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Autore: dfighter    29/10/2012    0 recensioni
“Perdonami.. Ti prego” Quelle parole, non mi toccavano.. o forse un po’, ma non al punto di volerlo perdonare. “Ero stressato, tra noi non andava bene da tre mesi.. Mi sentivo uno straccio..” Cosa? Cosa stava dicendo? Era stressato per colpa della nostra relazione? Davvero diceva? Davvero adesso era colpa mia se andava a letto da più di tre mesi con un’altra?
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altra One Shot. L'ho scritta in un momento di.. di disperazione. Mi sentivo morire dentro per una notizia ricevuta, riguardante un ragazzo, e quale modo migliore di sfogarsi buttando giù qualcosa? Come avevo già spiegato, per me scrivere è un modo per sfogarmi e anche se non scrivo bene, se forse sono idee banali quelle che tiro giù, o qualsiasi altra cosa.. Lo faccio perchè mi piace, perchè mi fa sentire meglio, perchè mi libera. 
Non ho praticamente nulla da dire in particolare su questa one shot, - Anzi! Sì, una cosa posso dirla. Forse può sembrare un po' confusionaria.. Non so se mi spiego, ma era il mio stato d'animo in quella frazione di tempo in cui l'ho scritta: ero confusa e un qualcosa di confuso è venuto fuori. - solo spero comunque che possa piacervi. 
Chris

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What am I supposed to do now?

