aveva sentito qualcosa esplodergli nel petto.
«È così, non è vero? Tu non vuoi aiutarmi, tu vuoi farmi diventare uguale a te. Ho una notizia per te: non tutti su Asgard ti ammirano tanto da vivere per somigliarti».
Detto ciò, si voltò bruscamente e uscì dalla sua stanza, sperando che il fratello non lo seguisse.

Thor infatti non lo aveva seguito, pensò Loki, incrociando le braccia sulla balaustra di marmo della terrazza. L’aria luminosa del pomeriggio era smossa da una piacevole brezza che si insinuava tra le ciocche di capelli scuri che ricadevano sulla fronte del principe. Ai suoi piedi, i tetti lucenti degli edifici si susseguivano come una colata d’oro. Un insetto svolazzava pigramente tra le fronde di una pianta che cresceva lì vicino, ignorante, come tutti gli altri abitanti del palazzo, dei pensieri che si agitavano nella mente di Loki.
Il principe si riscoprì a sorridere amaramente nel rendersi conto che il suo stato d’animo tempestoso contrastava in maniera stridente con l’ambiente che lo circondava.
Loki serrò i pugni nel ricordare le parole che gli aveva rivolto suo fratello. Era sempre così: ogni volta che si ficcava in un guaio, Thor arrivava da lui, tronfio e sicuro di sé, fingendo di volergli dare un consiglio, e sottolineando invece che ci fosse un abisso a separarli. Ogni momento di debolezza di Loki era per tutti un’occasione per piegarlo. Quante volte aveva sentito bocche più o meno conosciute ripetere quanto fosse straordinario suo fratello? Thor è così forte – lui non era che uno scricciolo –, Thor è così fiero e sicuro di sé – lui non faceva che dubitare delle sue capacità–, Thor è così carismatico e determinato – e lui quali obiettivi aveva? In una parola, Thor era l’erede al trono che ogni re avrebbe voluto avere. E lui, Loki, che cosa sarebbe diventato una volta che Thor, brandendo il mitico Mijolnir, si sarebbe dimostrato degno di suo padre? Tutti si sarebbero dimenticati di lui. Perché, Odino aveva un altro figlio?
Loki colpì il marmo della balaustra con un pugno. No, lui poteva essere importante quanto Thor. Non avrebbe affrontato di nuovo il fratello in allenamento, altrimenti avrebbe dimostrato tutto il contrario.
Su una cosa Thor aveva ragione: loro due erano bravi in cose completamente diverse. Quella volta Loki non si sarebbe piegato, ma avrebbe scelto una strada che lo avrebbe portato ad assomigliare un po’ meno a Thor e un po’ più a se stesso.
Improvvisamente, Midgard non sembrava più un posto così schifoso.

