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Autore: V@le    14/05/2007    1 recensioni
E se Ramon Victorino fosse un campione di calcio argentino e migliore amico di Juan Diaz? E se avesse una sorella per cui Juan ha una particolare attenzione? Leggete e scoprite... N.d.A. Il titolo è tratto da un verso della canzone "Hermanita" degli Aventura ULTIMO CAPITOLO
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ayer...


CAPITOLO 8
 
 
-Oh, sì, questo è un vero falò- sentenziò Ramon vedendo il grande fuoco muoversi producendo strane ombre sulla sabbia.
I quattro amici per l'ultima sera a Buenos Aires avevano deciso di passare la notte sulla spiaggia.
Il vento soffiava leggermente e il rumore delle invisibili onde era estremamente rilassante.
Si sedettero sui tronchi attorno alla fiamma e Cesar arrivò poco dopo con la cena. Ester non aveva potuto partecipare per un impegno.
-Spero che vi siate divertiti.
-Tantissimo. Ma è pur ora di tornare a casa.
-Che programmi avete per il futuro?
Alan rispose per tutti:
-Noi tre torneremo sicuramente a giocare a calcio. Ingrid...
Un attimo di silenzio.
-Io torno in compagnia a settembre- terminò lei.
-Oh, sì, ne ho sentito parlare- disse Cesar -dicono che Nelly è un fenomeno.
-Fenomeno è dir poco se la vedi gestire una compagnia alla sua età.
-Giusto. Ma com'è come persona?
Anche Ramon, Alan e Juan tesero le orecchie: ormai era tanto che sentivano parlare di quella Nelly, senza sapere nemmeno com'era fatta.
-Beh, lei... è infantile, del tutto pazza, fa tutto il contrario di quello che dice, è totalmente irrazionale ed è capace di farti vergognare anche della più piccola cosa... ma è anche gentile, generosa, onesta, fa anche l'impossibile per aiutarti, ti sta vicino e pensa prima agli altri che a sé stessa.
-Una brava direttrice di compagnia, insomma.
-Sì, una bravissima direttrice di compagnia.
Diaz guardò la ragazza sorridendo: a quanto pareva, ci teneva all'amicizia di quella ragazza.
Intanto Pascal aveva tirato fuori la chitarra.
-No, Alan, su...
Non era possibile che la incastrava sempre.
-Oh, insomma, ti devi esercitare, no? Mica canterai per sempre davanti a una sola persona... su, questa la conosci.
Cominciò a suonare e anche Juan e Ramon riconobbero quella melodia: era la ninna nanna che le madri cantavano loro da piccoli.
Ingrid, dopo aver deglutito, diede una falsa occhiataccia all'amico e cantò:
-A la nanita nana nanita ella nanita ella
Mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea...
A la nanita nana nanita ella nanita ella
Mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea...
Fuentecita que corre clara y sonora
Ruiseñor que en la selva cantando llora
Calla mientras la cuna se balansea
A la nanita nana, nanita ella...
A la nanita nana nanita ella nanita ella
Mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea...
Fuentecita que corre clara y sonora
Ruiseñor que en la selva cantando llora
Calla mientras la cuna se balansea
A la nanita nana, nanita ella...
Al termine della melodia applaudirono. Diventava ogni giorno più brava; si sentiva. Sicuramente avrebbe realizzato il suo sogno...che probabilmente l'avrebbe tenuta lontana da casa.
 
La strada sconnessa finalmente aveva lasciato posto ad una più ben fatta, evitando i soliti forti scossoni.
Nell'autobus regnava il silenzio. Dormivano tutti tranne un ragazzo in fondo che stava fissando la persona che riposava beatamente appoggiata al suo petto.
Le accarezzava delicatamente i capelli e ogni tanto le dava un leggero bacio sulla fronte.
Non c'era niente da fare. Ogni volta che cercavano di non pensare alla loro prossima separazione, qualcuno tirava fuori il discorso e si ributtavano giù.
Entrambi si rassicuravano di non preoccuparsi, ma in realtà non pensavano ad altro. Avevano a disposizione troppo poco tempo.
Juan sospirò. Lo aveva capito: non era una semplice cotta, una cosa che quando finisce finisce. Stava male solo al pensiero di saperla lontana da sé. E sapeva che anche per lei era la stessa cosa.
O almeno ci sperava.
 