New York , 2012, 24 Febbraio – La pioggia picchiava forte sulle vetrate dei palazzi, sui tetti delle case, pioveva.. pioveva a dirotto e i miei occhi piangevano, lacrime che avrebbero potuto riempire fiumi e mari. “Davvero..?” La mia voce era rotta, non riuscivo a capire bene cosa mi fosse successo. In un solo secondo tutto il mio mondo era crollato. “Non è..” Chiusi gli occhi girandomi dall’altra parte non volendo sentire le parole di LUI. “Non è? Non è come credo? Stai scherzando?” Dissi quasi volendo mettermi a ridere per l’assurdità di quelle stupide parole che non servivano a nulla. Mi voltai di scatto guardandolo. “Perdonami.. Ti prego” Quelle parole, non mi toccavano.. o forse un po’, ma non al punto di volerlo perdonare. “Ero stressato, tra noi non andava bene da tre mesi.. Mi sentivo uno straccio..” Cosa? Cosa stava dicendo? Era stressato per colpa della nostra relazione? Davvero diceva? Davvero adesso era colpa mia se andava a letto da più di tre mesi con un’altra? Lo guardai negl’occhi come a voler capire dove volesse arrivare con quelle parole. Aguzzai la vista lasciando altre lacrime rigare il mio viso. “E’ colpa mia adesso” Dissi a bassa voce cercando di tenere una voce abbastanza ferma. “No..! Non volevo di-“ Lo fermai, non volevo sentire oltre. Scossi la testa guardandolo mentre i miei occhi bruciavano, bruciavano come se gli avessero dato fuoco e le lacrime non fermavano questo fuoco, lo alimentavano sempre di più. Allungò le braccia verso di me afferrandomi, per potermi abbracciare. “Ti prego! Ti amo.. Ti amo Christina, ti prego.. dammi un’altra chance, ti prego, Christina..” Restai con lo sguardo perso dietro di lui, mentre sentivo le sue braccia stringermi a se, come a non volermi lasciar andare via. Non aprii bocca restando impassibile al suo abbraccio. Sapevo che lo amavo, sapevo che era ancora il mio tutto ma non potevo assolutamente perdonarlo. Mi aveva tradita per tutto quel tempo.. come avevo fatto a non accorgermi di nulla? Come? Gli diedi una spinta indietreggiando. “Mi ami, davvero?” Dissi indietreggiando mentre la mia voce tornava ad essere tremolante. “Mi amavi anche mentre facevi sesso con l’altra? Mi amavi anche quando la baciavi? Mi amavi anche quando godevi? Eh? Mi amavi anche in quel momento?” Non ebbi paura di guardarlo negl’occhi parlando, poteva benissimo vedere del “disprezzo” nei suoi confronti. Non disse nulla abbassando il capo e ciò mi fece ridere. Scossi la testa portandomi una mano sulla fronte. “Che stupida, ovvio che conosco la risposta” Aggiunsi poco dopo. “Sai cosa? Sì.. vai da quella puttana” Concluse le mie parole mi voltai dirigendomi a passo deciso e veloce verso la porta, uscendo così da quell’appartamento per tre anni avevamo condiviso.  “Christina!” Urlava, urlava con disperazione il mio nome, cercando di fermarmi. Uscì a sua volta dall’appartamento venendomi dietro, implorandomi di fermarmi. Bloccai il passo voltandomi di nuovo di scatto a guardarlo. Poté vedere nei miei occhi rabbia, il che lo paralizzò del tutto, rimanendo così immobile a pochi metri da me. “Christina è morta” Dissi con voce fredda riprendendo subito dopo a camminare. Non disse più nulla, quelle parole lo avevano del tutto spiazzato. Nella mia mente non c’era altro che lui a letto con l’altra, non facevo altro che pensare a ciò.. avevo quell’immagine impressa nella mente e le lacrime non si fecero attendere tanto per tornare a rigare il mio viso. Mi diressi a passo svelto verso l’ascensore quando poi appena fuori dentro, lo vidi dietro di me, ancora. Non feci in tempo ad uscire perciò perché mi bloccò facendo così chiudere l’ascensore. Gli feci mollare la presa spintonandolo. “Cazzo! Lasciami!” Urlai in preda al panico, non volevo vederlo, ero arrabbiata, delusa.. ferita da lui, da lui che credevo fosse l’uomo della mia vita, da lui che credevo mi amasse sul serio! Lui che credevo fosse migliore e diverso da tutti gli altri. Chiusi gli occhi portandomi le mani sulle orecchie, non volendo sentire nulla che uscisse dalla sua lurida bocca. “Ascoltami!” Disse afferrandomi dai polsi, cercando di farmi spostare le mani. Avevo abbastanza forza da resistere, non volevo sentirlo, non volevo vederlo, volevo che sparisse per sempre dalla mia mente. “Cazzo Christina! Ascoltami! Ti prego!” Disse spostandomi le mani con tutta la forza che teneva dentro. Aprii gli occhi stracolmi di lacrime e riuscii a vedere anche i suoi.. pieni di lacrime a sua volta. Mi confondeva.. perché piangeva adesso? Voleva farmi compassione? Voleva il mio perdono con quattro lacrime versate? Distolsi lo sguardo non riuscendo più a sostenere il suo. “Non dovevo.. non riesco a spiegarmi anche io perché l’abbia fatto.. io amo te Christina, ti prego.. questa è la cosa più vera al mondo.” Aveva una voce tremolante, sul punto di crollare. “Ti ho tradita, sì.. lo hai visto anche tu con i tuoi occhi” Continuò tenendomi i polsi bloccati in caso volessi di nuovo tapparmi le orecchie. Non lo guardai.. non volevo guardarlo. E aveva anche il coraggio di dirmelo? Non ci voleva la scienza per capirlo e soprattutto non ci voleva lui a dirmelo. “Ma amo solo te, lei era.. è.. solo un corpo con cui provavo del piac-“ Lo bloccai mollandogli un forte schiaffo che risuonò rumorosamente dentro l’ascensore. Mi girava la testa.. i miei attacchi di ansia e panico si facevano sentire e il fatto che fossi chiusa con lui in ascensore mi faceva stare peggio. Premetti più volte il pulsante per aprire lo sportello, mentre lui era rimasto immobile con una mano sulla guancia diventata rossa. Finalmente si aprii e potei uscire correndo via da lui.. via da quel posto che iniziava a soffocarmi, a farmi sempre più male.

Perché lo aveva fatto allora? Mi amava, ma era stressato per la nostra relazione. Mi amava, ma preferiva provare del piacere con un’altra. Mi amava, ma mi aveva solo ferita. Quando finalmente pensavo di poter riuscire ad essere felice sposandolo.. c’è qualcosa, LUI mi delude nel modo peggiore che potesse esserci. Poteva fare di tutto.. ma tradirmi? La cosa che odiavo di più. La cosa che mi faceva davvero rivoltare lo stomaco solo al pensiero. Come si può tradire fisicamente e mentalmente una persona che si afferma di amare? Con che coraggio poi la si guarda in faccia? Come?