Loki misurava il pavimento della sua stanza a passi rapidi e nervosi. Perché era in ritardo? Senza di lui non sarebbe riuscito ad attuare quello che aveva in mente. Doveva arrivare di lì a pochissimo, altrimenti Padre sarebbe stato impegnato.
«Principe, eccomi» annunciò una voce, risuonata dopo un discreto bussare sulla porta.
«Finalmente, Lord Reidar. Sei in ritardo».
Loki si meravigliò per il modo in cui il suo tono era rimasto saldo, nonostante l’impazienza. Il nobile posò una mano sul petto e chinò reverenzialmente il capo in direzione del principe. I suoi lunghi capelli scuri ricaddero sul viso a nascondere l’accenno di sorriso che aveva piegato le sue labbra.
«Chiedo perdono. Vogliamo andare?»
Loki uscì dalle sue stanze, facendo strada a Lord Reidar. Era passato qualche giorno da quando aveva discusso con Thor. Da allora, suo fratello non l’aveva più cercato, e Loki era piuttosto soddisfatto per quella ragione. Le idee che quella discussione gli avevano portato alla mente avevano vorticato inizialmente come fiocchi di neve, gelidi e delicati, per poi diventare una vera e propria valanga. Prima di rendersene conto, Loki aveva già pianificato cosa occorresse fare e chi avrebbe dovuto aiutarlo. Non ci sarebbe stato alcun potere, alcuna istruzione, alcuna crescita se Padre non avesse acconsentito a mandarlo su Midgard e, dopo il piccolo spettacolo nella sala del trono, Loki non era sicuro di riuscire a convincerlo tanto facilmente. Non da solo, almeno. Ecco che in quella fase sarebbe dovuto intervenire Lord Reidar, un nobile influente, ma soprattutto la prova vivente che non tutti ad Asgard avversavano le arti magiche. Naturalmente Loki non gli aveva raccontato della discussione con Thor, anzi aveva fatto di tutto per dissimulare il suo turbamento. Lord Reidar, dal canto suo, non aveva fatto domande quando il principe gli aveva chiesto di presenziare quando avrebbe parlato con il Padre degli dei. Certo, aveva un modo di guardarlo che sembrava che sapesse più di quanto dava a vedere, ma Loki non si sarebbe preoccupato della cosa finché non avesse costituito un problema.
Giunti alla sala del trono, Loki spinse i legni lucidi che costituivano la porta ed entrò. Odino sedeva sullo Hliðskjálf e, fatta eccezione per due guardie, la sala era vuota. Il principe sorrise tra sé e sé compiaciuto del verificarsi della sua previsione: sapeva che, in vista dell’importante riunione che di lì a poco avrebbe visto come protagonista il Padre degli dei, nessuno l’avrebbe impegnato in faccende diverse.
Lord Reidar affiancò Loki, inchinandosi al cospetto di Odino. Quando questi si drizzò, Loki fece per aprire bocca, ma il padre l’anticipò.
«Sono lieto di vederti, figlio mio. So che tu e Thor avete discusso, ero in pensiero per te».
Loki arricciò il naso: le notizie volavano. Dal diverbio, aveva visto il padre brevemente solo durante i pasti, e mai nessuno aveva fatto cenno ad alcuna faida tra fratelli. Se Odino fosse stato davvero in pensiero, avrebbe potuto benissimo mandarlo a chiamare, invece non l’aveva cercato in alcun modo. Loki leggeva in quella condotta la conferma del fatto che quello che importava davvero a suo padre era il prevedibile malumore che doveva aver colpito Thor dopo che Loki se n’era andato, lasciandolo con un palmo di naso.
«Padre,» disse Loki, forzando un sorriso, «non è nulla di importante. Sai come funziona… normali beghe tra fratelli».
Il volto di Odino parve corrugarsi, e Padre Tutto sembrò diventare più vecchio di qualche secolo, ma durò meno di un battito di ciglia. Loki tornò a scrutarlo, chiedendosi se si fosse ingannato, ma il volto di Odino era impassibile come sempre.
«D’accordo» disse Odino, esitante. «Eri venuto a parlarmi di qualcosa?»
Loki dimenticò l’espressione stranamente preoccupata del padre e sorrise.
«Non io, padre, ma Lord Reidar».
Il nobile chinò il capo di fronte all’espressione sorpresa di Odino.
«Mio signore. Ho assistito alla manifestazioni delle strabilianti abilità del principe Loki, ha delle capacità che non sono da tutti e che potrebbero rivelarsi molto utili se messe al servizio di Asgard». L’espressione di Odino si fece più grave, ma il Padre degli dei non interruppe Lord Reidar, che continuò: «Come ho già avuto modo di spiegare a vostro figlio, è necessario sviluppare una simile attitudine magica perché questa possa essere controllata e piegata dalla sua volontà, in modo da essere indirizzata verso fini utili per tutti. Si dà il caso che io conosca un posto che potrebbe offrire al principe Loki tutto ciò che gli occorre: è l’Istituto per gli studi magici di Durmstrang. Sicuramente lo conoscete».
Loki lanciò un’occhiata fugace a Lord Reidar. Era partito con il piede giusto, ma non poteva pretendere che il re di Asgard conoscesse ogni luogo su Midgard. Con sua sorpresa, però, Odino annuì brevemente.
Il nobile continuò:
«Ero sicuro che aveste conosciuto i Valorosi, i sette fondatori di Durmstrang. Sono certo che la scuola sarà più che idonea a insegnare al principe tutto ciò di cui avrà bisogno».
Odino aveva ascoltato ogni parola con attenzione e aveva iniziato a lisciarsi la folta barba sovrappensiero.  Loki non si era aspettato da lui una reazione diversa: tutto stava andando come programmato, ma non erano che alla prima fase del piano. La seconda sarebbe dovuta iniziare di lì a poco.
«Padre,» disse il principe, chinando appena il capo, «sono lieto di avere la tua attenzione, ma non ti chiedo di decidere adesso. Ti sarei grato se valutassi la proposta di Lord Reidar».
Con quelle parole, il principe si accomiatò e il nobile esitò un istante prima di imitarlo con studiata lentezza. Quando Loki giunse al portone della sala del trono, Lord Reidar era ancora indietro, ma non lo aspettò. Aveva programmato tutto: se suo padre si fosse trovato da solo con il nobile, forse avrebbe parlato liberamente. Quando Lord Reidar non attraversò i battenti di quercia della porta, Loki capì che era andata come previsto.