-Tanti auguri, Ingrid!
La ragazza si lasciò baciare dalla madre come augurio di buon compleanno.
-Grazie, mamma.
-Sono contenta che tu abbia potuto festeggiare qui almeno una volta.
-Sì anch'io. Buongiorno, Ramon- salutò il fratello che entrava nella stanza per la colazione.
-Buongiorno- baciò sulla guancia la madre, poi toccò a Ingrid.
-Auguri, sorellina.
-Auguri anche a te.
Si sarebbe detto che fossero stati gemelli eterozigoti, invece c'era un anno di differenza, benché incredibilmente nati lo stesso giorno.
-Che programmi avete per oggi?
-Il pomeriggio penso che usciremo come al solito.
-E stasera?
-Io ho da fare- disse subito la ragazza.
-Io non so, dopo vedo.
-Va bene, ma non fate tardi.
-Sì, mamma.
Il pomeriggio i ragazzi del paese avevano preparato una sorpresa ai fratelli e avevano festeggiato. Per cena erano ritornati a casa.
Per le strette condizioni economiche, i loro genitori non si potevano permettere regali costosi, ma i loro doni fatti a mano vennero accettati con entusiasmo, soprattutto dalla figlia: già stare lì per il suo compleanno era tanto.
Avevano appena finito di lavare i piatti, quando qualcuno bussò alla porta.
Ramon andò ad aprire, ritrovandosi davanti Juan.
-Ingrid, è per te!
-Vengo!
Preso qualcosa per coprirsi, la ragazza salutò i genitori e raggiunse il suo ragazzo.
-Ci vediamo dopo- disse al fratello.
-Ok. Non fate le ore piccole.
-Sì, papà- cantilenarono lei e Diaz insieme.
-Spiritosi- ribatté lui chiudendo la porta.
Finito di prenderlo in giro, si presero per mano e si allontanarono, dirogendosi verso il masso. 
-E' già passato un mese- sospirò lui sedendocisi sopra.
-Sì... è volato.
Esattamente un mese prima sul quel masso i due avevano passato una delle notte più magiche mai vissute.
-Ingrid, per il tuo compleanno...- il ragazzo tirò fuori dalla tasca qualcosa di scuro che sembrava fatto di tessuto -ecco, tieni- glielo porse non sapendo come altro dire.
Lei prese l'oggetto in mano e lo dispiegò, vedendo che si trattava di un guanto di pizzo nero a mezze dita.
-Juan...ma dove...
-L'ho trovato in un baule di vecchie cose. A quanto mi risulta era di mia nonna. Ho pensato che avrebbe potuto farti piacere.
Rimirando ancora l'accessorio, Ingrid si sedette sulle sue ginocchia.
-E' bellissimo, grazie- disse per poi baciarlo a fior di labbra e indossare il regalo.
-Mi faresti una promessa?
-Certo.
-Promettimi che lo indosserai sempre quando canterai.
-Veramente io...
-Mi rendo conto che le cose non potrebbero andare bene, ma io ci tengo. Voglio che tu sappia che hai il mio sostegno per il tuo sogno, come io ho il tuo per il mio.
La ragazza sorrise.
-Te lo prometto. Ma dobbiamo smetterla di pensare a quando rispartirò. Non possiamo goderci il tempo che ci resta?
-Sarebbe bello...
La loro attenzion si volse a dei suoni che provenivano dall'altra parte della collina, dove stava il paese vicino.
-Deve essere la fiera. Certo che non si preoccupano di tenere il volume basso...
Dopo qualche attimo, Juan si alzò e, appostatosi davanti a Ingrid, le tese una mano.
-Mi concede l'onore di questo ballo?- disse con voluta goffaggine.
-Eddai, non scherzare...
-Dico sul serio.
-Ma è un tango e non lo sappiamo ballare.
-Ma il tango argentino non si basa sull'improvvisazione?- chiese lui avvicinandolesi.
-Sì, ma ci vuole anche il senso del ritmo, una buona intesa con il partner...
-E allora che ci manca? Dai, su, è solo una prova e lo so che ti piacerebbe tentare almeno una volta.
Ingrid rifletté, asfissiata dallo sguardo insistente del ragazzo.
-Va bene.
-Grazie della concessione- sussurrò con ironia lui facendole fare una giravolta per poi attirarla a sé facendo aderire il proprio bacino al suo.
Cominciarono a muoversi, incuranti dei passi, trasportati solo dalla musica.
Dopo un po', esausti, si abbandonarono sul prato. Ingrid gli si avvicinò e si appoggiò a lui.
-Juan.
-Dimmi.
-Ti voglio bene.
Gli occhi dal cielo si spostarono sul viso della ragazza, che aggiunse:
-Ti voglio bene sul serio.
Passò un attimo di silenzio, poi...
-Ti voglio bene anch'io, Ingrid. Sul serio.
 
 
continua...

N.d.A. La canzone è tratta dalla colonna sono ra del film "Cheetah Girls 2"
  
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