Avevo un forte conato che minacciava di farmi vomitare da un momento all’altro. Un conato strano.. nausea che non riuscivo a controllare. Sapevo che in quel momento non era collegato ai miei attacchi d’ansia o di panico, avevo qualcosa. Uscii dall’edificio e pioveva ancora a dirotto, sembrava piovesse sempre di più. Era come se il cielo stesse piangendo con me, e più soffrivo più peggiorava.

Accellerai il passo sempre di più, finchè senza rendermene conto stavo correndo sotto la pioggia senza una meta. Non vedevo nulla, le lacrime mi impedivano di vedere bene e la pioggia fitta non aiutava per niente.

“Christina! Fermati! Attenta! Ti prego!” Era ancora lui, riuscivo a sentire la sua voce alle mie spalle, abbastanza in lontananza.

Mi girava la testa e a quel punto non mi trattenni più e iniziai a piangere come non avevo mai fatto. Chiusi gli occhi una manciata di secondi continuando a correre mentre il mio cuore si spargeva pezzi a pezzi lungo il mio passaggio. Inciampai in qualcuno cadendo così per terra. Non mi mossi continuando a piangere sia per il dolore della forte botta avuta toccando il suolo, sia per tutta quella situazione. “Dio mio! Christina!” Ancora lui.. non voleva mollarmi, continuava a venirmi dietro? Quando si sarebbe stancato? Rimasi con il viso contro il marciapiede, nascosto dalle braccia. “Vattene per l’amor di Dio! Lasciami in pace!” Urlai tenendo il viso nascosto. Stava piangendo.. riuscivo a sentirlo perfettamente. Perché santissimo Dio piangeva?! Perché?! Ero io quella che era stata ferita, non lui! Perché piangeva? Mi prese in braccio senza dire una parola, prendendo a camminare per tornare indietro. Feci per fargli mollare la presa, dandogli dei colpi forti al petto, ma lui mi strinse così tanto forte a se che riuscii a sentire il battito del suo cuore che sembrava accelerato.

Ci guardavano.. tutti ci stavano guardando. Che buffoni vero? C’era tanto da guardare. Una povera ragazza disperata e tradita dal ragazzo della sua vita.

Mi riportò nell’appartamento, stendendomi sul divano. Si inginocchiò di fronte ad esso, portando una mano sulla mia. Aveva il viso bagnato dalla pioggia e le guancie arrossate come gli occhi, per via del pianto. Non disse nulla, si limitò a stringermi la mano.

Cosa dovevo fare? Volevo andarmene, alzarmi da quel divano e sparire dietro quella porta, senza che lui mi riportasse indietro, ma mi sentivo debole e le forze mi venivano a mancare.

Eccolo, un altro forte conato di vomito che mi girare di scatto verso lui, Joseph, non riuscendo più a trattenere il vomito. Restò immobile senza fiatare, dopo avergli praticamente sporcato tutti i pantaloni. Mi portai una mano sulla bocca avendo altri conati alla scena e alla forte puzza che si era sparsa. Mi alzai di scatto nonostante mi sentissi debole, correndo verso il bagno. Penso che lui invece si mise a pulire e andò a cambiarsi, mettendosi in canotta e pantaloni della tuta. Mi diedi una sciacquata al viso e tornai in salotto, appoggiandomi alla prima parete dietro di me. Tutto girava attorno a me, non mi sentivo per niente bene e non sapevo cosa fosse. Mi lasciai scivolare per terra, rimanendo con le spalle contro il muro, mentre delle lacrime ricominciavano a rigare il mio viso. Perché stavo male ulteriormente adesso? Mi portai una mano sulla pancia, chiudendo gli occhi. “Christina..” Si avvicinò a me inginocchiandosi di nuovo al mio fianco. “Lasciami..” Dissi prima che aggiungesse qualcosa. “No” Disse afferrandomi una mano. “No..” Ripeté. “Cosa vuoi ancora? Hai rovinato tutto tu..” Dissi a mezza voce tenendo la testa bassa. Ero stanca di parlare, ero stanca di tutto. Era tutto una confusione, era tutto troppo incasinato e sottosopra per me. Tutto mi era sfuggito di mano, avevo perso il controllo. “Hai bisogno di un dottore” Disse alzandosi vedendomi pallida in viso. Mi prese in braccio andandomi a mettere sul letto di camera nostra. Ma non appena varcò la porta urlai di mettermi giù, non volendo entrare lì. Si bloccò abbassando lo sguardo arrendendosi. Era lì che si era consumato il tradimento.. tra quelle lenzuola dove avevamo condiviso il nostro.. amore, se amore era, da parte mia di sicuro. Mi avviai a passo lento verso la stanza degli ospiti, andandomi a stendere sul letto di quella stanza. Non mi seguii, percui potei rimanere da sola per una buona mezz’ora, finchè non sentii bussare alla porta della stanza.