«Un momento, aspetta».
La voce di Odino risuonò nella sala del trono e rimbalzo sulla superficie lucente del pavimento decorato.
«Come desiderate, mio signore» rispose Lord Reidar, inchinandosi.
Padre Tutto sospirò e appoggiò la fronte al pugno chiuso, mentre l’altro braccio era mollemente poggiato sul bracciolo dello Hliðskjálf.
Il nobile forzò un colpetto di tosse nel tentativo di non dare a vedere che quel gesto di stanchezza del Padre degli dei non gli era sfuggito. Allora era come pensava, si disse tra sé. Avrebbe sorriso, se solo quel gesto non fosse stato traditore.
«Ritieni davvero che Durmstrang possa essere una buona opportunità per Loki?»
Lord Reidar si sforzò di mantenere il tono piatto quando rispose:
«Sì, mio signore, ne sono convinto. Il principe sembra entusiasta all’idea di cimentarsi in qualcosa di nuovo, e l’Istituto è davvero una straordinaria fonte di sapere che arricchirebbe chiunque».
«Questo lo immagino» convenne Odino. «Ma credi che possa essere una buona idea allontanare Loki da Asgard? Per mandarlo su Midgard, poi?»
Lord Reidar stese i palmi davanti a sé. Voleva risuonare franco, ma di certo non era sua intenzione mancare di rispetto al sovrano di Asgard.
«A differenza di suo fratello, il principe Loki sembra considerare Midgard il meno rilevante tra i nove mondi, e sappiamo invece quale importanza abbia per voi. Trascorrere qualche tempo nel mondo degli uomini potrebbe essere molto istruttivo per lui».
Odino sospirò nuovamente. Lord Reidar sapeva di avere un’altra carta da giocare, ma, a giudicare dall’espressione di Padre Tutto, forse non ce ne sarebbe neanche stato bisogno. La notizia dell’ennesima discussione tra Thor e Loki si era diffusa in lungo e in largo, e a nessuno era sfuggito che Odino e Frigga erano piuttosto preoccupati. Separare i due fratelli sarebbe stato come buttare acqua sul fuoco, e il Padre degli dei lo sapeva. Cosa meglio di qualche tempo trascorso lontani avrebbe potuto appianare le divergente tra Thor e Loki? Potenzialmente, i principi avrebbero anche potuto sentire l’uno la mancanza dell’altro.
«Sembra che non ci siano ostacoli a che Loki vada a Durmstrang…» osservò Odino, esitante.
Sembrava. Lord Reidar sapeva che un ostacolo in realtà c’era, ma, se fosse riuscito a tranquillizzare Padre Tutto, il vantaggio costituito dalla possibile riconciliazione tra i suoi figli avrebbe potuto appianarlo.
Il nobile tossì ancora.
«Mio signore, permettetemi di dire che posso capire il vostro turbamento e la vostra esitazione».
Odino sollevò le sopracciglia in segno di sorpresa, ma poi tornò alla sua consueta espressione. Del resto, non era un mistero per Padre Tutto che lui sapesse, si rincuorò Lord Reidar.  Odino sporse il busto verso il nobile e lo guardò fisso, come sperando di trasmettergli la serietà della sua preoccupazione.
«Sai che Durmstrang è legata a lui… I Valorosi sono le sue creature e, se sono stati loro a fondare l’Istituto, l’avranno fatto sicuramente su suo ordine».
Lord Reidar mosse un passo verso Odino e parlò con tono conciliante.
«Mio signore, è probabile. Ma oggi dei Valorosi non sono rimaste che le pietre della scuola che hanno fondato su Midgard. E poi, cosa ancora più importante, non c’è più traccia di lui. Se si fosse mosso dalla Fossa delle Marianne, voi l’avreste avvertito».
Le iridi di Odino baluginarono, Lord Reidar sapeva che non fosse felice di trovarsi in una situazione così scomoda. Era chiaro inoltre che il passato feriva Padre Tutto, e lui non l’avrebbe rivangato se non fosse stato necessario per chiarire tutti i punti.
Odino intrecciò le dita davanti a sé.
«È vero, non sento nulla. Chiederò comunque a Heimdall di controllare che sia tutto a posto. Solo a questa condizione, Loki potrà andare a Durmstrang».




NdA: anche se piuttosto in ritardo, dedico questo capitolo a 9Pepe4 per il suo compleanno!
Chi segue Studenti di Durmstrang (ciao, Charme <3) sa del mio dissidio interiore riguardo alla localizzazione dell'Istituto. Qui ho detto esplicitamente che si trova in Svezia, dato che mi serviva il collegamento con le divinità adorate da vichinghi e compagnia bella.
Ho sempre il sacro terrore di finire OOC trattando questi personaggi! Quando Loki discute con Thor, ho dovuto fare riferimento alla frase che pronuncia in The Avengers u.u
Finale di capitolo un po' misterioso, ma fondamentale ai fini della trama. Grazie a chinque legga questa storia ^^
   
 
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