Vi entrò il mio dottore – ero rimasta sorpresa, non gli avevo detto di sì, perciò non capivo per quale motivo lo avesse chiamato, stavo bene.. almeno.. credevo. Non disse una parola entrando dietro il dottore, che mi guardò con uno sguardo un po’ dispiaciuto, come se gli facessi pena. Distolsi lo sguardo portandolo verso la vetrata che dava su tutta New York. Era uno degli appartamenti migliori con la più bella vista di tutta New York. “Cosa si sente?” Disse il dottore mettendosi al mio fianco. “Nulla” Risposi con un’aria abbastanza fredda e distaccata. “Mr Jonas, la prego.. potrebbe lasciarci soli?” Chiese il Dottore rivolgendosi a Joseph. Lui si limitò ad annuire uscendo, chiudendo così la porta. “Nausea..” Dissi prima che il dottore potesse riprendere a parlare. “Capogiri?” Chiese scoprendomi la pancia. “Sì” Non avevo voglia di parlare. “Solo da oggi?” Chiese ancora. “Sì.. – mi fermai un secondo a riflettere – a dir la verità non proprio, da una quindicina di giorni ho iniziato a sentirmi un po’ così così.. sempre con alcuni capogiri.. ma stasera mi sono sentita peggio” Dissi pensando agli altri giorni. “Quindicina di giorni?” Mi visitò controllandomi la pressione e il battito del polso.  Dalla sua valigetta estrasse una piccola scatolina e quando me la porse potei vedere che si trattava di un test di gravidanza. Smisi di respirare per una manciata di secondi avendo di nuovo un altro capogiro. Cosa? Mi sentivo smarrita.. Cosa stava accadendo ancora? Lo presi sollevandomi sulle braccia. Il dottore vedendomi abbastanza debole mi aiutò ad alzarmi, aiutandomi poi ad arrivare alla porta del bagno di quella stessa camera. Vi entrai chiudendomi la porta alle spalle, lasciando il dottore in camera.

3 minuti. Dovevo aspettare solo 3 minuti e avrei avuto una risposta a tutto. Mi guardai allo specchio in attesa del risultato del test, e non riuscivo a capire chi vedessi riflessa. Ero morta dentro. Vidi per un secondo di nuovo Joseph e LEI, quella donna nel NOSTRO letto e istintivamente afferrai il porta spazzolini scaraventandolo contro lo specchio rompendolo. “Christina?!” Sentii urlare il mio nome da Joseph, che sì allarmò insieme al dottore, sentendo lo spezzarsi del vetro. Rimasi immobile con il fiato sospeso per una manciata di secondi dimenticandomi del test. Aprirono la porta di corsa guardandomi con aria preoccupata. Mi sentii improvvisamente mancare le forze chiudendo gli occhi, lasciandomi andare indietro, venendo però immediatamente afferrata da uno dei due per non sbattere la testa contro la vasca. Venni riportata a letto e riuscì a percepire solo la voce del dottore che.. “Positivo” confermava il test di gravidanza.  Positivo? Aspettavo un figlio da lui? Aspettavo un figlio dall’uomo che amavo e odiavo allo stesso tempo. Dall’uomo che avrei preferito non vedere più. Aspettavo un figlio dall’uomo che sosteneva di amarmi per poi avermi tradito con un’altra. Dall’uomo che credevo sarebbe stato mio per il resto dei miei giorni. Per lui, Joseph, il ragazzo che avevo da sempre amato e a cui avevo dato fiducia e il mio cuore. Cosa doveva fare una ragazza ingenua come me? Cosa potevo voler in quel momento? Nulla.. il vuoto totale.

  
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